Vivere all'estero

La comfort zone nella mia vita expat

Written by Nadja Australia

Non so se vi ricordate, ma appena arrivata a Lima ero arrabbiata anche con la mia ombra. Avevo lasciato un posto in cui stavo bene, avevo amici, un lavoro ed ero felice. La mia comfort zone era andata perduta.

La forza per ricostruirne una mi pareva di non averla. Ero incinta e avevo bisogno di un ospedale dove partorire e di un medico.  Dovevo trovare una nuova scuola (e un nuovo equilibrio) per la mia piccola 4enne. Insomma riniziare da capo e per di più in una nuova lingua. In tutto questo mio marito aveva iniziato un nuovo lavoro quindi mi trovavo a dover affrontare una montagna non dico sola, ma quasi. Lo so che ci siamo passate tutte, ma saranno stati gli ormoni, la stanchezza di un trasloco oltreoceano o la tristezza di aver lasciato il mio porto sicuro, ma non ricordo di aver mai pianto così tanto come quell’anno!

È tutto passato menomale, quasi subito oserei dire (ok un anno ma ci siamo capite!), però mi ha fatto molto riflettere su quanto sia importante per me avere dei punti fissi, dei luoghi dei rifugi, dei ristoranti familiari o anche solo dei prodotti che mi fanno sentire a casa (e non parlo della pasta, ma ad esempio la marca di gelato che mi piace tanto, il formaggio che adoro, lo shampoo che ha quel profumo così buono etc.).

Ho bisogno di una comfort zone.

E, badate bene, non parlo di un luogo fisico. Parlo di amiche, di un bar, di un parco, di un caffè, dei un negozio di abbigliamento, di un parrucchiere o un qualsiasi angolo della città che mi facciano stare bene e nei quali rifugiarmi nel momento del bisogno!

Qui a Lima ormai mi sento di casa. Non la casa che sceglierei per tutta la vita, ma sto bene. Me ne sono accorta l’altra mattina per caso. Passeggiavo sola, nella mia ora di libertà in cui entrambi i figli erano contemporaneamente a scuola e ho alzato lo sguardo al cielo. Un cielo stranamente celeste, un sole bellissimo che sorrideva e scaldava il viso, una brezza marina che mi rinfrescava e colibrì che volteggiavano indisturbati proprio al mio fianco.

Sono fortunata.

Ho pensato davvero così. Sto bene. Forse, ma non lo dico a voce alta, sono felice! Che ho da lamentarmi? Guarda dove vivo!

Perché ho passato tanto tempo a non stare bene? Perché non ho aperto gli occhi prima? Ma forse quel tempo non è sprecato, è servito per mettere le basi a quello che ho creato adesso. Mi è servito per consolidare la mia nuova vita.

Ho amiche adesso, che so che posso chiamare sempre e per ogni cosa e loro sanno che possono fare lo stesso con me. Ho il negozietto di fiducia dove so che trovo quello che mi serve, il baretto dove ho i miei comfort food, il negozio dove comprare prodotti locali e pure un’estetista brava! I miei figli sono a scuola, hanno amici e la loro routine, viviamo in un paese che per quanti difetti abbia è meraviglioso sotto tanti punti di vista. Ho la mia comfort zone, dentro e fuori.

E voi, la avete trovata?

Nadja, Peru

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Nadja Australia

Espatriata per lavoro ormai più di 15 anni fa, con mio marito abbiamo vissuto in Serbia, Romania, Bulgaria, Arabia Saudita,Peru, Argentina e adesso Australia! Con noi due bimbi globetrotter che ci accompagnano nella nostra pazza vita girovaga!Il nostro mantra? Home is not a place, it's a feeling! Con la Sardegna nel cuore, viviamo dove ci porta il lavoro e ci godiamo ogni piccola cosa che i paesi ospitanti ci offrono con l'entusiasmo della prima volta!

