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Da Parigi: Diletta

Written by Diletta Texas

Diletta ora ci scrive da Parigi, ma ha viaggiato moltissimo e affrontato i vari espatri con i suoi due bambini ai quali sente di aver fatto un gran regalo e dato tante opportunità. 

Devo dirvi la verità: a me questo nome, “Amiche di fuso”, piace proprio.
Mi ha fatto ridere dal primo momento perché è vero, di amiche ne abbiamo tutte e tante a volte lontane, ma solo chi vive in giro è capace di collezionare un gran numero di messaggi e tentativi di chiamate provenienti da tutto il mondo ed a tutte le ore del giorno e della notte.

Io mi chiamo Diletta , ho 41 anni e da uno vivo a Parigi.
Nella mia stanza, da piccola, avevo una mappa gigante del mondo, sulla parete proprio sopra al mio letto. Fissandola, nei lunghissimi pomeriggi della mia adolescenza, facevo viaggi assurdi con la fantasia senza sapere che la vita ne aveva in riserbo per me altri, ben oltre la mia più sfrenata immaginazione.
Ho sempre pensato che avrei avuto una famiglia, dei figli e che la domenica avrei portato tutti a mangiare il ragù a casa dei miei, sino a che ho conosciuto Andrea che mi ha letteralmente catapultato fuori dalla mia Bari. A causa del suo lavoro ho avuto la fortuna di vivere in tantissimi posti diversi: Malabo in Guinea Equatoriale, Budapest, Bucarest, Aberdeen nelle fredde coste del Mare del Nord, Caracas, Rio de Janeiro ed ora Parigi.

Su ogni singolo posto potrei scrivere un romanzo, ma non è questo il punto di oggi.

Ho due figli, di nove e dieci anni, che dalla Scozia in poi hanno ampliato la carovana: due bimbi normali e brillanti al tempo giusto, con una elevata capacità di adattamento, una parlantina vivace e multicolor che gioca con gli accenti più assurdi, un palato aperto e vario, mille occhi.

“ Non sanno dare del Lei “  ho detto ad Andrea l’altra mattina. La formazione didattica anglofona gli ha completamente negato l’utilizzo del linguaggio formale. Danno del “Tu” a tutti. Anziani, professori, vicini di casa, persone appena conosciute.

E allora ho iniziato a pensare che forse loro sono un po’ più liberi di me e che aldilà della lingua che parlano e di come la parlano, l’opportunità che la vita gli ha dato sia un vero e proprio dono, uno strumento.
Puoi vivere di nostalgia per la tua terra e per la tua casa, oppure vivere pensando che la tua casa sia dappertutto. Che quello che per gli altri è un trasloco, per i tuoi figli è un viaggio che continua, un nuovo capitolo da costruire.

E allora è proprio bello vederli crescere così aperti, guardare la loro mappa del mondo (ovviamente ne ho messa una anche nella loro stanza) e vedere il loro ditino scorrere velocemente su quegli stati colorati, quel ditino che se ne frega dei confini e delle possibilità, che osa immaginare dove vivranno nei prossimi anni. E che non fa i conti né con le ore di aereo che toccherà fare per tornare in Italia a salutare i nonni, né con un linguaggio incomprensibile e una cucina nuova.
Loro invece fanno i conti con i loro progetti che non hanno limiti di spazio, che viaggiano liberi dove li porta la fantasia. Significa posti caldi ma anche freddi, significa amici nuovi e forse anche un po’ di solitudine, significa aggiungere, ma anche distaccarsi, significa non avere barriere, né pregiudizi di ogni tipo.

Significa essere, forse, un po’ più di noi adulti, i veri padroni del mondo.

Diletta, Parigi

ps promesso: a dare del Lei glielo insegno io!

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Author

Diletta Texas

In uno strano mix di curiosità, poesia e resilienza, da quasi vent’anni giro il mondo con la mia famiglia. Tre continenti, otto paesi, due figli e un cane che si sono uniti strada facendo.
Lingua che arriva dritta al punto e cuore tenero e generoso. Appassionata, schietta e carismatica, amo cucinare se sono nervosa e andare a teatro se sono felice.

4 Comments

  • Bel post. Siamo così abituati a pensare che dovremmo dare ai nostri figli radici che forse ci scordiamo di osservare che loro non ne sentono affatto il bisogno.

  • Noi siamo expat da soli 3 mesi e di paranoie ce ne siamo fatte tante!!! Le mie bimbe per ora si sono ambientate benissimo e “casa” è dove siamo noi. Vedere i nonni via skype è già quasi normale. Forse crescendo vorranno mettere radici ed avranno nostalgia dell’Italia o forse dell’Australia o di qualche altro luogo, o forse come dici tu saranno padrone del mondo…chissà 😉

  • Volli, sempre volli, fortissimamente volli…. cosa? diventare expat! Provo ad immaginarmi in un nuovo paese con la mia famiglia, nuove opportunità, lontano da tutti è vero, ma vicino ad altri; da figlia di immigrato e moglie di “straniero” penso che sia una immensa opportunità, veramente bello il post, più vi leggo più mi convinco che la ricerca del nuovo lavoro deve andare avanti! e come dicono alcune di voi…. continuiamo con gli esercizi di visualizzazione! Siete delle grandi Donne!

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