Vivere all'estero

Quando finisce un espatrio

In questi lunghissimi giorni non riesco a guidare senza piangere. E neppure quasi a pagare la cassiera senza avere l’occhio bagnato. Le lacrime sono silenziose, scendono calde e lentamente mi accarezzano per scusarsi della tristezza che manifestano.
Succede spesso ultimamente: arrivano quando vedo un cielo azzurrissimo, dei bambini che giocano nella neve, il mio faro, ma anche solo la scatola dei miei cereali preferiti.
Scorrono anche quando penso alla prossima estate, al futuro che non vivremo qui, quando devo correggermi nelle frasi riferite ai progetti futuri. Quando dico a casa e mio marito mi chiede ‘quale?’.
Non mancano nemmeno quando ripenso al passato: quel parco dove abbiamo aspettato che cuocesse il nostro hamburger per ore, quella spiaggia dove Margot si è lanciata sul lago ghiacciato in una corsa impazzita, quella torre davanti all’ospedale dove sono nati i nostri due bimbi, il nostro locale preferito, la pizza meno pizza del mondo, quella sera al concerto jazz nel parco…

E potrei annaffiare la tastiera con altri mille ricordi, così come annaffio le mie giornate: tre anni sono tanti. Sono la nostra lunghissima luna di miele, due case, due bambini, tanti nuovi amici, nuove abitudini, due persone diverse.
Arrivata il 16 febbraio del 2013, me ne vado il 26 febbraio del 2016.
Il destino pare abbia voluto essere preciso: scegliere date vicine così da ricordarle meglio.
In ogni caso, non credo le avrei dimenticate facilmente.
Mi mancherà tutto. La città, gli amici, l’inglese, le opportunità, la vita di qui, il senso di libertà e indipendenza. Anche il senso di sicurezza. Mi mancherà il sorriso sulle facce di tutti. Mi mancheranno il lago, le passeggiate al lago la domenica, la colazione da Colectivo Coffee, il market a cinque minuti a piedi, il ragazzo delle borse. Poi TJ Maxx, Target, Amazon e il costumer service, quello vero. Mi mancherà il verde e le case senza barriere. Quel nanetto di Fonzarelli, la yogurteria e Whole Food. Mi mancherà il mio dolce pediatra e la sua sala d’attesa piena di giochi. E le farmacie aperte 24/7. E pure il mio negozio di hobbistica. Mi mancheranno anche quelle due buche prima di girare per il mio garage e il fiorista Belle Fiori che ha litigato con l’italiano. Mi mancherà TUTTO. Mi manca già tutto solo a scriverne. 
Amo Milwaukee. Ho litigato con il vento freddo e impertinente, con le giornate grigie e desolate, con il deserto e il silenzio ma io amo questo Wisconsin che si fa perdonare tutto con estati calde e piene di avventure, festival e verde. E un cielo blu immenso. E una vita stupenda.
Insomma siamo diventati amici.
E così è stato semplicemente naturale iniziare a mettere le basi del nostro futuro qui, per lo più nella mia testa certo, ma sono belle solide, e particolareggiate, che sradicarle ora fa un male assurdo. Lasciare tutto fa tremare la terra sotto i piedi, per tanti motivi.
La nostra famiglia si è ingrandita qui, le nostre dinamiche e le abitudini di essa sono nate  qui. Inoltre, questa condizione di essere lontani da tutti e tutto quello che avrebbe influito, involontariamente e non, sulla crescita del nostro piccolo nucleo e anche di noi stessi, oramai si è fatta una componente speciale e consolidata: stiamo così bene che ho il terrore che questo equilibrio si possa spezzare e che tutto cambi.
Non stiamo solo cambiando nazione, cosa per cui sarei stata dispiaciuta di salutare Milwaukee ma pronta alla nuova avventura, stiamo proprio rientrando in Italia. E non sono pronta. Non vorrei. Non sono quella che è partita 3 anni fa (nessuno lo è..) e non riesco a rimettermi in quei vestiti e candidamente fare finta di nulla.
Lo so, se lo facessi sarebbe tutto più facile per me, più accettabile.
Il problema è che io ho amato questa parte di vita dannatamente troppo.
C’è la paura dell’imprevedibile e non: so cosa mi aspetta e non lo so allo stesso tempo.
So infatti che avrò i miei genitori vicini, che i miei bimbi riceveranno tanto amore incondizionato che mi tremerà il cuore dalla gioia, so che potrò vedere gli amici senza aspettare che combacino gli orari per avviare il video, so che mi innamorerò di nuovo della mia città, della bellezza delle nostre città. So che mi scioglierò davanti ad un cappuccino, che mangerò quintali di casoncelli, che riderò davanti ad uno spritz.
Ma so anche che: litigheremo con la burocrazia, il traffico mi farà impazzire, la maleducazione mi farà incazzare, troppo non funziona e poco cambia, tutti saranno pronti al giudizio, le folle mi soffocheranno, tutto sarà caro come il fuoco, gli stipendi bassi e la realizzazione lavorativa nulla. E ora inevitabilmente penso anche ai miei bimbi e al loro futuro.
Inoltre non so cosa gli altri si aspettino da me, non so fino a che punto posso esternare il mio malessere perché ho paura di non venire capita, di essere giudicata perché vorrei vivere altrove da dove – secondo logica- dovrebbe essere casa mia. Ho paura del giudizio dei famigliari, degli amici. Ho paura di non riuscire a non fare osservazioni, paragoni. Di diventare una lamentona, una disadattata. Ho paura di non essere capita. E’ davvero così difficile da spiegare e metterlo nero su bianco. Ci sono invece mille sfumature che meriterebbero di essere chiarite ma ho sempre la paura di essere fraintesa, additata come esaltata per aver fatto un’esperienza diversa.
L’altro giorno ho cercato di spiegare ad un’amica la mia angoscia da rientro perché lei non capiva: le ho chiesto di pensare al lavoro che ha sempre desiderato, quello che ha sognato e fantasticato per anni, perfetto insomma, e di essere finalmente assunta per svolgerlo. Vivere quindi tre anni stupendi, tre anni di mattine con il sorriso, con la passione sempre viva e le aspettative soddisfatte e poi di colpo essere costretta a lasciarlo e tornare al lavoro di prima. La morte dentro.
Mi ha mandato una faccina con le lacrime.
Non chiedetemi di essere felice ora del rientro: indubbiamente vedo più nero che rosa in questo rientro e ho deciso che non combatterò queste sensazioni e emozioni, va bene così. Mi conosco e sono fondamentalmente una che vede il bicchiere mezzo pieno in tutte le situazioni. So che  tirerò fuori il meglio anche da questa avventura, ma che ora ho bisogno di vivere il mio lutto e far sfogare il mio lato calimero.
Tutto poi andrà bene anche perché ora so cosa voglio: sarà solo più lunga la strada per raggiungerlo.
Greta, Wisconsin
Ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018
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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

