#expatimbruttito

Sono rientrata 1.0

E così alla fine sono rientrata davvero. Scrivo alle 3:30 di una notte piovigginosa del mio quarto giorno in Italia ed è sicuramente passato troppo poco tempo per poter dire come mi sento. Non ho praticamente avuto ancora la possibilità di uscire di casa perché non ho ancora i seggiolini auto dei due bimbi e mio marito è già partito per una trasferta, corta per fortuna, ma eccomi qui da sola ad affrontare le nottate insonni mie e di Lia che fatica a prendere il ritmo.

Per il piccolino di nemmeno tre mesi non ci sono stati problemi con il rientro: a lui basta la santa tetta della mamma. Per la grande di quasi due anni invece la situazione è stata diversa: nei giorni pazzeschi del trasloco ha avuto una bella febbre e quindi girovaga per casa spaesata guardando curiosa gli scatoloni che andavano aumentando e gli sconosciuti che venivano a ritirare i mobili e gli oggetti che compravano. E’ capitato che piangesse disperata vedendo andar via qualche oggetto. Più volte mi sono ritrovata con il magone mentre mi proiettavo nella sua personcina che stava assistendo inerme a questo cambiamento. Probabilmente non le rimarrà nemmeno il ricordo, ma poiché in prima persona la vivevo male, non ho potuto fare a meno di pensare che anche lei ne stesse soffrendo, così ingoiavo il nodo alla gola e cercavo di mostrare entusiasmo e trasmetterglielo, coinvolgendola nell’impacchettare, giocando con gli scatoloni e coccolandola appena potevo.
Il tempo è volato tra suddividere cosa tenere, buttare e regalare, disdire tutte le utenze e rispondere alle varie email per chiudere tutte le questioni. Avrei voluto essere più presente con lei, cercare di rassicurarla di più e non ostentare un finto sorriso. Nella mia testa avevo immaginato di arrivare perfettamente organizzata e con poco da fare così da dedicarmi di più a salutare la mia amata Milwaukee, i nostri amici e coccolare i bambini. Non è stato così: gli ultimi giorni sono stati una zumba continua e la notte non mi rimanevano più nemmeno le forze di piangere per la tristezza.

E giusto per non farci mancare nulla, lei ha avuto la sesta malattia proprio la settimana prima del rientro: mi sento così in colpa di non averla tutelata meglio in questo grande cambiamento da pensare che l’ho fatta stancare troppo e lei ha sfogato così lo stress. Ha mangiato poco, dormito male ed è stata irritabile come non mai nella sua vita. Sono consapevole che sono anche tutte conseguenze della malattia, ma mi si è posato comunque un mattone sul cuore dai sensi di colpa. La mia dolce bambina si stava ribellando a tutto quel caos e io avrei dovuto gestire meglio le cose.

Sul volo di rientro non volevano farci sedere vicino perché entrambi i bimbi erano sotto i due anni e le mascherine dell’ossigeno erano sono tre nei due posti e questo non era ammissibile. Dovevo allattare il piccolo durante il decollo per prevenirgli il dolore alle orecchie e lei seduta in un’altra fila con il papà ha urlato come una pazza per 10 minuti. Mai successo. Mai. La stanchezza, lo stress, la tristezza, l’impotenza, tutto mi è esploso nel petto e ho iniziato a piangere, mentre il mio vicino di sedile, scocciato di essere vicino a due bambini e infastidito dai pianti della mia piccola, si è messo le cuffie e ha iniziato a sbuffare. Gli avrei tirato un cazzotto, soprattutto dopo aver visto il suo salva schermo con due bimbe: oh Cretino, sei pure padre. Ti auguro mille di questi viaggi di fianco ad un neonato con le coliche. Comprensione e empatia queste sconosciute. Capisco che non sia il massimo avere vicino bambini durante dei voli lunghi, ma non concepisco nemmeno la cafoneria. A mio marito ho chiesto di ricordarmi sempre quando vedo un bimbo irritato che potrebbe essere un momento isolato e può aver avuto una giornata difficile, magari proprio un trasloco.

Finalmente la capo hostess ha avuto il cuore di fregarsene delle regole e di permettere ad Andrea di starmi vicino così lei si è calmata, ho messo il piccolo nella culla e preso lei che si è subito addormentata fino all’atterraggio, aggrappandosi a me come se stesse scivolando. Povera.

Siamo arrivati a casa e lei pareva più tranquilla: abbiamo visitato insieme tutte le stanze, mostrandogliele con estremo entusiasmo. Per la prima volta dopo giorni ha mangiato qualcosa diverso dalla frutta: tre fette di pizza.

