Reinventarsi

Mamme USA e decisioni non sempre scontate

Le mamme USA amiche di fuso
Written by Amiche di fuso

Come avrete intuito dal titolo di uno dei miei ultimi post e da altri riferimenti qua e là, io sono una patita di telefilm e serial americani e, una tipologia ben definita dei serial televisivi, sono le mamme USA. Quelle mamme perfette che stanno a casa, hanno sempre la parola giusta per risolvere ogni dramma piccolo o gigante che sia, le mamme che tutto il gruppo di amici ti invidia. Chi è della mia generazione avrà come modello di mamma USA Marion Cunningham, chi è un poco più giovane Cindy Walsh (chi è ancora più giovane sia compassionevole con l’autrice e non dica nulla 😉 ).

Personalmente sono stata fortunata e sono cresciuta con una mamma che ha scelto di stare a casa e che posso dire rientra abbastanza nel modello sopra. Non mi sbilancio oltre che poi so che mi legge e se inizia a gongolare come faccio?

Comunque ricordo che già da bambina era abbastanza un’eccezione avere la fortuna di avere la mamma che non lavorava fuori. Ancora di più di questi tempi dove, avere la mamma a casa che non deve districarsi tra orari lavorativi pazzi, nido, faccende domestiche è ancora più una rarità. Questo almeno per quello che vedo tra le mie amiche italiane. Qui invece è molto più diffusa la stay at home mom, che insieme alla parola homemaker mi piace molto di più del termine casalinga.

Quello che mi ha colpito dopo un po’ di tempo che sono arrivata è però la diversa percezione, quasi speculare che le mamme USA hanno di quelle italiane e viceversa. Quando chiacchierando con le amiche italiane si arriva all’argomento, di solito una tra le espressioni più frequenti è “Che fortunate le mamme USA che possono stare a casa”, viceversa quando amiche qui mi hanno chiesto incuriosite come fosse la realtà italiana spesso, più di quanto mi aspettassi, arrivavano esclamazioni del tipo “Che fortunate le mamme italiane a poter andare a lavorare!”.

Sulla realtà italiana non mi soffermo perchè credo sia nota più o meno a tutti noi. Se, invece, ci si ferma a riflettere sulle mamme USA si capisce abbastanza facilmente il perchè di questa esclamazione, per molte stare a casa non è una scelta, ma una necessità, così come al contrario avviene in Italia per molte  mamme-donne. Certo la scelta costretta di stare a casa consente di stare con i propri figli, ma giustamente molte sentono la necessità, il desiderio di realizzarsi anche nel lavoro, di veder messi a frutto i sacrifici degli anni di studio, acquisire magari una maggiore indipendenza economica e, ultimo ma non meno importante, per molte famiglie un secondo income potrebbe dare una maggiore tranquillità economica.

E allora cosa spinge anche chi sente queste necessità a stare a casa? Beh qui non esiste il congedo per maternità. Sono previste 12 settimane di assenza non pagata dal lavoro, e non per tutti i posti di lavoro. Solo pochi stati hanno allargato per legge i benefici della maternità. Ancora meno sono i datori di lavoro che concedono benefit in tal senso e di solito sono riservati a posizioni di particolare riguardo all’interno dell’azienda. E dopo le 12 settimane? Fino ai 5 anni non esistono nidi o asili (in alcune scuole è presente il pre-k che porta a 4 anni l’età in cui i bambini possono iniziare la scuola pubblica) e le rette, e non necessariamente per strutture di elite, possono essere molto salate. Cosa che un tempo pieno può arrivare a costare 1200$ al mese (e se ti pagano il minimo sindacale neanche ci arrivi con lo stipendio), ma in molti stati dove il costo della vita è maggiore rispetto al Texas questa retta sarebbe vista come molto conveniente. In più aggiungiamo che così come non esiste la malattia sul posto di lavoro,  se non sono previsti come benefit aziendale non ci sono nemmeno permessi pagati, quindi spesso assentarsi per la malattie e necessità varie dei bambini può essere un problema non indifferente.

A questo si aggiunge un fattore culturale che vede i genitori molto coinvolti nella vita dei figli e, se dai 16 anni dei pargoli è una scelta, fintanto che non sono patentati è anche un coinvolgimento forzato date le distanze e la necessità dei ragazzi di essere portati in giro. Anche le scuole, che sono molto attive, spesso coinvolgono i genitori nella realizzazione di alcuni progetti. Qui poi come altrove c’è sempre chi si imbosca in queste situazioni, ma il partecipare ed essere parte attiva della comunità non solo è un desiderio, ma viene visto proprio come un dovere, anche perchè se molto viene fatto (e non solo nelle scuole, ma in ogni comunità) è proprio grazie al contributo volontario dei singoli.