55 Comments

  • Ti capisco Greta. Prima perché adoro l’America (anche se non ci ho ancora vissuto ma solo visitato, ma quando sono li mi sento estremamente bene, una cosa magica), ma anche perché sono brasiliana e vivo in Italia.
    Io vivrei la stessa situazione se dovessi tornare in Brasile, e mi capita di sentirmi “lamentosa” e direi quasi, traditrice, quando mi lamento di cose che non funzionano là che funzionano qui. Non mi dilungo perché ripeterei solo quello che hai detto in maniera stupenda e chiarissima – ti ho letta tutto d’un fiatto.
    Forza, sono d’accordo che non devi negare i tuoi sentimenti, e ti lascio con un pezzo di una canzone brasiliana: “tudo passa, tudo sempre passará”. Un abbraccio

    • grazie Ana, sorrido al pezzo della canzone perché è una frase che mi dice sempre una grande amica e credo sia vero! un abbraccio e son felice che tu ti trovi bene in Italia! 🙂

  • Vorrei poterti abbracciare! Pur non avendo vissuto un’esperienza paragonabile alla tua, visto che mi sono spostata solo di 300 chilometri per inseguire un sogno e non tornerei indietro, sento di capirti profondamente.
    Sono anch’io una da bicchiere mezzo pieno e sarà sicuramente un bene se al tuo rientro riuscirai ad assaporare piccole occasioni di felicità che giustifichino in qualche modo il tuo, il vostro, essere qui, però mi sento di dirti di stare comunque con le antenne alzate, pronta a cogliere qualsiasi opportunità e qualsiasi stimolo ti possa portare verso il tuo modello di felicità e di non sentirti in dovere di accettare per forza le cose che proprio non ti vanno

    • il bicchiere mezzo pieno lo reputo una grande virtù e una risorsa da dove attingere sempre e senza pudore!! grazie Claudia, sicuramente non mi chiuderò a riccio..con due bimbi non posso nemmeno permetterlo.. 🙂

  • Ciao Greta, mi chiamo Alice, sono nuova del blog…
    Abito a Mosca da un paio d’anni e ho letto il tuo post e capisco ogni singola parola che hai scritto.
    Se penso all’idea di tornare, rabbrividisco, rabbrividisco all’idea di tornare a combattere con il mondo professionale italiano che è stato una delle principali cause della mia partenza.
    Sono incinta di 7 mesi e prevedo un parto qui, è il primo figlio, perciò la nostra famiglia prenderà forma qui e so che, per questo motivo, questo posto diventerà ancora più importante nella mia vita.
    Mosca non è un posto semplicissimo da vivere… la lingua prima di tutto, l’ostacolo più grande; poi il clima, la mancanza di luce e infine le distanze incredibili dentro la stessa città.
    Ma questa città mi ha dato quello che nessun’altra mi ha dato mai: un lavoro, il mio lavoro, uno stipendio giusto, il mio compagno e adesso il figlio che sta per nascere.
    Quindi il pensiero di un ipotetico ritorno in Italia, mi getterebbe nella tristezza e nel panico esattamente come succede a te ora…
    A volte ho la stessa sensazione di cui scrivi tu, di non essere capita, e a volte mi sento in colpa verso mia madre, verso la mia famiglia, perché io sono contenta di essere partita, contenta di essere lontano e mi sento un po’ ingrata nei loro confronti. Il suo primo e per ora unico nipote sarà lontano e dovrà accontentarsi delle vacanze per vederlo. Ma troveremo un equilibrio, un equilibrio nuovo… come lo troverai tu in Italia, una nuova forma per la tua famiglia.
    In bocca al lupo a te e alla tua famiglia per il rientro!
    Alice

