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Il resto è ossigeno

Written by mimma Dubai

“Viviamo la vita che scegliamo ogni giorno”.
“Sei sicura che la scegliamo ogni giorno? Non credi che a volte scegliamo solo su quale barca salire, e dopo non facciamo altro che lasciarci trasportare dalla corrente??”

Oggi ho il piacere di parlarvi di un libro che ho molto apprezzato.
“Il resto è ossigeno” di Valentina Stella. Molti di voi la conosceranno già. Ha un blog famoso Bellezza rara ed è pure stata nostra ospite poco tempo fa in quanto condivide il nostro destino di expat. Vive infatti da poco più di un anno in Lussemburgo.

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Oggi però voglio parlarvi di lei come scrittrice e del suo libro che narra la storia di Arturo e di Sara, una coppia che in poco più di un mese stravolgerà la propria vita. Un libro in cui vi ritroverete molto. Talvolta sarete Sara, talvolta Arturo.
Ma non vorrei svelarvi troppo. Lascio la parola a Valentina.

Chi è Valentina Stella?

Questa è la domanda più difficile! Non la conosco ancora benissimo, credo non la conoscerò mai in tutte le sue sfaccettature (e chi si conosce davvero?), ma so che è una donna di quasi 40 anni che oscilla fra i grandi sogni e l’amore per quella quotidianità che vuol dire anche noia, ma è una noia che fa bene al cuore. È una mamma, una moglie, ma soprattutto è ancora quella ragazzina che sognava di cambiare il mondo, solo che ha capito che il mondo si può e si deve cambiare ogni giorno, nelle cose piccole, che sembrano insignificanti e non lo sono.
E poi è anche una che scrive, certo. Se non scrivessi sarei meno felice.

Leggendo il tuo blog “Bellezza Rara” so che la passione di scrivere non è un avventura momentanea così come so che non è stato facile decidere di tasformarla da passione a  investimento. Ci racconti come è andata?

Da ragazzina scrivevo con la Lettera 32 della mia mamma: sognavo di fare la giornalista e stavo a ticchettare per pomeriggi interi disquisendo di pena di morte, democrazia, questione palestinese. Ti lascio immaginare quanto ne capissi a dodici anni, però ho ancora quasi tutti i fogli e sono molto teneri. Poi ho cominciato a scrivere lettere d’amore – soprattutto a quelli che mi lasciavano – ma dato che non avevo il coraggio di inviarle, sono ancora quasi tutte in una scatola dei ricordi. Poi sono stata travolta dalla vita “normale”: la laurea in Economia e due grandi aziende che mi hanno dato tanto, anche dal punto di vista umano. Un giorno, nel 2012, ho capito che quei dieci anni in ufficio erano stati una bella avventura ma che la mia vita era da un’altra parte. Mi sono licenziata e ho ricominciato a scrivere. Mi faceva un po’ paura scrivere senza aver mai frequentato una scuola, non mi sentivo all’altezza, e allora mi sono iscritta a vari corsi, soprattutto di Zandegù, a Torino. Non avevo mai sperato di poter scrivere un romanzo, e invece lì, durante quelle ore di lezione, mi sono resa conto che avrei potuto tentare. C’è una differenza enorme fra saper scrivere un post per il blog e costruire un romanzo: per costruire un romanzo devi essere un po’ ingegnere, e le scuole di scrittura servono soprattutto a quello, ti insegnano a costruire palazzi che non crollino dopo venti pagine.

Quando è nata l’idea del libro il  resto è ossigeno? Quanto tempo ci è voluto a scriverlo?

L’idea mi è venuta nel 2014, continuavo a pensare a quest’uomo che va via di casa e viene “perseguitato” dai personaggi delle fiabe che raccontava di sera alla figlia. In realtà poi, scrivendo, i personaggi veri hanno occupato quasi tutto il palcoscenico e le fiabe sono diventate solo uno sfondo. In un mese (maggio 2014) ho scritto l’80%, poi non sapevo come farlo finire, allora ho chiuso il file e ho fatto altro, e durante l’estate sono andata in vacanza cercando di non pensare ad Arturo e Sara. Tornata a Torino, una mia carissima amica, Paola, ha cominciato a chiedermi: «Ma quei due? Dove sono andati a finire?». Mi ha persino mandato una foto della macchina da scrivere di Hemingway che aveva scattato a Key West l’anno prima, come amuleto. E allora una mattina ho riaperto il file e ho ricominciato a scrivere, e in un giorno sono arrivata all’ultima riga.

In Bellezza rara parli spesso di Torino, la tua città. Un amore autentico, vero. Nel tuo libro Torino, insieme a Sara e Arturo, è protagonista. Almeno questa è l’impressione che ne ho ricavato io. La sentivo così presente, spuntava dappertutto. Me la sono immaginata. Eppure tu da qualche tempo sei diventata expat ed hai traslocato. Quanto è dura per te? O questa esperienza in qualche modo ti sta regalando nuova linfa?

Essere lontana da casa, dalla città dove sono nata e cresciuta, per ora (è passato un anno) è una bellissima esperienza. Hai usato la parola giusta: mi sta regalando nuova linfa, nuove amicizie, nuove storie che forse un giorno racconterò. E poi io sono “malata di novità”: mi emoziono persino quando vado al supermercato e scopro ogni giorno un prodotto nuovo. Certo, Torino mi manca, ma è anche bello vederla ogni due mesi, con il batticuore e l’entusiasmo che forse prima non avevo.

