Family&Kids

La mia prima vacanza da mamma expat

Written by Veronica Marocco

Per la prima volta in un post pubblico una foto in cui appaio (insieme alla mia bambina, Beatrice). Tra l’altro, una foto in cui, io che già di mio una gran bellezza nonni sono mai sentita, sono messa anche peggio del solito. In questa foto sono al ritiro bagagli dell’aeroporto di Nizza. Ero partita il giorno prima da Taipei, avevo fatto uno scalo a Dubai di circa 4 ore. Ero appena atterrata a casa, dopo circa 18 ore di viaggio, pochi minuti mi separavano dall’abbracciare la mia famiglia, e tutti i bagagli erano stati miracolosamente ricevuti dopo un’attesa brevissima, il passeggino ai “hors format” e il resto al rullo.

Direte voi, embé? E in effetti non ci sarebbe nulla di speciale, se non fosse che mia figlia aveva sette mesi, era il suo primo volo intercontinentale, era il mio primo volo lungo in solitaria,  che io sono terrorizzata dal volo (sí, sono io una delle Amiche di Fuso di cui Elena racconta in un suo post) e che in generale sono molto ansiosa per tutto quello che richiede una organizzazione minuziosa come il volo con un bimbo piccino. Che era la prima volta che io e mio marito ci saremmo separati per tre settimane.

Eh sí, perché io, avendo sempre lavorato sin dall’inizio del nostro espatrio, a casa ci andavo per meno di un mese all’anno, appena appena per una vacanza estiva, sicuramente mai durante le feste di Natale, che per la nostra famiglia (a quel tempo, una coppia) era sempre un periodo di attività matta e disperatissima.

Questa estate, la svolta. Complice la mia maternità (e quando mi ricapita? mi dicevano tutti, di avere tutte quelle “vacanze”?), il clima impietoso di Taipei in estate (temperature tropicali e piogge torrenziali), le partenze expat che lasciano la città un po’ vuota e sicuramente senza una grande offerta di attività per i pargoli, la noia, il pensiero di nonni che scalpitavano per vedere l’unica nipotina… ho deciso.

Ho chiesto a mio marito di prenotarmi un biglietto per il 19 Luglio, mentre lui ci avrebbe raggiunto il 10 Agosto.

Certamente è ordinaria amministrazione per molte, ma le mie paure, elencate qui sopra, erano tante, e fortissime. Avevo le palpitazioni al pensiero di una turbolenza più forte del solito, credevo non sarei riuscita ad occuparmi della pupa, mi mancava mio marito come l’aria al solo pensiero di quelle settimane. Sono stata preoccupata fino all’ultimo, soprattutto per la lunghezza del viaggio: se già passavo attimi di terrore puro al pensiero di volare in compagnia, figuriamoci sola, e con una bimba così piccola per giunta! Insomma, a volte mi dicevo che no, non volevo andare.

Venivo da sette mesi molto duri, dalla nascita della mia Beatrice in poi. Mesi in cui mi ero sentita tanto sola, e impaurita. E forse è stata quella la molla, oltre al bisogno fisico della mia famiglia, della mia casa, del mio mare.

All’imbarco, quando il papà ci ha lasciato, ho guardato la piccola addosso a me, nel suo marsupio, e le ho parlato col cuore. Il mio più grande desiderio per mia figlia, oltre ad una vita piena di salute, ovviamente, è sempre stato questo: che potesse essere una bambina, una ragazza, una donna senza paura. Che potesse osare, cadere, rialzarsi senza timore, che non si facesse bloccare dall’ansia come a me è successo tante volte, che non rinunciasse a nulla, mai, solo per il terrore di farsi un po’ male. Ché i lividi, si sa, tanto arrivano lo stesso.

“Bea, ce la facciamo. Siamo io e te. La mamma se la sta facendo sotto, ma ce la facciamo. E se ce la facciamo questa volta, ce la faremo sempre. E io e te ce ne potremo andare ovunque. Bea, te l’ho detto tante volte, il mondo è tuo. E ti ci porta la mamma, per ora”.

Sono salita su quei due voli e non ho mai avuto paura, neppure un per un secondo, per la prima volta nella mia vita.

Ero in missione, e ogni minuto di volo in più mi avvicinava a casa. Dovevo solo essere paziente.

Beatrice ha dormito nel suo bassinet e sopra di me, ha giocato, rovesciato un vassoio con l’unica cosa che mi andasse di mangiare e fatto una caduta dal sedile. Io ho percorso tanti chilometri nei corridoi dei due A380 della Emirates Airlines insieme ad altre mamme con marsupi e prole sotto ai due anni di età, mentre con occhio invidioso guardavo alle Mamme di Quelli Grandi, con i loro pargoli di 8 o 9 anni al seguito, muniti di zainetto con giochi dentro, immersi in un film e silenziosi, capaci di mangiare in autonomia e di stare fermi per qualche ora almeno al loro posto 🙂

Quella sera, poche ore dopo quella foto, mi girava la testa persino da seduta, mentre ero con la mia famiglia in pizzeria, rituale di ogni mio arrivo a casa da che sono partita in Asia, da quanto ero stanca. Ma ero a casa. E credo sia stata la vacanza più bella da quando sono espatriata, quella in cui mi sono sentita cosí amata e coccolata, in cui mia figlia ha incontrato le sue bisnonne e ha fatto il bagno al mare e ha messo sei dentini. E ad oggi ne ridiamo sempre, perchè continuo a ripetere a tutti che l’anno prossimo altro che dubbi, al 15 Luglio io sono sul sedile di un aereo!

Quella foto l’ho scattata per mandarla a mio marito e dirgli che ero arrivata, per mandarla nella chat delle Amiche di Fuso, che hanno letteralmente fatto il tifo per me e mi hanno seguita durante quelle 18 ore.

L’ho fatta per essere ogni tanto anche io orgogliosa di me, anche se per molti la mia è stata un’impresa da nulla. Ma io quel giorno, in quel momento, mentre sognavo uno shampoo e un letto, ho capito che anche io potevo fare delle cose, anche io sarei sopravvissuta alla maternità, all’espatrio con una bambina piccola e tante altre cose, anche io sapevo trovare coraggio e risorse quando servivano. E che da quel momento avrei potuto prendere per mano la mia pupa e ce ne saremmo andate a spasso per sempre, io e Lei.

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

8 Comments

  • Brava Veronica! Hai potuto toccare con mano che i bambini danno una forza ed un coraggio incommensurabile. Io che ho una triplice esperienza e sono anche nonna posso garantirlo. Brindo al futuro di Beatrice e tuo.

  • Gentile signora, complimenti.
    La sua bimba le ha fatto un grande regalo, una storia che ricordera’ e raccontera’ con piacere anche a novant’anni. Anche se, forse, quella volta ci saranno i razzi spaziali di linea, per andare su Marte. Buon proseguimento!

  • Bellissimo post Veronica. Io che, come te, convivo all’ estero con le mie piccole-grandi paure, sono riuscita ad immedesimarmi a pieno nel tuo racconto e persino a commuovermi.
    Grazie per aver condiviso.

  • Grazie per questa bella condivisione che spiega molto bene i sentimenti comuni di tante, se non tutte, le mamme expat.

  • Ciao,
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