#expatimbruttito

Alessia e una serie di sfortunati eventi. Ovvero: il 2016

Written by Amiche di fuso

Ora che è finito, lo posso dire: tiro un sospiro di sollievo e ringrazio tutte le divinità dell’universo, per essere uscita viva dell’anno appena trascorso. Cose belle e brutte succedono a tutti,  ma ci sono anni particolari in cui va tutto in modo pessimo. Il 2016 per me è stato uno di quegli anni. Certo, sono successe cose belle, tra cui l’essere rimasta incinta dopo aver ormai quasi appeso le ovaie al chiodo, ma pure quest’esperienza non è stata risparmiata da sfighe cosmiche.

E poi insomma, diciamocelo, per chi vive lontano da famiglia e amici, quando succedono cose spiacevoli, le si percepisce in modo molto più amplificato. Sarà stato Saturno contro (mortacci sua), ma io, un anno così difficoltoso, non me lo ricordo.

Mi è successo di tutto: dalla prima sfiga cosmica legata all’Obamacare, a causa della quale ho quasi perso la copertura, al furto in casa, passando per pronto soccorso, drammi assicurativi e viaggi aerei cancellati senza rimborso.

Un anno da dimenticare, come minimo.

Poi tutti che ci siamo strappati i capelli per le celebrità morte all’improvviso…  Che vi dirò, ci sono rimasta male pure io, ma ero talmente immersa nei miei di drammi, che non mi sono disperata poi così tanto.

Fondamentalmente, il problema ricorrente di quest’anno appena concluso è stata la burocrazia e l’incapacità di togliersi i paraocchi di molti impiegati americani.

Come ho citato prima, il dramma per Obamacare non è stato che un disguido tra la registrazione effettuata da me sul sito e quella effettuata dall’operatore dell’assicurazione (a cui nessuno aveva richiesto di fare nulla se non di confermare la mia già avvenuta iscrizione). Non parrebbe difficile da risolvere, e invece ci sono voluti 3 mesi e decine di telefonate ed attese, temendo di perdere la copertura perché le due parti non volevano interagire e speravano che il tempo mettesse le cose a posto (eehhhh???!!!). Poi, alla fine, quando credo di averli minacciati di morte, è arrivata una furba e ha deciso di fare una chiamata a tre con me e quelli di Obamacare. Magicamente s’è risolto tutto in 5 giorni. Ma non sono stata tranquilla a lungo, infatti, dopo due settimane, hanno iniziato a chiedermi papiri di ogni genere perché dovevo provare di essere una morta di fame per avere l’aiuto mensile offerto dal governo per pagare il premio…

Finito questo secondo capitolo durato ben due mesi, speravo di quietare. Invece no. Da lì è stato tutto un dramma medico ed economico. Infatti, dopo aver adottato Guinness, è stato un continuo rincorrere il canile per il trattamento gratuito della microfilaria (che ancora non abbiamo fatto). Poi, con mia grandissima gioia, scopro di essere incinta, proprio due giorni prima del compleanno, ma la gioia dura solo 2 giorni. Infatti, chiamando per fissare una visita con l’unico provider coperto dalla mia assicurazione, mi viene detto che non viene accettata più da febbraio. Ah ecco. E quindi?
E quindi, mentre cerco di capire che pesci pigliare per le visite di routine, succede che il giorno del compleanno ho una minaccia di aborto. A parte aver passato il compleanno da sola a piangere e disperarmi, ho poi dovuto affrontare un percorso medico che ha del tragicomico: 7 diagnosi diverse, un mese d’attesa per vedere un ginecologo e, la prima che vidi, che esordì, durante l’eco, con “I think that’s your uterus…“. Conti stratosferici per aver fatto visite con incompetenti che mi sono costati anche il biglietto aereo per l’Italia, visto che una delle diagnosi era una GEU e mi si proibiva di allontanarmi dal New Orleans finché non si fosse stabilito che non lo fosse.

