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Via vai di italiani per il mondo: intervista a Aldo di Italiansinfuga

Written by Amiche di fuso

Il mio trasferimento in Australia si può dire che sia avvenuto per gradi. Man mano che è cresciuta la mia relazione con il mio compagno di allora (ora marito) è aumentata anche la mia permanenza Down Under. Così, quando infine ho deciso di trasferirmi quaggiù più o meno per sempre, non mi è sembrato di prendere una decisione poi così assurda: per me si trattava semplicemente del naturale progredire delle cose.

Grazie ai miei precedenti soggiorni in Australia ed al mio compagno australiano sempre pronto a risolvere ogni mio dubbio, devo ammettere che la mia partenza per Adelaide con il biglietto di sola andata non è stata preceduta da una grande preparazione. Non ho letto libri, non ho cercato su internet, e men che meno ho contattato altri expats effettivi o aspiranti ad esserlo. Sono partita e ho imparato sul campo cosa voleva dire essere un’italiana in Australia. Ho fatto errori e ho imparato. Mi sono presa i miei schiaffi in faccia e anche le mie soddisfazioni.

Ed è solo dopo, quando vivevo già in Australia, che mi sono resa conto di quanto possa essere difficile per una persona fare armi e bagagli e trasferirsi così lontano da casa, soprattutto quando non ha nessuno in loco che la aiuti. Ed allora, spinta dal desiderio di aiutare altri a trasferirsi quaggiù, ho cominciato a informarmi online e ho scoperto che di informazioni in realtà ne esistevano già in abbondanza. Il primo sito dove sono incappata è stato Italiansinfuga, una vera miniera di informazioni per chiunque stia pensando di emigrare!

Sicuramente tutti voi conoscerete questo fantastico sito ed il suo fondatore Aldo Mencaraglia. Dal Regno Unito alla Danimarca, dal Canada al Giappone, Italiansinfuga offre davvero consigli, esperienze e supporto qualsiasi sia la vostra destinazione. Proprio a lui, che ha una famiglia multiculturale, ha passato metà della sua vita all’estero ed assiste dal suo sito a questo via vai di italiani per il mondo, abbiamo voluto chiedere qualche riflessione su questa nuova epoca di emigrazione.

Intervista a Aldo di Italiansinfuga

Aldo, tu hai padre italiano e madre australiana. Sei cresciuto in Italia fino ai 19 anni e da 13 vivi in Australia. Come vivi questo tuo mix di culture? Ti senti più italiano o australiano? Era più semplice essere mezzo straniero in Italia o in Australia?

Voglio sottolineare che sono cresciuto come italo-australiano in provincia di Cuneo negli anni settanta. È importante dirlo perché allora non c’erano molti stranieri nel paese di diecimila anime dove vivevo. A dir la verità, essere mezzo australiano era un vantaggio perché la maggior parte della gente è curiosa e affascinata dall’Australia. Non ho quindi mai avuto nessun problema di alcun tipo. Sinceramente l’Australia era molto “lontana” (non essendoci ancora Internet, Skype e compagnia bella) per cui ha influenzato i miei primi anni ma fino a un certo punto. Dopo una vita passata metà in Italia e metà all’estero, sinceramente non mi sento né italiano né australiano (né inglese anche se vi ho trascorso dieci anni) bensì un cittadino del mondo, abbastanza nomade e senza forti radici. Se andiamo indietro nel tempo, entrambi i rami della mia famiglia (sia quello italiano che quello australiano) sono stati molto “nomadi” perché spesso ci si spostava in cerca di lavoro. Ne risulta un albero genealogico che spazia dalla Toscana, alla Liguria e al Piemonte da un lato e dalla Scozia e dall’Irlanda fino all’Australia dall’altro lato. Non è mai stato difficile essere mezzo straniero in Italia e non lo è adesso in Australia. L’unica differenza è che, in qualità di nato all’estero, qui in Australia non sono una rarità (il 25% delle persone in Australia sono nate all’estero).

Dopo aver lasciato l’Italia, ti sei trasferito in UK, poi sono seguiti Cina, Taiwan, e infine l’Australia. Ti senti più italiano o “altro”? Come si è evoluto il tuo essere italiano nei vari paesi? Dove è stato più facile e dove più difficile integrarti?