    • “all’idea di tornare a combattere con il mondo professionale italiano che è stato una delle principali cause della mia partenza” questo è una delle cose che più mi fa arrabbiare del nostro Paese!!

      Alice sono felicissima che tu abbia trovato la tua dimensione in una, immagino, difficile Mosca che leggo ti sta regalando tanto. Con il senso di colpa ci litighiamo tutti e non è facile, è giusto però credo trovare un compromesso e conviverci perché dopotutto dobbiamo cercare la nostra felicità. Sono una fan sfegatata della propria libertà e della vita è una sola. Poi siamo in un millennio stupendo che ci permette di averli di più nelle nostre vite rispetto agli espatri di anche solo 50 anni fa.
      Grazie Alice, crepi e ricambio!!
      un abbraccio 🙂

  • Cara Greta, capisco ogni tua singola emozione, ogni tua parola. Non credo ti capiranno tutte le persone che l’esperienza dell’espatrio non l’hanno vissuta, ma credo sia normale cosi’. Spero che riuscirai a focalizzarti sulle cose positive e a non farti venire quel mal di pancia/fegato chiamato anche “nervoso” per tutto quello a cui non eri piu’ abituata. A me viene ogni volta che rientro in Italia per trovare le nostre famiglie e sono consapevole che la mia insofferenza e’ immensa. Magari per voi e’ solo una fase, magari sognerete altre mete e riuscirete ad espatriare di nuovo. Guarda il bello sempre, piangi se hai voglia di piangere che sfogarsi fa bene, ma non troppo! Io ti faccio il mio piu’ grande in bocca al lupo, hai tutta la mia stima e ammirazione per tutto quello che avete fatto in questi anni. Un abbraccio virtuale ma sincero. Fabiana

    • Fabiana tu hai sempre bellissime parole.. :*
      Son sicuro che qualcuno mi capirà mentre per qualcun’altra dovrò fare io lo sforzo di lasciar correre. Per forza.
      Purtroppo anche io mi sono ritrovata insofferente in tante cose e spero di non arrendermi e volare via ancora..
      un abbraccione a te che sei uno splendido esempio!!

  • Ciao Greta,
    mi dispiace tantissimo leggere questo post.
    Immagino quanto sia dura per te lasciare il tuo paradiso e dover rientrare in Italia. Forse per ora probabilmente la vivi come una sconfitta personale, o almeno io la vivrei cosi’ se fossi costretta a dover tornare… ti auguro di riuscire a ribaltare la tua situazione, vedendola con occhi diversi e ritrovando la tua dimensione con la grinta e la creativita’ di cui sei piena. Comunque ricorda, e’ solo un’altra fase della tua vita, tutto e’ temporaneo e nuove mirabolanti avventure sono sempre dietro l’angolo!
    Un abbraccio!
    Cristina

    • Non la vivo come una sconfitta personale perché non dipende da me: in US per rimanere devi avere un contratto o uno sponsor e quando il contratto termina si deve uscire, questo già lo sapevamo. E’ solo stato difficile essere razionali e vivere con una data di scadenza quello che pareva essere naturale poter essere il futuro..

      grazie Cristina,
      credo anche io nelle fasi, arriverà altro!
      un abbraccio a te!

      • Ciao,
        io sono in Germania da soli 10 mesi e sono finalmente felice. Sono tornato in Italia per due settimane di “ferie” ed ero costantemente nervoso e non vedevo l’ora di andarmene.
        Non conosco ovviamente i dettagli delle vostre vite, ma prima di tornare in Italia, continuerei a cercare, se non negli USA, ovunque, ma non in Italia.
        Una volta provata la vita in un paese civile è impossibile anche solo di pensare di tornarne in un paese come l’Italia, che tutto è tranne che civile.
        Ti auguro di trovare al più presto un’alternativa all’Italia.