Ora, moltiplicando tutto almeno per 2 o 3 figli, è facile capire come una situazione di questo genere dal punto di vista economico e organizzativo della gestione della famiglia, porti alla decisione di avere un genitore che decide di stare a casa almeno per alcuni anni fintanto che i figli non sono un poco più grandi. E non ho usato la parola genitore a caso, perchè mi sono resa conto che il titolo non è accurato, perchè sono sempre di più i papà che decidono di stare a casa e occuparsi a tempo pieno della famiglia. Ovvio la percentuale appare ancora infinitesima rispetto alle mamme, ma alla fine le rivoluzioni culturali non si fanno certo in un giorno e, se prima la scelta che fosse la mamma a stare a casa era quasi scontata, ora lo è sempre meno.

Entrambe le situazioni hanno dei pro e dei contro personali e non ma, quello che colpisce, è come alla fine per molti non sia possibile effettuare realmente una scelta in base a quello che vorrebbe. Con la consapevolezza che una società perfetta non esiste, è però bello pensare che si possa riuscire a trovare delle soluzioni per cui, tutte le famiglie, possano davvero decidere quelle che saranno le soluzioni migliori per loro.

Valentina, Texas

Ha collaborato con Amiche di Fuso da febbraio 2014 a settembre 2015

Loading...

Author

Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

11 Comments

  • Ciao! Quanta verità in quello che hai scritto. Per me è stata davvero dura tornare a lavorare dopo sole 12 settimane di maternità essendo a conoscenza della situazione italiana. Inoltre avendo allattato al seno, cosa non proprio comune qui in USA le cose si sono complicate. Ed è vero del “Day Care” cosí costoso se vivi come me in campagna. Io mando mio figlio due volte a settimana. Se dovessi mandarlo a tempo pieno sarebbe meglio smettere di lavorare

  • Qui in Western Australia la situazione è simile. Si torna a lavoro abbastanza presto, però si può avere un anno di maternità non pagata.
    Gli asili nido costano molto (circa 120 euro al giorno), ma per fortuna se si ha il visto come Permanent Resident si riceve un rimborso statale del 50%. Ovviamente mia figlia è spesso malata così spendo al giorno altrettanto di tata! Ed alla fine l’ho iscritta al nido solo due giorni a settimana!
    La scuola inizia a 5 anni dalle 9 alle 15 e quindi via di pre-scuola e dopo-scuola ovviamente a pagamento. La mia salvezza
    sono le altre mamme della classe che non lavorano e mi danno una mano.
    L’elemento che mi permette di trovare (quasi) un equilibrio è il part time: io lavoro 3 giorni full day e gli altri 2 solo al mattino, così riesco ad andare a prendere mia figlia (ed i figli di mamme che quel giorno lavorano) a scuola. Moltissimi australiani lavorano full day 4 giorni e passano il quinto in famiglia…
    Inoltre il mercato del lavoro
    è molto dinamico e ti permette di tornare a lavorare anche dopo una pausa in famiglia.
    Per ora sono soddisfatta 😉

  • Ecco che si spiega la quantità industriale di video sui planner di oltre oceano. Per le mamme US organizzare diventa uno stile di vita. Mi capita spesso di sbirciare nelle loro agende e puoi vederle piene zeppe di appuntamenti con degli spostamenti in macchina di ore intere.

  • Care mamme d’oltre oceano sono rimasta sconcertata da ciò che ho letto. Alla fine qualcosina di buono ce l’ha anche la nostra Italietta anche se come sempre c’è chi ne abusa e ve lo dice una che non avendo avuto figli ha dovuto lavorare per sé e per le colleghe . furbette che abusavano dei tanti privilegi di cui godevano.. Ma ho letto bene 120 euro al giorno per l’asilo? Ma li. Uno stipendio medio a quanto si aggira?

  • Ciao,

    ho trovato il tuo post davvero interessante. Mi hai fornito un sacco di informazioni che non sapevo. Per esempio non sapevo non ci fossero asili o maternità. Vuoi dire che in fondo in fondo noi donne non siamo messe poi così male in Italia?! Mi hai rincuorato. Ti seguirò il tuo blog è davvero interessante.

