Vivere all'estero

Un’amicizia speciale

Pochi giorni fa ho riascoltato il nostro ultimo post su Spotify, beata te che vivi all’estero, dove Monica ci descrive come dietro agli stereotipi mentali altrui la propria storia all’estero sia, in realtà, una vera e propria montagna russa personale. Monica parla ad un certo punto anche delle amicizie e di come, al contrario di quanti molti possano pensare, tante persone importanti possano planare sulle nostre vite anche non necessariamente prima dei trent’anni, e in questa considerazione penso di ritrovarmi pienamente.

Zaytoona è arrivata nella mia, anzi, nella nostra di vita, quattro anni fa. Ero appena rientrata al lavoro dopo la mia prima maternità e Leonardo si stava ammalando troppo spesso per rimettere stabilmente il muso in ufficio. Mia madre era qui a Monaco per aiutarmi e mi ha convinta nel fare qualcosa che dovevo organizzare da tempo: cercare una persona fidata che mi affiancasse nella cura di Leo e mi togliesse un po’ di preoccupazioni dalla testa.

Allora ho fatto qualcosa che oggi giorno si fa (forse erroneamente) sempre meno: ho appeso un paio di annunci tra l’ascensore, l’androne del mio palazzo e il supermercato vicino a casa. Non ho aperto il computer né provato a reinserirmi in quel portale infernale in cui avevo avuto fin troppe brutte esperienze. E così dopo pochi giorni Zaytoona mi ha chiamata e si è presentata sulla porta di casa, un po’ come lei…avete capito di chi parlo?
In realtà di lei (parlavo di Mary Poppins) Zaytoona ha ben poco: alta e robusta, viso pieno e gentile, colori forti e decisi; la pillola in tasca ce l’aveva sin dall’inizio.
La sua forza e il suo sorriso.

Ha dovuto subito correggermi su due cose: il suo paese di origine non il Pakistan, ma l’Afghanistan, la sua età non quaranta, ma (allora) trentatré anni. Due storie e due donne così diverse, io e lei, sotto uno stesso anno di nascita così distanti! Io diafana, inesperta e stressata con un piccolo terremoto di un anno appresso. Lei colorata, positiva e pacata con già ben due gemelli di otto e una bimba di sette anni cui dedicarsi, scuola a parte, 24 su 7.
Io cercavo supporto, lei un lavoro vicino a casa, sicuro e flessibile. Ci eravamo trovate ad un punto intermedio tra due piani e quattro rampe di scale di differenza. La mia vicina e il mio angelo custode.

In quattro anni Zaytoona è diventata parte della nostra famiglia: in borsa tiene sempre le nostre chiavi di casa, nel cellulare foto e sorrisi con Leonardo da quando ha mosso i suoi primi passi. Nei momenti di emergenza, so sempre chi chiamare e da qualche mese mi aiuta nella gestione della casa. Quando la presento o ne parlo, non uso mai termini come Putzfrau o Baby Sitter. Lei per noi è solo Zaytoona, un nome che significa porto sicuro e anche e sempre di più, amicizia e fiducia. A prescindere da tutto quello che ci contraddistingue. Il nostro passato, il nostro presente, la nostra situazione attuale. Che per lei da un paio di mesi è diventata tutt’altro che semplice.

A fine agosto, poco prima del nostro rientro a Monaco dall’Italia, ho aperto la televisione e seguito i servizi al telegiornale. Le immagini scorrevano veloci, le bandiere, i furgoni carichi di persone, le masse disperate assaltando gli aerei…guardavo tutto questo e mi rombava in testa un nome: il suo. Devi sentirla subito, mi sono detta.

“Zaytoona, sto seguendo le notizie, come sta la tua famiglia?”

“E’ ancora peggio di quanto mostrano ai telegiornali, meine Liebe. Mia madre, mia sorella, mio fratello…si è dovuto nascondere. Sto cercando da settimane informazioni su come metterlo a salvo, al momento solo Anmeldungslisten da compilare presso il Ministero, nulla di più”

Io e le valigie mezze sfatte, la pelle abbronzata e un profondo senso di vuoto.
Come ti posso aiutare?

