#expatimbruttito

A.A.A. Babysitter cercasi a San Francisco

Written by Amiche di fuso

Uno dei lati negativi del vivere all’estero, magari dall’altra parte del mondo rispetto all’Italia, consiste nel non avere la possibilità di ricevere aiuti dall’esterno (a meno che non siano pagati). Non ci sono parenti o amici stretti che possano fare un salto a casa per vedere come procede e dare una mano, quindi… che si fa?
1. si cerca di cavarsela da soli, come come già raccontava nel suo post Federica;
2. e, in ogni caso, si fanno i salti mortali per organizzarsi in famiglia.

Se pero’ succede che hai proprio bisogno di qualcuno che ti tenga d’occhio tuo figlio, che adesso ha 11 mesi, le cose sono due: o hai la fortuna di avere qualche conoscente in città di cui sai di poterti fidare oppure devi cercare qualcuno e, inevitabilmente, lo devi pagare. E visto che a San Francisco la vita è cara, lo devi pagare pure tanto.

Dopo aver cercato disperatamente l’aiuto delle amiche italiane che vivono a San Francisco ed averlo trovato principalmente in Elena che è stata la prima a cui ho lasciato mio figlio per qualche ora, mio marito ed io abbiamo capito che avevamo davvero bisogno di una babysitter vera che potesse essere da noi ogni volta che serviva. La ricerca non è stata facile, per niente… innanzitutto perché quando la cerchia di persone che si conoscono è piuttosto ristretta, si fa fatica a reperire contatti utili. Immagino che se fossi stata in Italia avrei chiesto alle amiche con figli il numero di una persona fidata. E lo stesso ho fatto anche qui, chiedendo in primis alle amiche italiane a San Francisco. Così, durante l’estate abbiamo avuto per casa una ragazza italo-americana, figlia di Una genovese a San Francisco. Ci siamo trovati benissimo con lei: mio figlio la adorava perché è pacifica e beata proprio come lui. Poi però poi la scuola è ricominciata per lei e noi ci siamo persi la babysitter…

La ricerca quindi è ricominciata. Abbiamo richiesto in giro e questa volta ci è stato dato il numero di una napoletana. È venuta due volte, forse tre, ma non ci è piaciuta, specialmente perché non era capace di ascoltare. Ogni volta che provavo a spiegarle qualcosa, lei mi rispondeva che lo sapeva già… e quindi l’abbiamo liquidata piuttosto in fretta. A quel punto però non avevamo proprio più nessuno a cui chiedere: finite le nostre risorse!

Presa dalla disperazione ho iniziato a chiedere davvero a chiunque: ho scritto alle insegnanti di yoga di cui ho seguito i corsi, ma niente. Allora ho iniziato a battere a tappeto il playground: attaccavo bottone con tutte le mamme che incontravo e veniva fuori spesso che utilizzavano il sistema del nanny share, ovvero lasciavano i bimbi ad una babysitter che ne teneva più di uno per tutta la settimana (questa è una cosa che qui va tantissimo visti i prezzi folli degli asili privati che chiedono, come minimo, 60$ al giorno per 6 ore… per un totale di 1200$ al mese per 5 mezze giornate a settimana!).
Ho avuto il numero di una babysitter che mi era stata consigliata da una mamma… ma non mi ha mai risposto.
Ho chiesto alle babysitter che mi piacevano di più al playground e veniva sempre fuori che erano già impegnate.
Sono andata in un negozio che vende cose per bambini e ho spulciato nel loro album che raccoglie molte schede di babysitter: ma che faccio? Scelgo a caso? Non me la sono sentita… e gli errori grammaticali nelle schede devo dire che mi hanno scoraggiata, lo ammetto.
Poi ho scoperto che esiste pure un sito, che si intitola Care.com nel quale si trovano babysitter, nanny, dogsitter, badanti… tutti certificati; ma ancora: Che faccio? Mi fido del sito? Faccio venire a casa una sconosciuta che ho trovato online perché si prenda cura di mio figlio? Sì, l’ho fatto. Ma una decente non l’ho ancora vista! Alcune sono arrivate sorseggiando un caffè nella loro cup e non hanno fatto altro che parlare del loro cane, altre invece sono andate in crisi nera appena mio figlio cominciava a piangere e non sapevano più che fare…

La svolta, finalmente, è arrivata grazie ad un incontro fortuito. Per caso mio marito incontra per strada un ragazzo italiano che avevamo conosciuto appena arrivati a San Francisco due anni fa. Parlando appunto di babysitter, scopre che questo ragazzo lascia il suo bimbo di quasi un anno ad una signora messicana che sta giusto cercando un altro bambino a cui badare. Andiamo a conoscerla un sabato pomeriggio e ci piace, ci piace tanto… la sua linea educativa sembra essere in sintonia con la nostra e così cominciamo a portare nostro figlio lì da lei, due volte alla settimana per la prima settimana.

F-I-N-A-L-M-E-N-T-E!!

A questo punto pero’ è cominciata per me un’altra sfida: mediare tra il senso di colpa e il mio bisogno di spazio ovvero la mia necessità di lavorare, cosa che risulta impossibile con mio figlio a casa con me.

Trovare un equilibrio tra questi due estremi per essere in pace con questa decisione importante, che mi spinge a lasciare ad una “sconosciuta” mio figlio, non è cosa facile. È sempre doloroso portarlo lì, e non è che col tempo stia diventando più semplice… Certo è che la consapevolezza di stare facendo una cosa bella per me e per lui mi aiuta tanto: mi aiuta a capire, almeno razionalmente, che è la cosa giusta da fare anche quando il cuore della mamma sente che lo vorrebbe avere sempre vicino a sè…

Dura la vita da expat mom! E ditemi che non sono l’unica alle prese con tutto questo, vi prego!