Mentre leggevo il libro non ho mai pensato che Sara fossi tu ma mi sono convinta che entrambi i protagonisti fossero portatori di tue esperienze. Trovo che la protagonista sia il perfetto prototipo di donna che la società impone: realizzata sul lavoro, organizzata e con tutto sotto controllo. In grado addirittura di salvare Arturo e farne un uomo di successo. Hai voluto lanciare qualche messaggio particolare, sulla donna, sulle coppie attuali?

È vero, Sara non sono io! No, non ho voluto lanciare messaggi, ho raccontato una storia, non ho voluto idealizzare né criticare nessuno dei personaggi. È stato come fare un video dei due protagonisti, li ho seguiti, ho raccontato i loro pensieri e le loro decisioni. Sta però succedendo una cosa bella e interessante: chi legge il romanzo si affeziona e quindi si schiera con uno dei personaggi, chi con Sara chi con Arturo, e legge fra le righe messaggi che non ho voluto inserire ma che forse emergono in modo naturale.
Il modello della donna che sa fare tutto e controlla tutto è molto diffuso. Forse non fa bene alle donne – io, anche per pigrizia, sono per un modello un po’ più rilassato – ma ci sono tanti luoghi in cui noi donne (e mamme!) veniamo analizzate, raccontate e criticate, e il mio romanzo non vuole essere uno di questi.

Mentre lo leggevo ho fatto il tifo per Arturo. Nonostante avesse preso lui la decisione. Sembrava quello che soffriva di più tra i due. Poi il finale mi ha talmente sorpreso. Ha capovolto la prospettiva. Al punto che, come sai, ti ho scritto subito. E tu mi hai detto: “Lo so, ha sorpreso pure me. Ma sono stati loro, Arturo e Sara, a indicarmi il finale”. Puoi spiegarci meglio questo punto?

Molti scrittori dicono che a decidere la storia sono i personaggi, non l’autore. Io ho sempre accolto questa informazione con un po’ di diffidenza, relegandola nell’ambito delle belle storielle raccontate per romanzare l’atto di scrivere. Poi però è successo anche a me. I miei personaggi – Sara e Arturo ma non solo, anche tutti gli altri – si sono comportati come volevano, e così facendo hanno fatto succedere gli eventi. Quando quella mattina di settembre ho ricominciato a scrivere, la mia idea era di far finire la storia in un modo, e invece quei due hanno deciso di fare l’esatto opposto.

Sei stata invitata al salone del libro di Torino. Anzi hai aperto proprio da quella sede così importante la promozione del tuo libro. Quanto è stato emozionante?

Tantissimo. È stata un’emozione grande, ma soprattutto un onore, presentare “Il resto è ossigeno” per la prima volta in un luogo in cui ero sempre andata sognando di essere lì come autrice. E poi nella mia Torino, in mezzo a così tanti scrittori e a così tante storie!

Immagino te l’abbiano già detto in tante, ma il tuo libro si presta benissimo a diventare una sceneggiatura di un film. Io  come Arturo trovo perfetto Francesco Favino, mentre per Sara sono indecisa tra Francesca Inaudi o Jasmine Trinca. Che dici, noi fan saremo accontentate? Dicci di si! E’ anche il tuo sogno nel cassetto o è troppo oltre? Tra l’altro ho visto il tuo libro in mano a Luca Argentero.

Sarebbe meraviglioso se succedesse! Però in realtà Luca ha il mio libro perché siamo amici: abbiamo studiato insieme a Economia e abbiamo passato anni sempre insieme, noi e altri amici carissimi, fra le panchine davanti all’università e le discoteche di Torino. Comunque mi piace il tuo cast! Io per la parte di Sara ho sempre pensato a Sandra Ceccarelli, ma anche Francesca Inaudi sarebbe perfetta. Se mai dovesse avverarsi il sogno, sarai la prima a saperlo.

Stai lavorando a un nuovo progetto?

Sì, qualche mese fa ho iniziato una nuova “cosa”, anche se da quando ho cominciato a presentare “Il resto è ossigeno” ho interrotto. Ho bisogno di “lasciar andare” Sara e Arturo prima di buttarmi in una nuova storia con tutto il cuore.

Grazie Valentina per questa bella intervista.

Grazie Mimma per le domande super interessanti!!!

Non vi resta che comprare il libro. E leggerlo. Anzi, vi dico un segreto: quando lo leggerete, e lo farete quasi senza respirare, vi verrà voglia di sgranocchiare qualcosa, magari dei popcorn, come al cinema.
Questa è l’opera prima di un scrittrice a mio avviso davvero promettente.

E’ edito Sperling & Kupfer e lo trovate ovunque. Esiste anche la versione ebook.

Quando si diventa grandi, quando si passa nel quadrante “famiglia-lavoro”, diventa tutto più difficile. E sotto certi aspetti meno male, perchè quello è il momento in cui ti devi dedicare a costruire qualcosa, e allora tenere fisso lo sguardo verso il tuo centro di gravità aiuta. Ma a volte ti dimentichi del resto, e quel resto in realtà serve per respirare.

Quel resto è ossigeno.

Mimma, Kuwait

Il resto è ossigeno di Valentina Stella

 

Credits per le due immagini di Valentina Stella: Donata Zanotti

 

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Author

mimma Dubai

Giovane quarantenne, mamma di una very funny girl, partita per amore per Kuwait City al grido di “oh poverina” e “ma non ti annoi” sono riuscita a realizzare una grande impresa in mezzo al deserto: trovare il mio vero io. Terrona, comunicativa, pr, scrittrice, sostenitrice della forza del pensiero positivo e grande estimatrice dell’amicizia tra donne di tutte le razze, lingue ed età. Il covid mi ha stravolto la vita, obbligandomi a trasferirmi a Dubai. Dal medioevo sono passata al Futuro. Cosa mi aspetta dopo?

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