Vivere all'estero

Vivere un rientro a cinque sensi!

Quest’anno siamo rientrati anche a Maggio: complici due matrimoni a cui proprio non potevamo mancare abbiamo approfittato di rivedere finalmente il Bel Paese durante la stagione primaverile, cosa a cui mancavamo da due anni. Vedere l’Italia nella bella stagione fa bene al cuore: i nostri colori, i nostri profumi, il nostro mare, insomma ci siamo riempiti occhi, pancia e cuore.

Come succede spesso non posso fare a meno di paragonare le due diverse realtà: non per lamentarmi delle cose ma perché oggettivamente sono palesemente diverse e questa volta ho voluto provare a ricostruire tutto tramite i miei cinque sensi, il sesto l’ho messo a riposo.

Tutto inizia all’aeroporto perché capisci di essere in Europa, e lo capisci ancora di più a Malpensa, da come la gente è vestita: bene. Le camicie larghe e dai colori sgargianti sono sostituite da quelle belle slim e rigorosamente blu, azzurre o bianche. Del resto questi insieme al nero e grigio sono le tonalità che ci colorano. Le fantasie scompaiono: via libera alla tinta unita, al massimo le righe o qualche pois ma solo su t-shirt. Gli uomini in giacca e cravatta ci sono ma un buon 50% viene sostituito da quelli in giacca, camicia e jeans, perché il jeans da noi si mette con tutto e si usa anche per il lavoro se ben accompagnato.

E poi le scarpe: OMG che meraviglia, quanto mi sono mancate!!! Inoltre tutto si restringe: i pantaloni sia per donne che per uomini sono più aderenti, le gonne meno svolazzanti, le magliette seguono le forme, le giacche ben sciancrate. La gente d’altronde è più magra, più in forma. Io abito vicino a Orio Center, un grande centro commerciale nella provincia bergamasca, e una scappata me la sono fatta: mi sono sentita grassa. Brutta. Un po’ barbona anche. Non sono mai stata magra ma dopo la gravidanza di BabyL ho ancora dei chiletti da smaltire e in Italia me li sono sentita addosso moltiplicati 100 volte. Da una parte questo mi ha messo in imbarazzo e mi sono sentita fuori posto ma dall’altra credo che sicuramente al nostro rientro questo mi spingerà a ritornare in forma più velocemente. Attenzione: non magra, in forma con le mie forme. 😉

Dopo aver soddisfatto la vista, un altro senso su cui mi sono concentrata è stato l’udito: nel mio Bel Paese sin dall’aeroporto mi ha accompagnato il rumore dei cucchiaini che giravano nelle tazzine e poi messi sul piattino, le macchina del caffè che emetteva espressi e il macina-caffè in lavorazione. Il brusio delle gente al bar, gli ordini al bancone, le chiacchiere. Una dolce musica. Oramai sono abituata ad entrare nei Cafè dove vige un silenzio assoluto perché tutti impegnati a studiare o a lavorare. Piccole biblioteche con una caffetteria insomma.

Un altro suono che mi “sconvolto” è stato quello della città: clacson, un’infinità di auto e motorini, biciclette che si infilavano a destra e a sinistra, persone che chiacchieravano da un lato all’altro della strada, le risate di bambini, il fischio del vigile. Un caos a cui non sono affatto abituata: Milwaukee non è New York ma nemmeno quando vado a Chicago ritrovo questo mix di.. vite? E’ innegabile che quando giro per la mia città americana non vedere persone per strada un poco mi rattrista: in inverno che ve lo dico a fare? la desolazione. Pare la terra di nessuno in cui io, unica vivente non auto-munita, attraverso le tempeste con coraggio per  andare a comprare i viveri. L’unica persona per strada. Ok, si parla di altre temperature ma in Italia l’inverno è un’altra cosa.