Il marito di un’amica tedesca lavora all’Ufficio Migrazione, mi metto in contatto con lui per capire come sia la situazione, se posso racimolare il contatto di qualche legale più informato sulla situazione. Ne raccolgo ben poco, sembrano avere tutti le mani legate.

Intanto i confini in Afghanistan vengono chiusi, sempre più famiglie si devono nascondere e separare, soprattutto gli uomini, per non venire scoperti dai talebani. Le notizie alla televisione sulla situazione locale diminuiscono sempre di più e per un noto motivo. Poco a poco si avvicinano le elezioni del nuovo governo tedesco e gli unici approfondimenti giornalistici cadono in seconda serata. Avvocati e impiegati negli uffici migrazione raccontano di una situazione in completo stallo e le donazioni, quelle in soldi e quelle in parole e speranza, sono troppo fragili per rispondere alla gravità della situazione.

Ci sono quelli che rimangono -mi racconta Zaytoona- che con mezzi economici e cibo sempre più scarso per la loro sopravvivenza, devono sfamare truppe intere di talebani. Ci sono quelli che rimanere significa rischiare la propria vita, e che quindi decidono di sfidare la fortuna, magari a prezzo di morire di sete, di fame, di bastonate, per attraversare il confine con Tagiskistan o ancor peggio Iran, sperando di raggiungere in qualche modo la lontana Turchia.

Spengo la televisione e ascolto Zaytoona. Mi racconta tutto quello che apprende da distante e no, non c’è velo di una lacrima tra i suoi occhi. La sua tristezza e la sua dignità. Il suo ringraziarmi per quello che cerco di fare e non domandarmi niente di piu’. Io che mi domando ma come fai e lei che attraversa ogni martedi la porta di casa con il buonumore che puo’, risparmiando ogni commento non richiesto, ogni racconto non voluto. Come fai, Zaytoona, a essere qui e a non essere qui, a portare avanti la tua vita, a sopravvivere all’ansia e alla preoccupazione. Dimmi come fai.

C’è chi taglia con il passato e non ne vuole più sapere, mosso dall’urgenza di cominciare una vita migliore e di parlare sempre e solo con tempi presenti e futuri. E poi ci sono quelli come te, come me, che quando aprono la porticina dei ricordi fanno entrare situazioni e persone che ormai non ci sono più, ma che danno senso a quello che siamo diventate. Tu nei fai forza, io, a volte, fin troppa nostalgia. Io passo le giornate a chiedermi perché, tu pensi sia parte di un progetto più grande.

Penso tu mi abbia insegnato in quattro anni mille stratagemmi, su come affrontare sfortune ed intemperie. E non hai dovuto venderli ai quattro venti, come tante anime vuote di oggi fanno. Me li hai mostrati, giorno per giorno. Adesso la mia speranza va lontana verso la tua famiglia. Le notizie di ieri sembrano essere un po’ più rassicuranti, ma ci vuole ancora forza. E tu ne sei sempre stata avvezza, cara Zaytoona, ora si, lo posso dire, amica speciale.

Alessandra – Monaco di Baviera

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Author

Alessandra Monaco di Baviera

Italiana di nascita, cittadina europea, Alessandra vive dal 2012 nella bella citta’ di Monaco di Baviera in Germania. Qui lavora da otto anni come architetto e trascorre le sue giornate dividendosi tra ufficio e cantieri. Circa tre anni fa dice si ad un nuovo progetto, quello della sua famiglia, e diventa mamma di un piccolo terremoto che colora le sue giornate di miriadi di pasticci e risate argentine. Nel 2019, rispondendo a una personale necessita’ di mettere le proprie esperienze di emigrata nero su bianco, comincia a pubblicare i propri articoli sul web, inaugurando una nuova, lunga fase di racconti sulla propria quotidianita’. Per conoscerla ancora piu’ da vicino la trovate su theitalianpot.com.

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