#expatimbruttito Family&Kids

Gravida(nza) Isterica – prima parte

Written by Amiche di fuso

Sono scomparsa nelle nebbie di Avalon ultimamente, ma ho delle attenuanti: il 9 di febbraio sono diventata mamma e ora sto combattendo per non far diventare la mia vita completamente riassumibile in A.Z. (Avanti Zoe Mae) e D.Z. (dopo Zoe Mae).
Che sarebbe cambiata lo sapevo bene, nonostante abbia vissuto per gli ultimi dieci anni da zitella alcolista un po’ di cervello mi è rimasto, ma credevo che almeno fare la pipì non sarebbe diventato un’impresa così ardua…

Comunque non sono qui oggi per parlavi di questo, come dicevano nella storia infinita “questa è un’altra storia e andrà raccontata un’altra volta”. No, oggi vorrei parlarvi della mia gravidanza americana con variegature di sfiga di vario livello.

Prima però voglio dire che, tra imprevisti, sfortuna e incazzature, ho avuto l’immensa fortuna di ricevere tantissimo affetto da parte di amici reali e virtuali e questo mi ha dato la forza di non cedere ai due esaurimenti nervosi che ho in corso.

Ci sono stati, però, degli aiuti che, per quanto dati con le migliori delle intenzioni, hanno fatto quasi esplodere tutte le vene del mio cervello di donna incinta, nella fattispecie, quelli dati dai miei genitori, i quali, dopo un decennio, sono venuti per la prima volta a trovarmi.

Si sa che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni…
I due topini di provincia erano arrivati con l’idea di facilitarmi la vita il più possibile. Dopo tutti i racconti fatti via Skype di tutte le disgrazie, i contrattempi e le difficoltà del 2016, anche io aspettavo con ansia che venissero a darmi una mano. Purtroppo già sapevo che sarebbero arrivati troppo presto rispetto alla mia tabella di marcia – perché, anche se avevo effettivamente bisogno di aiuto nelle pulizie prima di partorire, sapevo che saremmo arrivati presto ai ferri corti visto che non andiamo proprio d’amore e d’accordo da quando sono nata, figuriamoci da incinta. Così avevo suggerito l’arrivo la settimana prima della mia DPP (Data Presunta del Parto), invece hanno insistito tantissimo per venire in anticipo sbarcando a New Orleans ben 3 settimane prima.

Ora, col senno di poi, col fatto che mi sono calmata un po’ da quando non mi muovo più con la leggiadria di un leone marino in secca, capisco che il loro cultural shock deve essere stato bello tosto e mi spiace non essermi risparmiata in urli da bisbetica indomabile, ma… ma… ma… non potevo trattenermi: come si fa a fare domande a vanvera tutto il giorno?! Io che dovevo essere un traduttore simultaneo per includere sia Zac che i miei in qualsiasi  micro conversazione e che poi venivo regolarmente tartassata quando chiunque iniziava a parlarmi interrompendo l’altro e cronometrando quanto ci mettessi a rispondere a ciascuno… E poi l’incapacità di ricordarsi qualsiasi cosa, giuro che non sapere ancora dove fossero i sacchetti della spazzatura dopo averlo ripetuto ogni giorno per due settimane mi ha mandato leggermente fuori dai gangheri.
Dopo la nascita di Zoe però le cose sono  migliorate parecchio, anche se ancora mi infastidivo per avere sempre i fornelli accesi (giuro cucinavano micro porzioni e a ciclo continuo) tutto il giorno, mi sono resa conto di quanto mi stessero davvero aiutando e di quanto mi sarebbero mancati come sostegno una volta partiti.

Ma passiamo ad altro.

Credo di lamentarmi giornalmente del  modello di assistenza sanitaria americana dal mio esordio come immigrata, mi scasso da sola le balle a ripetermi per l’ennesima volta, MA: anche a sto giro non mi sono fatta mancare niente. Dalla clinica per poveri che mi ha dato l’unico medico non in-network del primo mese di gravidanza, passando alla ginecologa “I think this is your uterus…“, fino agli esami non coperti per stabilire se ci fossero anomalie cromosomiche… insomma che sono arrivata alla fine senza un soldo. Però confidavo nel fatto che, una volta stabilito l’unico ospedale coperto dall’assicurazione, insomma, almeno per partorire non avrei avuto sorprese.

Invece no. Perché io non posso quietare un secondo, manco durante il travaglio.

A parte che le avrò portato sfiga io via proxy, ma la mia ginecologa che ha fatto nascere 20.000 bambini (cifra citata da lei) non stop dalla laurea, è dovuta andarsi ad operare proprio quando dovevo partorire io… ma ho avuto culo che mi ha assegnato una sostituta cazzuta (e stranamente in-network eh).
Comunque, non avendo mai avuto figli, mi sono affidata alle dritte del corso preparto: quando hai le contrazioni dolorose ogni 5 minuti per un minuto per almeno un’ora, vai a labour and delivery, anche se, se non sei dilatata di almeno 6 cm ti rimanderanno a casa.
Come io possa sapere se sono di 6 cm poi qualcuno me lo spiegherà un giorno.

Visto che ci stava l’inghippo del”senonseiabbastanzadilatatatidiamouncalcioinculoetirispediamoacasa” ho deciso di aspettare due giorni e mezzo dall’inizio delle doglie, giusto per essere sicure.
Ricordiamoci che qui c’era mia madre, la quale, nonostante tutti i miei racconti decennali, ancora non ha capito che qui, andare all’ospedale è un lusso. Così, vedendomi in preda alle contrazioni da lunedì (era mercoledì mattina), decide che dobbiamo andare al labour and delivery. Io mi sono opposta con tutte le mie forze perché ormai so che se non sei in punto di morte all’ospedale non vai… Ma essendo Zac al lavoro e avendo lei trovato man forte nella mia amica, mi portano al labour and delivery.

