Nonostante tutti sappiano che Pinocchio è frutto della fantasia di Collodi, purtroppo c’è ancora chi crede al paese dei balocchi.
Con la premessa che quanto sto per scrivere non vuole essere una critica a nessuno, ma solo il mio punto di vista, vi lascio questa domanda: ma quanto si lamentano gli italiani??
Gli italiani, e io sono una di loro, si lamentano di tutto, che in Italia va tutto male, non si trova lavoro, si è sottopagati e sfruttati, tutto costa, ma poi si trasferiscono all’estero e va male anche lì perché non è come in Italia. Ma lo sapete almeno cosa volete? Ma soprattutto, lo sapete che il paese dei balocchi non esiste?
Faccio parte, da anni, di un gruppo Facebook dove italiani che vivono nella mia città si ritrovano virtualmente ma spesso mi chiedo perché ci sono entrata o, per meglio dire, come mai non ne sono ancora uscita. Ogni volta che leggo domande e risposte che si fanno o mi viene da ridere o mi inc***o.
La categoria più divertente è quella che si lamenta per le cose più banali, secondo me, ma di importanza vitale per loro. In questa categoria finiscono le persone che io ho etichettato AAA cercasi, perché sono quelli che cercano il prodotto locale anche in Svezia. Panna italiana cercasi, dove la trovo? Mi raccomando la panna italiana, perché quella svedese non va? troppo grassa? Troppo poco? Spiegatemi perché non capisco. Acqua italiana cercasi, dove la trovo? Spiegatemi, avete l’acqua svedese, buona, gratis dal rubinetto e voi volete andarla a comprare? Poi non lamentatevi se lo scontrino del supermercato ha uno zero di troppo! A quando Aria italiana cercasi, dove la trovo? Ecco, lì è dove li potrei mandare a quel paese, anzi al loro paese, almeno c’è l’aria che cercano.
Questa è comunque una categoria innocua, anzi di intrattenimento. Ultimamente mi diverte leggere i dibattiti sulla pizza e se debba avere l’origano oppure no.
Un’altra categoria raccoglie quelli che vengono qui allo sbaraglio, con la speranza o la convinzione che qui i lavori piovano dal cielo. Il classico esempio è l’italiano che pensa “so l’italiano quindi posso insegnare la lingua”, semplice no? Ciò che non sanno è che per insegnare qualsiasi cosa servono 180 crediti universitari di pedagogia e che si viene ammessi all’università solo se si ha ottima conoscenza di svedese e inglese. Ci sono altri che invece lasciano il proprio lavoro di lavapiatti in pizzeria per finire qui a fare la stessa cosa in un pseudo-ristorante italiano, dovendo poi pagarsi spese di affitto e alimenti che non c’erano a casa di mammá. Infine ci sono quelli che arrivano e la prima domanda che fanno è: “come faccio ad avere i sussidi dallo stato?” Mah… non saprei, arrivi da un paese in stato di guerra? Anche questa categoria è innocua, anzi ingenua.
La categoria che meno mi piace raccoglie tutti quelli che sputano nel piatto dove mangiano.
Ecco questa categoria di italiano è quella che più mi irrita. Questi sono gli italiani che lasciano il proprio paese perché là tutto va male, non c’è lavoro e non è più il posto adatto per crescere figli. Poi arrivano qui, attratti come da una calamita. Forse qualcuno gli ha detto che qualcuno ha detto che qui tutto funziona, come una vera Utopia (che tanto mi piace citare, accidenti a te Thomas More!).
Dopo un po’ si rendono conto che la realtà è un po’ diversa. La burocrazia richiede i suoi tempi, devi sgomitare per avere un appuntamento dal dottore e lasci mezzo stipendio dal dentista. Se ti metti in fila per affittare un appartamento ti viene detto che, se hai fortuna, probabilmente ce l’avrai quando tuo figlio andrà a vivere da solo. Non parliamo poi dei pomodori, argomento scottante. Rassegnatevi, i pomodori non hanno e non avranno mai lo stesso gusto di quelli del tuo paesello.
Poco per volta la città si fa vedere per quello che è: una città come tante altre, con pregi e difetti, con problemi di integrazione e criminalità ma soprattutto tanta pioggia! Ma cosa vi aspettavate? Di venire a vivere in una città multietnica con più di 300 mila abitanti e poter dormire la notte con l’uscio di casa aperto? Scusate, #chiedoperun’amica.
Tempo fa ho letto l’ennesima frase che mi ha fatto pensare e riflettere ed è proprio qui che volevo arrivare. Qualcuno ha scritto “hej då (addio) cara città svedese, città violenta e non adatta ai bambini! Meditate gente!” E infatti, caro italiano, mi fai proprio meditare, sí, su quali siano le aspettative dell’immigrato che arriva qui! Siamo veramente convinti che solo perché qualcuno ha detto che in Svezia si vive bene vuol dire che si è esenti da criminalità e violenza? Ma soprattutto, questi episodi (a quanto pare in aumento) sono un motivo sufficiente per abbandonare la città? Se tutti facessero così cosa succederebbe nelle città dove ci sono stati attacchi terroristici? È questo un motivo per criticare una città che ti ha accolto e dato (probabilmente) qualcosa in più rispetto alla tua città di provenienza (perché senó mica ci saresti venuto qui!)?
