Vivere all'estero

Di nuovo in Africa: vivere in Angola

Vivere in Angola - Amiche di Fuso -
Written by Amiche di fuso

Ed eccomi al terzo espatrio, il mio secondo in Africa. Da inizio dicembre, vivo a Luanda, Angola.

Meta ambitissima ancora una volta.

Com’è? Come ti trovi? Ti piace? Domande che negli ultimi mesi mi sono state poste un’infinità di volte e a cui ancora non so dare una risposta. Difficile dire com’è Luanda.

Appena uscita dall’aeroporto, dopo pochi chilometri, ho subito pensato ‘ecco, ci risiamo’. Strade polverose, container adibiti a negozi, insegne di parrucchieri con bizzarre pettinature afro disegnate a mano. Come in Congo, mi sono detta. E ho tirato un sospiro a metà tra la rassegnazione e il sollievo.

Solo che poi, quelle strade hanno lasciato il posto ad altre più larghe, a corsie ai lati delle quali sono spuntati i grattacieli di vetro di Luanda. E via via sono apparsi centri commerciali, palestre, multisala. Sono rimasta un po’ spiazzata a dir la verità. Ho persino storto un po’ il naso.

Sono lontani i tempi in cui al supermercato era difficile reperire la ricotta e, talvolta, la farina. Appena – quanto? 1000 km più sud di Pointe Noire? – ci sono negozi dove MacBook nuovi di zecca fanno bella mostra di sè, ci sono boutique che vendono borse e scarpe di Burberry, ci sono ristoranti di sushi sul lungomare. Beni ed esperienze che, tutto sommato, sono comuni a ogni città del mondo e che, a ben guardare, finiscono un po’ per appiattirlo, quel mondo. É questa Luanda? É questa l’Angola?

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La Marginal, il lungomare di Luanda

Certo che no.
L’Angola è stata dilaniata da quasi trent’anni di guerra civile (terminata solo nel 2002) e, per la sua ricostruzione, ha puntato tutto su di un’unica risorsa o quasi: il petrolio. Non fosse che, come tutti sanno, negli ultimi anni il prezzo dell’oro nero è drammaticamente crollato, con conseguenze disastrose per il Paese che, oggi, versa in una delle più grandi crisi economiche di sempre. La moneta locale, il kwanza, ha subito un’enorme svalutazione, con la conseguente diminuzione del potere d’acquisto dei cittadini. I beni primari – riso, latte, farina, medicine e farmaci di base – costano 4, 5 volte di più rispetto a pochi anni fa.

Non per niente Luanda è la città più cara del mondo – esatto, non Tokyo, non New York: Luanda. Eppure l’Angola è il quinto paese con il maggior numero di milionari in Africa, con 6.400 persone con un patrimonio netto di almeno 1 milione di dollari (dato 2015, rapporto sulla ricchezza globale di Knight Frank)Tra ricchi e poveri insomma non c’è un divario, c’è una voragine.

Forse è anche per questo che la criminalità è alle stelle. Allarmata, prima di partire cercavo di informarmi su internet: cercavo testimonianze di vissuto, qualcosa al di là dei soliti articoli politico/economici. Ho trovato questo pezzo scritto da Johnny Ward, wonderluster irlandese tra i pochi ad aver visitato tutti gli stati del mondo. Ecco, leggete cosa succede al suo arrivo a Luanda. [NB: not for the faint hearted]. Sparatorie e rapine a mano armata, qui, sono realtà concrete. E certo che potete ribattermi che le rapine avvengono anche a Los Angeles, a Napoli e a Milano ma… bhè, in ogni caso preferirei evitarle comunque.

Per questi stessi motivi di sicurezza non sono ovviamente libera di muovermi come voglio. Ricordate i tanto amati/odiati taxi che hanno caratterizzato la mia esperienza congolese? Ora non posso più alzare un braccio e aspettare che una Toyota sgangherata si fermi. Posso spostarmi solo con vetture guidate da autisti autorizzati, devo aver cura di attendere in luoghi sicuri e…

Ma adesso non vi ho mica spaventate, eh?!? 