Qui la gente non è abituata a camminare e viversi la città a piedi quasi nemmeno durante l’estate: ci si muove in auto, le passeggiate si fanno solo in riva al lago dove si arriva in auto e poi si cammina, anche se si vive a due chilometri distante. E’ proprio una concezione diversa, una cultura differente. A Milwaukee si vive ancora più pesantemente questa sensazione perché non abbiamo un servizio di metro con cui la gente si può spostare per la città e il servizio bus non è uno dei migliori e sicuri per muoversi.

Ma passiamo ad altri due sensi che son sicura esplodono di gioia in tutti voi che rientrate per le vacanze: l’olfatto e il gusto. E qui ognuno di voi scommetto potrebbe scrivere poemi. Concentriamoci su quello che ci stuzzica appena usciamo dalla porta degli arrivi. Il primo in assoluto che mi ha accolto è stato il nulla. No, scusate: l’aria pesante di Milano. Perché indubbiamente è diversa. Avrei voluto scrivere caffè ma a Malpensa nell’area attesa degli arrivi internazionali non c’è niente (…). Il mio senso è stato invece soddisfatto in terra straniera, nella fermata dello scalo a Francoforte dove già il cibo emanava una profumo diverso, più gradevole e famigliare di quello americano. Non era ancora quello perfetto, di casa italiana, ma si avvicinava se togliamo l’odore di crauti!

Comunque mi sono consolata nei giorni seguenti in tutti i bar che mi capitavano a tiro: pur non essendo una sostenitrice accanita del caffè espresso amo il suo profumo ( io sono più da cappuccino a tutte le ore del giorno! ) e capita spesso a casa che lo prepari solo per poter averne il profumo intorno.
Un altro profumo che mi rapisce sempre è quello del pane e di tutti i suoi derivati: pizza, focaccia e brioches freschi. Mamma mia che orgasmo olfattivo e gustativo!

In ultimo lascio il tatto: i mille abbracci con tutti i cari e gli amici. Quel calore che un po’ qui ti manca perché nonostante abbia nuovi amici quelli “vecchi” sono unici ed è bello mescolarsi con loro. E qui anche tutti i cinque sensi si svegliano perché vedi il sorriso di un amico quando ti rivede dopo tanti mesi, senti la sua risata che irrimediabilmente provoca la tua, la sua lacrima sulla tua guancia quando è ora di dirsi l’antipatico arrivederci e il suo profumo inconfondibile.

Sì, i rientri sono sempre un po’ duri perché, almeno nel mio caso, ti senti meno a casa di quanto vorresti e poi alla fine devi lasciare persone che ti porteresti in valigia con te. Riesco ad apprezzare tutto il bello che il mio Paese di nascita sa darmi ma non riesco a non vedere anche il brutto e a far finta di nulla. Gli affetti fanno tanto anzi tutto quando rientro ma son legami così forti che la lontananza non ha scalfito e quelli che invece ne hanno subito credo che semplicemente dovesse andare così, in un modo o nell’altro, in questo Paese o quello. Sì, sono un po’ fatalista ma credo anche nel darmi da fare per aiutare il mio destino a prendere la direzione che preferirei: ora come ora abbiamo circa sei mesi e poi il rientro definitivo che mi auguro definitivo non lo sia proprio.

Greta, Wisconsin
Ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

1 Comment

  • Uaho, come ti capisco!!! Noi rientreremo in Italia per le vacanze di Natale che ormai sono dietro l’angolo ed ho già un po’ di “paura” per le reazioni di tutti noi!!
    Mio marito, da bravo uomo più semplice di noi donne, ha già dichiarato che vorrà solo mangiare e bere ad ogni ora!!!
    Io sto già facendo l’elenco di tutto ciò che vorrei comprare per me e le bimbe. Alcune parole chiave saranno anche per noi “sciancrato, cotone, scarpe non da ginnastica e poi pizza, focaccia, stracchino, caffè macchiato, prosciutto e bresaola, ma soprattutto ritmo, movida e tutta la cacioneria italiana, per poi ritornare belli carichi al nostro iper tranquillo Western Australia 😉

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