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5 scatole per una nuova vita di Alexandra

Ancora una storia di espatrio perché anche se accumunate dallo stesso nome sono tutte diverse per le persone che le vivono e le città in cui vengono accolte. Ogni storia è a se stante, unica e in molte ci possiamo riconoscere oppure possiamo trarne ispirazione. Oggi si racconta Alexandra che ha preso un’occasione al volo che le ha cambiato letteralmente la vita: nuova città, nuova famiglia, nuova realtà. 

Undici anni fa, a fine luglio, avevo già deciso dove andare e cosa fare nell’unica settimana di ferie concessa.

Avevo un conoscente, un amico di famiglia, in Spagna che da anni mi chiedeva d’andare.
Lo chiamai e andai. Bellissima Ibiza, non ho visto le discoteche anche se avevo voglia; ero solo una ragazzina che viaggiava per la prima volta, andava bene qualsiasi opzione.
Durante quella stessa vacanza mi fecero una stupenda offerta di lavoro.
Era un treno, non lo cercavo, non l’aspettavo però era lì e avevo capito che a 23 anni devi dire Sì a certe offerte.
Tornai in Italia, vendendo qualsiasi cosa avessi di valore per poter pagare il solo biglietto d’andata.
Non avevo mai nuotato nell’oro, quel poco che avevo (una vecchia auto e un pc) sarebbero stati utili per avere qualcosa in mano con cui andare via.
Lavoravo tanto e guadagnavo pochissimo, sapevo che non avevo grandi prospettive per il futuro a Palermo.
Da sempre conservavo tutto nella mia stanza, ma proprio tutto…
Ho svuotato la mia stanza, ho chiuso la mia vita in 5 scatole e ho buttato o regalato il resto senza troppi problemi. Stavo con qualcuno ma non era amore, non fu un problema dividerci. Ero entusiasta, in meno di un mese la mia vita era cambiata radicalmente.
Arrivo in Spagna sapendo zero spagnolo e un inglese discreto che fu totalmente inutile.
Dovevo vivere da subito sola e lavorare in una agenzia di pubblicità italo/spagnola; dovevo essere veloce a imparare la lingua!
Allontanai tutti gli italiani, leggevo tante riviste e vedevo tanta televisione. In un solo mese avevo imparato senza troppi problemi quella nuova lingua che ancora oggi pronuncio con un forte accento italiano.
Sono stata due anni vivendo per il mio lavoro, avevo responsabilità e un ottimo stipendio. Però non era vita, ero sola. La mia famiglia è piccola, veniva mia madre, ma il resto del tempo ero sola.
Non sono timida, solo introversa anche se non si direbbe. È difficile fare amici se sei solo in una grande città come Barcellona.
Amici e parenti mi delusero. Io cercavo e chiamavo tutti, il telefono di casa che avevo appositamente installato, non suonava mai se non era mia madre che chiamava.
Fu un colpo duro capire così chi mi volesse bene davvero. Tutti si dimenticarono di me, tanto ero andata via; era stata una mia decisione.
Poi una sera a cena con dei conoscenti mi presentarono Gustavo, venezuelano biondo e dagli occhi verdi che rimane folgorato (?!?!?!?) al conoscermi.
In quel momento non avevo proprio nessuna voglia di avere nessuno vicino.
Mi corteggio disperatamente. Lui stava finendo un phd con una borsa di studio e non aveva previsto rimanere in Spagna ma le cose andarono diversamente: un anno e un mese dopo esserci conosciuti e aver iniziato a vivere insieme immediatamente ci sposammo!
Da allora, 9 anni ormai, sono accadute tantissime cose.
Abbiamo una bimba stupenda, una casa; abbiamo superato la crisi più nera e adesso abbiamo un tetto sicuro sulle teste.
Però quel vuoto quando torno a Palermo e sentire che sono ospite, non sono a casa, è casa di mia madre, la città dei pochi amici che restano.
Casa è in Spagna, ma questo già lo sentivo dal primo viaggio a Palermo. Ho sempre sentito Barcellona come casa.
Mi sono pentita? Tantissimo i primi 6 mesi, mia madre però mi spinse a non mollare.
Qui siamo solo un matrimonio misto in un paese straniero. Siamo una coppia strana, non cerchiamo ossessivamente venezuelani o italiani. Ci mescoliamo con le nazionalità e culture che abbiamo intorno. Ci siamo adattati alla grande.
Ci sarà la possibilità di lasciare la Spagna e sarò felice ovunque sia la prossima meta.
Ho già chiuso la mia vita in 5 scatole e sono andata via, posso farlo di nuovo, non importa se non sono sola; saranno solo scatole in più. 
Mi piace stare fuori, non rimpiango l’Italia. Mi mancano alcuni posti o situazioni magari, ma sono cose passate comunque.
Chi vive nella propria città, con famiglia e amici intorno, vive situazioni stressanti a volte. Noi no, siamo liberi da tante cose nel bene o nel male. 
Avere figli ed essere totalmente soli, non è facile, le feste sono difficili quando si è soli.
Fin quando sono piccoli non si lamentano, quando crescono iniziare a reclamare questa famiglia così lontana e tu non sai più come spiegare che le cose sono così.
Non abbiamo influenze negative esterne.
È difficile da spiegare forse. O forse no.
Adesso non lavoro più, la multinazionale in cui lavoravo è andata in banca rotta come tante altre aziende anni fa in Spagna. Mi occupo di mia figlia che ancora è piccola, poi vedremo.
Io so solo una cosa: vivo sapendo che il mio viaggio non è finito e sono entusiasta per aver preso quel treno tanti anni fa. 
Tanti dubbi, tante notti in bianco, ma ne vale la pena.
Sto solo scrivendo un capitolo di un libro che parla di un grande viaggio!
Non tornerò mai indietro, sempre e solo avanti con forza e determinazione.
Alexandra, Sabadell-Barcellona.
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Se anche tu sei come noi una #adieffina per il mondo, alle prese con nuove abitudini, costumi, lingua e fusi sei la persona che fa per noi. Raccontaci la tua storia, chiacchiera con noi, allarga i nostri orizzonti. Questo spazio è tutto per te .

2 Comments

  • Ciao.
    Lo spirito è quello giusto.
    Esperienze nuove, vita nuova per tutti e tre. Quindi ovunque tu vada andrà sempre bene. Forza e determinazione e via! Auguri

  • Gentile Signora, se mi permette una (facile) battuta il suo Movimento 5 Scatole mi pare molto piu’ serio e costruttivo di altri. Idealmente, mi ci iscrivo e le auguro di godersi la vita ed essere felice coi suoi cari ovunque lei scelga di andare.

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