Food

Una piccola expat con un grande appetito

Written by Amiche di fuso

A volte mi chiedo quanto io sia davvero italiana. Specialmente quando si tratta di cibo.
Ho visto con i miei occhi connazionali portarsi dietro la pasta ed il caffè e prepararseli nella cucina dell’ostello d’oltralpe di turno, mentre guardavano, un po’ schifati, le opzioni locali. Tutto questo per una sola settimana di vacanza lontani dal Bel Paese.

Forse io sono una traditrice della Patria, perchè una delle cose che adoravo fare mentre viaggiavo era poter indulgere nella scoperta dei sapori locali! Certo, c’è una grande differenza tra il non poter vivere senza pasta nostrana per una settimana e il dover fare i conti con la sua assenza per anni, ma questo è uno dei pericoli della vita da expat!

A mio parere non ci si può dichiarare integrati in una nuova cultura, a meno che l’integrazione non passi anche per il palato, e assimilare il gusto per i piatti tipici del nuovo Paese è un passo obbligatorio, per quanto mi riguarda! Certo non tutto può piacere, ma si deve provare almeno una volta e chissà che non si scopra qualcosa di strambo, ma delizioso.

Venendo da una città con una scarsa diffusione di ristoranti etnici, il mio primo approccio con piatti non italici era avvenuto durante il mio trasferimento in Danimarca. Li’ ho imparato ad amare piatti che ancora preparo ed altri irriproducibili qui, ai quali penso ancora con nostalgia!
Ma è stato il trasferimento in California ad aprire davvero i miei orizzonti culinari! La scelta di cosa preparare per cena si era improvvisamente ampliata a dismisura: non più solo un italianissimo primo o secondo, ma una moltitudine di piatti che andavano dall’asiatico al messicano.

Ho sempre amato cucinare (e mangiare) e questo ha giocato un ruolo determinante nella mia scelta di vivere a New Orleans.
Ancora prima di visitarla avevo già assaporato con gli occhi tutti i piatti tipici che le guide turistiche proponevano. Al mio arrivo, in una visita Pre-Katrina, non mi ero risparmiata in assaggi ed era scoppiato l’amore che, come nel più classico clichè, passava anche per lo stomaco.
Scoprire la cucina di questa zona è come fare un giro sulle montagne russe del gusto: quando pensi di averla inquadrata, arriva uno Chef che ti sorprende e ti fa salire il cuore in gola. Si dice che New Orleans sia l’unica città dove gli Chefs siano considerati al pari delle star del cinema, ed è così! Mai avrei pensato di conoscerne tutti i nomi e di poter indicare quali ristoranti facessero parte del loro enturage.

In questi anni nel Deep South ho imparato moltissimo in fatto di cucina, parole mai sentite prima come creole o cajun, che mi hanno aperto tutto un mondo fatto di storia, cultura e cibo.
Così sono diventata ghiotta di red beans and rice, piatto del lunedì (giorno di bucato), perche’ cuoce per ore ed ore per trasformare i suoi umili ingredienti in un ricco e saporito piatto, il tipico comfort food! Nel frattempo continuo la mia ricerca del perfect gumbo (preferibilmente quello di pesce) e la caccia alla migliore jambalaya.
Cucino molto a casa, ma, uscire a cena per visitare qualche nuovo ristorante, è diventato il mio guilty pleasure numero uno 🙂

Andare a scovare qualche succulenta preparazione a base di alligatore o poter finalmente assaggiare quel piatto con un nuovo twist tanto celebrato sulle riviste locali, sono diventati, insieme alla vita sociale da bar, il mio passatempo preferito!
Per chi passasse di qui ho mille consigli e raccomandazioni, ma il piu’ importante e’: provate tutto! Non perdetevi i piatti della tradizione come crawfish etouffe, shrimp creole, turtle soup, ostriche in ogni maniera ed, in stagione, quintali di saporitissimo crawfish boil, seguiti magari da bread pudding o beignets sepolti in una coltre di zucchero a velo (vietato respirare durante l’assaggio, pena il soffocamento…).

Insomma, care expats in the making, fatevi trascinare dalle nuove tradizioni del luogo dove vivete ora…vi cambieranno, un boccone alla volta! 🙂

Alessia, Louisiana

Alessia ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a gennaio 2020.

