Vivere all'estero

Il regalo di esserci

Written by Elena Dubai

Non piangere. Piangi.
Trattieni il respiro, non far vedere il dolore. Tira fuori tutto quello che hai dentro. 
Sii forte. Consola. Abbraccia. Guarda negli occhi.
Ascolta.
Per una volta ci sei. Ci sei veramente e fisicamente. Dall’inizio alla fine e devi abbracciare forte.
Per una volta non arrivi all’ultimo o non arrivi per niente. Questa volta ci sei.
“Condoglianze”. Che parola strana. Che suono stonato. Potevano inventarne una migliore.
“Grazie”. Si risponde grazie?
“Il nome di che colore lo vogliamo incidere? E avete scelto il font?”. Bizzarro.
Che modo strano per farti vedere che di grafica ne capisco e che so i nomi dei font a memoria e li riconosco sempre. Papà ti ho scelto un bel font, di stile. Che tu di stile ne hai sempre saputo.
Quanta gente, papi.
Quanti amici. Tantissimi amici. Visi del passato che ricordano vacanze insieme, cene, partite di calcio.
L’entusiasmo e l’eccitazione di rivedere così tante persone e di rituffarsi nell’infanzia. Avere il mio passato e il mio presente insieme. Mio figlio con mio marito in un angolo e tutta questa gente che loro non hanno neanche mai conosciuto.
Non sono riuscita ad essere triste. Era bello avere tutti lì racchiusi in quella piazza davanti alla Chiesa.
Ci sono state anche grandi assenze. Come anche grandi silenzi. Ma che vuoi, peggio per loro.
Ci sono state soprattutto grandi presenze.
Le più importanti.

Mi rimbombano in testa ricordi fatti di immagini e suoni.
I tuoi movimenti, la tua camminata, la tua espressione quando fai una battuta, ti vedo a gambe accavallate che ti gratti la testa perso chissà dove.
Sento il suono delle tue ciabatte arrivare dalla sala per venire a controllare se finalmente ci eravamo addormentate o ancora facevamo le matte in cameretta. Sento il battito del cuore mentre ti ho abbracciato gli ultimi giorni. Sento la tua voce che dice “occogiuda” e le tue incazzature davanti a una partita.
Sento i tuoi “ninin” e il rumore degli scatoloni.
Ho ricevuto un sacco di ricordi mandati dagli amici.
Eri quello che ci portava e veniva a prendere in discoteca la notte. Davanti al “Madame Claude” a Milano.
Quello che si è fatto in giornata Milano-Francoforte per venirmi a prendere quando ero in Erasmus e non ce la facevo più. Volevo tornare a casa e sei venuto a prendermi subito.
Quello che ha portato tutti a Parigi a vedere la finale di Champions dell’Inter.

Mio padre mi ha fatto un ultimo grandissimo regalo. Un regalo prezioso per me che da 10 anni vivo lontano.
Mi ha aspettato. Mi ha dato la possibilità di dirgli addio. Di andare ogni giorno in casa di cura mentre il suo respiro  si indeboliva ora dopo ora.
Eravamo tutti lì. Attorno a lui. Abbiamo ascoltato la sua musica preferita. Lo abbiamo salutato.
E, dopo che ha versato le sue ultime lacrime, se ne è andato.
Vi giuro che è stato il momento più emozionante. Poterci essere e poterlo accompagnare. Un regalo speciale.
E lo scrivo con una serenità che quasi stona.
Mi manca, certo che mi manca. Ma essere stata lì al fianco di mia sorella, mio fratello e mia madre è stato troppo importante.

E voglio dire grazie proprio a mio fratello, a mia sorella e a mia madre. In questi anni di malattia dove io non c’ero, loro sono stati delle rocce.
La cosa più incredibile e speciale è avere loro. Che mi hanno inclusa nonostante tutto.
Non sarei mai riuscita a sopportare il dolore, a vivere lontano e avere una vita così distante, senza di loro. Non l’avrei mai fatto.

Sono ritornata a Dubai con un pezzo di vita in più nella valigia. Un pezzetto che piano piano elaboro ma dal quale, grazie a questa forza e questo amore della mia famiglia, nasce comunque altra voglia di vivere.
Grazie per questo regalo.

Elena, Dubai

 

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Author

Elena Dubai

Elena, piemontese di nascita, milanese di origine ed expat da più di 10 anni. Ho vissuto in Germania, Ecuador e poi in USA a New York, Las Vegas e San Francisco e dal dicembre 2014 sono a Dubai negli Emirati Arabi.
Sono mamma di Tommaso e Giulia e moglie di un ingegnere che mi ha trascinato in questa vita in giro per il mondo.
Dal 2012 lavoro come Grafica per Eventi e Feste (www.worldwideparty.it) e dal 2017 come Graphic Designer e Social Media Specialist Freelance a Dubai.

20 Comments

  • Ti abbraccia forte una prossima expat che questo regalo non ha potuto averlo e capisce benissimo l’immensità di ciò che hai scritto.

  • mi hai commosso con le tue parole serene nel dolore, forti nel distacco da lui e nell’abbraccio con tua mamma e i tuoi fratelli. So cosa si prova e so che in un modo diverso anche tuo padre sarà sempre presente e lo sentirai nei modo più impensabili

    • grazie per queste tue parole. oggi è un mese che è mancato…
      e mi è arrivata un’ondata di malinconia pazzesca.
      mi manca enormemente.

