Vivere all'estero

Continuare e ricominciare da Londra

Londra _amiche di fuso
Written by Amiche di fuso

E’ arrivata la conferma il venti di aprile: Londra. E come due artigiani consumati abbiamo cominciato quel lavoro che è trasportare la nostra vita da un luogo all’altro, in un alternarsi di continuare e ricominciare. Le esperienze passate si fondono con quella che sta per arrivare, niente è più nuovo completamente, ma contemporaneamente c’è da creare una nuova dimensione domestica, lavorativa, sociale.

Iniziamo dall’incrociare desideri e budget, dati statistici ed opinioni fidate, infine aggiungere il nostro istinto per selezionare un nuovo quartiere in una nuova città, e lì trovare una nuova casa e, più difficile ora che non siamo più due giovani sposi ma una cricca di cinque, una nuova scuola, dove vorremmo mandare entrambe le bambine, perché abbiano l’una l’altra.

Poi arriva la fase del trasloco, quel ritrovarsi tra le mani uno per uno tutti i fogli, disegni, biglietti, giocattoli, pentole, vestiti, scarpe e tutto il resto che contiene quella che è stata casa per sedici mesi, buttare, regalare ma soprattutto suddividere quello che si tiene in cose che vanno in valigia, cose che vanno in air container, cose che vanno in container navale. Tutti pezzi di quest’ultima vita che si reincarneranno nella successiva, arrivando un po’ insieme a noi e un po’ dopo. E così come avere avuto qui le cose delle città e degli anni precedenti ci faceva sentire meno lontani dal nostro mondo, presto anche le cose di Houston saranno parte del nostro mondo in un luogo nuovo.

La ricevuta dell’esame della patente finisce nel bidone, come uno scontrino qualsiasi. Le concedo un attimo di celebrazione, ricordando com’ero felice d’averlo passato, quanto per me fosse stata una vera sfida tornare a guidare dopo tredici anni.

Un maglione nuovo con ancora l’etichetta, comprato in un giorno di febbrario a trenta gradi, pensando che mi starà bene quando mi capiterà di vivere di nuovo l’inverno. Il concetto delle stagioni qui si è disgiunto dal tempo: anche le bimbe parlano dell’inverno come quello che c’è a Chicago, e dell’estate che invece è sempre in Messico.

Procediamo a tappe rapide, dalla conferma alla mia partenza passeranno venti giorni, per le bimbe una decina di giorni in più col papà, per partecipare alla recita e alla graduation di fine anno e fare un’ultima gita alla Nasa.

Sono arrivata a Houston solo per amore di mio marito che ha avuto una chance lavorativa irrinunciabile e sono sollevata di andarmene, di tornare a vivere in un luogo diverso da casa mia, ma sicuramente più congeniale alle mie priorità, al mio stile di vita e alla mia mentalità.

Mi sento sollevata, un po’ come se fosse finita la naja.

Mio marito sa di avermi chiesto davvero tanto, e in questi sedici mesi il nostro legame si è evoluto e rafforzato, tra noi due e tra noi cinque, perché in cambio questo lavoro che ci ha portato qui, ci ha dato innumerevoli fine pomeriggi insieme e praticamente tutti i weekend. I primi tre anni e mezzo nel mio mestiere di madre, prima di una e poi di due, lui era via due terzi del tempo. Mi mancava, ci mancava, sfruttavamo al massimo il tempo insieme, ma non eravamo così totalmente intercambiabili e alla pari per i bambini, come lo siamo ora. Sono felice per i bimbi, ma anche per lui, che ha recuperato quegli aspetti di dimensione quotidiana che non aveva mai vissuto prima in modo così costante da accorgersi delle piccole cose, delle piccole imprese e conquiste, direttamente, senza che gli venissero riportate a posteriori. In questi sedici mesi, per tutte le prime volte che ci sono state, eravamo presenti entrambi e le bimbe, che prima di questo trasferimento ci hanno sempre voluto bene egualmente, hanno però anche imparato a confidarsi egualmente, a chiedere egualmente (e a sfidarci egualmente 🙂

E così il giro delle cose ha voluto che quando ci sarà la recita e la graduation, io sarò a Londra a cercare una scuola per le mie belle bimbe e avrò il cuore un po’ stretto di non vedere la mia prima piccola viaggiatrice fare il topino nella recita sulla storia della farfalla, per il quale avrò preparato il costume, nel tempo libero della settimana in cui ho preparato le cose per i traslocatori e organizzo la loro festicciola di addio a scuola, e mi seccherà per sempre non averla vista ricevere il suo diplomino, ma sarò anche contenta che lei sarà felice comunque, perché’ papà sarà lì e le dirà quello che tante volte ho detto io: papà è lontano ma ti ha nel suo cuore. Tra tredici anni andrà all’università e a vivere da sola chissà dove, sarà bene che inizi ad abituarmi a non poter esser sempre li.

