Vivere all'estero

Di balli Scozzesi e del mio primo PROM!

Written by Amiche di fuso

Avevo solo un ultimo progetto da consegnare e sarebbe finita.
Mi era chiaro, ma quel giorno c’era ancora lezione ed eravamo tutti di fronte al computer.
Io ero quella che stava su Facebook.

Ero presa dalle mie cose quando il mio amico Nicolò si è girato verso di me e, dal nulla, mi ha detto:
“Ce l’abbiamo fatta! Il nostro primo anno è finito”!
Ha alzato il palmo della mano e ci siamo dati il cinque.
Mi sono voltata verso mio marito per dirgli: “È finita, hai capito?!”.
E mi veniva da ridere.

È stato un anno impegnativo, fatto di scadenze continue, di progetti, di parole nuove e lavoro, tanto.
Di poche serate fuori, di una città piccola che ti calza stretta e di sorrisi e gioia ad ogni risultato conseguito all’Università.

Un anno che è volato e che ci ha premiati, per l’impegno, con una sorpresa che mai avrei immaginato arrivata alla mia età.
Anche noi nerds avremo un ballo di fine anno, un prom!

Il mio primo prom!
Un’emozione cristallina nel mio cuore di trentenne cresciuta con troppo pane e telefilm americani.
Con Brenda e Dylan che si baciano in una camera d’albergo, lei con un vestito improponibile per l’era moderna e lui con le stesse rughe che ho io adesso.

Per prepararmi all’evento ho iniziato a googlare e ad impicciarmi su Facebook per capire la moda di qui.
I diktat da seguire per la scelta dell’abito.
Ecco, imposizioni qui in Scozia non ce ne sono proprio.
La parola giusta sarebbe a metà tra trash e osare.
TRASHOSARE.

Non c’è abito abbastanza appariscente e ogni taglia qui può godere del diritto di essere bella, un po’ pazza, un po’ vamp, un po’ sexy.
Scollature mozzafiato, schiene scoperte fino al tanga, trasparenze, merletti luccicanti, perline e cristalli.

Puoi osare.

Al negozio mi sono fiondata verso un tubino nero che, si sa, lo metti su tutto e sarebbe andato a far compagnia agli altri 2 che ho nell’armadio.
Belli, neri, eleganti, perfetti.
Scontati.

Forte delle mie googlate, ho scelto invece di provare ogni abito che mi sembrasse eccessivo, divertente e festoso.
Sono passata dall’essere una damigella rosa confetto ad una sposa vestita di bianco, da una Cenerentola ad una sexy Jessica Rabbit.
E per fortuna quell’ultimo abito, quello rosso con i lustrini, non l’ho preso perché – scoprirò la sera del ballo – era già stato agguantato da una mia collega.

Ed eccomi al negozio, a ridere indossando delle scarpe piene di diamanti prese in prestito dall’espositore, mentre mio marito mi fa delle foto impubblicabili in cui passo dal sembrare un prosciutto, ad una MILF  fino ad una con la faccia da tonta.
Che poi la faccia da tonta ce l’ho.

Ma non mi interessa!
È il mio prom ed il gran giorno è arrivato.
È il momento di prepararsi, indossare il mio abito con taglio impero, lungo fino ai piedi e pieno di pietrine e ricami sotto al seno.
Malgrado i miei propositi non sono riuscita a risultare più eccessiva di così.
Una suorina in pratica.

La sera del ballo, Alessio è vestito di blu come me, facciamo foto davanti allo specchio del salone, poi in camera da letto, per strada e nel locale nel quale incontriamo gli amici per bere un drink.

Bere.
Ad un prom vi servirà.

Soprattutto quando arriverete alla location dell’evento e sarete accolti dal vostro professore di programmazione.
Che vi accogliera in kilt e suonando la pipa.
Già.

Lancerete un urlo dicendo ai vostri amici “Ma è Gary quello??”, che qua i professori li chiami per nome.
E non sono professori, se li chiami “prof” non si girano.
Sono lecturers.

Sotto shock per la scoperta delle doti di travestitismo e musicali del mio amato Prof, sono corsa da lui per chiedergli innocente: “Ma lavori qui o stai suonando qui per noi?“.
Certo che sono qui per voi!“, mi ha risposto riprendendo a suonare.