Trovate Alessia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

34 Comments

    • Vero 🙂 Sai che qui fanno tutti i tipi di cucina etnica ma poi ci aggiungono sempre o cajun twist or creole twist, e mi sa che noi facciamo uguale

      • no no non sbagli 🙂 sono di tutto il sud, ma qui li servono quasi sempre con shrimp remulade o crab meat ravigote che sono la morte loro 😀 che tra l’altro a me piaceva pure il film che assieme a via col vento e bianca e bernie, mi ha traviata per sempre con questo amore per il deep south

  • che bello questo articolo, mi fa sentire in colpa per quando apro il frigo e penso che non so cosa mangiare, quando mi sembra che al mondo ci siano solo sette piatti possibili!

    • Hahahaha Riru Carissima 🙂 Anche tu prova a fare fusion (che è un po’ la mia scusa per usare gli ingredienti che non c’entrano una mazza con la ricetta), vedrai che qualcosa di diverso (e forse anche di buono) esce fuori

  • Ragazze, l’ho già detto: io sono affamata, niente post mangerecci, bitte!
    Cmq d’accordissimo con te, mai capiti i turisti italiani alla ricerca di ristoranti (pessimi) all’estero, dove poter mangiare un piatto di spaghetti

    • Eh Giulietta mi sa che caschi male allora perchè io sempre di mangiare parlo 🙂 Due settimane fa ho accontentato la mia amica e siamo andati in un ristorante italiano del nord. Peggio di quelli italo americani, pure nel prezzo 🙁 Mai più!

  • fusion tutta la vita! è un modo di vivere, non c’è niente da fare. o ci sei o difficilmente ci diventi 😉
    e bisogna essere anche dalle gran buone forchette.
    noi ce le abbiamo tutte 🙂
    come sai apprezzo tantissimo i tuoi post sulla cucina di NOLA e non vedo l’ora di poterla provare.
    io veramente apprezzo la cucina di tutto il mondo, a parte quelle che contemplano scarafaggi e altre cose striscianti.

    • Elle, Elle, Elle! Io non vedo l’ora di fartela provare, c’ho già un super listone di posti e piatti 🙂 Scarafaggi qui, pur avendocene in abbondanza, come sai, non pare che rientrino (volontariamente almeno…) in nessuna ricetta.

  • Concordo in pieno con te e lo faccio anche!! Cucino piatti svedesi e mi piace da morire!! Non ho mai capito quelli che vanno all’estero in vacanza o per periodi più lunghi e continuano a voler mangiare italiano! Vabbé il mondo è bello perché vario, si dice 🙂

    • Io sono figlia di una che non le puoi dare da mangiare niente che non sia italiano perchè si rifiuta, come i bambini. Manco lo assaggia! Mio padre, al contrario, è una fogna e non distingue manco i sapori. Ma da chi avrò preso…mah?! 🙂 La cucina scandinava mi manca parecchio, mannaggia!

  • Due anni fa’ rabbrividivo alla sola idea di mangiare una “zuppa di cetriolini e rape rosse con panna acida”… adesso è la mia droga! 😀

    • hahaha Silvy, è che ci si abitua a tutto (non dirlo a nessuno ma l’altra sera mi sono trovata a pucciare la salsiccia nella maionese al rafano che ho sempre odiato…). Ma i cetriolini freschi?

      • marineeti gurķi, ovvero cetriolini in salamoia, aggiunti a crudo 🙂 Si accompagna al kvas, sembra birra ma in realtà é pane nero fermentato!

      • Ahhh ecco, perchè l’insalata mi faceva gola, ma una delle poche cose che mangio sono i cetrioli sottaceto o in slalmoia perchè non li digerisco e mi rinvengono per giorni 🙁

      • siii!! la prima volta che ho provato la panna acida era in Russia e mi ha fatto letteralmente schifo. a un mese dal mio trasferimento nei Baltici, già non me potevo più fare a meno 🙂 per non parlare del Kefir!

      • Anche io ho scoperto la panna acida in Scandinavia, purtroppo non era stato un incontro felice perchè io cercavo panna da cucina e loro mi hanno dato creme freche, però dalla California in poi ho imparato ad amare sour cream 🙂

      • Sono curiosa di sapere cosa ti sia piaciuto di più di New Orleans, non è una meta molto frequentata da italiani (e manco da tanti europei), ma secondo me meriterebbe più di alcune città che invece tutti vanno a vedere, e non faccio nomi 😀

  • Ciao….. Verrò a Natale a New Orleans con mio marito e i tre figli…..non vedo l’ora!!!! Mi potresti consigliare un posto dove poter mangiare cucina locale senza svenarci? Grazie mille!!!