Come sempre, una volta arrivata, chiedo e richiedo se la procedura fosse coperta dall’assicurazione e come sempre non ricevo una risposta. Vabbè. Ormai ero in una situazione in cui mi premeva di più vedere il medico che non stare a sindacare per due ore anche se avrei dovuto. Notare che le receptionist che facevano le gnorri si sono poi rivelate le stesse che mi hanno dato il conto da pagare pochi minuti dopo la visita (l’inferno le aspetta a braccia aperte).

Mi dicono di sedermi che prima o poi qualcuno mi sarebbe venuta a recuperare per portarmi  a fare la visita. Dopo 40 minuti arriva un’infermiera che mi  guarda un po’ incredula pensando che se ancora mi reggevo in piedi da sola forse non ero ancora da controllare. Mi attaccano mille e un monitoraggio e poi arrivano diversi dottori, ad ondate. Decidono che a 2 cm e con le acque intatte, je stavo giusto a rompere i cojoni, e quindi mi rispediscono alla reception fottendosene allegramente del fatto che avessi le doglie da tre giorni e dicendomi di non tornare a meno che non mi si rompessero le acque o che avessi contrazioni del settimo grado della scala Mercalli.

Ecco.

Così mi buttano fuori e mi spingono un po’ tipo condannato a morte verso le receptionist per farmi “dimettere”. La stessa faccia di culo che poco prima mi aveva detto che non sapeva una cippa di quanto sarebbe costato, ora sa che è $350 perché conta come pronto soccorso.
Ho pagato e mi sono messa a piangere.
Non solo stavo malissimo ma mi avevano anche preso quei pochi soldi che con tanta fatica avevo messo da parte per potermi godere almeno una settimana senza lavorare dopo il parto. Inutile dire che ho veramente avuto l’istinto di fare fuori mia madre che ho odiato profondamente per avermi fatta andare all’ospedale senza che io fossi d’accordo.
Una volta a casa non ho avuto scelta e mi sono dovuta mettere a ritoccare un dipinto per cercare di finirlo ed essere pagata, ma le doglie, dopo 4 ore, hanno avuto la meglio.

Fine prima parte.

Alessia, Louisiana

Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.

Trovate Alessia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

11 Comments

  • Mamma mia, questo racconto è allucinante. Mi immagino te a cercare di dipingere con le doglie per recuperare i soldi e mi si stringe il cuore… spero che il 2017 sia proseguito meglio!

    • Grazie ❤️ diciamo che finanziariamente è ancora una merda perché sto guadagnando ma non riesco a mettermi in pari

      • Pensa che io sognavo l’Italia ogni volta che avevo l’ansia del conto che mi sarebbe arrivato anche solo per farmi vedere 5 minuti al mese senza eco A quando la nascita?

        • DPP fissata al 25 luglio ma, essendo gemellare, dicono di tenersi pronti un mese prima. Mi rimbalzano da un ospedale all’altro e prenotare le visite per rispettare i tempi dei controlli e’ un’odissea ma almeno qualcuno mi visita periodicamente è gratis. E poi, come scriveva qualcuno nei commenti, anche dal fine privato te la cavi con 120 euro circa, tutte altre cifre.

          • Ohhhh Gemelli, il mio sogno!!! Che bello 🙂 Si è vero, io dal mio privato in italia spendo 80 euro e mi fa tutto subito, altro che qui che per un’eco sono 600 dollari e se la passano da l’uno all’altro prima tecnico, poi radiologo, poi ginecologo…

  • Da quando mi sono trasferita negli Usa la mia opinione della sanità italiana è radicalmente cambiata. E io sono fortunata perché ho una buona assicurazione medica.. ma comunque per accedere al PS spendo sempre è comunque di base 150 dollari. E oltre al costo della sanità che raggiunge livelli assurdi (il mio ricovero per parto è stato fatturato circa 50000 dollari, fortuna l assicurazione !), anche come qualità non ci sono paragoni rispetto all’ Italia. Qui ho avuto esperienze fin ora solo negative

    • La mia assicurazione, negli anni, è passata fai 72 dollari bimensili ai 390 mensili… Con coperture scese invece che salite… Uno schifo. L’Italia ha tanti problemi ma almeno uno può andare anche a pagamento e spendere meno di quello che spendiamo qui per vedere l’ultimo degli scemi

  • Mi hai fatto tanta tenerezza leggendoti e ho pensato “fortuna che vivo in Italia” e quello dal ciuffo biondo vuole togliere anche quel poco di copertura medica che c’è in America … poveri voi. Quasi tre anni fa ho dovuto subito un intervento molto importante, sono stata anche in rianimazione per 24h Non sono andata nell’eccellente ospedale della mia città, Brescia, bensì in un ospedale di un paese vicino, perchè era li che il mio chirurgo operava e avevo timore … un ospedale di paese … Sono stata trattata meglio di una regina, sono rimasta 7 giorni, mi hanno fatto di tutto e di più e alla fine sono stata dimessa, l’Usl mi ha dato il conto, ovvero quanto sono costata, ma ovviamente non ho pagato niente essendo una normale cittadina italiana, il conto era di 9.000 euro, se li avessi dovuti davvero pagare mi avrebbero rovinata. W la sanità italiana.

    • Hai ragione, viva la sanità italiana! Odio tutta la nuova amministrazione americana, spero crepino tutti delle peggio cose, guarda.

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