Reinventarsi

Onore ed etica

Written by Amiche di fuso

Alla fine del semestre scorso e qualche giorno prima degli esami finali, alla riconsegna di un test durante la lezione di government é successa una cosa abbastanza spiacevole, ma che mi ha colpito per come si é svolta. A dire il vero nulla di nuovo sotto il sole, due compagni di corso sono stati sorpresi, senza possibilitá di dubbio, a copiare durante il test, cosa che succede un po’ovunque, ma quello che mi ha colpito é stata la loro reazione così come quella degli altri compagni di corso.

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Ovviamente a scuola mi é sempre stato detto che copiare era sbagliato, ma alla fine la cosa non é che venisse mai presa troppo sul serio, di solito quello antipatico era quello che non passava le soluzioni o non faceva copiare i compiti fatti a casa e spesso é capitato che i professori chiudessero un occhio. Anzi, quando nell’ultimo anno delle superiori mi é capitato di denunciare una pratica di copiatura sistematica messa in atto da alcuni compagni, mi venne detto che prendere provvedimenti sarebbe stato spiacevole perché alla fine avrebbe “rovinato la media“ di quelle persone. Beh l’idea era un poco quella e, a quanto pare, non era condivisa. Ovviamente non rovinare i risultati positivi di qualcuno, ma pretendere che venissero ottenuti con fatica e correttezza come facevano tutti gli altri.

Ma torniamo ai fatti recenti. Quando il professore ha riconsegnato i test corretti, ha invitato tutta la classe ad una riflessione perché, alla luce degli eventi, due persone sarebbero state segnalate alla commissione etica, le cui decisioni in questi casi solitamente non concedono attenuanti e comportano la sospensione per l’intero semestre, se non l’espulsione nei casi piú gravi. Il professore invitava quindi tutti a riflettere non solo sulle implicazioni etiche del copiare, ma anche sulle ripercussioni pratiche. Sí perché, essere sospesi per motivi disciplinari per un semestre, non vuol solo dire perdere il lavoro fatto fino a quel momento e le tasse già pagate, ma restituire eventuali borse di studio ricevute che siano condizionate da eventi come questi (praticamente tutte), non poter partecipare alle attivitá del college come le attivitá sportive che, per molti studenti, non sono solo passione e divertimento, ma una strada per accedere alle suddette borse di studio e non ultimo la restituzione di tutti gli aiuti finanziari ricevuti. Qui le tasse universitarie sono uniche e non in base al reddito. In base a quest’ultimo  si puó avere solo accesso a dei rimborsi che peró sono legati all’effettiva frequenza e rendimento accademico e nel caso questi requisiti vengano a mancare il college puó chiederne – e lo fanno – la restituzione.

Tutto questo discorso é avvenuto senza che nessuno sapesse chi erano i “colpevoli“ perché qui i voti non sono pubblici come in Italia. Quando il professore ha terminato il suo discorso diversi compagni di corso hanno preso la parola ed hanno manifestato posizioni piuttosto decise contro queste persone, trovando l’approvazione del resto della classe. Sostanzialmente tutti si sentivano sollevati che la frode fosse stata scoperta, perché in caso contrario il lavoro di tutti sarebbe stato svilito e avrebbe perso di valore. A questo punto due ragazzi si sono alzati in piedi e si sono sostanzialmente autodenunciati, scusandosi del loro comportamento con il professore e con il resto della classe. Le posizioni degli altri compagni del corso non sono cambiate di una virgola ma, pur rimanendo cosí decise, i due compagni sono stati invitati da tutti ad imparare da questi errori per trarre un miglior profitto nei semestri a seguire e alcuni si sono addirittura offerti, nel caso avessero voluto, anche di studiare insieme e di aiutarli nei semestri a seguire, sempre però dopo aver “espiato la pena”.

Quello che era concretamente percepibile era il senso di tradimento, l’aver mancato al codice etico che tutti gli studenti accettano nel momento in cui entrano al college (o anche negli altri livelli di scuola, dove di solito viene accettato dai genitori per lo studente non adulto). Quello che vedete nell’immagine non é tutto il “manuale dello studente”, che è costituito da 60 pagine almeno, ma sono i valori etici e morali che le regole dell’handbook rappresentano. E in questo si riconoscono orgogliosamente professori e studenti. A me piace molto la conclusione “This creed definess us as Apaches“ in quanto comunica l’idea di come ognuno di noi alla fine é responsabile per chi é e per quello che fa. Perché Apaches? Perché Apache (“Apaci“ non “Apasc“) é il nickname con cui vengono indicati gli studenti del mio college.