  • Lacrima…..tuffo al cuore. Ti abbraccio e ti ammiro per come sei riuscita a descrivere questa situazione.

  • Un grosso abbraccio!
    Io ex-expat rientrata in Italia, per i casi strani della vita questo regalo non l’ ho avuto, perché per questioni burocratiche ero dovuta ripartire per pochi giorni…che tristezza…

  • La mia Mamy non mi ha aspettata… Lo scorso ottobre dovevo rientrare in Italia giovedi 22 per stare con lei una settimana e coccolarla, ma mercoledì 21 mattina e’ mancata… ho cambiato lavoro per poter rientrare più spesso e per stare più vicino alla mia Mamy, ma e’ stato troppo tardi. Il fatto di non essere stata presente mi fa star male e a volte mi chiedo se valga veramente la pena lasciare l’Italia per il lavoro e allontanarsi da tutto ciò che ci e’ più caro e familiare… Elena, ti mando un grosso abbraccio <3

    • Cara Francesca, scrivendo questo post mi sono venute in mente le amiche che questo regalo di lusso non l’hanno avuto come te. Io, noi expat, siamo preparati a non arrivare in tempo. O almeno così ci diciamo.
      Io ero pronta alla stessa tua esperienza. In cuor mio mi dicevo che papà lo avevo salutato a Natale. Ed in effetti è stato così perchè lo scorso Natale lui ancora camminava e parlava e mi ha abbracciato e sorriso.
      Erano giorni che con mia sorella e mia madre ci dicevamo che sarei arrivata non appena papà fosse mancato. Lo avevo messo in conto.
      Però pochi giorni prima delle vacanze di Pasqua era ancora là e allora ho deciso di anticipare il volo. L’ho deciso in un giorno.
      Sono arrivata in aereoporto alle 7 di sera, arrivati a casa da mia sorella alle 8, lasciati i bambini e mia sorella mi ha portato subito in casa di cura dove ci avevano permesso di entrare anche di notte perchè la paura era quella di arrivare e non riuscirlo a salutare.
      Dal mio arrivo è passata una settimana esatta di lento spegnersi.
      Oggi è un mese esatto che se n’è andato e mi sembra ieri. Chissà se mai ci si abitua all’idea. Ti abbraccio forte.
      Mi fa una grande tenerezza il tuo chiamarla Mamy…:-D

  • Cara Elena,
    Sono stati dei bei regali, Il primo tra tutti è stato quello di avere un papà, che dalle tue parole appare magico, forte. Proprio come ogni papà dovrebbe essere. È stato bello che tu sia riuscita ad essere lì e a salutarlo. Certe volte questa vita così lontana dagli affetti, ci fa in qualche modo sentire degli estranei. Ci fa perdere cose belle e cose brutte. ci tiene lontani quando noi verremmo essere, toccare, sentire. Bello sapere che tu ci sei riuscita. Anche io la parola “condoglianze” non l’ho mai capita. Mi lasciava perplessa quando la sentivo e quasi mi imbarazza wuando devo dirla. Ti sono vicina con il cuore.

  • ….ciao nini,..si,..e’ passato un mese in un soffio! Che vuoto ! Sai, passano i giorni e mi ripeto che Lui non c’e’ piu’,..per convincermi,.. perche’ mi sembra impossibile..Come al solito sai ben descrivere i sentimenti che vengono non solo dalla testa ma dal cuore ed e’ bello che anche in questi tristi momenti riaffiorino tanti bei ricordi !! Sai,..quando passo davanti al cimitero, lo saluto,..forte..”ciao Eddiii,..” e questa mattina , un signore mi ha salutato con la mano !!!! ahaha papa’ si sara’ divertito !!..Ti ricordi che alla domenica mattina, quando a volte andavamo a pranzo dalla nonna Lucia,..suonavamo a casaccio il clacson e salutavamo con la mano,….presi alla sprovvista le persone in strada contraccambiavano,..e voi ridevate come dei pazzi !!!!.ecco,..questo a papa’ piaceva !!! ti voglio bene Mamy…..

  • Ciao Elena, anche io ho avuto la “fortuna” (se così si può chiamare) che mio papà mi aspettasse. Avevo intuito che la situazione era critica alla fine dell’anno, per cui avevo chiesto all’azienda di anticipare di 3 mesi il rientro. Per una volta, è stata un’intuizione felice. Sarei dovuto tornare a luglio e mio papà se n’è andato proprio a luglio. Sono riuscito ad esserci e a vivere gli ultimi suoi mesi, sebbene di sofferenza e di difficoltà.
    E anche io devo sempre ringraziare mia mamma e mio fratello, che, durante i miei 3 anni da expat, hanno tenuto duro loro per me.
    E grazie a te per questa condivisione.

  • Il tuo racconto mi ha commossa e mi sono ritrovata nelle tue parole, una dopo l’altra. Come ci si sente in colpa ad essere lontani mentre i tuoi cari sono malati, che ansia quando suona il telefono e la paura di arrivare sempre tardi. Anche i miei mi hanno aspettato e anche così è stata durissima. Un abbraccio forte.
    Mìgola

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