Il giorno dopo sono arrivati i nonni e lei è tornata intrattabile. Giustamente questi nonni li conosceva poco: nonostante Skype, sono degli sconosciuti per lei e quindi prendeva le distanze. Ho stretto i denti quando ho sentito un “viziata” che era comunque più un aggettivo buttato lì pour parler che una vera e propria osservazione. Ma cosa rispondere? Le emozioni che ha dovuto vivere negli ultimi giorni essendo pure malata le davano tutto il diritto di essere capricciosa e antipatica. Per quanto mi riguarda se l’era conquistato tutto e non l’ho ripresa una volta, ho cercato di farla sorridere come potevo, ma l’ho lasciata anche sfogare. Siamo poi state tre giorni da sole, con una casa che pare un campo di guerra per le valige mezze svuotate e tutto in giro, ma non ci ho badato. Me la sono coccolata, abbiamo esplorato la casa e scoperto nuovi giochi, poi oggi abbiamo rivisto i nonni e lei era tornata la mia piccolina, dolce e sorridente. Sospiro felice perché mi è passato per la testa che l’avevamo rovinata.

Questi traslochi ci devastano, ci scombussolano, ci stravolgono. Anche nascondendoli il più possibile, è impensabile non trasmettergli anche solo inconsciamente i nostri stati d’animo e per la prima volta mi sono sentita colpevole di non aver scelto modi e tempi diversi, ma era il mio primo vero trasloco e non avevo idea di come potesse essere pesante e complesso. Farò meglio la prossima volta, credo. Sicuramente mi impegnerò di più.

Ora vado ad abbracciarmela nel lettone perché sì, contro ogni consiglio pedagogico, ce la dormiamo insieme in questi giorni, forse serve più a me che a lei, ma così siamo serene entrambe.

Comunque ancora aspetto l’invenzione bellissima del teletrasporto.

Greta, Italia
Ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

12 Comments

  • Ciao. Come mi dispiace per questa tua avventura così stressante. Mi raccomando però non ti colpevolizzare, il trasloco è uno stress immenso per tutti e non c’è modo di renderlo più facile o meglio organizzato. Io ho fatto 3 traslochi con bimbi ed ho visto che con bimbi dai 2 ai 4 anni in su lo sconvolgimento è enorme. Mia figlia aveva paura di essere abbandonata, si sedeva negli scatoloni, non dormiva più il pomeriggio e poco la notte. Le ho provate tutte, nascondere le scatole, falla partecipare, mandarla dai nonni, ma finché non ci siamo spostati è stato un delirio!
    Tu hai fatto un lavoro immenso, per di più con un neonato di 3 mesi. Datti tempo e vedrai che andrà bene 😉

  • il trasloco è un’esperienza devastante per chiunque, anche quando si lascia una casa non amata per andare in quella sognata da sempre… Mi auguro che la nuova vita in Italia sappia darti nuovi stimoli e tanta felicità, in modo che le cose che non hai più non ti manchino, ma che siano energie di scorta 🙂

  • Per quanto ci si possa impegnare, un cambiamento è sempre uno scombussolamento e un trasloco internazionale lo è ancora di più.
    Col tempo ritroverete i vostri ritmi.
    Quel viziata….potevano risparmiarselo

  • Il trasloco è elencato come uno dei fatti più destabilizzanti cheossono accadere nella vita, dopo vedovanza et similia. Figuriamoci nella vostra situazione! Sei stata bravissima e molto attenta e sensibile con tua figlia. Brava!

  • Che drammatica…ho fatto 17 traslochi in età adulta e almeno altri 9 quand’ero piccina in 3 continenti ( mio padre era diplomatico ed io ho sposato un militare= 1 trasloco completo ogni 18 mesi x 15 anni) E NON SONO DIVENTATA UNA SERIAL KILLER!!!
    Sdrammatizza…a quell’età i traumi si dimenticano in 2 giorni.

    • Che tono sensibile, da vera figlia di diplomatico. 🙂

      Ogni persona è a sé, spero che Lia sia una di quelle che si ambienterà in fretta e non soffrirà affatto del trasloco. Forza Greis!

  • Sono certa che tu abbia fatto del tuo meglio e che la piccola supererà lo stress in temi da record, sorprendendoti! Vedrai! Buona fortuna per questa nuova avventura in terra natale!

  • Non deve essere stata una passeggiata di salute. Fin troppo bravi a gestire tutto al meglio!
    Il tizio si mette le cuffie e stop, ha ben poco da sbuffare. Quando era piccolo, faceva la stessa cosa e sicuramente i figli hanno fatto lo stesso quando erano poppanti.
    Il ritornato sorriso della piccola è il segno che qualcosa di nuovo è cominciato. E allora avanti, con fiducia e entusiasmo. In bocca al lupo.

  • La pedagogia dice che “è importante sintonizzarsi con i bisogni dei bambini”. E tu lo stai facendo, tenendo la tua bambina vicina a te, perché è di te che ora ha bisogno!! Parola di pedagogista e mamma!! Buona vita in Italia!!

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