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Perché evito gli Italiani all’estero

Written by Guest

Trasferirsi all’estero, qualsiasi sia la meta, non è mai facile. Se poi la destinazione è un paese del terzo mondo o una cultura nettamente diversa dalla nostra, lo è ancora di più. In mezzo al caos, alla solitudine ed alle novità di un paese nuovo, è normale e naturale cercare il conforto di persone a noi “simili”. È per questo motivo che spesso, noi italiani cerchiamo la compagnia di altri italiani all’estero. Ci potremmo dare moltissimo l’uno con l’altro, ma non sempre va così. Ursula oggi ci regala una riflessione intensa sugli italiani all’estero, basata sulla sua esperienza pluri-decennale di expat nel sud-est asiatico.

Ho visto cose che voi umani….

Citazione epica del film Blade Runner applicabile però anche agli italiani all’estero incontrati in questi anni!

Ho visto club esclusivi con quota d’iscrizione annuale… in cui si pagava per entrare ed assistere a discussioni profondissime su donne di servizio e pedicure.
Ho partecipato a “book club” dove al posto di parlare del libro del mese si parlava delle “assenti” del mese.
Ho visto mariti dalla doppia vita e dalla doppia etica che “quando la moglie è in vacanza” si accompagnano a due signorine del posto. Ma non una per volta, proprio tutte e due insieme, allo stesso tavolo. L’uomo tra due dame fa la figura del salame, si dice. In questo caso ne fa una ben peggiore.
Ho sentito donne ripetere “che schifo” a prescindere, davanti a qualsiasi piatto locale, ancora prima di assaggiarlo, semplicemente perché non italiano.

Ho conosciuto donne che ancor prima del loro nome ci tenevano a presentare il cognome del marito, giusto per mettere in chiaro le cose. Quando ho scoperto che mio marito era il capo dei consorti di molte di loro mi sono fatta quattro risate… però ho continuato a presentarmi con il mio nome. Giusto per non metterle in imbarazzo.
Sono stata etichettata, schedata, guardata con sospetto perché: “Non ti vedo mai a messa”.
Sono stata “scrutinata” per entrare in alti circoli esclusivi dove dovevi dimostrare di avere delle doti distintive per essere ammessa (avere una Laurea in colpi di sole e Botox per esempio) oltre a dover agire un po’ da “matricola” nei primi mesi prima di poter proferir parola.
Sono stata stigmatizzata perché parlavo un po’ l’inglese e stavo con “gli stranieri”.

Ho visto bambini delle elementari indignarsi perché, all’uscita da scuola, il loro autista non era ancora arrivato, “Quello stupido”. E li ho visti buttare con disprezzo lo zainetto addosso alla tata senza sprecare un saluto, procedendo di gran carriera davanti a lei perché non la volevano vicino. E mi sono chiesta: “Chi vi ha insegnato, bimbi, a trattare così le persone?”.

Ho incontrato filantrope da quattro soldi, donne che non si preoccupano nemmeno di chiudere le ante della cucina perché tanto dopo passa la domestica. Donne perennemente stanche perché, ammettiamolo, una giornata tra estetista, palestra e club non è da ridere. Donne che dicono: “Sì, certo che mi piacerebbe lavorare!” ma che quando l’occasione si presenta (guarda un po’! ) non solo spariscono, ma dopo ti evitano come la peste. Sai mai che chiedi loro che ne è stato di quell’offerta.

Regine senza regno, arroganti, supponenti, che (un po’ come il famoso re nudo di Andersen) non si rendono conto di quanto loro e le loro cricche siano ridicole, patetiche. E come nella favola, è spesso un bambino a smascherarle. A proposito di questo, di favole, ve ne racconto una anch’io:

“C’era una volta una bimba (Year 1), che il giorno della piscina non ha potuto fare il bagno perché la madre si era scordata di metterle il costume nello zaino. All’uscita da scuola, la vedo piagnucolare e le chiedo cos’è successo. Lei mi spiega tutto e si chiede come, COME, abbia fatto la madre a dimenticarsi di una cosa per lei così importante. “Proprio non è possibile”– mi spiega –  “dato che le uniche cose che fa durante la giornata sono preparare la cena e dormire!” Il gelo. E vissero tutti felici e contenti (più o meno).”

