Vivere all'estero

La dengue e l’arte di aspettare

Written by Monica Italia

Fra le paure irrazionali che avevo quando siamo arrivati qui in India, c’era quella di prendere qualche malattia esotica strana e la mia ansia maggiore era che qualcuno di noi potesse prendere la Dengue.

Forse solo chi vive o ama viaggiare in Paesi Asiatici, Africa e Sud America sa di cosa si tratti.

In estrema sintesi, la dengue è una malattia causata dalla puntura di una zanzara infetta, un po’ sullo stile malaria, ma peggio. 

Non c’è cura, non esiste ancora vaccino (scientificamente provato) ed è ancora mortale ai giorni nostri.

Questo breve quadro probabilmente vi farà subito capire la mia ansia a riguardo.

Ed ecco che, dopo 6 anni di India, mi è toccato essere punta da questa zanzara infame!

E ora vi voglio raccontare com’è andata, perché alla fine ogni nostra paura che poi si concretizza, ci insegna sempre qualcosa di nuovo su noi stessi. 

Era il pomeriggio prima del giorno di Halloween e avevo invitato a casa degli amichetti dei miei figli per decorare dei biscotti… arrivano le 7 di sera, gli amichetti vanno a casa e io sento un brivido freddo scorrere all’improvviso in tutto il corpo insieme ad una stanchezza tremenda. 

Mando un messaggio a mio marito dicendo che nel momento stesso in cui avesse messo piede in casa sarei andata a letto e così ho fatto. Sentivo anche un po’ di febbre arrivare,  cosi’ prendo il primo Tachiflu (una bomba per me) e mi metto a letto, ma non riesco a chiudere occhio. 

Mi parte al contempo anche un forte mal di testa ed un male pulsante alle orbite. 


Mi giro, mi rigiro prendo un altro Tachiflu, ma niente, non passa. La febbre scende, ma ogni due ore si rialza.

Il mattino successivo inizio a sentire male alle articolazioni, specie ai polsi e alle caviglie e mi vengono le orecchie rosse. 

(Le orecchie rosse? Ora state ridendo lo so, e non vi biasimo, ma in quel momento vi giuro che non lo trovavo affatto divertente!)

Che caspita mi stava succedendo? Pensai persino al morbillo, per via delle orecchie. Ma lo avevo già avuto, non poteva essere…

Cerco su internet, ma il sintomo delle orecchie rosse non esiste, ma quello delle articolazioni si, così come il mal di testa ed il male alle orbite… “questa è dengue!”

Mi ricordai pero’ subito che era inutile andare a fare le analisi subito, perché l’infezione nel sangue non é visibile immediatamente. 

Passo una giornata con una febbriciattola costante, mi trascino da una parte all’altra senza forze. Vado all’asilo a prendere la piccola e la preside esce allarmata dal suo ufficio e mi dice, “Ma lei sta male, è tutta rossa in faccia!”.

Okay, tempo di andare in ospedale a fare la analisi.

4 ore dopo, ho il report in mano: Positiva alla Dengue. Non ci posso credere! 

Chiamo il medico e andiamo a discutere i risultati. 

Quello che mi disse per me fu assurdo: “Non c’e’ nulla da fare, se non aspettare e bere almeno 5 litri di acqua al giorno!”

 “Niente altro? Mi dica almeno che cosa mi può’ succedere!” 

Un po’ riluttante mi rispose che questa malattia ha un decorso diverso per ogni persona e che per questo non poteva davvero fare previsioni realistiche, ma solo dirmi come poteva svilupparsi in modo molto generale.

Inizia dicendomi che avrei avuto un prelievo di sangue ogni due giorni e che se i valori delle piastrine fossero scesi oltre il livello di guardia, sarebbero potute partire emorragie interne che si sarebbero manifestate in sanguinamenti alle gengive o ematomi sul corpo.
Il fegato era a sua volta a rischio di collasso e se la cosa fosse andata ancora peggio avrei potuto essere ricoverata d’urgenza ed essere sottoposta a trasfusioni, coma e li l’ho fermato…perché dopo quella, non e’che ci fossero molte altre fasi da raccontare! 

