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Il mio matrimonio internazionale

Matrimonio
Written by Amiche di fuso

Il 23 maggio 2015, in quello che è stato il giorno più bello della mia vita, sono convolata a nozze. Un matrimonio che è stato organizzato in ben 708 giorni, che ha visto la presenza di 90 invitati da 9 paesi diversi con 7 diverse lingue parlate. Una festa durata 12 ore, nell’arco delle quali abbiamo avuto praticamente tutte le condizioni climatiche: parzialmente nuvoloso la mattina, sole all’uscita della chiesa e nel primo pomeriggio, totalmente nuvoloso nel tardo pomeriggio, vento e pioggia la sera. Un’intera giornata bilingue che ci ha visto dividerci in continuazione tra gli ospiti italiani e quelli stranieri. Ci sono state risate, lacrime, abbracci, baci. Ci sono stati ricongiungimenti e primi incontri. È stata una giornata meravigliosa, unica, speciale e indimenticabile.
Come sicuramente lo è qualsiasi matrimonio per gli sposi che lo celebrano.

Il nostro matrimonio  però non è stato come qualsiasi altro. Anche solo per il semplice fatto che io, italiana, ho sposato un australiano, in Italia, organizzando il tutto dall’Australia. E se questo non bastasse, io sono cattolica, mentre lui è ufficialmente protestante (anche se in realtà è ateo), e ci siamo sposati nella mia chiesa. Una pazzia per molti. Di sicuro non è stata una passeggiata. La burocrazia italiana si è rivelata ancora una volta per quello che è: lenta, arcaica, complicata. Gli impiegati comunali, per quanto affascinati dalla nostra storia, si sono rivelati incompetenti nei momenti cruciali. La chiesa cattolica, sebbene abbia accettato di celebrare questo matrimonio misto, si è prevedibilmente rivelata tradizionalista.

Se ci fossimo sposati qui in Australia con una semplice cerimonia civile sarebbe stato più semplice? Sicuramente sì! Ma allo stesso tempo, non sarebbe stato lo splendido giorno che è stato. Perché quando vivi a 20.000 Km da casa e riesci a vedere la tua famiglia ed i tuoi amici solo ogni anno e mezzo, non prendi neanche in considerazione l’idea di sposarti lontano da casa. Nonostante mi sarebbe piaciuto fare una cerimonia in riva al mare in stile americano, dentro di me ho sempre saputo che mi sarei sposata nella mia chiesetta, nel mio paesello, circondata dalla mia famiglia e dagli amici veri. E così è stato.

Per arrivare al momento in cui ho camminato lungo la navata verso il mio futuro sposo, c’è voluto tanto lavoro, tanta organizzazione e tanta pazienza. Perché se organizzare un matrimonio è generalmente complesso e stressante, potete solo immaginare quanto sia complicato farlo da così lontano. Ci sono documenti da preparare e da tradurre, appuntamenti da prendere, corsi da seguire, firme da apporre, colloqui da sostenere. Insomma, un inferno burocratico!
Per fortuna ci siamo dati quasi due anni per organizzare tutto con calma, con la speranza di non perdere la testa nel frattempo. Come eravamo ingenui allora! Davvero non avevo idea del guaio in cui mi stavo per infilare quando ho deciso di fare tutto in Italia, ed è stato sicuramente più complicato del previsto. Certo, non ha aiutato che su ogni sito che ho consultato (comune del mio paese, comune di Milano, governo italiano, consolato italiano di Sydney, consolato australiano di Milano, curia di Milano, ecc.) io abbia trovato informazioni diverse e che, ogni persona con cui ho parlato sia in Australia che in Italia, mi abbia detto cose diverse. E nemmeno il fatto che pare non esista una procedura standard per un caso come il mio… Insomma, c’è da ritenersi fortunati ad essere riusciti a sposarci!

wedding

Ma ce l’abbiamo fatta! Dopo 2 anni di fidanzamento, siamo convolati a nozze ed è stato un giorno da sogno.

Tutto questo grazie ad alcuni piccoli accorgimenti assolutamente necessari. Soprattutto se, come nel mio caso, si organizza il tutto a distanza.
La prima regola che ho imparato è l’importanza di delegare: amiche, parenti, conoscenti, coinvolgete chi più potete. A distanza non potrete controllare ogni minimo dettaglio, vi sarà impossibile andare a vedere tutti i negozi e ristoranti disponibili e non potrete incontrarvi con ogni fotografo e parrucchiere.
Fate di internet il vostro migliore amico: guardate, cercate, scoprite e contattate. Fatevi un’idea precisa di quello che desiderate, come lo volete ed a che prezzo. Cercate foto, provate accostamenti, prendete nota. E poi sguinzagliate vostra mamma, sorelle, zie o amiche fidate per trovare quello che desiderate. Io non avrei fatto praticamente niente senza l’aiuto delle mie fidate assistenti: dall’ispezione alle varie location all’ingaggio del fotografo, dalle prove del vestito alla scelta delle scarpe, dal noleggio della macchina al reclutamento dei musicisti. Sarei stata persa senza di loro!