Come possiamo chiamarle queste élite autoproclamatesi, questi gruppi insani nascosti da un paravento di buonismo e beneficienza? Nonnismo, qualunquismo, prosopopea, cialtroneria, classismo dei poveri… chiamateli come volete. Io le chiamo museo degli orrori tutto italiano!

E me ne rammarico e tanto!!
Ogni volta che ci trasferiamo in un nuovo posto vorrei che fosse la volta buona, vorrei potermi sbagliare, ma raramente accade: sono le eccezioni… che confermano sempre e ovunque la regola!

Ma io mi chiedo, non concordiamo tutti con la teoria, che non solo in patria, ma ancor di più all’estero bisognerebbe essere uniti? Che è bello trovarsi con persone della “stessa” cultura in terra straniera? Che ci conosciamo negli usi e costumi così bene e che una buona parola detta nella tua stessa lingua può essere di un conforto immenso?
Io sono più che sicura che anche le vipere delle cricche più esclusive del mondo concorderebbero su questo …e pure con l’applauso!

E allora che diavolo c’è??
Cosa ci succede?
Cos’è questo gusto nel buttare giù il prossimo, nell’essere sfuggenti, nel fare gruppetti votati al pettegolezzo e alle malignità, alla maleducazione?
Qual è il motivo di tanta acredine tra italiani?

Qualcuno mi dirà, cosa credi anche le altre culture non sono da meno… Forse sì, non credo certamente siano tutte rose e fiori, ma quello che vedo è che almeno le apparenze ed i modi li salvaguardano!  Alle famose adunate scolastiche collaborano, salvaguardano la facciata del proprio paese. Noi no, ed io trovo sempre più manifesta ormai ovunque si vada la nostra divisione come popolo e come Paese.

Sono triste e molto delusa quando penso che mai tornerei “a casa”per gli italiani e non solo per il Paese. Ma c’è poi differenza?

Perché il Bel Paese c’è stato, siamo stati emigranti, abbiamo fatto grandi cose e poi …. poi cosa ci è successo?

Fatti e riferimenti personali sono totalmente casuali.

Ursula, Cina

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Se anche tu sei come noi una #adieffina per il mondo, alle prese con nuove abitudini, costumi, lingua e fusi sei la persona che fa per noi. Raccontaci la tua storia, chiacchiera con noi, allarga i nostri orizzonti. Questo spazio è tutto per te .

18 Comments

  • Credo che questo tipo di problema sia molto evidente nei Paesi del Secondo e Terzo Mondo… purtroppo c’è anche dalle altre parti.
    Il fatto è che con molte persone non mi ci sarei mai immischiata prima, in Italia, figuriamoci ora che vivo all’estero! Ma mi rendo conto che per molte (sì, parlo di donne) l’espatrio non sia stata una scelta voluta e ponderata e l’abbiano semplicemente subito. Per quelle persone che nella vita erano abituate a fare solo il tragitto parrucchiera-estetista e ogni giorno spettegolare con le amiche deve venire naturale ricercare le stesse cose all’estero.
    A me questo tipo di persone fanno un po’ pena, perché mi sembra che la loro vita sia molto vuota.
    Io però, che ho abitato poco in Paesi “poveri” (con le virgolette, intendo dal punto del vista del PIL), e che mi sono sempre spostata da sola e non “al seguito” (esclusi gli ultimi due espatri) ho avuto a che fare con un’altra categoria di italiani, quelli dei “sapessichefatica”.
    Ci tengono a ripeterti quanto è stato faticoso l’inizio, imparare la lingua, integrarsi. Sembra sempre che abbiano passato anni a curare i lebbrosi a Calcutta e invece hanno preso un volo intercontinentale e il massimo dell’umiliazione è stata dover servire ai tavoli di un ristorante.
    Li apprezzo, per carità, perché nella vita è illuminante provare ad uscire dalla propria comfort zone, ma secondo me i veri “eroi” sono altri.