Io intanto lo guardavo come si guarda una serie TV su Netflix…mi pareva tutto ancora così irreale.

La sensazione più assurda che avevo era quella di riuscire quasi a percepire questo virus scorrermi nelle vene e che il mio corpo fosse in balia di qualcosa che non ero sicura di avere la forza di contrastare.

Pensieri stupidi ed irrazionali, ovviamente. Ma mi sentivo completamente “sotto attacco”. 

Ed eccomi di ritorno a casa, con le mie 5 bottiglie di acqua vicino al letto: bere come un cammello era l’unica cosa che potessi fare apparentemente, ma poi capii che potevo fare molto di più …

Dopo 4 giorni a letto, il mal di testa passò e anche la febbre e  cosí pensai “E’ fatta! ne sto uscendo, ale’!”  ma in realtà, come mi dissero in molti, iniziava proprio in quel momento il peggio. 

Iniziai a sentire girare la testa ed una debolezza tremenda arrivare e togliermi tutte le forze rimanenti; le analisi del sangue confermarono che i livelli immunitari stavano scendendo, scendevano i globuli bianchi, scendevano le piastrine.

Il mio corpo era alla mercè totale di qualsiasi altra infezione, pensiero super confortante quando ti trovi in India!

Dottore che devo fare? Niente, aspettare.
Aspettare? Cosa esattamente? Che il suo fisico reagisca!
E se non reagisce? Ce ne preoccuperemo allora!

Queste frasi mi suonavano senza senso. Questo per come sono fatta io, ma forse anche per un retaggio che deriva dalla nostra mentalità occidentale, noi che non siamo proprio abituati a sentirci dire aspetta, altro non si può fare. Perché c’è sempre una medicina da prendere, un altro medico da vedere, una speranza “esterna” a cui aggrapparsi. 

In questo caso il punto era proprio quello di aspettare e non agitarsi perché non sarebbe servito a nulla! 

Ho capito all’improvviso che era una filosofia questa in cui ero immersa da tempo, ma che di fatto non avevo mai compreso o condiviso fino in fondo.

In India è questa la credenza in molte cose, non importa quanto sei povero, in quale situazione tremenda tu ti possa trovare, la “filosofia” e’sempre quella:  “abbi fede, prega qualunque dio tu creda ti ascolti, aspetta e passera’!

Libera la mente e concentrati sul SANKALPA(il pensiero positivo ripetuto ad occhi chiusi durante la meditazione) – insegna lo yoga –  “passerà, tu hai il potere di incidere su questo”. 

Leggevo molto in quei giorni, quando il mal di testa me lo permetteva, e ripresi in mano il Diario di uno yogi” di  Yogananda ed un passaggio fra molti mi colpi’: Una mente resa forte dalla pratica del pensiero positivo è meno vulnerabile alle sensazioni di dolore”

In altri momenti di forza fisica e nel pieno delle mie attività non avrei capito il senso di questa frase, in quel momento a letto con la testa che mi ronzava in mille direzioni, lo afferrai.

Decisi allora di schermarmi consapevolmente dalle mie di negatività e da quelle altrui.
Concentrarmi sul positivo. A chi mi diceva andrà peggio, starai malissimo chiusi le orecchie ed il cuore e decisi dentro di me che se era vero che molto dipendeva da me, allora avrei fatto tutto quello che era in mio potere per rendermi meno vulnerabile; c
he non avrei bevuto 5 litri di acqua al giorno, ma 8, e che avrei riposato, chiuso telefono e computer e dedicato ogni singolo secondo al sentirmi bene, a guarire in fretta!