Mentre aggrego roba in scatoloni, per lo più di pannolini e incollo stickers Not to Pack, Aircontainer, Ship Container, le bimbe vanno e vengono allegre: sono molto contente all’idea di andare a stare nella città di Mary Poppins, Paddington Bear, Wendy di Peter Pan e Peppa Pig, e ancora piu’ eccitate all’idea di tornare a casa, a Varsavia, per le vacanze estive. E’ davvero una grande fortuna quella di aver potuto scegliere di non affittare casa nostra e avere così il nostro posto nel mondo sempre a disposizione, per Natale, per l’estate, per ogni volta che può capitare, tanto o poco che sia. Le bimbe, passati i primi mesi di rabbia e timore, hanno elaborato l’idea di vivere in posti diversi ma di avere casa a Varsavia e ad ogni viaggio per tornare a casa dimostrano maggior serenità e sicurezza nelle loro radici.

Mamma, voglio portare la foto della mia classe a Houston nella mia camera a Varsavia, così quando dormo lì mi ricordo di tutti.

La guardo e mi domando per l’ennesima volta se stiamo facendo bene, se tutto questo spostarsi non è infliggere una sofferenza non necessaria, se a un certo punto non ci odierà per averla portata via dalle sue amiche ogni volta, in questa prima parte della sua vita.

Mamma, la zia Marta e la zia Fede quando vengono a trovarci saranno a Londra o a Varsavia?

Non lo so ancora, probabilmente possono venire in tutti e due i posti.

Io preferisco che vengano a Varsavia, così vedono casa nostra e la mia camera.

Proprio l’altro giorno pensavo al fatto che impacchettando la mia vita di qui per andarmene, quel doloretto che si sente dentro quando ci si saluta, ce l’ho un po’ meno. Quella pena di andarsene mentre il tuo mondo prosegue senza di te, che mi ha straziato il cuore a Varsavia. Quella pena di spostarsi a vivere in un posto pieno di amici ma senza poterti portare via l’unica ma preziosissima amica scoperta nel paesello francosvizzero. A questo giro no. Perché’ so che le care amiche che ho trovato e coltivato qui, faranno parte della mia vita d’ora in poi, come quelle che ho incontrato prima di loro, la cui amicizia prosegue di trasloco in trasloco.

Mentre separo lego da perline e da pupazzetti, tornano alla memoria tanti abbracci, tanti visi, tanti addii e arrivederci e ben ritrovarsi lungo gli anni: Torino, Milano, Pavia, Strasburgo, Dublino, Bruxelles, Ambilly, Ginevra, Varsavia, Vilnius, Sofia, Cracovia, ma anche Pinerolo, Turbigo, Bergamo, Trento, Genova…stazioni ferroviarie, aeroporti, caselli dell’autostrada.

Sono contenta che le bimbe abbiano capito, osservandoci in questi anni, che ogni zia, ogni zio, ogni persona che è importante nei nostri cuori, per quanto lontana, prima o poi la rivediamo sempre, gli addii non esistono finche’ ritrovarsi dipende dalla nostra volontà.

 

Valentina, Inghilterra

Ha collaborato con Amiche di Fuso da luglio 2014 a giugno 2018

 

Credits: wikimedia commons

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

5 Comments

  • Ricominciare spaventa ma è anche elettrizzante! Rientrare in Europa è sempre bello 😉 In bocca al lupo per questa vostra nuova avventura a 5!

  • Grazie per aver condiviso questi tuoi pensieri……..In bocca al lupo per tutto e sono felice tu sia contenta di essere tornata in Europa! Io la patente di Houston me la tengo sempre nel mio portafoglio 🙂 e anche se non ho cambiato tante città come te ( ma comunque abbastanza e sono anche io a nr. 21 traslochi) sto cominciando ad elaborare tutti gli spostamenti: ho capito che forse il luogo “perfettissimo”non esiste ( magari quello perfetto sì 😉 ), ma di ogni luogo prendo e tengo nel cuore gli aspetti più belli! Alle prossime avventure.

  • Ritorni qui?!?!?! Cavoli questa avventura americana è durata pochissimo, per fortuna per te visto che non hai mai amato Houston! Chissà che non ci si veda, Londra è un crocevia facile, poi io ho mia sorella che vive a Nottingham e due coppie di amici in Cornovaglia…
    Ti leggo poco e mi spiace, leggerti mi piace, sento un feeling con quello che scrivi…dai raccontaci almeno come va la vita a cinque!

  • Mannaggia a te, ora piango come una fontana, in un lunedi’ di cielo grigio, routine e fastidio di fondo. Londra di sicuro, il prima possibile, Varsavia chissa’… ma tanto per quella ho molto tempo 🙂
    A Houston ci manchi, anche se siamo felice per voi e la vostra nuova avventura.

  • Congratulazioni per questo trasloco, mi sembra di leggere del sollievo, e te lo meriti.
    L’idea di non affittare la casa di Varsavia mi sembra ottima, visto il riferimento che ne fanno le tue figlie!
    Per quanto riguarda il senso di colpa per lo “sradicamento” a cui le sottoponi, pensa che il contrario sarebbe il “radicamento” imposto. Nessuno dei due è perfetto e senza zone d’ombre, ma almeno lo sradicamento permette di essere più liberi e di insegnare la libertà. Non è poco, credo.
    Un abbraccio!

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