Sabina, California.

Ha collaborato con Amiche di Fuso da Luglio 2014 a Settembre 2016

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

14 Comments

  • Non sei sicuramente la sola! Io sono tornata al lavoro quando il mio bimbo aveva 8 mesi, per cui ha iniziato subito la nursery e alcune delle ragazze che lavorano lì fanno anche babysitting la sera, quindi le rare volte che siamo riusciti ad uscire la sera, abbiamo cercato di lasciarlo con persone che lo conoscevano. Ci è capitato anche di dovere prendere una sconosciuta, però, e in quel caso ci siamo iscritti a sitters.co.uk…. Lui dormiva già, ed è andata bene. È dura però!

    • Mi fa piacere sapere di non essere l’unica ad affrontare questa cosa… lo immaginavo, ma sentirselo dire fa bene al cuore!

      Credo che per gli expat arrivi prima il momento in cui si è quasi obbligati a rivolgersi ad un estraneo, non avendo alternative valide, e lasciare il proprio figlio ad un estraneo è una cosa difficile da fare, sempre!

  • Una nanny sarebbe stato l’ideale anche per noi, visto che Samu ha dovuto iniziare che aveva cinque mesi e mezzo. Però ci sarebbe costata troppo e spazio in casa per ospitare qualcuno di fisso tipo ragazza au pair non ne abbiamo proprio. Quindi per noi la soluzione è per ora il nido, siamo al giorno sei e oggi lo lascio solo cinque ore, vediamo come va. Per ora sembra socievole e ieri ha accettato il pranzo anche dalle maestre (a casa poi si rifà col seno).
    Per quanto riguarda me…io avrei aspettato ancora un po’ a portarcelo (diciamo altri 3-4 mesi) ma devo rientrare a lavoro.
    Non mi sento ancora privata della mia libertà con lui ma neanche sto male ora che lui è all’asilo. Non ho particolari sensi di colpa perché vedo che è sereno e sicuramente questo aiuta molto.

    Ps se stessi a SF Teg verrei a tenertelo io, adoro i bambini! Da grande voglio fare la bambinaia! 🙂

    • Beh, allora ti aspetto da grande! =)

      Anche a me piacciono tanto i bambini, li adoro e li ho sempre adorati, ma vedo che a volte, quando lascio mio figlio dalla babysitter anche solo per qualche ora, tiro il fiato… stare appiccicati 12 ore al giorno, tutti i giorni, mi risulta difficile

  • Peccato non essere piu` vicine: sarei stata piu` che disponibile ad aiutarvi!!!!!!!!!!! Un abbraccio!!!!

  • I sensi di colpa ti rendono sempre tutto più difficile. E nessuno può dire al posto tuo cosa è giusto fare. Sicuramente ogni volta che lo lasci riuscirai a capire come si sente al tuo ritorno e regolarti di conseguenza. L’importante è ascoltarlo tanto, così lui ti aiuterà nelle scelte.

    • Sono d’accordissimo con te, Luciano, proprio su tutto quello che scrivi!

      Sicuramente la dote dell’ascolto è rara ma fondamentale, specialmente nell’educazione di un bimbo!
      E devo dire che mio figlio è proprio bravo a farsi capire sebbene non sappia ancora parlare… la sua espressività parla per lui! Riesce sempre a farmi capire quando è arrabbiato con me perché l’ho lasciato dalla babysitter per qualche ora e mi fa anche vedere che ha fatto pace con me dopo che gli ho detto quanto mi è mancato e quanto è stato difficile stare lontano da lui in quelle ore!

  • Non sei l’unica. Qui l’asilo costa poco, pochissimo. Ciccio ci va molto volentieri e anzi quando arriva va subito a giocare e manco ci saluta. Ci sta dalle 7e30 fino le 4. Lo lascia e lo va a prendere il papà, che è proprio bravo. Io devo lavorare, su turni, spesso fino alle 22, e l’ufficio è ad un’ora da casa. Quindi, a meno che non abbia il turno la mattina presto, non vedo quasi niente mio figlio. E se il giorno che ho libero, devo andare dal dentista, o deve andarci il mio compagno è un problema perché non sappiamo a chi lasciare il bimbo.
    se potessi rinuncerei volentieri al lavoro, ma è una necessità.
    E intanto oggi non vedrò Ciccio 🙁

    • Mi spiace di non aver mai risposto a questo tuo messaggio… lo faccio ora, con grande ritardo!
      Sicuramente lasciare Ciccio in un asilo dove si sente a suo agio dev’essere una cosa bella per voi e almeno questo spero ti faccia sentire più tranquilla anche se sei fuori casa a lavorare per così tante ore!
      Ora anche per noi il secondo stipendio sta diventando una necessità… vedremo come ce la caveremo!

  • anche io sensi di colpa, tanti… anche perche’ non dovevo lavorare 😀
    la prima volta che l’ho lasciato senza di me era appunto all’asilo, e aveva 21 mesi… e’ stato un processo lungo e faticoso, per entrambi, ma alla fine ce l’abbiamo fatta 😉
    quest’anno abbiamo esteso a 5 ore al giorno, e i sensi di colpa stanno sempre li, perche’ ufficialmente “non lavoro”… e anche le altre mamme me lo fanno venire :-(, che stanno a casa e si tengono 1 o 2 bambini
    [poi vabe’ magari hanno il giardiniere, la donna delle pulizie, i genitori vicino ecc, pero il senso di colpa me lo fanno venire lo stesso]

    • Ti capisco benissimo Marica! Anch’io ho lo stesso problema, come scrivevo qui… e pur vedendo quanto faccia bene a Teg stare a contatto con altre persone e altri bambini, faccio ancora fatica a lasciarlo lì!

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