Il risultato è stato un matrimonio perfetto. Perfetto per noi. Tutto è andato come avremmo voluto (pioggia a parte, ma cosa volete farci? El temp e il cu l’an sempre fait cuma l’an vuiu, si dice dalle mie parti) e, accanto a noi, abbiamo avuto le nostre famiglie ed i nostri amici più cari: chi si trovava già vicino, chi è arrivato letteralmente dall’altra parte del mondo per esserci. Mi chiedo davvero cosa abbiamo fatto per meritarci così tanto affetto! In particolar modo per me, l’amore che ci circondava, è stato davvero una rivelazione che mi ha scaldato il cuore.
Perché quando lasci i tuoi affetti di sempre per inseguire l’amore, quando riduci amicizie di una vita a messaggi su whatsapp e foto su facebook, quando passano anni tra una visita e l’altra, c’è davvero il rischio che molte persone si perdano per strada. Non è sicuramente facile mantenere le amicizie perché i rapporti perdono di quotidianità, le cose da raccontare diventano troppe ed i momenti normali non condivisi si fanno sentire.
Per me è sicuramente stato così: di “amiche” per strada ne ho perse parecchie, “amiche” che non hanno retto la distanza e “amiche” che non hanno accettato la mia scelta di vivere all’estero. Ma lungo il cammino che mi ha portata a dire il mio sì, altrettante persone sono entrate nella mia vita. E non ne sono più uscite.
E mentre camminavo lungo la navata, con la coda degli occhi notavo amici che non vedevo da 10 anni. Mentre avanzavo verso il mio futuro marito, mi rendevo conto di quante persone avevano attraversato il mondo (o anche solo l’Europa) per essere al nostro fianco.
E questo mi ha fatto sentire estremamente fortunata. E molto, molto felice.

Claudia, Australia

Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.

Potete leggere Claudia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

5 Comments

  • Claudia, il tuo bellissimo racconto sul tuo matrimonio ‘misto’ mi ha fatto ricordare il mio di sette anni fa. Noi non siamo riuscito a sposarci in chiesa in Italia (io cattolica e in piu’ divorziata e lui inglese protestante) ma in Comune con una cerimonia laica e comunque molto sentita. La burocrazia italiana mi ha fatto impazzire tant’e’ che l’ho sconsigliato a dei nostri amici (lei greca ortodossa e lui inglese protestante) che volevano sposarsi nella mia cittadina in Veneto. Alla fine abbiamo fatto il ‘wedding blessing’ nel villaggio dove ora viviamo in Galles. E’ interssante vivere tra due culture!

    • Grazie Laura. Purtroppo la burocrazia italiana complica davvero inutilmente un momento che dovrebbe essere solo bello! Molto interessante anche la cerimonia locale che hai fatto in Galles! 🙂

  • Congrats Claudia! Io sto iniziando ad organizzare adesso da Hong Kong per matrimonio in Italia con uno svedese… Ottimi consigli – mamme sante subito!

    • In bocca al lupo Paola! Metti in conto che intoppi e difficoltà ci saranno sicuramente, ma alla fine la spunterete su tutto e sarà una bellissima giornata! Un abbraccio!

  • Noi abbiamo organizzato il nostro in dieci giorni. Stavamo insieme da tre annetti e il matrimonio non era qualcosa di cui si aveva parlato, ma il visto per seguire il bell’Antonio negli Stati Uniti era troppo importante. Ovviamente la mia mamma non mi ha parlato per tre giorni e la suocera l’ho fatta piangere. Ma alla fine sono arrivati tutti ad Amsterdam, felici e contenti. Piccola cerimonia in inglese, con il testimone spagnolo che traduceva in spagnolo nella speranza di incontrare a metá strada la famiglia italiana e quella portoghese. Eravamo in 16, 5 diverse nazionalitá e due donne incinta a tavola (mia sorella e la compagna dell’altro testimone, quello argentino). Tutto di corsa, non perfetto, ma di classe e molto sentito. Ne é valsa la pena.

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