  • Non sapevo fosste a Milwaukee…. Ti capisco benissimo: rintrare vuol dire tornare indietro: é dura. Ti auguro di trovare presto cose che ti rendano felice di essere di nuovo in Italia.
    Un abbraccio,
    Laura

  • Ti capisco pienamente, dovessi pensare di partire domani mi sentirei sconvolta, anche se cercherei di guardare al bicchiere mezzo pieno e pensare a cose tipo lo stracchino!!!
    Scherzi a parte, forza e coraggio e procedi un passo alla volta 😉

  • Siamo sulla stessa barca di emozioni, ma io ho ancora un annetto e mezzo davanti. Siamo arrivati qua nell’estate 2013 con due bimbi piccoli, ce ne andremo l’anno prossimo (o se siamo fortunati nell’estate 2018) con due bimbi quasi alle elementari e un terzo piccolino, rientreremo in Italia e questo mi terrorizza perché so che quello che mi aspetta non è quello che voglio, sarà faticoso tutto e il pensiero sarà sempre al prossimo espatrio.
    Ti abbraccio forte e sappi che non sei sola!

    • Bravissima hai detto bene: quello che mi aspetta non è quello che voglio!

      Tifo per il 2018!! Poi io dico..tutto può succedere! Anche per noi dovevano essere 2 anni poi sonno stati 3 🙂
      un abbraccio a te!

  • Che bel post! anche se triste…=( esprimi benissimo le tue emozioni e mi dispiace sinceramente per te… si capisce quello che vuoi dire con la paura di essere giudicata, di diventare una lamentona, di non essere capita soprattutto; cioè, secondo me un’expat queste sensazioni le capisce benissimo ma voglio sperare che non siano sono gli expat e ti auguro davvero di essere circondata da persone sensibili e intelligenti quanto basta per capire il perchè della tua infelicità, che non significa che non sei contenta di rivedere loro, i tuoi amici e famigliari..
    Ti faccio un grosso in bocca al lupo e spero tu possa ripartire presto, se lo vorrai ancora 🙂

  • Ricordo la vostra prima Pasqua, a casa nostra, e tu che dicevi: ah no io assolutamente fra due anni voglio rientrare, non mi ci vedo qui… E io che ti dicevo: ne riparliamo fra due anni. Ecco!
    Ti voglio bene e anche se non siamo riuscite a frequentarci come avrei voluto, mi mancherai.

    • Davvero Renata? pensa che nemmeno me lo ricordo!! pazza che ero.. ahahah
      Vero è stato un peccato.. forse colpa mia che stavo sempre incinta!! 😀
      un abbraccione e spero di vederti prestooo

  • Ciao! Capisco benissimo quello che provi. Anche io ho vissuto tre anni in Germania grazie al lavoro di mio marito e lì abbiamo avuto il nostro bambino; ricordo perfettamente il senso di angoscia al pensiero di rientrare e il sentirmi disadattata a tutto ciò che ho ritrovato in Italia. Questa sensazione ci ha accompagnato per anni e non ci è mai passata. Infatti, ora a 10 anni di distanza, abbiamo capito che si vive una volta sola e dopo aver trovato un posto dove essere felici, abbiamo deciso di mollare tutto e ritornare lì per restare. Solo chi ha vissuto questa esperienza può capire: troverai il modo per riappropriarti di quel senso di appagamento e soddisfazione che sia in Italia o all’estero, perché una volta conosciuto, non puoi più farne a meno. In bocca al lupo! : )

    • Barbara bravissimi!!! la vita è una sola bisogna fare quello che ci rende felici.
      Un grossissimo in bocca al lupo per la vostra nuova avventura!!
      Expat una volta, expat per sempre mi dicono.. 🙂

    • Io sono rientrata 4 anni fa dopo un anno in Germania e ci penso tutti i gg… messaggi come il tuo mi fan fantasticare Barbara. Dov eri? Siete tornati nello stesso posto?

  • Ciao Greta, a Giugno rientrerò (dopo 3 anni) dagli States anche io e cavoli se hai ragione!!! Mi ritrovo nelle tue parole al 100%, mi mancherà tutto dell’America! Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto!!!

  • Come non capirti! Ti sei creata una vita lontana dalla vita di prima, un mondo che poco ha in comune col mondo di prima…. E adesso devi in qualche modo riuscire a rientrare in tutto quello che hai lasciato 3 anni fa. E non solo tu, ma con i bimbi al seguito! Non sarà facile, ma tu hai una grande forza e un gran carattere, di questo non ci sono dubbi! xx

  • Cara Greta,
    io non ho avuto la fortuna di vedere “…quella torre davanti all’ospedale …”, ma tutto il resto, ogni singola parola, ogni sensazione, pensiero e stato d’animo li condivido appieno, sei riuscita a mettere nero su bianco il mio stato d’animo in questo momento.
    Lasciare Bangkok è stato difficile, ma sapere che una nuova avventura a Malaga ci attendeva, ha reso l’addio al mondo thai più soft, della serie “chiodo schiaccia chiodo”:)
    Lasciare Malaga per rientrare nella nostra cara e vecchia Bergamo invece…beh tutt’altra cosa!
    E dopo due mesi dal rientro sono ancora alla ricerca del nuovo chiodo!