Che sia ben chiaro, io rispetto il punto di vista di questa persona e la sua scelta di lasciare la città per un piccolo posto in mezzo ai campi, in fondo non tutti son fatti per la città.
Quello che non capisco è il doversi sempre lamentare di tutto e sputare nel piatto dove si mangia. Io credo che l’italiano si lascia molto spesso andare a queste critiche, ma se ci si lamenta anche di un posto dove la maggior parte delle cose ancora funzionano, dove si dovrebbe andare allora? Su Marte?
Fatemi un favore, toglietevi le fette di prosciutto (di Parma, quello originale, non il fake che criticate tanto) dagli occhi e guardatevi attorno: il paese dei balocchi non esiste, sorry! La città che vi ha accolti, che sia in Europa, Australia o USA, è una città con pregi e difetti, ci sono zone più o meno sicure ma i problemi di criminalità ci sono ovunque, anche a Genova, Milano o Roma.
Quello che bisogna fare è mettere sulla bilancia tutti gli aspetti come stabilità lavorativa, agevolazioni per genitori e bambini e dare peso a ciò che veramente conta. Chiunque, facendosi un giro per la città, non potrà che notare che le città svedesi in generale sono fatte per crescere bambini. Cosa ne dite dei vari parchi a tema sparsi qua e là, gli asili con i giardini pieni di scivoli e altalene, le piste per skateboard, i muri per fare scalate, le biblioteche con aree per bambini?
Quando lasciamo il nostro paese per un altro abbiamo molte aspettative, è normale, ma sperare di ritrovare quello che ci siamo lasciati alle spalle ma in versione migliorata è un grave errore. Dobbiamo essere consapevoli che tutto sarà diverso, le persone non saranno come quelle che abbiamo lasciato come non lo sarà il cibo. Inutile discutere, accettattiamo la nuova situazione senza fare troppi confronti! Manteniamo vive le nostre tradizioni ma non abbiamo paura di incontrare, provare o addirittura adottare, se vorremo, quelle del nuovo paese.
È davvero così difficile accettare il fatto che siamo tutti diversi?
Per quanto mi riguarda, viva la diversità.
Smaken är som baken: delad.
(Versione svedese di non tutti i gusti sono alla menta)
Wanda, Svezia
carissima come ti capisco,anni fa quando ho iniziato la mia esperienza/avventura all’estero ho cominciato subito a litigare con i vari italioti sulla pagina di Facebook..una cosa incredibile.. sì hai ragione se ne vanno e si lamentano criticano criticano criticano vogliono il cibo fatto come lo fa mammina oppure la mozzarella..ma quella italiana verace..non parliamo di pizza o di uso e costumi locali! Io ho lasciato consapevolmente quella pagina Facebook per non aver voglia di insultare qualcuno la mia prima tappa erano state le Canarie ma il periodo più lungo a Gozo meravigliosa sorellina di Malta sembra come avevo intitolato il mio post,l’isola che non c’è e lo.penso anche adesso che sono rientrata in Italia,facile trovare lavoro ma bisogna adattarsi..poca criminalità ma non è il paese di Alice..e le sue meraviglie..ha pro e contro ma ci si vive benissimo, ciononostante i nostri bravi italiani a sputare sentenze far paragoni,critiche lamentele.Insopportabili e poco intelligenti dopo tutto..il detto Paese che vai usanze che trovi..dice nulla?Io amo la diversità, è davvero un valore
Invece a me di solito capita il contrario. Non seguo gruppi di italiani ma quelli che incontro in Australia di solito sono all’opposto e cioè esaltatissimi e convinti che tutto sia meglio sempre. Di solito sono giovani che lavorano tanto e non riescono a credere che vengono pagati così bene…che vengono pagati innanzitutto, sai arrivati dall’Italia. Secondo me dipende se ti innamori o meno del nuovo paese. Se ti scatta la scintilla tutto è bellissimo anche se non lo è e viceversa se non ti innamori allora niente è meglio della cara Italia.
Guarda, non so come siano persone di altra nazionalità all’estero (ovvero come siano i francesi o tedeschi espatriati, per fare un esempio) e quindi se sia un vizio solo italiano o no, però in effetti quando sento i commenti di amici e conoscenti su quanto sia fortunato mio marito a vivere e lavorare in Svizzera perchè lì è tutto perfetto e si guadagna tantissimo, mi viene da mandarli a stendere. Sì, ci sono dei vantaggi e dei pro, altrimenti noi non l’avremmo scelto, ma non è tutto oro quel che luccica. E poi bisogna adattarsi, non solo cambiando paese ma anche clima e ambiente: non come i milanesi che arrivano in montagna in Valle d’Aosta e vorrebbero tutti i servizi e l’intrattenimento delle città ma l’aria pulita, l’assenza di traffico e poca gente come in città! Insomma, penso tu abbia ragione.
Quanto alla Svezia, ci sono stata due volte in vacanza e mi è piaciuta molto, soprattutto come offerta per i bambini e di luoghi in cui praticare sport. Da italiana di montagna, però, so per esperienza che faticherei a vivere con giornate molto molto corte per lunghi mesi e quindi per ora non ci penso. Però prima di trasferirsi certa gente dovrebbe visitare i luoghi in cui intende andare. Eviterebbe spiacevoli equivoci.