Che poi, a parte questo aspetto, Luanda non è così male. L’Angola è una ex-colonia portoghese e l’influenza del Portogallo è ancora molto vivida: mi piace ascoltare le cadenze morbide di questa lingua che sto cercando di imparare, mi piace trovare al supermercato il giallo dei pasteis de nata e dei bolo arroz, così come il più vasto assortimento mai visto di sardine e bacalhau.

Mi piace quell’edificio che, nel cortile, ha un baobab, che qui si chiama imbondeiro. Mi piace il mio giardino, dove lo spazio per il baobab non c’è ma per i banani sì e, a uno di essi, ci ho appeso le bandiere di preghiera acquistate in Bhutan. Mi piace un po’ meno il fatto che la famiglia che abita un paio di case dopo la mia, in giardino, abbia trovato un serpente(llo) lo scorso mese.

Un’altra cosa che amo è andare al mare. E sapete perché? Perché per raggiungere una certa spiaggia, una volta al molo, si devono fare 10 minuti in una barchina a motore. In quel frangente, di tutto: voci chiassose, stampe di vestiti colorati, sudore, venditrici con la mercanzia sul capo e i bimbi fasciati sul dorso, le grosse teste a ciondoloni, frutti succosi morsicati, lo sporco giubbino di salvataggio addosso, un ragazzetto rimasto in mezzo al mare senza benzina. Ecco. Mi sembra per un attimo di aver ritrovato l’Africa che cercavo se non che… poi si arriva in spiaggia, dove ti sdrai sui lettini sotto un ombrellone di paglia e qualcuno ti porta subito una bottiglia d’acqua ghiacciata.

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All’embarcadero…

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… e in spiaggia.

Mi sembra così tanto formale Luanda, così tanto ‘bene’ sotto certi aspetti. Eppure appena fuori dal nostro compound, eccoli i tetti di lamiera, eccole le case di argilla, le file di lattine allineate sui muretti, i panni stesi, le ragazze grandicelle che fanno le treccine alle più piccole, i maschietti che giocano a pallone, le auto senza ruote trasformate in vani porta tutto, le corse, le bacinelle piene d’acqua, i vecchi a piedi nudi, i cani di quell’unica, rachitica razza africana che, all’ombra, cercano ristoro da quei 30° e più.

É tutto lì, dietro il finestrino di un’auto lucida come uno specchio, lo vedo mentre sulle mie braccia ho un po’ di pelle d’oca per l’aria condizionata troppo alta.

Di Luanda, ho colto ad oggi il suo lato più patinato. Mi sento in una gabbia dorata, mi sento di non riuscire ad infrangere quella parete che mi separa da una maggiore comprensione del posto in cui vivo. Temo molto, in un espatrio, il non avere la possibilità di entrare in contatto con la realtà che mi ospita perchè, indipendentemente da come essa sia, qualcosa da imparare c’è sempre. Cerco l’Africa, non una vita relegata in compound. Ma cerco anche e innanzitutto la tranquillità, la sicurezza mia, di mio marito e, certo, anche del mio cagnone.
Al momento mi sento molto persa.

Però mi dico che, in fondo, sono arrivata da poco. Queste che avete letto non sono che osservazioni a caldo e, forse, davvero ancora non ho capito nulla di questo posto. Cosa mi riserveranno i prossimi mesi (anni??) non lo so, ma sono fiduciosa. Del resto, noi Amiche di Fuso, riusciamo a trovare tesori anche in mezzo al deserto.

Cristina, Angola

Cristina ha collaborato con Amiche di Fuso da marzo 2016 a novembre 2019

Potete leggere Cristina qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

10 Comments

  • Ciao Cristina,
    Anche se sei arrivata da poco, hai colto benissimo gli aspetti più tipici di Luanda…ma non abbatterti, c’è molto di più oltre il compound. Io sono tornata in Italia meno di un anno fa, ma vivevo in città (in pieno centro) quindi, sebbene fossi costretta ad attenermi alle stesse regole da te elencate, a volte uscivo comunque a piedi (pochissime volte da sola, per lo più con amiche) per fare una passeggiata o dello sport all’aria aperta. Se non avessi avuto il mio lavoro (sono traduttrice freelance quindi lavoravo da casa ) probabilmente non avrei mai seguito mio marito li, ma adesso che sono andata via…beh, un po’ mi manca
    In ogni caso, se avessi bisogno di qualche dritta scrivimi pure
    Boa vida !