    Forse è vero quello che dice Claudia, quando si parte la prima volta, il distacco, la paura del nuovo e la nostalgia sono così forti da farti pensare “per fortuna che non sarà per sempre, che ho un biglietto di ritorno”…

    Il problema è che dopo aver provato la vita da expat, tornare alle proprie abitudini e alla propria città…non è facile!

    E’ vero, ci sono gli amici, c’è la famiglia, ma quell’impagabile senso di nuovo, di indipendenza, di “c’è un mondo fuori da scoprire” che si vive ogni mattina al risveglio…manca,, manca terribilmente!

    In cuor mio spero di ripartire un giorno, la vita è fatta di capitoli e ora so che il mio posto é essere qui, accanto al mio papà che si sta spegnendo…
    La mia famiglia con Alessandro non so dove sarà, sento che ancora dev’essere davvero costruita e probabilmente il nostro “posto nel mondo” non sarà qui!

    Ti abbraccio forte e ti aspetto 🙂

    • Tante cose che mancano ma proprio quell’indipendenza di cui parli, quella libertà di fare e disfare e che forse è un po’ di sano egoismo, di quello giusto che di cui però ci priviamo per accontentare tutti. Poi rientrando mamma mi aspetto anche una valanga di giudizi e soprattutto consigli non richiesti che dovrò ingoiare.

      Mara, siamo diventate amiche in questo nostro percorso pur essendo su continenti diversi; ci siamo ritrovate in queste esperienze simili, in questo modo di vivere e capite all’istante. Ti ho ammirata tanto per il tuo percorso, la tua forza e la presenza nel sostenere tutti cercando di essere più presente possibile.. un abbraccio grandissimo a te e un bacio al tuo babbo che son sicura hai reso orgoglioso.

      Ora non vedo l’ora di vederti cara amica.

      ps il nostro posto nel mondo è la fuoriiiiii!!! :*

  • Ciao Greta, sono Silvia la ragazza dell’Erasmus a Istanbul che avete ospitato sul blog tempo fa.
    Ti capisco, molto molto bene. Ormai conto i giorni che mi separano dal rientro sulle dita di una mano e seppur cerco di non pensarci i pensieri ricadono comunque sul che ne sarà di me tra quattro giorni. Ho paura, tanta. Sei mesi son passati, in un paese per quanto simile al mio ma o
    per nulla facile da comprendere e da vivere. Ho paura di dover affrontare la “solita vita” perchè non ho dubbi che troveremo tutto o quasi come lo avevamo lasciato, sono terrorizzata all’idea di non avere più stimoli, di vivere nella stabilità e la monotonia di ciò che già conosco e da cui sono scappata. Tutti mi capiranno, non parlerò più l’inglese e non potrò più cercare di abbozzare qualche parola in turco.
    Sono d’accordo con te quando dici che non vuoi vedere il bichiere mezzo pieno anche questa volta e che non vuoi lottare per trasfomare le emozioni negative che ti travolgono ora in qualcosa di positivo. Per me è lo stesso.. voglio e ho solo bisogno di abbandonarmi, lasciarmi andare e sfogarmi. Sai, penso questo modo di reagire ci farà bene. è lodevole essere sempre positive e fiduciose ma è anche stressante. Ogni tanto è necessario sprofondare e vivere nel dolore per un pò, fa parte del gioco.
    Goditi questo ultimo periodo al meglio che puoi, cercando per quanto possibile di non lasciarti pervadere costantemente dalla tristezza e dalla malinconia.
    Un abbraccio,
    Silvia 🙂

    • Silvia indubbiamente anche tu sei nel mezzo del “mal di rientro” e sto trovando un folto gruppo che han vissuto o vivono la stessa insofferenza. Sembra esserci una fine: sicuramente qualcosa dentro la testa ci ha cambiato e vedremo e vivremo tutto diversamente, meglio di prima oso dire. Il dolore di adesso ci sta ed è giusto viverlo come fase transitoria, sopprimerlo non credo ci gioverebbe: meglio sfogarlo e farlo uscire tutto, hai ragione.
      Che dire? un bel “celafaremo” ci sta tutto! 😉

  • Ciao Greta, credo che sia comprensibile il tuo stato d’animo. Condivido in particolare due punti: 1) si dice sempre “brutta la lontananza”, la realtà è che sia voi sia famiglia/amici si sono in qualche modo abituati alla vostra assenza, ci sono nuovi equilibri. E hai ragione ad aver paura, perchè ricostruire un nuovo equilibrio richiede tempo ed impegno. Vi siete abituati a fare tutto da soli, ce l’avete fatta, ora cambia dinuovo. Io dico sempre che la fortuna mia e di mia moglie è stata quella di esserci sposati ed essere subito espatriati. Abbiamo costruito la nostra famiglia lontani da tutto e da tutti. Questo però è l’aspetto positivo, ora siete un nucleo familiare fortissimo e sicuramente andrete avanti per la vostra strada. 2) “non so cosa gli altri si aspettano da me”: si aspettano che tu sia la Greta che è sempre stata. Ma giustamente tu hai detto che non sei più quella di 3 anni fa e ci vorrà un po’di tempo perchè lo capiscano. La vostra mente si è aperta, ha conosciuto nuove esperienze, nuovi posti, nuovi modi di vivere. Se per voi questo è un plus, per gli altri sarà incomprensibile.
    Ma questo è il bello dell’espatrio, ti cambia la vita.
    Buon rientro, inizierà sicuramente un’altra bella avventura.