Certo le conseguenze sono pesanti, ma penso che anche questo serva a formare le persone. Dall’asilo all’universitá non impariamo solo nozioni, ma ci formiamo come individui che devono poi interagire nella societá con gli altri. Alle volte imparare che le nostre azioni hanno delle conseguenze per cui dobbiamo avere il coraggio di essere responsabili é una lezione che nella vita vale molto piú di molti teoremi, formule fisiche o date di eventi storici che si possono imparare a memoria.

Sì lo so che comunque alla fine la domanda che molti si chiedono é come ha fatto il professore ad essere sicuro che avessero copiato. Beh semplicemente si trattava di un test a scelta multipla, 50 domande e 2 punti a domanda. Questi due “geni“ sono riusciti a prendere 0 (credo sia impossibile anche volendo tirare a indovinare tutte le risposte), ma se avessero sostenuto il test il giorno prima, quando il professore ha proposto lo stesso test al corso gemello avrebbero preso 100. Non avevano contemplato la possibilitá che le domande fossero le stesse, ma con risposte ordinate diversamente! Considerate anche che la loro furbizia si é palesata tutta quando non hanno nemmeno verificato le due risposte bonus, che il prof aveva indicato sulla lavagna; anche per quelle hanno riportato la lettera corrispondente all risposta corretta del giorno precedente.

Valentina, Texas.

Valentina ha collaborato con Amiche di Fuso da febbraio 2014 a settembre 2015, potete continuare a seguirla sul suo blog Parole Sparse dove racconta le sue avventure in Texas. 

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

27 Comments

  • L’indulgenza che noi adottiamo quando si tratta di alunni o compagni che copiano, si trasforma, da adulti, nell’autoassoluzione (o assoluzione) nei confronti di chi lascia la macchina dove non dovrebbe, fosse anche un posto riservato ai disabili (“Che vuoi che sia, solo cinque minuti?”); di chi prende i mezzi pubblici senza pagare il biglietto fino ad arrivare a chi non paga le tasse. Per la maggior parte degli italiani, tutto sommato, si tratta di peccati veniali, che non suscitano più sdegno.

    • Sono assolutamente d’accordo con te!
      E devo anche dire che l’impressione che ho è che in Italia uno che “fa il furbo” venga spesso considerato figo.
      Se fosse nell’interesse di tutta la comunità far rispettare le leggi a tutti, forse il furbo non passerebbe più per figo ma verrebbe finalmente considerato come uno sfigato che non fa che danneggiare tutta la comunità

  • Io mi ci danno ogni semestre qui in Spagna, perché anche qua copiare e soprattutto plagiare non sono considerati fatti gravi e non c’è un codice di condotta universitario in questi casi.
    Così ogni volta che ho beccato dei plagi eclatanti mi sono beccata pure urla ed insulti (ne avevo anche scritto sul blog) e sta a me fotocopiare i lavori incriminati e farli vedere al mio capo prima di ridarli agli alunni copioni, per evitare conseguenze. E non si tratta di ragazzini, ma spesso di persone di 30-60 anni, e ancora più incredibilmente di colleghi professori che frequentano i corsi di inglese per poter insegnare nei programmi bilingui.
    Ora ogni volta che succede con un bell’evidenziatore giallo sottolineo tutto ciò che è stato copiato (e si tratta tipo del 95% di un testo trovato su internet) e sotto gli metto la definizione di plagio.

  • Per me fanno più che bene, è la classica occasione in cui tanto di cappello agli americani. È anche vero che i test e gli esami che ho sostenuto in Italia non erano mai paragonabili come difficoltà e stronzaggine a quelli sostenuti negli USA… Però in questi ultimi ho passato molto meno tempo e magari non è sempre così facile.

    • Sí ma per esperienza se un esame é strutturato per fare in modo che non lo passi o renderti la vita difficile non é copiare che ti salva, quello é un problema di molti professori italiani che pare che invece che ambire a trasmettere il loro sapere si facciano grandi del fatto che il loro corso é così difficile che nessuno riesce a superarlo

      • Bell’articolo che la dice lunga – lunghissima – sul valore dell’onestà per certi popoli…!

