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Eppure, me l’avevano detto di Roberta Castelli

Roberta Castelli non l’ho mai incontrata di persona ma in qualche modo mi sembra di conoscerla da sempre e la potrei scovare in mezzo ad una folla. Lei, gli occhi grandi che ha e quei suoi capelli corti e sbarazzini.
Sono certa che vincerei la vergogna e le chiederei di prenderci un caffè e forse finiremmo pure a berci sopra, ai nostri espatri.

Se anche voi conoscete l’autrice che si cela dietro al blog Se anche il Ragionier Ugo espatria, potreste essere, come me, affascinati dal suo spirito libero e rompiballe, così descritto da lei nel suo libro Eppure, me l’avevano detto, disponibile su tutti gli store online in formato digitale e su Amazon anche nella versione cartacea.

Un romanzo da leggere tutto d’un fiato, una storia affascinante, scandita e ritmata, che vede Roberta crescere in Sicilia in mezzo alle chiacchiere di paese e cercare di strapparsi via di dosso le catene.

Fui rinchiusa in casa senza possibilità di uscire, il rischio all’esterno era troppo grande. Potevo solo andare a scuola, categoricamente monitorata in ogni mio spostamento. Fu lì che iniziai a covare rabbia, senso di soffocamento e inadeguatezza.

I primi amori, i primi incontri, anche quelli che di solito neanche vorresti ricordare, Roberta li racconta per noi, svelandoci tutto di sé, errori compresi.
Sembra quasi che qualcuno la spinga a compiere determinate scelte, perché l’alternativa sarebbe ben peggiore: rimanere.
Giovanissima la vediamo salire su un treno verso il Nord e poi traslocare un numero folle di volte ed incontrare lui, Giuda Iscariota.
Quello sbagliato, ma sbagliato davvero.

Una sera mi trovai a casa, ero in bagno fissando la vasca che si riempiva quando mi venne un lampo in mente. Senza sapere perché andai in camera da letto, infilai la mano nella tasca interna del suo giubbotto, sfilai senza guardare dei fogli ripiegati e tornai in bagno. Lui era in sala a guardare la televisione, la bimba dormiva nella sua culla, io ero andata a prendere qualcosa senza conoscerne il motivo. Seduta sul bordo della vasca aprii quei pezzi di carta, rimasi a lungo a fissarli perché non potevo credere a quello che stavo leggendo.

Alla fine del libro vorrete saperne di più perché vi troverete in cima alle montagne russe che Roberta ha saputo costruire grazie alla maestria di una penna vivace e sincera.
Anche a risolvere questo senso di smarrimento ha pensato l’autrice, che non per niente ha in progetto un secondo libro e speriamo di sapere finalmente di più della sua bellissima famiglia composta da suo marito, la loro bambina e da un cane che si fingeva paralitico. Emigrati in Germania, tornati in Sicilia e di nuovo con le valigie pronte per la prossima destinazione: Vienna.

Vi lascio all’intervista con l’autrice e vi ricordo che il libro è in vendita adesso, su tutti gli store online e Amazon.

“Roberta, nel tuo libro racconti tanto di te ed inevitabilmente coinvolgi chi ha fatto parte della tua vita. Come è stato preso questo progetto editoriale dai tuoi amici e dai tuoi genitori? Dopotutto non li hai aiutati a capirti meglio?”

Ciao Serena, grazie per questa intervista e grazie per le bellissime parole che hai dedicato al mio libro, sono davvero emozionata. Vorrei ringraziare anche le donne di Amiche di Fuso per il caloroso supporto che hanno dato al mio libro. Quando metti nero su bianco la tua vita, speri sempre che le sensazioni vissute riescano a essere afferrate da chi le osserva attraverso delle semplici pagine. Non è stato facile fare mente locale su tante cose che avevo cercato di archiviare con fatica, riponendole in cassettini ben nascosti della mia mente. Ho riso e pianto scrivendo questa storia, la mia storia e la storia di molte persone che hanno incrociato il mio cammino fino ad oggi. Il supporto più grande l’ho ricevuto da mio marito, sono stata fortunata perché un altro al suo posto avrebbe forse avuto qualche problema. Mia figlia invece si è divertita vedendomi così concentrata e assorta in mille pensieri, anche se per lei questo libro sarà vietato ancora per parecchio tempo. I miei amici mi hanno dato grandi soddisfazioni dopo la pubblicazione e sono uno stimolo per continuare a scrivere. Uno dei diretti interessati mi ha anche ringraziata, ha detto che vedersi attraverso i miei occhi è stato utile per capire tante cose e che le mie parole sono state dei piccoli tasselli che hanno riempito alcuni spazi vuoti, rimasti nascosti nel passato, ma non per questo silenti…anzi. La mia famiglia invece, come avevo ampiamente previsto, non ha capito, o forse non ha voluto capire. La loro preoccupazione è che qualcuno tra i loro conoscenti possa inciampare malauguratamente nel mio libro e sarebbe impossibile andare ancora in giro senza provare vergogna. Ormai ho capito che loro sono indissolubilmente legati a questa terra e ai suoi contorti meccanismi e non pretendo più che cambino il loro modo di essere per cercare di capire il mio. In realtà scrivere la mia storia è servito innanzitutto a me, a un certo punto ho sentito la viscerale necessità di vomitare quello che avevo subito, o quello che altri avevano subito da me. In secondo luogo volevo che questa storia servisse ad altri, per non commettere gli stessi errori, le stesse leggerezze. In molte mi hanno scritto dicendo che in quelle parole hanno rivisto sé stesse e mi hanno ringraziata perché si sono sentite meno sole, e questo mi basta. Non ho bisogno di altre approvazioni.