Passavano i giorni e gli esami del sangue peggioravano, non ho mai saputo quanto vicina al ricovero fossi, il medico continuava a dirmi di aspettare, di non preoccuparmi su quanto fossero negativi i numeri, non erano cattivi abbastanza per il ricovero e stare a casa a letto era, comunque, la migliore soluzione.

I giorni passavano e mi impegnavo ogni giorno a buttar giù quel nodo in gola insieme ai litri d’acqua che dovevo bere. 

Tante persone nel Compound dove vivo mi hanno portato cibo dalle loro case e ciò nutriva non solo la mia famiglia, ma anche il mio spirito. 

Mi sono arrivate foglie di papaya, rimedio locale per la dengue, succhi di frutta, torte, insalate, e tanti messaggi di forza anche da persone che non conoscevo.
E ho deciso di assorbire tutta questa energia positiva per asciugare le lacrime che ogni tanto avevo la tentazione di lasciar scendere.

Al giorno 9 ammetto che iniziavo un po’ a temere che le buone notizie non sarebbero arrivate mai, perché i valori del sangue continuavano a scendere, le difese immunitarie erano a zero, ero esposta a qualsiasi infezione possibile e le forze non tornavano. 

Ma la testa non mi faceva più male quindi iniziai a leggere, e leggere ancora…ed è proprio vero che i libri aiutano a mantenere in salute il nostro cervello!

E finalmente, al giorno 10, gli esami del sangue dichiararono che il mio corpo iniziava a reagire con una netta controtendenza dei valori delle piastrine! 

Che felicitá immensa… la sentii scorrere nelle vene al posto di quel veleno!

Era finita!

Vi scrivo a 3 settimane da quelle analisi positive (l’articolo probabilmente lo leggerete un po’ dopo) e sono all’ 80%  delle mie forze, sento ancora un po’ di dolore alle articolazioni dei polsi specialmente la sera se sto tanto in piedi durante il giorno. 

Avevo mille programmi, mille cose da organizzare, ma ho deciso di investire in qualità e non quantità. 

Questa “malattia”  mi ha insegnato molto sulla vita e su me stessa.

Questi 11 giorni sono stati un viaggio, attraverso la mia testa, l’energia che mi era rimasta, gli altri: gli uccellacci del malaugurio con messaggi scoraggianti e negativi e le colombe bianche che mandavano solo messaggi positivi e di incoraggiamento e mi sono state accanto. 

Forse durante questa malattia ho capito un po di più di questa India. Sicuramente anche grazie al percorso di yoga che avevo intrapreso mesi prima di ammalarmi, sapevo come fare a calmare la mia mente e ossigenare il corpo dall’interno con la giusta respirazione e questo mi ha aiutato quando la testa si perdeva in sentieri bui. 

So molto bene che non per tutte le malattie è così facile, che a volte la testa non guarisce il corpo, ma sicuramente l’atteggiamento costruttivo non ha controindicazioni!

Monica, India

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Author

Monica Italia

In giro per il mondo da 15 anni.
Mamma di 3 ragazzi, veri cittadini del mondo
Abbiamo vissuto in UK, USA e INDIA.
Mi occupo di consulenza HR, formazione manageriale e insegno in programmi MBA.
Sono un Executive Coach and Mentor certificato con ICF (Federazione Internazionale Coaching) e ho un master in Neuroscience.
Credo nel life long Learning…perchè la vita ci plasma con ció che viviamo e ciò che studiamo

16 Comments

  • Wow….mi sono venuti i brividi….sopratutto nel momento in cui scrivi che il medico non aveva nessuna cura da darti….immagino come ti sia sentita, lontano da tutti e con una famiglia da mandare avanti. Sono felice di leggere che ne sei uscita! Forza!

    • Grazie cara Giulia per l’incoraggiamento! E’andata anche questa! E si spera che per un po’ zanzare basta!