    Detto questo, anche con gli italiani si può stare bene all’estero, ma quelli con cui si può stare bene vanno cercati con il lanternino, visto che si sono così ben integrati da risultare indistinguibili dai locali.

  • Senza nulla togliere alle esperienze personali di ognuno…Però sta cosa che noi italiani all’estero non ci dobbiamo mescolare uno con l’altro è fastidiosa, davvero tanto tanto fastidiosa.
    Anche solo in vacanza si vede subito come gli italiani rifuggano gli uni dagli altri, quando invece gli altri stranieri si cercano, fanno gruppo, non si creano reti sociali dove un altro compatriotta non è ben accetto.
    Io non ho fatto decenni di vita expat in paesi poveri, ho fatto due esperienze in Europa e quello che so è che, con quei pochi italiani conosciuti, non sono mai riuscita a creare una relazione vera. E, soprattutto in un caso, c’erano tutti i presupposti per.
    Non voglio difendere a spada tratta gli italiani che sanno essere arroganti e cafoni come nessun altro popolo, ma voglio difendere il fatto che se noi stessi italiani non amiamo essere italiani, sarà dura per la nostra stessa patria avere l’appoggio sufficiente per crescere armoniosamente. Perchè l’Italia che tanto denigriamo è fatta da italiani come lo siamo noi.

    • Io al momento sono in inghilterra e delle mogli italiane dei collghi di mio marito non ne ho vista ancora nemmeno mezza. Per fortuna ci sono cinesi, brasiliani, indiani ecc con cui si riesce a costruire qualche relazione. In vacanza di solito scappo il più lontano possibile dalle zonefrequentate dagli italiani, ma qui almeno UNA coppia mi farebbe piacere…giusto per chiedergli le stronzate tipo…o ma ate sta marca di passata ti piace?

  • Io amo essere italiana e non rifiuto certo gli altri italiani che incontro: anzi! Il problema è che qui dove vivo io ce ne sono pochi e tra i pochi certo che non tutti possono fare al caso mio caratterialmente. Poca scelta, tra pochi.
    Poi c’è un club italo-canadese ma fondato e frequentato da italiani arrivati qui cinquant’anni fa, quando l’ Italia era un’ altra cosa…. molti parlano solo un italiano dialettale. Il mio intento, poi, arrivando qui, è stato quello di conoscere persone locali per integrarmi il più possibile, quindi sono anche passata da quella snob, che non sono!
    E che ci vuoi fare… ora subisco le scelte fatte.
    Ma vivo bene lo stesso, rimanendo profondamente italiana e aprendomi al nuovo.

  • Non voleva essere un attacco a te, però è vero che noi italiani all’estero cerchiamo di evitare gli altri italiani. Succede anche a me ogni tanto, riusciamo a trovarci talmente tanti difetti che ci fanno vergognare di noi, del nostro popolo, della nostra cultura da non voler proprio averci a che fare. Eppure gli stranieri ci amano tutti!
    Anche a me piace immergermi nella cultura del luogo in cui vivo, mi piace conoscere gente del posto, imparare da loro, mantenendo ciò che di buono ha la mia cultura, ma soprattutto da mamma ogni tanto fa piacere poter avere qualcuno con cui chiacchierare che ha una base culturale come la tua e con cui parlare la stessa lingua, alle volte rende tutto più facile.
    Mi piacerebbe fare gruppo, preparare una buona pasta e un buon caffè, mentre sparliamo un po’ del paese che ci ospita, invece di trovarmi sempre con italiani che ti tengono a debita distanza e non fanno altro che denigrare il nostro paese…o il cibo del paese ospitante!!! Su questo noi italiani siamo sempre d’accordo: il cibo degli altri sarà sempre un gradino più in basso rispetto a quello italiano…è l’unico punto che ci unisce e ci rende accaniti nazionalisti!