    • Hai detto bene: cambia la vita.
      Hai centrato anche i due punti sopra e saranno da affrontare tirandosi su le maniche e armandosi di pazienza: il nostro punto forte è appunto che siamo in due e questo rende tutto più facile. Avere il proprio compagno che capisce fa partire con il piede giusto!

      Grazie e.. incrocio le dita! 😉

  • Greta ho pianto insieme a te! Mi è successo lo stesso, quando son dovuta tornare in Italia da Toronto. Passare dal civile Canada all’Italia è stato un trauma. Quando il “Goverment of Canada” ha rifiutato il mio sponsorship non ho fatto altro che piangere. Come te, anche la cassiera educata e sorridente mi faceva venire i lucciconi! Ero contenta di rivedere la mia famiglia ed i miei affetti, ma non mi sono abituata al resto: alla maleducazione, al caos ed alla disorganizzazione. Mi ricordo i primi tempi volevo sprofondare dentro il materasso e non uscire dal letto! Poi sono stata da una psicologa, e mi ha aiutato tanto. Ma cmq dopo sette mesi sono ripartita, destinazione Inghilterra, non riuscivo a vivere in Italia! Forse per me è diverso, io ero sola! forse per te e la tua famiglia sarà diverso! Lo spero per te!
    un abbraccio grande grande!

    • Ciao Katia, hai fatto bene a farti aiutare e a ripartire, sicuramente da sola è più facile ma deve essere anche più duro come espatrio quindi hai tutta la mia stima.
      Un abbraccione e crepi il lupo!

      • Grazie! Erano tutti preoccupati a casa… Ero un piagnucolare continuo, io che sono sempre stata la forza trainante della famiglia! Adesso in UK mi trovo bene, anche se non è il Canada. Hai mai pensato di spostarti in un altro paese qui in Europa? Molto più semplice e più vicino ai tuoi.
        Fammi sapere come va, se hai bisogno di una spalla su cui piangere, sono qua!
        un abbraccio!

  • Cara Greta, grazie grazie grazie per aver scritto nero su bianco quello che io a Marzo 2013 non ho avuto il coraggio di fare ( cioè, lo scrissi in una email alle mie amiche del cuore italiane ma forse non capirono fino in fondo come mi sentivo….)…Ero così dispiaciuta di lasciare Houston che 10 giorni prima di partire mi sono ammalata come non mai, roba da stare a letto stesa fissa, mia madre su Skype che diceva di non avermi mai visto così…..poi l’ultima settimana, per forza di cose, e per vendere tutto e mettere negli scatoloni tutte le mie cavolate ( che tuttora guardo con religiosa nostalgia,neanche io purtroppo sono campionessa di decluttering! ) mi son dovuta alzare…..ma anche io sentivo mi sarebbe mancata la mia vita americana, Target, Amazon, Tj Maxx, Trader Joe’s, le mie rassicuranti farmacie all’angolo CVS e Walgreens aperte 24h/7…e mio marito che tuttora mi dice ” ma che ci fai con la farmacia aperta sempre”! E invece no…..mi manca ancora!….così come tuttora mi manca da morire Whole Food, Heb e sì, anche a me il mio negozio di hobbistica e la posta con le sue impiegate di colore lente lente, ma dove potevi arrivare anche all’ultimo minuto e trovavi tutto ( a pagamento, certo) per spedire un pacco…cartoni, scotch, biglietti…..Grazie ancora Greta per aver esternato i miei sentimenti di allora e di adesso..Anche io e mio marito ci siamo sposati e abbiamo convissuto per la prima volta negli States, lontano da tutto e da tutti, ma quella è stata ( ed è tuttora) la nostra forza e la nostra fortuna….quelle basi e quei ricordi lì sono così preziosi e intimi che nessuno ce li potrà mai rubare! In bocca al lupo, poi come hai scritto tu, di fronte ad un vero cappuccino ( e non a quella robbaccia di Starbucks) e ad un mercato con le verdure di stagione fresche ( diciamo la verità, da Whole Food non sempre erano magnifiche 🙂 ) e a tante altre piccole cose sarai felice di essere in Italia, ma certo sarà dura…proverai tutte quelle cose che hai descritto, non dubitarlo! Io comunque sono finita dopo Torino a Brescia, quindi siamo vicinissime…ho un pupetto un po’ più piccolo della tua bimbetta e se vuoi possiamo trovarci volentieri! Buon trasloco e godetevi ogni secondo prima della partenza! ciao!

