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La medicina orientale: la mia esperienza a Taipei

Written by Veronica Marocco

Ebbene sí, l’ho provata. E dove se non a Taipei, dove è persino convenzionata col sistema sanitario? Di cosa parlo? Ma della medicina orientale…

Partiamo da un presupposto: quando si parla di medicina, sono una persona molto, molto razionale. Mi fido della scienza e delle medicine, della ricerca e di coloro che la fanno, dei vaccini e della chemioterapia, e su questo sono a dir poco granitica. Credo che il nostro stato mentale sia connesso a quello fisico, e che certamente il nostro organismo sia un sistema unitario, ma fino ad un certo punto: diffido dai discorsi su energie varie, equilibri mistici e strane connessioni.

Prima di affidarmi dunque ad un terapeuta che si occupasse di medicina orientale mi sono informata, fatto ricerca e poi mi sono detta: “Se non qui, dove?”. A Taipei l’agopuntura la fanno tutti, o l’hanno fatta: difatti è coperta dal servizio sanitario, e ci sono moltissimi studi, ma anche reparti interi in ospedale dedicati alla medicina olistica. Insomma, il mio dottore ha il camice ed una laurea in medicina (occidentale, solo dopo la quale ha avuto accesso alla specializzazione in medicina cinese, che dura due anni).

Il principio fondamentale di questa scienza (ormai riconosciuta tale ovunque) è, detto grossolanamente, che ogni malattia sia generata da uno squilibrio energetico, che può essere causato da vari fattori, esterni o interni. Il dottore vi farà, al primo incontro, decine e decine di domande: perchè il quadro che si farà della situazione deve essere il più dettagliato possibile e, credetemi, lo è davvero!

Nel mio caso, ho fatto dieci sedute (ad oggi) di agopuntura, talvolta con moxibustione (in pratica, dei piccoli “trucioli” posizionati sugli aghi che vengono scaldati e che dunque potenziano l’effetto degli aghi stessi), e intendo fermamente continuare. La nota dolente: le medicine cinesi, preparate al grammo e al momento dal farmacista preposto, da sciogliere in acqua. Faranno anche bene, ma la sensazione è purtroppo quella di bere una brodaglia marrone e “terrosa”.

Ah, la posa degli aghi è raramente dolorosa, per chi se lo chiedesse. Solo alcuni punti sono un po’ più ostici, ma nulla di troppo fastidioso.

Il mio agopuntore è molto gentile, ed oltre che un medico è diventato per me anche un po’ un confidente: non mi sono vergognata di versare qualche lacrima davanti a lui, e riesce sempre, con la sua positività e il suo atteggiamento saggio, a infondermi calma e serenità.

La mia esperienza è stata sicuramente positiva, e mi ha indotto ad informarmi su questa disciplina, scoprendo un nuovo mondo e dando più importanza alle connessioni che si creano fra il nostro corpo e la nostra mente, i nostri stati d’animo.

Con me la medicina cinese ha funzionato, ma attenzione: non è, come nulla a questo mondo, miracolosa. Va abbinata, neanche a dirlo, ad uno stile di vita sano e ad una dieta consona, alla ricerca di una pace interiore, all’esercizio fisico. Bisogna prendere le medicine (sí, la brodaglia!) con costanza e attenzione, agli orari prestabiliti. E i risultati non arrivano subito: è un viaggio che può rivelarsi lungo, e che affronterete col vostro terapista.

Insomma, per me esperienza positiva, che mi ha insegnato molto anche sulla cultura orientale, e mi ha spinto a guardare con occhi diversi questa scienza. E come ho letto da qualche parte, sono fermamente convinta che le due medicine, occidentale e orientale, dovrebbero sapersi unire per poter dare il meglio di sè.

E voi, avete provato qualche rimedio locale? o vi siete mai confrontati con la medicina orientale?

Veronica, Taipei

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

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