Tips&Tricks

Come ottenere un visto J1…molto piu’ facile a farsi che a dirsi!

visa j1
Written by Amiche di fuso

Non ho le competenze per parlare di lavoro in Italia o in Usa, o per fare confronti validi, perche’ ho sempre lavorato in ospedali o universita’, dove la prassi in ambito di assunzione e’ completamente diversa dal mondo esterno! Non so bene come si cerchi e si trovi un lavoro in senso tradizionale, posso pero’ raccontarvi in che modo sono arrivata a fare ricerca negli Usa con un visto J1 (Exchange Visitor), ben sapendo che questa modalita’ non puo’ essere generalizzata e applicata ad altri ambiti lavorativi.

In italia ho sempre avuto borse di studio annuali o semestrali, bandite ad hoc per me (veniva aperta una selezione per titoli ed esami, ma si sapeva gia’ come andava a finire, spesso senza neppure fare un colloquio) o semplicemente ad assunzione diretta, senza pre-selezione. Non sempre e’ cosi’, ci sono bandi anche per borse di studio per le quali non c’e’ gia’ un prescelto, in quel caso vengono valutati i titoli (Curriculum Vitae, pubblicazioni su riviste scientifiche, esperienze precendenti con relative referenze), si fa almeno un colloquio e talvolta una prova scritta.
Le borse di studio (o almeno, tutte quello che ho avuto io, ma forse sono stata molto sfigata) non prevedono pensione, maternita’, ferie o malattia e ci si affida al buon cuore del capo per potersi fare qualche giorno di vacanza.

Qui le posizioni di lavoro aperte vengono pubblicate on line sul sito dell’universita’ (Job post) e descrivono dettagliatamente il tipo di figura cercata (post doc, infermiera, medico, professore, ecc.), i titoli di studio richiesti, le competenze necessarie, l’orario di lavoro (part time o full time) e lo stipendio, in genere compreso tra il minimo sindacale per quella figura professionale e il massimo che il proponente e’ disposto a pagare. Anche qui, come in Italia, alcuni job post sono del tutto liberi e altri vengono banditi ad hoc: in questo ultimo caso le competenze ed i titoli necessari sono talmente specifici e settoriali da far capire subito che definiscono un candidato preciso!
Per partecipare alle selezioni non si devono inviare pacchi di documenti autenticati, niente “fa fede il timbro postale” e simili…si fa tutto direttamente on line selzionando “apply to job position” e…qui inizia il bello, almeno per me, ignara e abituata al diversissimo modello italiano! Come prima cosa si sottomette il Curriculum Vitae, poi si descrivono nel dettaglio i titoli di studio…e fin qui e’ stato facile! Si devono indicare le precedenti esperienze lavorative (comprese di posizione raggiunta, stipendio, ecc.), con almeno due contatti di referenze, cioe’ qualcuno che possa dire se siamo brave persone e ottimi lavoratori. Questi due nomi vanno scelti con estrema attenzione insomma!
Bisogna sempre specificare anche la ragione per cui si e’ cambiato posto di lavoro, e qui mi e’ sembrato un po’ di camminare sulle uova, chiedendomi se potessi essere davvero sincera o fosse meglio una risposta piu’ politically correct!
Nella schermata successiva si deve specificare in quale edificio si vorrebbe lavorare (qui ci sono molte sedi diverse), quale orario sarebbe preferibile e….che stipendio minimo si vorrebbe!! La prima volta che ho fatto una job application sono rimasta stupitissima da questa domanda, abituata a situazioni piu’ del tipo: “la borsa di studio e’ tot, se la vuoi bene, se non la vuoi tu qualche altro biologo morto di fame la prendera’.
Non sono riuscita a rispondere subito, devo dire che mi ha veramente spiazzato dover convertire in un numero quello che pensavo fosse il mio “valore di mercato”! Ho fatto diverse ricerche sulle linee guida nazionali, comparazioni di stipendi e caute domande ai colleghi prima di arrivare ad una cifra che mi sembrasse ragionevole…e sono stata decisamente piu’ bassa di quanto avrei voluto!!
La seconda volta invece (pochi mesi fa) ero molto piu’ a mio agio nel discutere lo stipendio e sono riuscita anche a contrattare, adducendo diverse argomentazioni che mi ero ben preparata in precedenza!
Infine ti viene richiesto di indicare se hai pendenze penali e….rullo di tamburi….se hai qualche parente che lavora gia’ all’universita’ o ospedale!!! E no, non per favorirti, proprio perche’ se e’ cosi’ sei svantaggiato o addirittura rifiutato!! Immagino che anche gli americani poi riescano ad aggirare in qualche modo questa regola, ma venendo dal paese dove essere “parenti di…” era (e’) spesso requisito fondamentale per l’assunzione, questa clausola mi ha piacevolmente stupito!!

Se si viene scelti come candidati…non e’ ancora finita!! Si devono compilare altri fogli con i proprio dati e contatti e soprattutto autorizzare le Risorse Umane a fare richiesta del Background Check, cioe’ devono poter controllare la nostra fedina penale per verificare che non siamo possibili terroristi. Devo confessare che ho temuto il peggio per le mie numerose infrazioni stradali…

Se tutto e’ in regola si riceve la “letter of invitation”, in cui il datore di lavoro formalizza la proposta economica e specifica i benefit che verranno garantiti, cioe’ i giorni di ferie, il tipo di assicurazione sanitaria a cui si potra’ avere accesso e l’importo della pensione. Pensione??? Avete detto pensione?? Posso averla anche io, tutti i mesi?? WOW!!! Questa e’ la parte positiva, quella negativa e’ che nella mia posizione (post doc) non si ha diritto alle ferie pagate e la maternita’ e’ di ben 6 settimane…
Non temete, siamo ormai quasi arrivati alla fine della procedura!

A questo punto, se si vuole accettare la proposta si restituisce la lettera firmata e nel giro di qualche giorno si riceve il DS-2019, con cui potersi recare al consolato e fare il visto J1 da attaccare al passaporto, con cui poter entrare in Usa!
Non fatevi spaventare da questa noiosissima trafila…e’ molto piu’ facile a farsi che a dirsi!!

2014-09-28 20.10.28 edited

Il mio “orientation package” ricevuto insieme al DS-2019

Lara, Ohio
Ha collaborato con Amiche di Fuso da Febbraio 2014 a Gennaio 2015

 

Loading...

Author

Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

Dicci cosa ne pensi!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.