“Tra le pagine del tuo libro la Sicilia non è che uno sfondo ma quando ti racconti lì è facile immaginare la tua isola in tutta la sua bellezza. Sembra che molti scappino dalla Sicilia eppure è di nuovo lì che nel libro ritrovi tanti dei tuoi amici che, in momenti diversi, hanno vissuto a Nord con te. Ti sei mai chiesta perché in tanti provino a tornare lì dove è nato il desiderio di andar via? La tua è una terra che in qualche modo si fa sentire quando non c’è? E quando invece si torna come è? Tradisce ancora o consola?”

La Sicilia è per i siciliani un richiamo perpetuo. Ricordi, aromi, volti di persone che profumano di sale e asfalto caldo. Frutta, mare, natura, storia, poesia, cultura, ogni angolo di questa meravigliosa isola nasconde un tesoro. Questo è il motivo per il quale spesso si cede alla tentazione di tornare, sperando di rivivere quelle sensazioni che battono come un tamburo nel cuore, ogni giorno. La realtà è decisamente meno romantica di questi ricordi conditi da nostalgia e sogno. La mia terra verte in uno stato incredibile di degrado, alla maggior parte dei siciliani manca un qualsiasi barlume di civiltà e buona educazione, vige (lo dico spesso) l’anarchia totale. Ognuno al mattino si alza e vive come gli pare, che ci siano o meno delle regole da seguire poco importa. La grave crisi che divora ogni giorno il meridione non fa che aumentare questi radicati malcostumi. Questo è il motivo per il quale sto per andare via, di nuovo. Amare questa terra è un lavoro che ti spossa e non ti gratifica. La Sicilia che amo non esiste più, se non nei miei ricordi.

“Hai vissuto due anni in Germania e ricordo bene i tuoi racconti. Sei mai riuscita a sentirla casa tua? A chi la consiglieresti come meta per un espatrio?”

No, non ho mai sentito la Germania come casa mia. Forse, una volta che si inizia a viaggiare, si perde la necessità di sentirsi a casa, perché quella si porta nel cuore, nella mente, la si legge in un messaggio della zia che manda la buonanotte ogni giorno alla stessa ora. Per il resto, la mia casa è dove si trovano mio marito, mia figlia e il nostro cane pazzo. A prescindere dalla collocazione geografica, loro sono il mio nido. Per quanto riguarda la Germania, la consiglio a chi è pronto a mettersi in gioco, senza troppe pretese e con l’umiltà di ripartire dal basso. Vorrei sottolineare l’importanza della lingua tedesca perché, come nessuno straniero troverebbe un lavoro decente in Italia non parlando italiano, lo stesso vale se siamo noi italiani ad andare in Germania. Sembra assurdo, ma alcuni credono ancora che la conoscenza della lingua non sia necessaria. Per il resto, le opportunità in terra teutonica sono sicuramente maggiori rispetto a quelle misere elemosine che ci offre il nostro “Bel Paese”.  Inoltre una 38enne come me all’estero è considerata ancora relativamente giovane mentre  in Italia sono già in stato avanzato di decomposizione.

“La vostra prossima destinazione e’ Vienna. Cosa ti aspetti da questa nuova avventura e cosa sogni per la tua famiglia una volta lì?”

Sì, mio marito è già a Vienna e noi lo raggiungeremo finita la scuola. Da questa nuova avventura mi aspetto possibilità, quelle che sembrano svanite in Italia. La possibilità di lavorare, di poter fare la spesa, pagare le bollette senza dover contare centesimi. Sono certa di poter realizzare almeno uno dei tanti sogni che coltiviamo da tempo. Sappiamo che la strada è ancora tutta in salita, ma questo non ci spaventa. Ci terrorizza di più l’idea di rimanere impantanati in questo limbo, dove la gente ha quasi smesso di sognare. L’esperienza in Germania mi ha aperto gli occhi: ho visto che c’è altro, che si può avere di meglio e non potrei mai accontentarmi delle briciole che sono concesse al popolo italiano. Alcuni mi accusano di non essermi inserita in Sicilia per colpa mia, per non aver accettato certe condizioni. Beh…almeno io potrò dire di non aver contribuito ad alimentare il lavoro in nero e le paghe da terzo mondo. Nessuno capisce che è un cane che si morde la coda. Più si accettano certe condizioni meno le cose cambieranno, anzi.

“Roberta, ma insomma se a te l’avevano detto, tu a chi vuol partire oggi cosa consiglieresti?”

Ahahah bella domanda! Direi a tutti di provare, osare sempre ma con intelligenza, mettendo prima le basi affinché sia un espatrio di successo. Per il resto di non prestare troppa attenzione a quello che dicono gli altri, anche se un domani correranno da loro dicendo “Te l’avevo detto!”…ne sarà valsa lo stesso la pena! Di non avere paura di tentare il salto! Di accettare come naturale il cambiamento perché è l’unica strada verso la salvezza.

Serena, spero di incontrarti un giorno e di prendere davvero con te quel caffè… 🙂 Un saluto a tutti. Roberta

 

Eppure me l'avevano detto

 Serena, Scozia

Serena ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018 e continua a scrivere per facciocomemipare.com

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

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