  • Sai cosa? Una volta non era diversa l’Italia, erano diversi i presupposti. Si scappava dalla fame, non dalla patria, si amava la patria, ma non si poteva sopravvivere. Ora invece si ama tutto ciò che non è patria…

  • Ciao, io vivo in Nuova Zelanda e amici italiani ne ho, e abbiamo creato una famiglia locale tra loro e altri amici che vengono da tutto il mondo. Credo una bella differenza la faccia avere i mezzi a disposizione. Quando sei ovunque sei per lavoro e devi lavorare per mantenere un visto(col mio compagno siamo residenti ora) le cose cambiano drasticamente e la necessità ti porta a unirti. Triste leggere la tua testimonianza. Io i problemi maggiori li ho con turisti e viaggiatori italiani casuali che disprezzano tutto senza preoccuparsi affatto dell’immagine che trasmettono e di quanto la nostra credibilità come nazione sia calata, seppure tutti adorano ancora la nostr arte, il cibo e la moda.(sad face)

  • “Riflessione intensa sugli italiani all’estero” Ma non fatemi ridere, il problema non sono gli italiani che si incontrano all’estero, ma le frequentazioni di questa! Che gente si aspetta di trovare al “club esclusivo” o al club delle mogli dei manager expat? Ma per favore.

  • È difficile sfuggire sempre a quel desiderio di sentirsi “capiti al volo”. Alla voglia di una risata condivisa senza difficoltà.
    Per questo, secondo me, ci cerchiamo, proviamo a dispetto delle esperienze troppo spesso negative. Anche dopo vent’anni quasi di espatrio, attraverso posti diversi e vite diverse, le mie risate più sane sono con amici friulani, le chiacchierate più oneste con le (poche!) amiche italiane. E di amicizie ne ho davvero di tutte le nazionalità e vere ed oneste e meravigliose.
    Vale la pena secondo me, provare, cercare e non arrendersi al qualunquismo che poi, dai!, c’è dappertutto.
    Ed in solitudine… leggere online. Ci si ritrova anche in uno scambio di commenti. E avvolte basta a farci sentire meno sole.

  • Gentile signora, con tutto il rispetto mi sembra che le persone da lei descritte, alquanto spiacevoli, come lei esattamente dice, appartengano non tanto all’Italia, ma a un paese trasversale, quello delle persone arroganti e maleducate. Prendo a prestito il sapido dialetto meneghino per dir loro: -Μa va a lauraa!

  • Come ha scritto Giulio in un commento sopra la tua descrizione di italiani/e all’estero è limitata ad un certo tipo, quello delle italiane che sono al seguito di marito/compagno e non hanno nessun interesse nel crearsi una propria vita lavorativa o qualsiasi altro interesse che non sia il pettegolezzo e le chiacchere inutili associate a maleducazione e mancanza di rispetto per il prossimo E queste persone le trovi anche in Italia. Diciamo, sono persone da evitare ovunque uno si trovi, in patria e fuori.

  • Ho letto con interesse l’articolo che rappresenta un punto di vista. Abito in Cina da 4 anni ed ho amici di varie nazionalita’. Vere le situazioni descritte, ma anche vera la possibilità di trovare buoni amici italiani, civili ed educati. Io non lavoro, quando i miei 2 bambini sono a scuola mi piace passare tempo in piscina o con le amiche e non ho sensi di colpa al riguardo ! In generale sono d’accordo con i commenti di Francesca e del Signor Spisani.