        Apro una piccola parentesi riallacciandomi a quel che dici tu, Valentina, sul fatto che nelle Università italiane esistono esami che sembrano stati diabolicamente concepiti per far ripresentare il candidato un numero infinito di volte.
        Ricordo ancora con orrore lo scritto di tedesco III e, alla Facoltà di matematica (Perugia) l’esame di analisi matematica che alcune mie amiche (normalmente brave) dovettero sostenere 7 volte. Sette!! :-((
        E lasciamo stare quel che succedeva a giurisprudenza… amiche tedesche studentesse Erasmus rimasero scioccate dalla bravura di certi professori (non in senso ironico 😉 e – parallelamente – dalla difficoltà abnorme di certi esami (leggi diritto privato che negli anni ’90 si passava entro 2 annetti di tentativi).

        E ricordo anche i commenti di altri (ignari) studenti stranieri “ah che fortuna voi italiani che potete ripresentarvi tutte le volte volete!” :-§

        Ho notato anch’io che gli esami sono più “facili” all’estero – posso parlare solo dei Paesi in cui ho vissuto. Facili nel senso che, se hai studiato, li passi a occhi chiusi.
        Il che non è per niente scontato in Italia…dove tutto dipende dal professore che hai (e se gli gira in un certo modo non resta che appellarsi al santo di turno – o peggio).
        Ingiusto e stremante 😛

        Un saluto (ventilatissimo) dalla Provenza,
        Barbara

  • pazzesco! per noi è impossibile una situazione anaolga. però mi ha fatto piacere leggere questa testimonianza e vorrei tanto che anche in italia fosse così perchè alla fine di tutto il paese non va così bene anche perchè nelle piccole cose non c’è correttezza.

    un abbraccio

  • Mi è piaciuta tanto questa testimonianza Valentina!
    Ne parlavo qualche settimana fa con un’amica che insegna a Berkeley e aveva incontrato un problema simile nella sua classe. Trovo sia molto formativo e anche responsabilizzante per gli studenti la connessione tra studio ed etica, una cosa che in Italia manca completamente dalle scuole dell’obbligo all’università!
    E credo anche che prima di cambiare il sistema italiano bisognerebbe smantellare una cultura che purtroppo riconosce nella furbizia una virtù…

    • Infatti il problema di fondo che é che fare il furbo da noi spesso é una dote positiva

  • Quello che mi meraviglia e non poco, ogni volta che leggo aneddoti sugli americani è quanto siano corretti, ligi al dovere, alle regole, civili, rispettino tutto e tutti e poi … sono violenti come pochi altri popoli al mondo, sono prevaricatori, sono convinti della loro supremazia e indifferenti ai problemi che creano ad altri popoli, appaiono, almeno visti da qui, come poco scolarizzati, obesi, che in una cultura così “avanti” non dovrebbe accadere visto che l’obesità è frutto quasi sempre di ignoranza e povertà. Insomma visti da qui non sembrano un popolo così eccelso, però poi le testimonianze sono diverse, allora mi chiedo: quando si trasformano? quando passano da studenti modello, cittadini modello, a violenti prevaricatori?

    • Graziella, poni una domanda bellissima, provocatrice ma bellissima. Io non ho vissuto abbastanza negli states per sentirmi in grado di rispondere, ma ho la stessa curiosità.

    • Vivo in California da 3 anni soltanto ma l’idea che mi sono fatta dell’America, vista comunque da San Francisco (quindi la mia visione è assolutamente limitata!), è che questa sia proprio la terra dei grandi contrasti. Tanto differenti sono i climi, i paesaggi, e le realtà da una parte all’altra degli Stati Uniti, tanto differenti sono le classi sociali, le culture, i livelli di scolarizzazione/educazione… Così davanti alla porta del miliardario vive il senzatetto e accanto all’iper atletico, salutista passa l’obeso sulla sedia a rotelle automatica. E devo anche dire che la California, per quel che ne so, è una realtà meno segnata da questi contrasti che tuttavia io vedo quotidianamente (San Francisco per esempio è una città che viene spesso considerata più europea rispetto al resto d’America, anche se dal mio punto di vista di europeo c’è ben poco!)

    • Forse limitare il giudizio a “quello che si vede da qui” dimostra poca lungimiranza? Giudicare un popolo senza conoscerlo, averci vissuto a contatto, conoscerne la storia (non solo quella che si impara a scuola in Italia) e la cultura popolare, mi pare un poco arrogante. Semplicemente non sono studenti modello e non sono dei violenti prevaricatori…sono, come tutti gli altri, un popolo complesso con mille sfaccettature, contrasti.

