Vivere all'estero

Del perché non ho nessuna voglia di tornare in Cina.

Cina per Veronica
Written by Veronica Marocco

No, non ho nessuna voglia di tornare in Cina.

Non mi piace lamentarmi dei posti in cui vivo e in cui ho vissuto: anche perché, come amo ripetere, sono stata contenta un po’ ovunque. Il mio schema si presenta quasi sempre identico: primo mese in cui mi lamento, inframmezzato da ansia e psicodrammi. Adattamento, messa in atto della routine, serenità e, in alcuni casi, amore folle.

Tornerei a vivere nuovamente in alcune città, meno in altre, soprattutto ora che mi trovo a tre ore di volo da casa, per la prima volta. Sono “stanca di Asia”: stanca di megalopoli, di ore di volo interminabili, stanca di una lontananza geografica e culturale che per anni ho mediato, che ho amato e mi ha insegnato molto. Ma sto diventando vecchietta, e sempre meno paziente, si può dire?

Se però c’è un paese in cui non ho nessuna voglia do tornare, questo è la Cina. Per lavoro, per vacanze, mi dispiace, no. Come dico sempre, mai dire mai: forse arriverà l’occasione che non si puö rifiutare, forse assorbirò il trauma che mi porto dentro dal 2020. Non lo so.

Adoravo Shanghai, una città in cui c’era letteralmente tutto. Dal punto di vista economico, sociale, culturale. Dove avevo trovato un piccolo spazio, gruppi di amiche, tanti servizi, una vita comoda. Eppure spero di non tornarci. Lo dico qui per la prima volta.

Quando è scoppiata la pandemia, per mesi ho difeso la Cina nelle conversazioni con amici e conoscenti. Sui social ho trovato il peggio: insulti razzisti, discorsi campati in aria, basati su complottiamo e fake news. Ho visto i Cinesi descritti in maniera orribile, come persone sporche, che mangiano animali di ogni tipo. Come se il virus avesse sdoganato finalmente tutto quello che su questo popolo si pensava, senza poterlo dire. Senza conoscere un briciolo di storia, di cultura, fosse solo una infarinatura sugli ultimi cinquant’anni di Cina.

Ancora oggi sono disgustata da quello che ho letto e sentito, e la penso come a inizio 2020. Eppure no, non riesco a pensare di tornare in Cina.

Ho passato notti a non dormire nella paura di prendere il Covid, di essere separata da mia figlia, mandata in un qualche reparto pediatrico in quarantena. Ho passato giorni a mostrare codici, certificati, timbri su passaporto. A farmi prendere la temperatura ad ogni metro, a cercare di mettere la mascherina alla mia bimba.

Mi sono fatta gridare contro all’immigrazione perchè avevo un passaporto italiano. Ho visto voli annullati uno dopo l’altro, ho respirato solo quando, il 17 Luglio 2020, dopo mesi di attesa, il nostro volo per casa con scalo a Francoforte ha tirato su il carrello. In tutto questo, aspettavo il mio secondo figlio, nella paura costante che quello stress estremo potesse fargli male. Con gli ormoni a mille e la mia ansia a duemila.

Ansia di arrivare all’aeroporto e scoprire che il volo non c’era più, senza poter però tornare a casa, che avevamo lasciato. Senza poter perdere altro tempo, visto che il parto era previsto per Settembre.

Atterrando in Germania, non riuscivo a credere di poter uscire dall’aeroporto per poi tornarci la mattina dopo per il secondo volo. Alla dogana, il poliziotto tedesco mi ha preso per scema.

Tutto questo è un trauma che porto ancora con me. Solo da poco mi sto calmando in aeroporto. Ho fatto fatica ad interiorizzare che basta un passaporto ormai per viaggiare. Che non devo avere paura di avere un documento mancante, di rimanere a terra, paura di non trovare una soluzione.

E mi dispiace, tutto questo me lo ha regalato la Cina, mentre intorno a me in Europa e in Italia si gridava alla dittatura per un green pass. No, non sono pronta a tornare e no, non voglio tornare.

Tokyo e Taipei sono due ricordi che scaldano il cuore, Hong Kong è stata il simbolo della spensieratezza e del bel vivere, nonostante la fatica quotidiana. Shanghai è rimasta lí, la mia ferita, la mia cicatrice.

E voi? Avete una città che vi ha fatto male? Un posto il cui ricordo è stato rovinato da un finale traumatico?

Veronica, Marocco

Foto di Annie Spratt su Unsplash

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

1 Comment

  • Gentile signora, scusi se faccio un commento stonato, ma mi appello alla libertà di espressione, che qui in Italia bene o male c’è: temo che il problema di fondo stia nell’obiettiva circostanza per la quale la Cina allo stato e salvo il vero sembra non sia un paese democratico.

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