    • Ciao Adelina,
      grazie mille per il tuo commento! ho scritto questo articolo con molta insicurezza perchè davvero mi pare di non averci capito ancora niente… Venendo dal Congo ero abituata a scene diverse che, per quanto povere, erano cmq più ‘vere’…
      Ti scriverò una mail volentieri per scambiare qualche impressione 🙂
      A presto,
      cris

  • In bocca al lupo Cris, spero che potrai trovare un nuovo equilibrio in questo nuovo espatrio. Sono sicura che non tarderai a trovare il tuo tesoro, anche in Angola 🙂

  • Ciao Cristina! Come ti capisco…io provo le tue stesse situazioni. Sono sei mesi che vivo in Ghana e l’ho sempre e solo vista attraverso i finestrini dell’auto…guidata rigorosamente dal driver. Vivo in una gabbia dorata, in un mondo che non è Africa. Certo alcune difficoltà ci sono e sono oggettive…ad esempio mi manca il poter passeggiare, guardare le vetrine, poter mangiare alcune cose che qui non trovo…ma sono cose superabili. Anche io come te vorrei poter entrare in contatto con questa cultura, scoprirla, esplorarla…ma non è facile. Ma siamo solo all’inizio di questa esperienza e spero che con il tempo riusciremo ad uscire un po dalla nostra gabbia e scoprire il mondo che ci circonda. Intanto un piccolo passo in avanti l’ho fatto con il driver che prima non sopportavo affatto…non lui come persona che è carinissimo ma il comcetto proprio….ed ora invece bè diciamo che parlo più con con lui che con mio marito passandoci molto tempo. Ciao ciao dal Ghana!!!

    • Ciao Maria Concetta,
      grazie per la tua testimonianza africana 🙂 Poco per volta spero ce la faremo… come dicevo in un commento su facebook, il fatto è che, ad esempio, a volte vorrei prendere magari delle back street invece della strada principale – che sicuramente sono più colorite e mi permetterebbero di vedere un po’ piu di vita locale – ma l’autista non è autorizzato a percorrerle… quindi mi viene un po’ difficile già solo ‘vedere’ l’altra Luanda, figuriamoci conoscerla… Ma non dispero, come dici tu, siamo all’inizio e, tra qualche mese, spero di scrivere un post ben diverso!
      Un abbraccio a te!

  • Ciao Cris!!! Io sono un Angolano e mi trovo a studiare in Italia a Parma! Lo so che è molto difficile per te com’è è difficile anche per gli Angolano che vivono all’estero, ma ti dico una verità l’unico posto dove penso di vivere è in Angola a Luanda dati un’opportunità e ti piacerà , vai a Baia di Luanda li potrai correre, c’è La spiaggia del Missili molto bella, ma fa anche attenzione perché in questi giorni la criminalità è aumentata, ma ti auguro tutto di buono, che Dio ti benedica e che Dio benedica l’Angola. Ciao Cris stami bene mi Raccomando

    • Ciao Isaac, che bello anche un angolano che ci segue… dall’Italia! :))
      Si si, in spiaggia ci vado e so che lungo la Marginal si può correre più o meno senza problemi… speriamo vada sempre tutto bene.
      Un grosso in bocca al lupo per i tuoi studi e… salutaci Parma (ma lo sai che non ci sono mai stata?)!

      • Ahahahaha!!! È una bella città Parma!!! Sono in Italia da un anno e faccio Matematica, quando finirei tornerò per aiutare la mia Angola!!! Fa una visita anche al mercato della artesanato se trova nel Benfica!!!!! Ne sono sicuro che ti piacerà da morire

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