Prima di partire per il bilingue Canada mi ero messa a cercare tutte le informazioni ed esperienze possibili sull’approccio dei bambini con le lingue straniere.
Non sono mai stata una patita né della conoscenza delle lingue straniere, né tanto meno dell’introdurle ai bambini fin da piccoli.
Ho spulciato letteratura e risorse in rete su bilinguismo e bimbi, chiesto a mamme con esperienze simili e la risposta che ottenevo era più o meno sempre la stessa : i bimbi piccoli sono come delle spugne, non ti preoccupare, vedrai che i tuoi figli non avranno nessuna difficoltà e se la caveranno molto meglio di te.
Tutto vero. Lo chiedessero a me ora, con tre bambini e due anni di esperienza all’estero, mi verrebbe però da aggiungere (e sottolineare) che non per questo i nostri figli non avranno bisogno del nostro aiuto e sostegno.
Certo mio figlio grande dopo il primo anno a Montreal correggeva la mia pronuncia in inglese e dopo il secondo anno traduceva il francese per il papà che non si era mai deciso ad impararlo, però non è che è stato sempre a suo agio in un ambiente bilingue francese/inglese. E non è che non abbia faticato per imparare o che non tornasse a casa da scuola stanchissimo o che si rifiutasse che in casa anche solo pronunciassimo una parola in inglese.
Senza contare che l’apprendimento della lingua in queste situazioni di espatrio è solo una delle cose “nuove” con cui i nostri figli devono misurarsi. Casa nuova, nuovo cibo, nuove abitudini, nuovi ritmi, nuove quotidianità, nuovi vicini di casa, nuovi modi per sentire chi è sempre stato loro vicino, nuovi amici, nuove scuole, … nuovi modi di farsi comprendere e comprendere quello che gli altri ci stanno dicendo.
Ho già raccontato cosa penso del valore di queste esperienze per i nostri figli e anche del come anche la conoscenza delle lingue sia una ricchezza che nemmeno immaginavo prima di farne esperienza, però trovo riduttivo (e forse anche un po’ poco sensibile) che si sminuisca la quantità di impegno ed energia che chiediamo ai nostri bimbetti perché forti della loro capacità di adattamento e apprendimento.
In alcune situazioni saranno in imbarazzo come noi, non si riusciranno ad esprimere come vorranno come noi, annuiranno fingendo di aver capito esattamente come noi.
Questo non per alimentare le ansie di noi mamme che quando ci imbarchiamo in questo genere di avventure già abbiamo tanto di cui preoccuparci, ma perché credo che questo genere di processi di apprendimento necessitino di tutta la nostra cura e sensibilità.
Step by step, petit à petit stanno ancora una volta imparando a camminare da soli.
Alessandra in transito fra Canada e Italia
Ha collaborato con Amiche di Fuso da Febbraio 2014 a febbraio 2015
La trovi anche qui: Mommy Planner
È invece un argomento che mi ha sempre affascinato. Ho una laurea in lingue e un master in didattica dell’italiano come lingua straniera. Se ne avrai voglia, posso consigliarti due libri alla portata di tutti di Barbara abdeillah Bauer, guida per genitori di bambini bilingue e il bambino bilingue.
Argomento molto affascinante anche per me, Giulietta, e spero di approfondirlo. I libri che citi li ho nella libreria di casa 🙂 Li avevo comprati e spulciati prima di partire per il Canada. L’unica osservazione che faccio è che sono processi comunque delicati … ma hai ragione, è un buon momento per riprendere in mano quelle letture, grazie!
ovviamente credo che nessuna “guida” sia sufficiente. Ogni bambino ha i suoi processi e approcci con la lingua. Sta a noi scegliere i metodi migliori per farli sentire a loro agio in primo luogo, e forse dovremmo anche assecondare le loro fasi di”questa lingua mi fa schifo”. Succederá, é normale. Ma loro sono bravi 🙂
Sono molto interessata a questo argomento, specie adesso con un bambino in arrivo! in questo periodo mi chiedo se davvero tutti i bambini esposti a più lingue imparano a parlare più tardi e soprattutto mi chiedo come fare in modo che mio figlio parli un buon italiano nonostante sarà per forze di cose la lingua minoritaria. Potrebbe essere proprio quella la lingua che “gli fa schifo!”, cosa che, come dice Giulietta, capita, e sarebbe una cosa molto triste per me.