    • Ciao Giulia, sono felice di aver dato verbo ai tuoi pensieri e il fatto che descrivo qualcosa che altri hanno provato significa che è un percorso comune e che non sono anomala. Le cose son sicura che alla fine andranno bene, avevo bisogno di questo sfogo per chiudere questo capitolo almeno sulla carta.. in realtà poi spero che non sia l’ultimo di questa serie 😉

      un abbraccio,
      Greta

  • Forse potreste provare a ripartire? Le motivazioni per non essere felici dell’Italia sembrano valide. Inutile adattarsi a ciò che ci fa stare male, staremmo solo peggio.

    • Ciao Pellegrina, non so esattamente cosa ci sarà nel nostro futuro ma sicuramente ci sarà un’altra occasione: del resto si dice che volere è potere, giusto? 😉

  • Greta, come ti capisco… ho provato le stesse sensazioni quando ho lasciato Londra, anch’io dopo oltre tre anni. Quando realizzi che la città che ti ha ospitato non è più soltanto ‘una’ città ma è diventata la tua vita, riprendere è difficile. Ora ho nei confronti di Londra quasi un blocco, cerco di evitarla perchè tornare mi fa male eppure mi commuovo non appena vedo un documentario o qualche foto di troppo (ultimo pianto mega: quando ho visto un servizio sulle luminarie natalizie di Govent Garden >> figurati come sto!).
    Un po’ per volta però, nonostante questi attacchi di nostalgia, ti assicuro che si riprende il ritmo, si scoprono nuove cose della propria città, ci si imbarca in nuove avventure (professionali o meno che siano) e… poi si riparte per una nuova destinazione, portandosi la precedente sempre nel cuore perchè è parte di te ed è giusto che sia così.
    Un grosso in bocca al lupo! 🙂

  • ciao Greta, oramai sei rientrata in Italia e spero che un po’ di nostalgia sia già passata. Il tempo come si suol dire è un grande aiuto…i bimbi piccoli ancora di più.
    Ho letto tutto d’un fiato il tuo racconto, i tuoi pensieri e le tue emozioni e le ho condivise tutte, fino all’ultima. Mi sono ritrovata completamente nelle tue parole e nelle tue sensazioni.
    Beh dirai tu, come molte altre expat hanno già detto. Giusto. Peccato che io non sono expat e viva ancora in Italia. Ma soffro della nostalgia di poter vivere in uno dei due Paesi dove sono stata in vacanza e dove mi sono sentita a “casa”, cosa che non sento assolutamente qua in Italia.
    Dico sempre che sono una senza radici.. sono nata e cresciuta a Milano, poi i miei si sono trasferiti (o meglio sono tornati) in romagna, dove ho vissuto, e tutt’ora ahimè vivo, in un paio di paesini. Ma non riesco a sentirmi a casa. Non sento mio questo Paese, non sento mie la mentalità, le abitudini, le consuetudini, i malaffari, la maleducazione, la supponenza, il voler giudicare tutti, il sentirsi superiori a chiunque in forza del nostro retaggio di culla della cultura e dell’arte del nostro passato.. che seppur vero è ancora più triste vedere come lo stiamo martoriando e buttando alle ortiche.
    Per questo ho la necessità, a volte quasi fisica, di espatriare in un Paese educato, pulito, coerente e corretto. Ho amato follemente i miei viaggi on the road in Florida ed in Australia ed a loro ambisco.
    Peccato solo per la mia età, oramai molto avanzata e peccato che abbia incontrato il mio attuale marito alla soglia dei 40 anni… anche lui expat essendo albanese. Perchè con lui ora, con due bimbi piccolini, stiamo valutando di andare via da qua.. per noi e per loro.
    E nella mia testa frullano i pensieri, il senso di colpa perchè lascerei qua mia madre vedova e mia sorella e porterei via da loro i nipotini che tanto hanno atteso.
    Ma poi li guardo e penso che futuro avranno loro in Italia??? voglio davvero far crescere i miei figli con questa maledetta mentalità truffaldina e poco corretta che ogni giorno mi pesa di più??
    Ecco allora penso come te che è giusto che ognuno di noi faccia la sua vita e scelga di vivere dove si sente felice. Nonostante le tante frasi cattive che ti vengono dette ogni volta che “tenti” di spiegare perchè, come ti senti, cosa vorresti. Ma per loro, i detrattori tutto ciò non conta, conta solo che vuoi andare via, che vuoi lasciare soli tutti, che te ne freghi e sei egoista, che non sei patriottica che è più facile scappare via che restare per aiutare il tuo Paese (ma comeee?) e via di questo passo. Frasi che penso tutte in questo sito, prima o poi avranno sperimentato e sentito pronunciare nei loro confronti.
    Ecco io qua non mi sento felice. Non mi sento a casa. L’anno scorso dopo 21 giorni in giro per la Florida non volevo tornare, ero angosciata al pensiero di tornare a “casa mia”… sarà assurdo?
    Ed ogni volta che penso che dovrò continuare a vivere qua, perchè le mie ambizioni sono quasi impossibili da realizzare, mi viene nuovamente l’angoscia, mi viene meno il respiro mi sento soffocare. Perchè io non mi sento di appartenere a questo mondo.. ogni volta che faccio la spesa penso ai bellissimi supermarket americano o australiani, i mitici Publix della Florida o i Coles di Sydney e mi mancano quelle infinite scelte di caffè o di latte! Sono consapevole che niente è perfetto, che i nostri cibi (oddio ultimamente lasciamo perdere) sono probabilmente migliori di quelli che potrei trovare all’estero, che forse mi mancherà qualcosa dell’Italia… ma al momento sono di più le cose che mi pesano e troppe quelle che mi mancano dei miei Paesi “delle affinità elettive”.
    Per cui come vedi anche chi non è expat può capire benissimo come ti sei sentita.
    Grazie mille per aver messo nero su bianco anche le mie emozioni.
    Un abbraccio ed in bocca al lupo,
    Daniela