  • Da buddista il mio percorso personale mi ha insegnato ad andare sempre in questa direzione.e mi aiuta moltissimo…. sono guarita da infezioni conclamate senza antibiotici ,dipende sempre tutto da noi….great!! Grazie per la tua esperienza!!

    • Sto leggendo molto sul Buddhismo ed e’vero ha tanto da insegnare in questa direzione! Un abbraccio!

  • Brava Monica!! Anche questa è fatta
    Pensa che anche Lorenzo l’aveva presa, e lo abbiamo scoperto casualmente solo dopo aver fatto analisi in occasione di un controllo quando ormai era acqua passata…

    • Lo ricordo!!! Pazzesco! Qui altri figli di mie amiche l’hanno presa quando l’ho presa io e pareva “solo” un’influenza! Nei bambini per fortuna spesso si manifesta in modo diverso!

  • chiamala paura irrazionale! paura concreta di un pericolo concreto!! e poiché non vi sono cure, a che cosa potevi affidarti se non alla fede e alla positività?
    menomale, bravo il tuo fisico che ha reagito bene! in bocca al lupo per tutto!

  • Ormai un anno fa mi avevano chiesto di aspettare, di avere pazienza. Non era la dengue (vivo in Italia), ma insomma il senso era lo stesso. È stata durissima non farsi uccidere dai pensieri negativi, lo ammetto!

  • Monica, non vi sono parole per la tua forza di volontà! So di essere di forte, ma tu ne hai da insegnare a volontà!!! Ti ho conosciuto x poco, ma sei davvero spesso nei miei pensieri!!! Un saluto e a tutta la tua famiglia!!

    • Cara Nicole! Grazie! Vi penso spesso anche io! E spero che un giorno ci rincontreremo! Un abbraccione

  • Ciao Monica, posso immaginare come ti sentivi durante il corso della malattia, il Settembre del 2016 il giorno dopo esser tornato da un viaggio a Pune sono stato stroncato da 5 giorni di febbre a 40, finito l’effetto della tachipirina risaliva. Diagnosi del mio medico di famiglia: Chikungunya (sorella minore della Dengue), al pronto soccorso mi avevano detto che probabilmente era stanchezza. Concordo completamente sul pensiero positivo, ci sarà sempre un domani, anche quando inizia una vita nuova dopo questa esperienza. A differenza dell’India qui in Italia ho fatto anche l’esperienza dell’untore. In tenuta da extraterrestri si sono presentati dove abito per disinfettare il palazzo e la via. In Italia i rapporti umani sono molto deteriorati, spero che in India riescano a difendere questo valore, non cederò mai al pensiero di colloquiare sempre e solo con un tablet. Buona Vita

    • Ciao Mario! Pensa che quando ho scoperto di avere la Dengue mi passo’ per la testa L’irrazionale pensiero di andare in Italia a curarmi! Ma poi riflettei proprio sullo scenario che descrivi tu! Ovvero che mi avrebbero trattato come un “alieno” sbarcato sulla terra e che l’India era il posto migliore per essere seguita! La vicinanza delle persone e’ stata incredibile mi hanno offerto tutti enorme solidarietà! Mi dispiace che ciò non sia accaduto anche a te! Ma sono contenta che tu ti sia ripreso! Viaggi spesso qui in India?

      • Ciao Monica,
        Oggi abbiamo un ottimo rapporto sui social con tutti i n tutto il mondo, poi quando si tratta di interagire con corpi e mente ci troviamo a disagio, in Italia i rapporti umani, e non solo, sono molto deteriorati.
        Vengo spesso in India, 6 o 7 volte l’anno, ora lavoro anche con una società di Pune e vengo frequentemente anche a Pune, li ho incontrato la mia zanzara. Cosa fate di bello Voi li?
        Buona Domenica.
        Mario

        • Vero! Mio marito qui lavora per una Societa’ Italiana e io continuo con le mie consulenze HR!
          Buon weekend! Monica

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