  • A me è capitato di conoscere queste cricche di donne vuote e pettegole in Italia, in un’ associazione alquanto esclusiva. Erano arroganti, superbe e piene di sé esattamente come quelle descritte nel post, per quale motivo poi non l’ho ancora capito. In realtà credo che più che un problema di expat italiani sia una questione di circoli e ambienti socio-economici elevati, in senso di soldi, non di educazione e intelligenza. L’esperienza raccontata qui è riconducibile più alla maleducazione/arroganza che alla voglia di evitare gli altri italiani all’estero.

  • Sono sicuramente d’accordo con te, pero’ non credo che la tua esperienza sia proprio esemplificativa di tutte quelle all’estero. Sei la moglie di un diplomatico per caso? Perche’ io ho fatto uno stage in un’ambasciata italiana e pure io ho visto cose cosi’ (e peggio, perche’ ero la stagista ventiduenne appena arrivata: immaginati che ho vissuto sulla mia pelle con gli uomini in cerca di signorine e con il sessismo rampante che si respirava…). E non era limitato agli Italiani, non che nelle altre ambasciate (o camere di commercio, o istituti di cultura) che abbia frequentato in quel periodo gente di altre nazionalita’ fossero poi tanto meglio. Pero’ in tutte le altre esperienze che ho fatto all’estero di studio e lavoro gli Italiani magari parlavano un po’ troppo Italiano, o si lamentavano un po’ troppo della pasta, ma soprattutto cercavano di pagare bollette e costruirsi un futuro, non erano certo i privilegiati con l’autista.

  • A me sembra una descrizione delle corporate wives più che delle italiane. Certo se ci sono molti italiani in un’azienda è logico che le mogli si trovino tra loro e facciano capannello in base alla lingua. Non tutti gli italiani hanno avuto la possibilità o l’interesse di studiare le lingue e poi diciamocelo, le corporate wives sono spesso delle donne avvenenti che però non hanno studiato o che non hanno mai avuto una carriera perché sono sempre state a seguito del marito.

    Cmq quei giri si trovano in tutte le nazionalità a un certo livello. Tutte che dicono “sono imprenditrice” e sono sempre dal parrucchiere, a bordo piscina, a feste tematiche o a eventi di lusso. Mai una volta che le vedi a una scrivania a lavorare o postare all’una di notte perché sono ancora sveglie a lavorare!

  • La mia esperienza è molto diversa, ma ho vissuto solo in usa e uk. Tante famiglie che cercano di aiutarsi, donne interessanti che provano a prendere il meglio di questa vita da expat. Certo, come in tutte le cose, bisigna saper scegliere, ma quello sempre, in patria e non.

  • Bell’articolo, molto “diretto”.
    Personalmente non ho avuto esperienze di questo tipo, con expat in senso stretto che lasciano l’Italia con lavoro ed alloggio in tasca. Ma ho conosciuto italiani venuti qui soltanto per il lavoro e per incontrare altri italiani all’estero. Non voglio cadere nella trappola della generalizzazione, ma certi sembravo fatti con lo stampino: stanno solo tra italiani, parlano solo italiano se a tavola con loro c’è uno straniero, denigrano tutto del paese in cui vivono (a parte ovviamente i soldi) ed arrivano persino a prendersi gioco di chi è troppo integrato, troppo poco italiano. Lo ammetto, all’inizio cercavo italiani all’estero perché mi sembrava una cosa carina, un modo per creare coesione. Invece ho trovato solo pugnalate alle spalle. Adesso quindi ho un pugno di amici italiani, ma tutti integrati, rispettosi e contenti di essere qui. Con gli altri ci faccio al massimo due chiacchiere ma appena vedo certe dinamiche che mi mettono a disagio, mi stufo e mi allontano. Potrei passare per altezzosa, ma perché sprecare tempo prezioso con persone che non condividono i nostri valori? Dopo queste brutte esperienze ho perso molta fiducia nella presunta “solidarietà” tra italiani ed ho capito che con molti di loro non ci sarà mai una vera amicizia. Per fortuna esistono le dovute eccezioni.

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