    • Ciao Daniela, mi permetto di intervenire perchè ho letto con molta attenzione il tuo sfogo. Due considerazioni: 1) se vuoi partire, parti. Non considerare chi ti definisce antipatriottica o insensibile verso chi rimane. è tuo diritto e anche tuo dovere guardare al futuro della tua famiglia. Devi pensare ai tuoi figli. Se non vedi un futuro per loro qui in Italia, è giusto provarci. 2) nello stesso tempo, mi permetto di darti un consiglio: occhio che espatriare non è l’on-the-road in Florida o in Australia. Occorre davvero essere molto preparati fin dal primo momento a ciò che si andrà ad affrontare. Ne ho parlato molto sul mio blog, perchè ritengo che sia utile capire bene che si va a affrontare un cambiamento radicale e bisogna essere pronti.
      Consapevoli che non si parte per vacanza, ma si parte per cambiare vita.
      In bocca al lupo per il tuo futuro e segui il tuo istinto!

      • Ciao Stefano
        grazie mille per i tuoi consigli.
        Comunque credimi che sono ben consapevole che a) espatriare non è una vacanza (e mio marito ne è un esempio costante essendo lui straniero)
        b) so bene che nessun paese è il bengodi, che nessun paese è perfetto, che non troverò la felicità assoluta per il solo fatto di espatriare.
        Ma continuo a non sentirmi bene qua. Continuo a non tollerare più certe cose ed ogni giorno che passa la non tolleranza aumenta.
        Continuo a pensare che le cose stanno peggiorando, ma non solo economicamente. Quello che mi da in assoluto più disagio è la mancanza di educazione tolleranza e rispetto che riscontro ogni giorno nelle piccole cose.
        Un esempio?? stamattina a Ravenna (quindi mica una megalopoli) c’erano due anziane di cui una su sedia a rotelle ferme alle strisce pedonali… pioveva. Dici che delle 5 auto che avevo davanti qualcuna si sia fermata??? NO. Pensi che io mi sia fermata?? SI. Risultato?? un cretino dietro di me mi ha sorpassata velocissimo, suonandomi dietro e rischiando di fare danni, perchè dopo poco c’era anche una curva. Ecco questo io non lo sopporto più. E sinceramente non ho mai visto atteggiamenti del genere all’estero (e credimi che ho viaggiato moltissimo per diletto e per lavoro).
        E’ un piccolo esempio ma che mi da l’idea di come si sta trasformando questo Paese e a me non piace.
        Poi ci sono moltissimi altri motivi dietro questa mia scelta ovvio.
        Comunque ci sto lavorando e spero di riuscirci.
        Mi sa che sono un’apolide inside!
        Grazie ancora

        • Hai perfettamente ragione. Comprendo bene quello che tu dici e lo condivido.
          Nella tua scelta, considera molto bene l’aspetto sociale, che, come vedo, per te è estremamente importante. Direi che il Nord-Europa potrebbe rispondere bene a questo.

          • sorrido perchè è quello che ci diciamo sempre io e mio marito.. noi non siamo italiana e albanese ma nord europei per come ci sentiamo, per quello che ci piace, per i valori che vorremmo trasmettere ai nostri figli.
            Ci spaventa solo il gap linguistico… danese, svedese o olandese non sono alla nostra portata.. dobbiamo risolvere con l’inglese ehehe

          • Seguo un blog di una ragazza che è in Olanda e descrive proprio l’estrema attenzione all’essere civili. Così come in Svezia e Danimarca. Il problema della lingua si supera, coraggio!

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