Food

Non di solo sushi vive il Giapponese

Written by Veronica Marocco

Insomma, a volte arrivano i clienti e mi dicono: ma come? e il sushi? ah, ma non lo mangiano sempre? Per non parlare poi di quelli che sembrano non essersi documentati neanche con due pagine di Wikipedia prima di intraprendere un viaggio in Giappone e si sorprendono: eh, ma quanti pesci usano! Ah no, io solo salmone! (NdR: il salmone per i nostri amici Giapponesi è un pesce un po’ miserello, dunque spesso il sushi al salmone costa pure poco, e comunque molti grandi chef non te lo servono neanche, povera bestia). E l’avocado? e la maionese? e i California rolls? Questi per me sono i peggiori. Amico mio, non sei in una catena glamour di Miami, sei a Tokyo. E anche qualora tu andassi da qualche sushi master stellato, potresti ritrovarti un un ristorantino sotto una metro con sei posti a sedere e menù fisso, ché non sei tu a comandare, sappilo. E comunque, per informazione: il Giappone non è glamour. Manco per niente.

Io sono contenta della cucina che mi ha accolto qui: buona, spesso abbastanza sana rispetto a molte altre, varia e regionale, con una grande attenzione alla stagionalità e alla freschezza dei prodotti.

Certo, anche qui ci sono catene e family restaurant di scarsa qualità, e a basso costo, ma in generale il cibo è molto buono, vario, e non ho mai avuto brutte sorprese, come invece in altri paesi asiatici può succedere. Aiuta anche il fatto che mio marito ed io fossimo entrambi grandi fan della cucina nipponica ancor prima di immaginarla come destinazione di lavoro e di vita.

Per farla breve: ecco una carrellata di piatti giapponesi che amo, e che vi consiglio fortemente di provare qualora faceste un giro in queste lande al confine del mondo.

  • tonkatsu, la cotoletta di maiale. Servita sempre (o quasi) in un set insieme al cavolo cappuccio tritato, zuppa miso e spesso anche riso. Non sarà il più sano dei piatti, ma che bontà… a seconda del maiale scelto (ne esistono delle varieta’ diverse) può trasformarsi in un momento di puro godimento.
  • l’okonomiyaki: insomma, l’omelette giapponese (M’arrabbio di Kiss me Licia è l’esempio che immediatamente fa comprendere chiunque sia stato bambino negli anni Ottanta). Preparata sul teppa yaki, può essere condita praticamente con la qualunque: carne, pesce, verdure, noodles… A casa si può fare anche in padella, ma io non mi avventuro. Ce ne sono tante varietà, Osaka e Hiroshima si battono sulla paternità del piatto (ma i loro stili sono differenti), qui a Tokyo si trovano un po’ di tutti i tipi e con tutti i condimenti, ma anche il monjayaki, la versione tipica della città: carne e verdure sono cotte per prime, poi viene aggiunta la pastella, che è più liquida e a volte senza uovo.
  • soba: sorta di spaghettini di grano saraceno, vengono spesso confusi col ramen (di origine cinese, di farina di frumento). Li amo per il sapore di cereali, e sono una gioia in inverno, quando fa freddo. D’estate vengono serviti anche nella variante fredda, che non amo. Spesso nei ristoranti di soba troverete anche gli udon (piu’ spessi, gommosi, di farina di frumento), di solito sono interscambiabili: una volta scelto il tipo di brodo e cosa volete dentro, potrete richiedere l’uno o l’altro.
  • gyoza: in pratica, er raviolo. Versione giapponese del jiaozi cinese, mia grande passione che ogni volta risveglia la nostalgia per i miei dim sum domenicali durante il periodo di Hong Kong.
  • donburi: cioè la ciotolona di riso con qualcosa sopra / dentro. Ce ne sono mille varianti, soprattutto nella cucina casalinga e veloce. Io amo il katsudon (cioè quello con il tonkatsu sopra, chevvelodicoaffare) ma anche il tendon (con la tempura) o quello col sashimi.
  • sukiyaki e shabu shabu: molto simili fra loro, carne cotta in un brodo con verdure e tofu. Molto saporito e conviviale.
  • yakitori. Gli spiedini di pollo, che cito con riserva perché…attenzione! I Giapponesi mangiano tutto del pollo, e quando dico tutto voglio dire tutto: tipo che mi son trovata davanti lo spiedino di trachea o altre parti su cui non batte il sole. Piuttosto faccio la figura da gaijin (straniero) ma adesso specifico sempre che le interiora non le voglio, grazie.

La mia lista è lungi dall’essere esaustiva, ma raccoglie più o meno ciò che amo. Sono stata fortunata, perché ho sempre abitato in posti dove ho sempre amato la cucina, e dove mi sono sempre trovata bene dal punto di vista alimentare (anche se con mio marito ringraziamo sempre il cielo di non avere allergie o simili, altrimenti sai la gioia dello street food cinese come si sarebbe trasformata in incubo). Ovviamente a casa mangiamo più all’europea, e anche quando usciamo non disdegnamo una pizza ogni tanto, o un ristorante italiano o francese.

E voi? amate il cibo del vostro paese di accoglienza? o mangiate tendenzialmente italiano?

Veronica, Giappone

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Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

4 Comments

  • Gentile signora, voglio raccontarle cosa e’ successo a me. Qualche tempo fa a Venezia, dove vivo, un noto ristorante propone per qualche settimana il menu’ di uno chef ospite, appunto giapponese.
    Io ci vado, e da ignorante ordino il sushi: a mia giustificazione, i camerieri non mi dicono nulla. Lo mangio, e’ pure buono, ma non eccezionale. A questo punto, attacco discorso con uno del personale, il quale mi spiega che lo chef e’ di Osaka, dove (spero di riferire giusto) il sushi non si usa piu’ di tanto. D’altra parte, sapendo qualcosa di cucina italiana, non chiedereste la pizza ad uno chef milanese…
    A quel punto, per il prosieguo del pranzo, la mia scelta e’ immediata: Faccia lei!
    Ho gustato un piatto di uova di pesce con mousse di pesca veramente delizioso.
    Abbia quindi fiducia: anche uno sprovveduto come me puo’ ravvedersi!

  • Siamo stati in Giappone in viaggio di nozze mamma mia che nostalgia! Siamo amanti del buon cibo e a parte due pranzi a base di sushi (di cui uno in un ristorante stellato dove appunto non scegli tu cosa mangiare – esperienza meravigliosa) abbiamo assaggiato di tutto! I preferiti sono stati i gyoza e gli udon in brodo con a fianco tempura.. Ma anche il tonkatsu non scherza! Bellissima cultura in Giappone, ci piacerebbe tanto tornarci!
    Chiara, Doha

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