  • Come sempre i tuoi post sono straordinari.. e tranquilla falla gongolare un pò la tua mamma , noi mamme non abbiamo molte soddisfazioni per gongolare 😀
    Che dire come dico sempre c’è sempre un pro e un contro in tutto , l’america è un bel paese e io l’ho sempre adorato io sono cresciuta con l’idea di famiglia Cunningham, ma benchè avessi la mamma a casa la mia non era una famiglia cosi perfetta ,ma chi lo è?
    Mi spiace per le mamme Americane perchè sono dell’idea che se a casa una donna ci deve stare, deve essere per sua scelta , non perchè è obbligata.
    Capisco anche che la legge Americana non è così buona come immaginavo , non si può non dare la maternità ad una donna ( non è colpa della donna se deve partorire) ed è giusto che se uno a dei figli, possa avere l’opportunità di dargli una vita migliore cosa che con uno stipendio non è tanto possibile..
    Io sono una mamma che è a casa ma non per scelta , ma proprio perchè non trovo da lavorare , sono stata contenta di crescere mia figlia , ma non essere indipendente, essere sempre chiusa in casa alla lunga ti distrugge pscologicamente e questo posso capirlo benissimo .
    Per le donne Italiane mi spiace ma chi lavora non si accorge della fortuna che ha, il solo uscire di casa per le ore che lavori e incontrare altri esseri umani non è poco , e poi il fattore economico..Insomma non siamo mai contenti Vale chi ha un lavoro vorrebbe stare a casa, chi è a casa vorebbe un lavoro … siamo un mondo molto vario 🙂
    Grazie per il bellissimo post .. al prossimo 😀
    Aspetto quello con la ricetta delle cotolette anche se da oggi sono a dieta ferrea..
    Baci la tua amica Vero

  • Interessante articolo! Ho fatto delle risflessini simile parlando con alcune compagne (e anche un compagno) di dottorato qui in USA che hanno scelto proprio il periodo del PhD per avere figli. A me non sembra una scelta molto sensata perche’ il PhD non prevede la maternita’ e non ha orari fissi. In realta’, ho scoperto che e’ proprio questo il motivo per cui la gente lo sceglie per fare figli: si puo’ sempre prendere un semestre o un anno sabbatico non pagato ma che non risulta come un “buco” sul curriculum, e con il fatto che non bisogna insegnare o andare a lezione tutti i giorni si risparmia su baby sitter e asili nido. Ed e’ piu’ facile iniziare una carriera se i pargoli ci sono gia’. Senza contare che spesso i nonni sono lontani e le famiglie non hanno proprio nessuno su cui contare (parliamo del giorno tragico in cui un professore a cui facevo da assistente, disperato perche’ nessuno lo teneva, ha portato il figlio quattrenne ad un esame e io, invece di appunto far fare l’esame agli studenti, ho passato due ore a cercare di rendermi simpatica al quattrenne parlando dell’Uomo Ragno perche’ non gridasse disturbando tutti XD)

  • Molto interessante il tuo post. Sono sempre stata una mamma lavoratrice, ho tre figli ormai adulti, mi rendo conto che in Italia e in Europa in generale, salvo poche eccezioni, siamo molto più avanti riguardo la tutela della maternità. Leggo molti post relativi alle mamme che vivono all’estero, ho un contatto con una Texana e conosco discretamente la realtà di un paio di Paesi del centro America … stiamo meglio noi ma spesso non lo sappiamo. Guardiamo all’America come al giardino dell’Eden, senza renderci conto che la vecchia Europa ha un welfare all’avanguardia. Io ho potuto e voluto lavorare e far crescere tre figli grazie alle strutture pubbliche, nidi, scuola materna ed elementare, con orari che ben si conciliavano col mio orario di lavoro e con quello di mio marito, i costi non sono mai stati proibitivi, pertanto posso solo parlarne bene. La differenza, da quello che leggo spesso, è rientrare al lavoro dopo un lungo periodo di fermo, in Italia una donna fa fatica. I buchi nel CV sono un problema, so quel che dico perchè è la mia professione; quando sei stata ferma per molti anni è molto difficile tornare al lavoro, specialmente col ruolo precedente e questo è un limite davvero grosso, per il resto invece la situazione è a vantaggio delle mamme lavoratrici.

  • Buon giorno, vorrei per cortesia un’informazione in piu’ dalla autrice. La madre che deve rimanere a casa coi figli per un certo numero di anni riesce poi, nella media, a rientrare nel mondo de lavoro, o tendenzialmente ne resta fuori, come accade in Italia? e al padre che resta a casa lui, che succede poi? ne ha la vita lavorativa pregiudicata?

Dicci cosa ne pensi!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.