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Scegliere la secondary school a Dubai

Scegliere la secondary school a Dubai
Written by mimma Dubai

Confesso che quando una mamma della scuola mi ha chiesto, a metà agosto, se avessi già preparato la cartella dei documenti per applicare e scegliere la secondary school a Dubai, ho pensato che fosse un marziano.
Un tantino esagerata.
Invece, aveva ragione lei.
Gli ultimi mesi sono stati molto faticosi, per certi versi divertenti.
Sicuramente istruttivi.

Quando siamo rimasti bloccati a Dubai e abbiamo iniziato a pensare alle scuole, confesso che la mia scelta si era basata sul team di nuoto. Ero andata sul sito del BSME (British School Middle East) e avevo controllato i nomi delle scuole che comparivano nella famosa gara di nuoto.

Ho scritto alle tre che ho visto in quell’elenco. Per via delle restrizioni covid, erano chiuse e non le ho potute visitare. Ho scelto la prima che ci ha dato il posto, dopo l’esame. Una selezione facile.

Ovviamente mi ero informata sul programma ed era venuto fuori che era ottima, senza considerare un altro pregio per me importante: era piccola.
Ho pensato che già sarebbe stato traumatico un cambio così, ritrovarsi in una scuola enorme avrebbe aumentato il suo disagio.
Qualcuno mi aveva detto che già dopo un anno avrei dovuto pensare alla secondary, mettendolo come punto negativo, ma allora per me non era importante, anche perché non sapevo quanto ci saremmo fermati a Dubai.
Ho avuto ragione per certi versi.

La scuola si è rivelata ottima, sotto tutti i punti di vista. Non ha nuotato il primo anno, per via delle restrizioni covid, ma quest’anno sta recuperando con gli interessi. È in tutti i team sportivi. Ha gare ogni settimana.
Senza contare che l’anno scorso è riuscita ad andare sempre a scuola perché non ci sono stati casi di covid, come invece è successo in scuole grandi.
È stato un anno perfetto e, quello che stiamo vivendo, ancora di più.
Ma finisce con year 6. È solo una primary e quindi quest’anno ho dovuto scegliere la secondary school.

Non avevo però calcolato la mole di lavoro e di stress che questo avrebbe comportato.
È iniziato così il mio tour delle scuole.

Scegliere la secondary school a Dubai, che avventura!

La mia selezione quest’anno ha tenuto conto anche della vicinanza a casa che, non solo facilita la mia vita da Uber, ma che implica che anche i suoi futuri compagni, saranno nei dintorni, facilitando la vita sociale.
Come al solito ho dato priorità alle scuole no profit. Ciò vuol dire che tutto è investito nella scuola e che il tournover degli insegnanti è inferiore perché normalmente i professori sono pagati meglio. Anche i laboratori e le extra attività vengono avvantaggiati dal sistema no profit.
Ovviamente ho controllato anche il rating. E, non ultimo, l’ambiente, le nazionalità presenti. Ovviamente continua ad avere importanza per noi lo sport.

Questi sono stati i miei requisiti, ma voglio parlarvi di cosa invece loro hanno chiesto a noi.
Per esempio non basta più un report buono, una pagella positiva, e anche l’esame di accesso non è sufficiente.
Viene presa in considerazione la personalità del bambino.
Un test molto importante è il Cat4 che misura la loro capacità cognitiva. I verbal, no verbal e spatial. Io avevo fatto un esame simile per accedere alla Bocconi.

Per una scuola ho dovuto anche presentare un extra curricula di mia figlia, in cui evidenziavo gli sport in cui è impegnata, le gare che ha sostenuto. Per loro era anche importante vedere se il bambino avesse mai ricoperto cariche all’interno della scuola. Ovviamente anche le abilità artistiche hanno il loro peso. Essere dei musicisti, attori, ballerini sono tutti considerati dei plus.
Infine, forse la voce che più mi ha sorpreso, hanno voluto sapere se avesse mai fatto volontariato e comunque attività nel sociale. A dieci anni? Ebbene si, è un criterio di selezione.

Mentre compilavo questo modulo, con mia figlia stavamo vedendo una mamma per amica e Rory era impegnata nelle stesse dinamiche per accedere a una Ivy league.
Mentre noi lo stavamo facendo per una secondary school.

Altre scuole mi hanno chiesto gli hobby, una lettera di presentazione per il preside in cui il bambino gli spiega perché vuole andare in quella scuola e perché dovrebbero prenderlo.

In quella americana, Giada ha dovuto fare un video in cui si presentava, compilare un questionario molto personale, con domande tipo “l’esperienza più formativa della tua vita”. Un tema libero.
Insomma, la famosa cartella sul pc che la mia amica inglese mi aveva consigliato era più varia e piena di quello che immaginavo.
Senza contare che, in alcune scuole, non è stato nemmeno possibile provare perché c’era la waiting list. Senza contare la priorità lasciata a chi già frequenta quella scuola o ai fratelli o sorelle di chi è già dentro.
La prima selezione è questa e il numero dei posti disponibile per accedere alla secondary school si assotiglia sempre più.