Sono sempre stato identificato più come italiano soprattutto perché, ovviamente, sono madrelingua italiano, sono cresciuto in Italia e ho un nome e cognome italiano. In Cina e Taiwan rappresentavo una ditta britannica per cui l’italianità era meno accentuata. Mentre qui in Australia, soprattutto all’inizio, sono tornato ad essere un po’ più italiano dal punto di vista dei miei interlocutori. Per quanto riguarda l’integrazione mi sono trovato bene sia in UK che in Australia senza nessun problema. In Cina e a Taiwan invece ho avuto molte più difficoltà e posso dire di non essermi mai integrato perché per farlo ci vogliono anni. L’esperienza orientale è stata però molto formativa soprattutto grazie alle difficoltà incontrate nella vita di tutti i giorni.

– Hai creato Italiansinfuga nel 2008 e da allora sei il punto di riferimento per migliaia di italiani che sognano di fuggire. Come è cambiato da allora il tuo pubblico? Chi sono gli emigranti del giorno d’oggi? Quali sono i motivi principali che spingono gli italiani (giovani e meno giovani) a lasciare il paese?

Ho iniziato Italiansinfuga appena prima dell’inizio della crisi finanziaria globale. Per i primi tempi le persone che stavano pensando all’estero vedevano l’esperienza più come “curiosità”. In seguito, purtroppo, l’emigrazione è diventata sempre di più l’ultima spiaggia per chi sta vivendo momenti difficili in Italia. Gli emigranti del giorno d’oggi sono, soprattutto, coloro in cerca di lavoro. Certo ci sono anche altre motivazioni dietro il tentativo di trasferimento, ma l’assenza di lavoro e di prospettive future sono quelle principali.

Nel 2011 hai pubblicato “E’ facile cambiare vita se sai come farlo”, che offre informazioni e consigli per orientarsi in vista di un trasferimento all’estero, dalla ricerca di casa e lavoro, al calcolo del costo della vita, alle dritte per sopravvivere alla burocrazia. Secondo te, quanto è utile prepararsi prima di partire? Quale il modo migliore per farlo? Cosa è indispensabile sapere?

Secondo me la preparazione prima di partire è fondamentale. A seconda della propria personalità si può partire anche un po’ più all’avventura, ma io consiglio di prepararsi il più possibile per massimizzare le probabilità di successo. Per fortuna al giorno d’oggi abbiamo Internet per ottenere la maggior parte delle informazioni che ci servono. Purtroppo però in rete si trova di tutto e bisogna quindi filtrare le informazioni individuando quelle valide. Consiglio sempre di concentrarsi soprattutto sul miglioramento della conoscenza della lingua straniera prima di partire. La capacità di comunicazione è il fattore principale che consente di avere successo (qualsiasi sia la vostra definizione di successo) all’estero. Non importa quanto siate bravi a fare il vostro lavoro in Italia, se non riuscite a comunicare con i vostri nuovi connazionali, farete molta ma molta fatica. Dopodiché consiglio di definire bene una destinazione e concentrarsi senza farsi distrarre da altre. Non aiuta dire “voglio andare in Australia ma mi va bene anche il Brasile” perché ciò distoglie dall’obiettivo finale. Una volta decisa la meta si tratta di capire bene se questa sia realisticamente raggiungibile. Per le nazioni al di fuori dell’Europa esiste la problematica del visto. Possiamo scoprire per esempio che non siamo idonei ad ottenere un visto da parte del Brasile o del Canada per cui, solo dopo aver capito bene che “il sogno” non è raggiungibile, si potrà ripiegare su un’altra destinazione. Infine è importante fare attenzione a risparmiare più soldi possibili prima di partire. Un “cuscinetto” economico aiuta a superare meglio i primi tempi quando ci si accorge che la vita all’estero è più cara del previsto.

Vivi in Australia dal 2002. Come è cambiata secondo te l’emigrazione in Australia negli ultimi 10/15 anni? Chi sono i nuovi immigrati italiani di oggi e cosa cercano Down Under?

Segue l’andamento dell’emigrazione dall’Italia in generale. Mentre quindici anni fa chi veniva in Australia lo faceva più per tentare una nuova strada, oggi e ripeto purtroppo, chi sogna l’Australia lo fa più per disperazione, inseguendo un sogno attraverso una lente distante 16.000 km. Una grande fetta di nuovi italiani in Australia si trovano qui con il visto vacanza lavoro. Sono giovani (beati loro), cercano un po’ di avventura, una situazione lavorativa diversa da quella italiana e sperano di poter rimanere più a lungo. Questo ultimo aspetto è molto difficile da mettere in pratica e per tanti l’Australia rappresenta una parentesi di uno o due anni invece che una nuova casa permanente. C’è anche chi viene in Australia, decide che non gli piace e cambia destinazione. L’Australia è molto diversa dall’Italia e dall’Europa in generale e non a tutti piace (ci sono anche molti australiani che vivono al di fuori dell’Australia…).