    • Credo il prezzo da pagare per una tale irreprensibile moralità sia una certa rigidità ed anche un forte individualismo. Al Grinta, mentre insegnava classi al college, è capitato uno studente che denunciò (a ragione) il compagno che aveva copiato da lui. Era il suo migliore amico. A cui era arrivato un lutto in famiglia da poco. Che come previsto dal regolamento venne espulso dal programma ed perse la borsa di studio per il resto dell’anno. A me lasciò davvero di sasso… Sarò uno spirito truffaldino e corrotto, ma non l’avrei MAI fatto. Per il ragazzo americano questo era chiaramente il modo di “aiutar l’amico” (era disperato mentre raccontava del compagno scopiazzatore), per me era (e resta) pugnalare qualcuno già a terra.
      Credo che anche crescendo resti loro una forte struttura morale secondo cui “sei quel che fai”, indipendentemente dalle motivazioni che ci possono essere dietro le tue azioni, e tutti si autodeterminano.
      Applicato alla politica fa sí che ci sia poca propensione all’assistenza sociale (perchè se sei povero è colpa tua, cosí come se sei ricco è merito tuo), che manchi una politica della salute (ti curo, ma non investo in politiche che promuovano il mantenimento dello stato di salute, perchè quello è responsabilità tua) e che anche la politica internazionale venga gestita con un forte senso del “giusto”, un po’ autoreferenziale, che fa si che le azioni militari vengano sentite e promosse come “esportazione della democrazia e della libertà” (ma quello credo in modi più o meno forti avvenga in ogni paese in guerra, e gli USA, dal 1900 ad oggi, NON sono stati in guerra una roba tipo 12 anni! http://en.m.wikipedia.org/wiki/Timeline_of_United_States_military_operations ).

      Alice truffatrice 🙂

      Ps. Poi, come diceva Sabina, gli States son grandi, belli e vari, quindi ci sta di tutto un po’, dai mormoni a Hollywood, dalla pena di morte alla biblioteche per bambini più belle del mondo, dai mcDonalds alle coltivazioni biologiche e idroponiche 😀
      Io li ho trovati una nazione con tantissimi bianchi e neri… E con pochissima attenzione al grigio.

      • Beh io invece credo che il primo a pugnalare sia stato l’amico che ha copiato, quindi sfruttato il lavoro del suo amico. Credo che in una situazione simile parlando con il professore avrebbe magari avuto una nuova scadenza o parlando con l’amico avrebbe sicuramente trovato aiuto.

        Concordo in pieno con il tuo PS sono una terra di contrasti molto forti e forse il grigio sta nel fatto che c’é spazio per far convivere sia il bianco che il nero, spesso nel grigio vivono tutti male

  • … Oops! Volevo rispondere a Graziella, qualche commento più su, ma mi si è impasticciato il tutto, sorry!
    Alice incasinatrice

  • alicecascherina grazie! apprezzo moltissimo la tua risposta, l’ho trovata molto “aperta” non ti sei irrigidita e hai cercato di capire il mio punto di vista … questa tua visione degli Americani l’ho sentita da due americani trasferiti in Italia e stessa cosa da un figlio italo-americano, sembra anche l’immagine che ricevo da Europea degli americani, mi conforta sapere che il tuo giudizio mi aiuti a non avere pregiudizi, almeno ci provo. Ancora grazie, ciao.

    • Beh comprendere e condividere un punto di vista non sempre sono cose che vanno a braccetto come si suol dire, ma non sono cose che si escludono. Mentre invece opinioni sempre negative e provocatorie , la definizione di “violenti prevaricatori” etc etc – oltretutto basata su sensazioni da lontano – e il non avere pregiudizi ho forti difficoltá a vederle in un contesto di apertura mentale senza pregiudizi, ma sicuramente é un limite mio.

  • ma che tonti!

    questa è proprio una cultura differente: da noi copiare non solo è socialmente accettato, ma non farlo è considerato da perdenti.

  • Sono d’accordissimo con il comportamento che hanno le scuole americane , le facessero quelle Italiane , insegneremmo ai nostri giovani che studiare è importante , che ogni azione ha le sue conseguenze e li faremmo crescere con più responsabilità e senzo civico cosa che non hanno..
    Devo dire che almeno nel male si sono comportati come persone con un minimo di cervello autodenunciandosi .. cosa che in italia non avrebbero mai fatto perchè i nostri ragazzi non sanno manco cosi sia avere un minimo di orgoglio.
    Imparassimo dalle scuole straniere .. Mauro mi ha detto che in Cina è uguale e sono severissimi , qua siamo solo dei mollaccioni :(..
    Bella storia Vale bacio Vero

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