Cara Arya, come dicevo il plurilinguismo è un tema che mi interessa e mi appassiona come genitore per cui ben venga raccogliere sempre tutte le informazioni possibili. Dico una banalità, per la mia esperienza ogni bambino è profondamente diverso dall’altro anche rispetto a questa esperienza (che trovo comunque sempre positiva!), ma facile o meno facile che sia il percorso stiamo chiedendo loro di mettersi fortemente alla prova e questo va loro riconosciuto 🙂
ciao Arya, mio figlio e’ nato in Italia ma a 5 settimane e’ tornato con noi in Thailandia, dove vivo da 9 anni e da cui proviene mio marito. Ha un anno e qualche mese, dice mamma papa’ miao (per chiamare il gatto) baubau (per indicare i cani) pipi (la nuova entrata di ieri) in italiano e meo (gatto) pai (andare) in thailandese, ma capisce anche la lingua di suo padre, che e’ il Karen, e l’altro giorno obbediva ad una mia amica francese che gli diceva siediti o vieni qui e lui le stava dietro, con nostro grande stupore… poi c’e’ Sally che gli parla in inglese, insomma un gran minestrone. Nonostante questo mi sembra segua ogni lingua senza troppi sforzi, ma io gli parlo esclusimavamente in italiano mentre mio marito usa il suo italiano maccheronico e il karen. vedremo nei prossimi anni! la maggior parte dei bambini italo-thai di mia conoscenza parlano pochissimo l’italiano e meglio l’inglese, ma questo dipende solo ed esclusivamente dai genitori pigri, secondo me. poi lui sente e vede tutta la mia famglia su skype quasi tutti i giorni a cena, diciamo che stiamo a tavola tutti insieme dal monitor del pc, quindi comunque l’italiano e’ la lingua che sente in assoluto di piu’. credo che l’importante sia avere una figura di riferimento ben precisa per una precisa lingua in modo da non fare confusione e di parlare nel modo piu’ corretto e chiaro possibile. poi fra qualche anno ti aggiorno! ciao ciao
Credo che a Berlino siamo relativamente fortunati perché ci sono gli asili bilingue e le scuole perfettamente bilingue, significa che alcune materie curricolari le fanno in tedesco e altre in italiano. In genere peró se i genitori hanno due lingue diverse il bimbo impara da piccolo che a papá si parla in un modo, a mamma in un altro, l’importante credo sia cmq contnuare a parlare a tuo figlio in italiano, qualora dovesse rivolgersi in un’altra lingua a t,e non contraddirlo o correggerlo, continua a parlargli in italiano. Dovesse avere un rifiuto per la tua lingua (ma non é detto) un giorno gli passerá. Io per mio figlio ho scelto cmq l’asilo tedesco perché non volevo fosse troppo esposto all’italiano. Per la scuola vorrei invece la bilingue, ma ho ancora del tempo, e dipende anche da ció che lui vorrá
L’anno scorso, mio figlio aveva 5 anni compiuti da poco, noi c’eravamo appena trasferiti in Inghilterra e lui doveva iniziare la prima elementare proprio qui. Il primo giorno di scuola mi sono sentita uno straccio per averlo lasciato in un ambiente in cui tutti gli altri parlavano una lingua a lui sconosciuta. Quando sono andata a prenderlo sono stata intercettata dalla preside che voleva parlarmi. Sono entrata due minuti nel panico, poi ho capito che siccome lui piangeva perchè credeva di essersi perso negli infiniti corridoi della scuola, loro hanno pensato che non avesse mangiato e così sono andati al supermercato a comprargli un altro pasto, che lui ha mangiato abbondantemente, nonostante avesse appena pranzato. proprio perchè non sapeva come far capire loro cosa fosse successo. Ho riso per giorni. Dopo 3 mesi ha iniziato a leggere e scrivere in inglese in maniera più o meno autonoma, poi ha iniziato a correggere la mia pronuncia e a tradurre i discorsi dei vicini. Per loro è più semplice ma non per questo meno complicato, hai ragione. Tante volte mi sono immaginata chiusa per ore in un ambiente dove tutti parlano una lingua a me completamente sconosciuta e mi è sembrato di impazzire al solo pensiero. Proprio per questo c’è da essere orgogliosi di loro, non tanto per la loro velocità di apprendimento, quanto per il coraggio e lo spirito di adattamento che mostrano, che molte volte supera di gran lunga quello di noi adulti. 🙂
Grazie 🙂 hai centrato in pieno quello che intendevo. Sono bravi. Bravissimi!