Come è cambiata l’Australia in seguito a questa nuova immigrazione?

Se parliamo di nuova immigrazione italiana, numericamente questa non è grandissima nel contesto attuale australiano.  La grande immigrazione italiana in Australia è avvenuta durante gli anni cinquanta e sessanta quando centinaia di migliaia di connazionali sbarcarono down under. Al giorno d’oggi la maggior parte dei nuovi immigrati in Australia provengono dalla Nuova Zelanda, dal Regno Unito, dall’Irlanda e dall’Asia. Sono queste le nazioni che più stanno contribuendo a cambiare l’Australia. C’è da sottolineare che il tasso di crescita della popolazione australiana legato all’immigrazione è stato relativamente costante durante gli ultimi decenni. Questo fa sì che la nazione sia in costante evoluzione e crescita.

Come ritieni sia il livello di integrazione degli stranieri in Australia? E in particolare per quanto riguarda gli italiani?

Penso che il livello di integrazione degli stranieri in Australia sia alto. Essendo una nazione di immigrati, l’integrazione non è una novità. Non sempre funziona al meglio, soprattutto per le prime generazioni e in modo simile al resto del mondo. Con l’andar del tempo le cose migliorano e le seconde e terze generazioni sono ormai più australiane che straniere. Soprattutto per chi nasce e cresce qui, sono più le cose in comune con gli altri australiani rispetto alle cose ‘diverse’. L’esempio più ovvio per noi è proprio quello relativo all’immigrazione italiana: i primi incontrarono problemi, diffidenza ed anche peggio, i loro figli e nipoti sono invece molto più integrati. Il discorso penso sia simile per le altre centinaia di nazionalità presenti in Australia.

Dopo aver trascorso metà della tua vita all’estero, cosa ti sentiresti di dire a chi oggi sogna di partire?

Di farlo il prima possibile. Se tutto o quasi va bene, si guadagnano mesi o anni di benessere. Se tutto o quasi va male, si fa in tempo a tornare in Italia il prima possibile, guadagnando mesi o anni da dedicare a una nuova vita in Italia (forti dell’esperienza estera). Il ritorno in Italia non è un fallimento. È un passo verso una vita migliore che faranno anche grazie ad un’esperienza negativa (o non positiva) all’estero. Almeno ci si toglie il sassolino dalla scarpa. Direi di prepararsi ad essere delusi dall’estero ed alla concreta possibilità che faranno moooolta fatica agli inizi e si chiederanno “ma chi me lo fa fare?”

 

Grazie Aldo! A tutti voi, se già non lo avete fatto, consiglio di correre subito a dare un’occhiata a Italiansinfuga!

Claudia, Australia

Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.

Potete leggere Claudia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

9 Comments

  • Che spettacolo! Essendo abituata a vedere Aldo che intervista gli italiani all’estero mi ha fatto troppo piacere leggere la sua storia!
    Stimolanti le domande, interessanti le risposte, well done!

    • In effetti, è stato proprio divertente intervistare Aldo e vederlo “dall’altra parte della barricata”!

  • Bellissima intervista. Mi ritrovo in molte cose che scrive all’Aldo in tema di migrazione in Australia.
    Anche io prima di partire avevo ovviamente letto il libro che regala consigli pratici molto utili!
    Ora è un anno che siamo nel Western Australia ed abbiamo appena festeggiato il nostro secondo Australia Day.
    L’altra sera ero nel nostro bungalow in vacanza al sud e con una torcia puntavo un ragno abbastanza grosso sul soffitto per capire se fosse un redback oppure no… Anche questa è integrazione 😉

    • Ahahaha, se il tuo primo istinto non è stato quello di uccidere il ragno, allora direi che ti sei integrata bene! Sicuramente Aldo sarà contento di sapere che hai letto il suo libro!

    • Sicuramente i paesi in via di sviluppo offrono molte possibilita’, ma grazie al cielo anche quelli gia’ sviluppati ne offrono ancora!

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