#expatimbruttito

Il Farmacista Svizzero

Written by Valentina Svizzera

Oggi vi parlerò di una categoria bizzarra, ma in cui si capita di imbattersi piuttosto spesso: il Farmacista. Anzi, più precisamente, il Farmacista Svizzero.

E che avrà mai di diverso dagli altri membri della stessa categoria? Vi chiederete voi. Vi direi provate per credere, ma solo se avete tanto, tanto tempo a disposizione e una buona dose di pazienza. Perché loro sono len-tiiiis-siiii-mi. Il corrispettivo di un bradipo. Anziano.

Tu entri. Affannato. Anche perché in media c’è qualcuno che sta male, nel mio caso un bambino, e ne ho altri due che dopo 15 minuti di attesa in coda (magari per un paio di clienti davanti a te, o anche uno solo) sono in fibrillazione.

Scena comune:

Io: Vorrei una confezione di supposte di paracetamolo (ad esempio, 75 mg), per piacere.

Lui/lei: Ah sì, un attimo. E sparisce nei meandri dei cassettini della farmacia. Torna. Con voce di uno appena svegliato nel cuore della notte. Sono per lei? (notate che io ho appeso al collo un bambino sull’anno e di erto peso più di 8 chili) e altri due sotto al metro e cinquanta, magari uno attaccato alla gamba. Ehm, no. E indico la più piccola. Ah sì. E sa come si usano?

Ora, a parte che con tre figli piccoli vengo in questa stramaledetta farmacia più spesso di quanto riesca ad avere una conversazione con mio marito, e quindi lo sai quante ***** di supposte acquisto.

Ma niente, non ho mai capito se gli Svizzeri fanno finta di non riconoscerti, o davvero hanno infilato nel cervello il microchip della perdita di memoria fotografica istantanea e quindi davvero non si ricordano mai di te. Io, che quando vado in farmacia in Italia (ormai molto raramente) ancora mi fanno la ola all’ingresso ricordandosi dei milioni che ho speso, (sperando in un bel revival, che oltretutto è quello che succede, perché pare che viva nel terzo mondo e quando rientro in patria faccio scorta di farmaci come se non ci fosse un domani, vista la difficoltà di comunicazione e reperimento di medicine con i colleghi svizzeri).

Qui nulla. Ogni volta come se fosse la prima volta.

Dunque cerco di non riderle in faccia, e alla domanda “sa come si usa la supposta?”, rispondo gentilmente, sì certo. Anche se una volta vorrei avere la faccia tosta di dire: “no, me lo può gentilmente spiegare? Magare con un bel disegnino?”. Ma non paghi digitano qualcosa al computer, ovvero le istruzioni da stampare su una etichetta che verrà appiccicata sul farmaco. E’ così che dopo 20 minuti mi trovo una bella scatola di supposte con stampata sopra la scritta: nicht einnehmen, ovvero: non ingerire! ma vaaaaaa?!?

Attenzione: questo è un servizio, e come tale si paga. Con un bel sovrapprezzo sul costo del farmaco. Ma io ti avevo detto che lo sapevo come si usava eh… E quando arriverai con la ricetta di un antibiotico (in Svizzera cosa piuttosto rara), a loro non sembrerà vero, perché finalmente potranno davvero mettere in pratica i loro studi e scioglierti loro la soluzione con l’acqua nelle giusti dosi, perché ovviamente noi comuni mortali non sappiamo riempire il flaconcino fino alla tacca indicata e mescolare. Tempo della operazione: infinito. Tipo che nel frattempo un comune mortale dell’Unione Europea comincia a approntare la cena.

E tu, che hai già girato quattro farmacie sotto l’acqua per cercarne una che non lo ordinasse ma lo avesse disponibile, perché la pediatra ha detto che l’antibiotico tua figlia lo deve prendere immediatamente, non domani, non tra tre ore, te lo mangeresti vivo. E dici che lo sai fare. Che hai tre figli, che di antibiotici ne hai maneggiati, ma nulla. Non lo convinci. Del resto pure questo servizio si paga. Come anche il fatto che controllano in due (che il farmacista svizzero sia l’equivalente del carabiniere italiano delle barzellette?) se ti stanno dando il farmaco giusto. Ascolta caro, controllo io, e mi fai lo sconto? Niet. Aspetta lì e non attivare i neuroni.

Tutto questo, va detto, con cortesia estrema. Che alla fine mi innervosisce ancora di più perché non puoi nemmeno mangiarteli vivi!

Valentina, Svizzera

P.s.: Nessun farmacista è stato maltrattato per scrivere questo post.

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Author

Valentina Svizzera

All'estero dal 2006, viaggiatrice da sempre, trismamma, autrice, formatrice e life e parent coach certificata, mi visualizzavo in un Paese caliente e vivo in Svizzera, sogno un mondo di bambini felici e adulti consapevoli, per ora mi limito passo a passo a costruire il cambiamento supportando gli altri nel loro percorso! E sapete cosa? Questo mi rende estremamente felice e grata, ovuqnue mi trovi nel mondo. :-)

2 Comments

  • Come farmacista italiana… rido! Vivendo negli Usa dove non ho mai voluto lavorare come farmacista ( e non perché avrei dovuto studiare ancora perché la laurea italiana non è riconosciuta) riconosco nel farmacista svizzero, il farmacista americano. Sono uguali! La differenza ulteriore e’che se il farmacista svizzero almeno serve il cliente, quello americano delega il tutto al commesso ed emerge solo per chiedere: “ Questions?” Non volendo trasformarmi in siffatta specie, ho preferito cambiare vita e carriera!

  • …da svizzera vivente in svizzera posso affermare che la maggior parte dei farmacisti NON sono così!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ( per fortuna)

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