    • Ciao Flavia! Sicuramente si. Ci sono tantissimi ristoranti buoni che non costano una cifra alta, specialmente se avete modo di spostarvi in città. In centro c’è Muriel’s in Jackson Square che offre sempre dei menù a prezzo fisso oltre che a la carte, è molto buono e ci vado diverse volte l’anno. Molto molto New Orleans sono Liuzza’s e Mandinas, porzioni da ciclopi e prezzi bassi, entrambe in midcity. Ci sono miliardi di ristoranti qui, se fai una ricerca su yelp, segnati quelli che ti ispirano e io poi ti posso dire se sono buoi per davvero 🙂

      • Grazie mille per il tuo consiglio….siamo stati benissimo! Beignets del cafe du mond favolosi….noi li abbiamo presi al bar dell’outlet vicino al centro congressi perché in quello in jackson square c’era una coda allucinante….!!!! Per la cena siamo andati da mulate’s perché la bimba aveva un po di febbre e non ce la faceva ad andare di nuovo al french quarter. Abbiamo mangiato bene, a parte il gumbo che non ci è piaciuto per niente. La jambalaja molto buona, come i gamberi e l’ alligatore fritto! Ora ci siamo spostati a Pensacola a trovare nostro figlio che sta facendo il quarto anno di liceo in una high school….posto fantastico anche questo! Ciao grazie ancora

      • Sono proprio contenta che vi sia piaciuta 🙂 Il riverwalk l’hanno riaperto da pochi mesi, è nuovissimo e ci sono stata solo una volta dall’inaugurazione ma mi pare che abbiano fatto un buon lavoro. Mulate’s so dov’è ma non ci ho mani mangiato anche se mi ha sempreincuriosita

  • sono stata a New Orleans nel 2008 e, nonostante non si fosse ancora ripresa del tutto da Katrina, l’ho adorata. Sogno ancora i beignets, leggerissimi e d enormi, ed il cafe’ au lait del cafe’ du monde. il pesce gatto fritto, invece non era eccezionale. Spero di tornarci al piu’ presto. p.s. in Arizona ho assaggiato serpente fritto in pastella, non lo consiglio perche’ troppo gommoso.

    • Sono contenta che ti sia piaciuta 🙂 Il pesce gatto fritto lo devo accantonare anche io per un po’, l’ho preparato un paio di settimane fa e lo sto ancora digerendo… Si, gli effetti di Katrina sono ancora visibili oggi, ma stanno davvero pian piano scomparendo, torna presto a trovarci 🙂

  • Ale io qui sono diventata tollerante all’aglio e quasi quasi mi piace il coriandolo. Cmq nonostante io mi butti, a volte mi rendo conto che non ce la posso proprio fare. Lo so, è un mio limite! Tipo ho provato un caboverdiano anche rinomato e consigliato e al momento del conto ho pensato: sì, non male, ma con sti soldi ci scappava una linguina all’astice da paura! -.-

    • Ahhhhhhhhh Mariiiiii pure io intollerante all’aglio da quando sono qui! Che lo mangio ancora, ma deve essere stracotto e privato dell’animella, sennò mal di stomaco a ruota libera per giorni bleah! Il coriandolo fresco? Quello che sa di detersivo per i piatti? Pure io, mai avrei pensato, ma ora lo metto nel pho. I vietnamiti sono riusciti dove i messicani hanno fallito per anni lol
      Ma cosa è un caboverdiano, perchè ora sono curiosissssssssima! 🙂

      • C’ho presente 🙂 mi era successo a Santa Babbbbbarra a ben due ristoranti, uno marocchino (che faceva proprio schifo purtroppo, carissimo) l’altro brasiliano (carissimo uguale ma almeno non faceva schifo, poi mìhanno pure dato l’orchidea da mangiare…).

  • […] La storia di Alessia e’ interessantissima, speriamo che prima o poi voglia raccontarcela. Perche’ lei ha sì vinto la green card e ora e’ cittadina americana, ma prima di arrivare in California e Louisiana ha vissuto in Danimarca come aupair, dove ha collezionato una serie di esperienze degne di una sceneggiatura horror. E considerato quanto sia duro vivere all’estero senza un sostegno emotivo e concreto al fianco, lei, partita poco piu’ che ventenne e l’unica di noi ad avere lasciato l’Italia completamente da sola, ha la nostra imperitura stima. Soprattutto perche’ sa come cucinare un tacchino. […]

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