Ricordo ancora quando me lo disse che aveva mandato un CV in India; credevo scherzasse, mio marito!
Proprio io che in India non ci sarei andata nemmeno in “vacanza premio”.
Senza nessuna offesa al Paese, sia ben chiaro, ma non era “cosa” per me o almeno così credevo.
Ci sono persone che da sempre sono affascinate dall’India, dalla sua spiritualità , dallo yoga, dalla meditazione dalle loro variegate tradizioni, io no, non lo ero per nulla.
Anzi ero all’opposto: piena di timori per la sporcizia, la folla, gli odori, i mal di pancia, la malaria e chi più ne ha più ne metta!
Quindi, come potete immaginarvi, non la presi  per niente bene.
Dopo l’espatrio a Londra, rientrati in Italia, io pensavo che la nostra vita fosse quella ormai: lavoro, bimbi inseriti all’asilo,weekend con i parenti.
Ed invece arriva concreta la proposta di andare a Delhi.Â
Resistetti a lungo all’idea, non volevo lasciare di nuovo il mio lavoro, avevo paura delle malattie, di un posto così distante da me in tutto.
La nostra prima figlia aveva 3 anni quando arrivammo e prese subito un febbrone a 39,  io nel panico più totale: era notte, senza una macchina a disposizione (perché in India non guidi) senza nemmeno sapere dove fosse un ospedale decente, immaginandomi le scene più turpi in ospedali pieni di gente con le più atroci malattie!
Ricordo benissimo quella notte: il cuore che batteva forte,l’angoscia dilagante di una scelta sbagliata.
Ora cinque anni e mezzo dopo, siamo al terzo trasferimendo in una città Indiana, dopo Delhi.
Siamo persino volati negli USA per 3 anni, ma poi siamo tornati qui.Â
Mi piace?
Forse ancora non del tutto; ma la sento come casa ora.Â
Conosco ormai molti dei loro usi e costumi, i riti, gli atteggiamenti, il cibo, gli odori, i loro modi di vivere e sopravvivere.
Abbiamo scoperto che la sanità è pure meglio che in Italia, veloce ed efficiente; abbiamo scoperto che la spiritualità indiana è molto diversa da quello che si pensa in Occidente.
L’esercizio della calma interiore qui non la sviluppi tra incensi e candele,  ma con la pratica quotidiana del saperti isolare dal caos che ti circonda, perché qui non si vive nel silenzio, ma nel frastuono costante.Â
Si impara anche a misurare “grazia e forza” nel rapportarsi quotidianamente con le persone.
In questo difficile equilibrio tra il farsi rispettare, specie se si è donne, e integrarsi senza usare modi “colonialisti”, anche se poi qui i toni pacati vengono spesso scambiati per “debolezza”.
Ho poi imparato che il mal di pancia lo prendi e poi ti passa.
Ho fatto il callo al traffico e allo strombazzare costante, al fatto che se riesci a portare a termine una sola cosa prefissata per quella mattina, sei fortunata!
Alla generosità insieme al costante tentativo di fregarti della gente, un elemento che ti tiene allenati i sensi sempre.
Ribadirò sempre che qui io non ci volevo venire.
Ma che questi anni in India stanno insegnando a tutti noi davvero moltissimo!
Tra due settimane dopo cinque anni di “scetticismo” andrò persino a meditare in un ashram sul cucuzzolo di una montagna; vi saprò dire!
Eh sì, è proprio vero che l’India alla fine ti entra dentro.
Monica, India
L’India era il mio sogno da studentessa delle medie. Ne è passato di tempo. Adesso sono dirittura nonna, ma in India non ho mai messo piede. E ormai…Ecco, la vita ha donato a te quello che io ho sempre desiderato ma non ho mai avuto. Va bene così. Nella media dei desideri, siamo a posto quindi. Continuerò a leggerti per vivere un po di riflesso una realtà mai vista.
Ciao. Grazie
Cara Renata, i sogni si possono sempre ancora avverare…se un giorno vorrai venire qui in India, magari anche con i nipoti, saro’ felice di farti da Cicerone!
Nel frattempo…saro’ lieta di raccontarti un po’ di India attraverso i miei occhi!
Monica – India