È vero. Sono dei piccoli eroi. Bravi loro
ps. the cat in the hat è uno dei suoi libri preferiti così come the lorax
Anche qui grandi fan del Dr. Seuss <3 🙂
Come non condividere!
Ho letto ieri il tuo post e solo oggi commento.
Sono appena rientrata da scuola, il suo quarto giorno di scuola inglese. una mamma si e’ avvicinata a lui, gli ha parlato lentamente invitandolo a casa sua a giocare con suo figlio, un compagnio di classe.
Il suo sguardo si e’ abbassato, il viso gli e’ diventato rosso peperone, gli occhi lucidi e l’imbarazzo ed il disagio erano palpabili. Ho pensato subito a quello che avevi scritto tu ieri.
So che impareranno in fretta, so che sono spugne, ma questa prima fase di inserimento, di approccio con la nuova lingua e’ forte, e’ difficile e li segnera’, so che segnera’ il loro carattere per sempre.
Ovvio che e’ una questione di carattere, il mio omino piccolo e’ particolarmente timido, ma e’ difficile anche per i piu’ espansivi.
Non e’ una passeggiata, e’ un percorso ad ostacali in cui tenersi tutti per mano.
Un abbraccio
fabiana
Esattamente. Dobbiamo tenerli per mano e sostenerli. “Non è facile” (cit.) 😉
Noi partiremo nel 2015 per la Germania, dove la mia piccola di 4 anni (il prossimo 5) dovrà andare in una scuola internazionale e farà 50% inglese e 50% tedesco. So che avrà bisogno di tutto il nostro supporto e per fortuna io starò a casa e mi occuperò di lei, però il pensiero che le facciamo lasciare tutto il suo mondo qua e la catapultiamo in una nuova realtà a lei completamente sconosciuta, mi mette tanti pensieri.
So che ce la farà, ed è vero molti mi dicono “ma si i bimbi fanno in fretta” ma so che i primi mesi saranno molto molto duri per lei e per noi e poi lei è così timida… Però quello che mi rende felice è che lei è molto curiosa di queste nuove lingue che dovrà imparare e spesso mi chiede come si dice questo o quello sia in tedesco che in inglese.
Chissà come sarà poi quando seremo li…
Claudia
Claudia la curiosità è l’arma vincente in queste situazioni. Sono sicura che tutto andrà per il meglio e l’occasione per la tua bambina sarà così arricchente da non riuscire nemmeno ad immaginarlo ora. Stalle accanto, sostienila nei primi momenti e insieme troverete il vostro modo per prendere confidenza con questa nuova avventura! In bocca al lupo 🙂
[…] Lei aveva fatto un po’ fatica, perché se è vero che loro sono spugne, come dice Alessandra nel suo post, comunque questo non vuol dire che loro non abbiano comunque delle difficoltà, incertezze. E […]