Il.
Mio.
Professore.
Di.
Programmazione.

Una volta, in Italia, gli insegnanti li aspettavo per 2 ore di fronte alla loro porta chiusa, per fare una domanda che avevano ignorato via e-mail.
Dando loro rigorosamente del lei e attenta a non pestarne i piedi.

Da questa parte di mondo Gary attende tutti noi, cento di noi, ci osserva approssimarci con il taxi per iniziare a suonare.
Ci incita a fare foto insieme e ride.

Scattiamo foto di rito e siamo felici, con un paio di cocktails nella pancia vuota.
Acciuffiamo il prosecco (che chiamano champagne) di benvenuto, ordiniamo un paio di shots al bar e ammiriamo i nostri colleghi – appena diciottenni – batterci alla grande nella gara di chi beve di più.

Appena parte la musica capisco che sono stati saggi.

Sono o non sono canzoni scozzesi queste?
È di nuovo il nostro professore in kilt che invita tutti a ballare e spiega le regole della danza.

Con la mano agguanto il bicchiere di vino rosso e butto giù tutto, di colpo, per farmi forza.
Vado in pista ed inizia questo ballo promiscuo in cui vengo separata da mio marito, dal mio compagno fedele, per roteare di persona in persona, volteggiando sottobraccio.
Uno di questi personaggi è il marito della mia insegnante che si presta ridendo e tenendo il tempo per me.

Non capisco le regole, mi vergogno come una pazza, rido un sacco.
Bevo ancora.

I puristi vi diranno che non è così.
Ma i balli scozzesi sono tutto un saltellare, esattamente come quando da ragazzino eri l’alternativo che invece di andare a ballare, pogava.
I balli scozzesi sono salti, energia e pure un po’ di sana violenza!

Tutto bene fin quando un professore a me ancora sconosciuto, probabilmente del secondo anno, si lancia sul nostro Gary per farsi prendere come Babe in Dirty Dancing.
Non poteva finir bene.
Si spiaccicano a terra, uno sull’altro, ridendo come pazzi.

E nella loro scompostezza scoprirò l’amara verità.
Le chiappe, sotto al kilt, sono coperte da mutande nere.

Un sogno che si infrange, il mio!

La mia professoressa di matematica ed HTLM passa per dirci che ci ama e che questo sarà il suo ultimo anno con noi perché partirà con i suoi tre figli e con suo marito per un anno sabbatico.
Solo loro e l’oceano.
Un anno in mare per tornare in Canada, il loro Paese natio.

Quando andiamo via è mezzanotte ma lei è ancora lì a ballare, con i colleghi rimasti.
I miei compagni hanno pian piano abbandonato la pista.

Ed in effetti non vi ho detto chi ha aperto le danze.
Noi.
Il nostro tavolo.
IO!!
Per questo lei, la professoressa che tanto ho amato, è venuta correndo dicendo: “Lo sapevo! Sapevo che sareste stati voi i primi! Per questo vi amo, ragazzi!“.

Io in realtà non lo sapevo né lo immaginavo, ma quella gioia mi ha commossa e andando via le ho detto:
Angela, tu sei la prova che una donna può avere tutto.
Una carriera, una famiglia… e tanto divertimento!”

E così, tra balli e risate è iniziato e finito questo mio Prom.
Volato via come succede quando ci si diverte.

La sera mi ritrovo con mio marito nella stanza prenotata da lui e penso.
Meglio di Beverly Hill 90210.
Perché sta succedendo a me!

P.S.
Per chi se lo stesse chiedendo, anche gli uomini possono avere un bell’abito per il prom.
O sfruttare per l’ennesima volta quello del matrimonio, come nel caso di mio marito che non manca di dirmi: “Vedi?“.
E sottende che lui sì che è un risparmiatore ed io invece no.

Peccato che per il gran ballare abbia sventrato i pantaloni e ripararli ci sia costato appena 91 sterline.

Chi è che ha le mani bucate adesso?? 😀

Serena, Scozia

Serena ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018 e continua a scrivere per facciocomemipare.com

Photo by Ardian Lumi on Unsplash

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

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