L’ho già raccontato: Taipei è una città bruttarella, anche se con parchi e scorci interessanti (e anche se l’isola di Taiwan offre mete di viaggio davvero affascinanti). Una città dove spesso ti senti tagliato fuori perché è davvero difficile imparare il Cinese ad un livello tale da poter partecipare attivamente alla vita sociale e civile. Una città che è essa stessa tagliata fuori da una serie di opportunità internazionali per via di una delicata situazione diplomatica.
A Taipei non ho avuto la vita frizzante, attivissima e brillante di Hong Kong; neanche il lavoro perfetto, la vita culturale, la pace interiore che ho trovato a Tokyo e che me la fanno amare ancora oggi.
Non sono uscita molto, non ho visitato moltissimo, complice una bimba appena nata e un tempo atmosferico spesso avverso (per me almeno!). Una grande stanchezza di fondo, che mi ha fatto vivere due anni molto difficili, per motivi non legati all’espatrio.
Però Taipei cara, nel tuo piccolo, coi tuoi pregi e i tuoi difetti, ci resterai nel cuore.
Qui è nata Beatrice, il cui ristorante preferito è ovviamente il Din Tai Fung, e qui ho potuto beneficiare di un’assistenza di primo grado durante gli ultimi mesi della gravidanza e il parto.
Qui Beatrice (e noi, di rimando) siamo sempre stati accolti con gentilezza, con un sorriso: i bimbi sono sacri. I bimbi sono bene accetti ovunque, hanno aree dedicate al loro gioco e alla loro igiene un po’ ovunque, sono accarezzati, sono riempiti di complimenti. Sono guardati con occhi teneri persino da giovanotti rampanti in giacca e cravatta, chini sul loro smartphone.
Qui ho incontrato una gentilezza d’animo rara, un senso di calma (a volte pure troppa…), di take it easy, paragonabile solo a quella meridionale di mio marito e mio suocero: tu non te ne fare, domani si pensa.
Qui mi sono state regalate delle amiche preziose, che mi hanno traghettato lungo questo biennio tra confidenze, risate e spritz.
Qui i miei genitori sono venuti a trovarci due volte, e ho visto mio papà, che non parla una parola d’inglese, affittare con pochi gesti una Youbike e girare tranquillamente per parchi e nel quartiere. Qui non abbiamo mai avuto paura di tornare a casa tardi, qui mi hanno chiamato al cellulare da uno Starbucks perché avevo smarrito la mia tessera della palestra.
Insomma, Taipei, avrai qualche rogna anche tu, non sarai perfetta, spesso mi hai annoiato, ma so già in partenza che mi mancherai davvero. Perché sì, è arrivato il momento di una nuova avventura!
Veronica, Taiwan
Ullallà! Un nuovo espatrio!! E ora sono curiosa! A presto!
che importa se la città non è una “bellezza”La rende però attraente la serenità che si respira.Bello sentirsi a proprio agio in un paese straniero.
Auguri