8 Comments

  • Quanto ti capisco! e’ passato quasi un anno da quando mi sono trasferita ad Istanbul, che per quanto meravigliosa, non riesco a sentirla come casa. Visto che viaggio spesso a Beirut per lavoro, avverto immediatamente la differenza con una citta’ dove invece mi muovo facilmente, ho i miei ristoranti preferiti, amicizie, riesco a comunicare facilmente, mentre in Turchia per quanto mi sforzi, la barriera linguistica mi sta mettendo a dura prova! L’unica comfort zone e’ l’aeroporto, viaggio cosi spesso che e’ l’unico posto che conosco a menadito e so come muovermi 🙂

  • Sono felice tu abbia trovato la tua comfort zone. Dopo la crisi che tutte passiamo a un certo punto….o scappi, o trovi l’energia per ricrearti il tuo mondo.
    Nel mio piccolo periodo di crisi cge ho avuto dopo 6 mesi di Francia avrei voluto scappare, ma invece ho conosciuto tante persone che ci erano passate e facendo amicizia mi è cambiata la visione del “mio” mondo. Ora, a distanza da 2 anni e mezzo dal mio arrivo sono molto felice. É arrivata la promozione per mio marito, l’acquisto della casa e la cosa che non avrei mai creduto….sono tornata a lavorare e ad avere il mio “ufficio” a 10 mila metri! Altro che comfort zone, sono talmente rilassata nonostante la vita frenetica che faccio che sto dormendo per recuperare mesi di ansie!

  • Io vivo in Canada da 7 mesi e sto facendo molta fatica. Leggere le vostre storie mi fa pensare che 7 mesi siano pochi per sentirsi bene nella nuova nazione. Ma il freddo e il buio di questo inverno mi hanno veramente prostrata e sento che devo spostarmi da qui prima del prossimo autunno.

    • TI capisco bene sai? In Romania era stato difficile anche a causa del clima sempre freddo e buio, mentre in Arabia, sarà stato il sole o la buona predisposizione mentale ma ci ho messo menoa stare bene! Siamo qui quando vuoi sfogarti o farti due risate ❤

  • Ciao Nadja! Io mi trovo nella tua stessa situazione di un anno fa credo. Sto cercando la mía confort zone e per ora, penso di essere a meta’ strada. Giorni vedo il bicchiere mezzo pieno, altri vedo solo lati negativi. Vivo all’estero da otto anni, sono sarda come te. Ho vissuto in Catálonia, prima a Barcelona e poi in un paese a pochi km dalla capitale, dove stavamo benissimo. Molta natura, una bellissima casa, tranquillita’, il mare a pochi km e la montagna e i boschi davanti casa, in piu’ tutte le volte che volevo andare a Barcelona in mezz’ora di macchina o 50 min col treno ero li’. Avevamo una bella cerchia di amici, mía figlia parlava tranquillamente spagnolo, catalano e italiano. Causa cambio lavoro ci siamo trasferiti a Madrid. E in questa citta’ io fatico a riconoscermi. Io che ho sempre affrontato i cambiamenti con tranquillita’ e positivita’, qui faccio fatica. Perché se col lavoro va meglio, in qualita’ di vita abbiamo peggiorato. Da turista Madrid mi era sempre piaciuta, invece viverci e’ diverso. Ovviamente sono mie impressioni. Mi rendo conto che questo trasferimento a noi famiglia di expat non ci da niente di nuovo, anzi ci ha solo complicato le cose. Non mi piace il traffico, il casino, l’inquinamento, il fatto che spendo troppo di affitto per un appartamento che non ha nemmeno una terrazza. Allo stesso tempo mi sento una ingrata perché so che molti vorrebbero trovarsi nella mia stessa situazione e se provo a lamentarmi pochi mi capirebbero.. Io per prima fatico a capirmi! Quello che so e’ che Madrid non sara’ la citta’ della nostra vita, per ora siamo qui in tránsito, non so per quanto. Ho come la sensazione che qui in Spagna ho gia’ riempito il mio bagaglio culturale e Madrid non aggiunge niente di nuovo. E da qui partono mille interrogativi: che si fa? Si continua a vivere all’estero o ci ritrasferiamo in Italia? Mio marito viaggia tantissimo quindi potremmo trasferirci a Roma e quando non viaggia lavora da casa. Oppure l’alternativa sarebbe Oslo dato che l’impresa dove lavora mio marito e’ norvegese. Io sono abituata a vivere all’estero e mi piace la nostra condizione di famiglia expat… Mah! Per ora vivo alla giornata anche se so che questo stato d’animo non puo’ durare a lungo! Ho scritto un poema..lo sclero! Comunque, mi auguro di ritrovare la nostra confort zone!
    Martina

  • io la mia comfort zone l’ho trovata dopo 3 anni e adesso che finalmente ho un mio equilibrio sto per ricominciare da un’altra parte. Chissà come sarà… Non so se essere più curiosa o più timorosa: questo è il mio secondo trasloco intercontinentale, ma è il primo con nano, cane e gatto al seguito…

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