Una volta avuta finalmente la conferma di una gravidanza normale, non vedevo l’ora di dare la notizia visto che ormai ero oltre il primo trimestre, non fosse che, per festeggiare, avevamo deciso di trattarci bene e portare i cani (sì, nel mentre ne abbiamo preso un altro) dal toilettatore. Ebbene, al ritorno a casa, due ore dopo: casa svaligiata. Da lì odissea con la polizia più incompetente e disorganizzata del pianeta, che si rifiuta di andare con un mandato all’indirizzo indicato dal gps del iPad, ad otto isolati da casa nostra. Dopo aver rotto le balle scrivendo email a chiunque tranne che al padre eterno, fornendo foto, filmati ed indirizzi di tutti i luoghi dove il suddetto iPad era stato per essere venduto, sono riusciti a mandare un detective a mezzanotte, da solo, ad arrestare tre persone, una settimana dopo. L’idea era stata talmente geniale che, delle tre, ne ha presa una sola, visto che l’altro è scappato mentre arrestava la complice e il terzo non era in casa. Io che vivevo nella paura che tornassero a vendicarsi, specialmente ora che mi sentivo così vulnerabile per via della gravidanza e che Zac era sempre off shore per lavoro. Un’estate da dimenticare.

Nel mentre c’è anche stata la notizia più temuta da tutti quelli che vivono distanti dalla famiglia: un genitore in ospedale con medici che non sanno a che santo votarsi perché non si capisce quale sia il problema.

A questo punto avevo già avuto non uno, ma due esaurimenti nervosi, visto che anche il lavoro aveva subito un calo terribile per i primi 4 mesi dell’anno e il furto aveva gravato ulteriormente sulle mie tasche ormai svuotate dai conti medici.

Insomma, pare che ogni volta che sembrava si potesse iniziare a vedere la luce in fondo al tunnel, ecco che ne succedeva subito un’altra. Il 2016 non mi ha dato tregua e ha deciso di darmi la mazzata finale lasciandomi col fiato sospeso per 3 settimane in attesa di confutare una diagnosi per una malformazione cardiaca della mia bambina ancora nel pancione. Così, oltre a saltare le feste in famiglia, ho vissuto anche con l’ansia e il senso di impotenza che attanaglia chiunque si trovi in tale situazione.

Per fortuna, il 2016 è finito e con lui Saturno contro e tutte le altre sfighe cosmiche. Certo, il 2017, dopo il risultato delle elezioni americane, non lo vedo roseo, ma con la nascita della piccola Zoe in vista, voglio essere ottimista e sperare che sia meglio di quello trascorso.

Alessia, Louisiana

Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

2 Comments

  • Ciao Alessia,
    E io che mi lamento dei medici francesi! Come ti capisco, anche io posso gettare il 2016 nella spazzatura. Era iniziato con la scoperta del furto di identità al mio compagno, continuato con la morte della mia adorata nonnina e finito con due allagamenti dell’appartamento in cui abito a causa di due vicine (una sarebbe bastata) rimbecillite che dimenticano il rubinetto aperto. L’unico bell’evento è stato il mio addio alla sigaretta. Mi chiedo: “Ma perché per le cose belle devi faticare da matti e la sfiga ti viene elargita gratuitamente?”. Ah, io avevo Giove contro. Maledetti pianeti

  • Certo che i problemi burocratici sono sempre una bella rottura… poi secondo me quando uno è abituato a quelli del suo Paese, quelli di un altro gli sembrano ancora più insormontabili.

    Per dire, una mia carissima amica americana quando ha vissuto in Italia mi diceva che il nostro sistema sanitario le sembrava folle e disorganizzato. A me l’unica esperienza con un ospedale americano è sembrata folle proprio per le ragioni che hai elencato tu… terrore di non essere coperta, anticipo di cifre enormi, mancanza di comunicazione tra ospedale e insurance e nessuno che mi spiegasse cosa succedeva.

    Ma forse per chi è abituato a quell’iter è quello medico di base – ricetta – CUP – visita – ticket che sembra assurdo…

    In ogni caso ti auguro un 2017 molto più sereno e una bambina sana come un pesce! Quand’è la due date?

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