Una volta terminato l’enorme mole di lavoro di preparazione documenti sono iniziati gli esami.
Anche questa è stato per me un’esperienza formativa.
Ho scoperto che c’erano bambini che avevano iniziato la preparazione a questi esami da year five, o comunque che parte dell’estate era stata dedicata a studiare ed esercitarsi.
Non come mia figlia che ha passato l’estate a imparare a sgommare con la bicicletta, giocare a palla prigioniera o in mille gare di tuffo.
In generale ho scoperto che le lezioni private non le fanno più solo quelli che hanno difficoltà o problemi, le fanno anche i bravi per essere ancora più bravi.

La difficoltà principale di questi esami è che sono prove a tempo.
Pertanto sono delle vere prove di nervi, gestione dello stress e sopratutto time management.
Un esame è iniziato alle 9 e finito alle 14.
In quasi tutte c’è la prova di inglese, poi di matematica e i famosi CAT4.
In quella durata 5 ore, c’erano 800 bambini per 170 posti.
Quando ho accompagnato mia figlia mi ha impressionato molto l’organizzazione. Erano divisi per lettere, nei vari padiglioni della scuola, in banchi singoli.

Mi ha ricordato il mio esame per conseguire il titolo di Avvocato.

Gli altri esami sono stati più normali, duravano due ore, e non c’era un giorno solo per tutti, ma venivano divisi in più gruppi.

Ma ciò non toglie che sono delle vere prove. Per fortuna, nelle scuole internazionali i bambini hanno di frequente, test e verifiche. Poi ho notato che almeno nelle scuole di mia figlia li preparavano.
Per esempio la prova di inglese consiste spesso nello scrivere qualcosa, possibilmente non meno di 300 parole, guardando una foto. Lasciando a te la scelta della forma. Una storia totalmente inventata, oppure un tema descrittivo di quella immagine. Oppure ci sono le persuasive letter o i balance argument in cui devi difendere una tua idea, illustrando i vantaggi e gli svantaggi.
Nella prova di matematica c’è un po’ tutto il programma. Aritmetica, geometria, le operazioni, i problemi, le frazioni.

Gli esiti li avremo a inizio gennaio.
Ovviamente io ho puntato alle scuole più famose, due delle quali sono selected school, quindi diciamo che ci siamo complicati la vita.

Ma ciò non toglie che ho imparato molto da questa esperienza e forse a un nuovo arrivato suggerirei di scegliere una scuola che ha tutto il percorso.
Anche se devo dirvi che ho visto all’esame anche bambini che vanno in scuole con tutti i grade.
La tentazione di provare in quelle che sono considerate le migliori probabilmente è comune.

Una frase del preside di una scuola mi ha colpito. Diceva che loro spingono perché i ragazzi siano esposti a quante più possibili extra activity, perché anche le big university cercano persone interessanti e non solo secchioni.

Di sicuro per noi è stata la prima volta che abbiamo capito il mondo che aspetta nostra figlia.
La competitività con cui avrà a che fare.

Ci sono culture davvero pazzesche nello studio, come quella indiana e cinese. Gli asiatici in genere sono davvero gran studiosi.

Come vi dicevo all’inizio è stata un’esperienza formativa e a tratti divertente se si è curiosi come me. Ma sono felice che abbiamo finito.
Anche se non è detto finché non avremo gli esiti.

Da voi com’è la situazione della scelta delle secondary school?

Mimma, Dubai




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Author

mimma Dubai

Giovane quarantenne, mamma di una very funny girl, partita per amore per Kuwait City al grido di “oh poverina” e “ma non ti annoi” sono riuscita a realizzare una grande impresa in mezzo al deserto: trovare il mio vero io. Terrona, comunicativa, pr, scrittrice, sostenitrice della forza del pensiero positivo e grande estimatrice dell’amicizia tra donne di tutte le razze, lingue ed età. Il covid mi ha stravolto la vita, obbligandomi a trasferirmi a Dubai. Dal medioevo sono passata al Futuro. Cosa mi aspetta dopo?

2 Comments

  • Cavoli Mimma, non mi lamenterò più della fatica per scegliere la secondary school qui in Inghilterra!! ahah! Devo dire che leggendo il tuo racconto il pensiero è andato subito alle scuole private qui in Inghilterra e alle famose Grammar School che richiedono superamento di un test per entrare. Anche qui molti asiatici spingono i figli a prepararsi per entrare in questo tipo di scuole, molti traslocano pure da una città all’altra per andare a vivere vicino a Grammar School pubbliche e non private. In bocca al lupo a Giada e spero di cuore ottenga il posto nella scuola desiderata! Un abbraccio, Fabiana xxx

  • Per le persone che cambiano spesso luogo dove vivere credo che la scuola sia l’impegno maggiore. Nel nostro caso ci mettiamo meno a trovare una casa per 7 che una scuola che soddisfi tutti i nostri criteri. Il tema della scuola è per noi uno dei più interessanti in assoluto. A volte vorrei scrivere un manuale su questo argomento. Spero che tua figlia Giada venga presa nella scuola prestigiosa che desideri.
    Eli

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