Family&Kids

Intervista a Tommaso, un bambino di fuso

Written by Elena Dubai

Questo post mi è particolarmente caro perché è un’intervista che feci un paio di mesi fa a mio figlio Tommaso, un po’ per gioco e un po’ per capire il suo punto di vista da bambino in giro per il mondo.
Una delle domande più frequenti che mi fanno, nonché una delle critiche che spesso mi sollevano, riguarda proprio l’impatto di questa vita sui miei figli. Domande tipo “ma i bambini come la prendono? come reagiscono a tutti questi cambi?” e anche “rimarranno traumatizzati a vita??”.
Queste domande sono anche fonte di preoccupazione per noi genitori. Ovviamente ho sempre una fifa blu che possano soffrire, stare male o appunto rimanere profondamente traumatizzati… E’ una paura che dura un istante a dire il vero perché loro sono felici, si adattano sicuramente meglio di me e con una facilità estrema e sono figli del mondo a tutti gli effetti. Avranno un futuro brillante sia che vogliano continuare a girare il mondo sia che decidano di fermarsi.

Ma oggi lascerò parlare Tommy che vi presento in poche righe:
concepito in Ecuador ma nato a Milano, a poco meno di un anno lo abbiamo portato a New York dove è cresciuto per due anni in una metropoli fantastica e dova ha imparato le sue prime parole in inglese.
A quasi 3 anni ci trasferiamo a Las Vegas, dove inizia l’asilo e anche la parlantina americana; a 6 anni approda a  San Francisco dove inizia la prima elementare e dove comincia a farsi i suoi veri grandi amici ed è il primo vero trasferimento che si ricorda bene.
Quest’anno, a 8 anni, ci siamo spostati a metà anno scolastico (a dicembre) a Dubai. E da qui un’altra avventura…

Tommy oggi ti faccio un’intervista per parlare della tua vita in giro per il mondo.
Intanto tu da dove vieni? Quale consideri sia la tua città?
Milano. Non mi ricordo pero’ molto bene della mia vita a Milano.

Ci siamo trasferiti a New York che avevi poco meno di un anno e poi a Las Vegas che avevi 2 anni. Ti ricordi qualcosa di questi traslochi?
A New York mi ricordo Central Park. E del traffico e mi ricordo l’honking delle macchine. Di Las Vegas mi ricordo il giorno che è nata Giulia e quando siamo tornati dall’ospedale che l’ho presa in braccio.
Mi ricordo gli amici, la scuola e la mia maestra e i posti dove andavamo a giocare e le luci…

Raccontami di Las Vegas allora.
Mi ricordo di Lake Las Vegas, il lavoro di papà e la diga di Hoover. Poi c’era la “Strip” con tutti i Casinò e mi ricordo lo Shark Reef e il mio ultimo compleanno.
Mi ricordo bene la scuola che mi piaceva molto. Nel giardino della scuola c’era un bel prato, facevamo le raccolte di melograni e c’era un grande sandbox. E tanti esperimenti come quello della solar energy .

Non stavamo seduti nei desk tutto il giorno ma si poteva andare in giro e fare attività (ndr era una scuola montessoriana).
Mi ricordo del mio amico Luciano, del mio amico Cooper. Poi mi ricordo di Annamaria e dei nostri amici Nicole e Ryan.
Mi piaceva vivere a Las Vegas perché non faceva troppo freddo ma non troppo caldo come qui a Dubai.
Mi ricordo di quando voi vi siete sposati e c’era Elvis e quando ha cantato “Viva Las Vegas” tutti si sono messi a ballare e io ho  portato gli anelli.
Mi piacerebbe ritornarci in vacanza magari e andare a trovare gli amici che stanno ancora lì.

Da Las Vegas ci siamo spostati a San Francisco e lì dovevi iniziare il First Grade (prima elementare). Mentre ancora vivevamo a Las Vegas siamo andati a fare dei giri per visitare le scuole e fare i test di ammissione. Cosa ti ricordi di quei giorni? Ti è dispiaciuto andare via da LV?
Ero molto timido.
Paura?
Veramente non tanto. Avevo voglia di andare a vivere a San Francisco perché ero curioso ma ero anche agitato. All’inizio della scuola sembrava che io non esistessi. Al primo recess (ricreazione) mi ricordo che nessuno mi vedeva perché ero quello nuovo. Secondo giorno ho conosciuto subito tre persone pero’ non ancora tutti.
Parsa e BoJools erano quelli che mi hanno subito aiutato e che mi portavano a conoscere gli altri (ndr Parsa è rimasto ancora oggi il suo migliore amico!).
Il terzo giorno conoscevo quasi  tutti ma ancora non mi chiamano a giocare.
Ci ho messo una settimana circa.
Dopo una settimana già parlavo, conoscevo tutti ed ero tranquillo. C’erano ancora delle difficoltà ma sai dovevo ancora abituarmi alla schedule e al curriculum (programma della scuola), pero’ non avevo più paura.

San Francisco è una città un po’ strana. Non è una città perfetta. E’ una città speciale. Ci sono persone di tutto il mondo, ci sono negozi che non esistono in altri posti.
Le persone erano strane. Si vestivano come negli anni 70. Poi ci sono tante persone gay. Persone sono persone e anche se sono omosessuali non vuol dire che cambia qualcosa. E mi piaceva che tutti potessero stare tranquilli.

A San Francisco c’è Parsa, il mio migliore amico. Poi c’erano i nostri amici italiani come Elena e Gianfranco, Chiara e Neri. Tanti amici. Mi piaceva.

A dicembre e a metà anno scolastico ci siamo trasferiti qui a Dubai. Raccontami un po’ cosa hai provato.
Quando papà ci ha detto che venivamo a Dubai non me lo aspettavo. Quando ero a New York e Las Vegas avevo dei feeling pero’ non mi ricordo. Qui ci siamo spostati a metà anno scolastico.
E’ più comodo a inizio anno pero’. Per fortuna qui la scuola è più facile e non ho avuto problemi con il programma.

Eri triste?
Un po’. Metà diciamo, perché a metà anno ho dovuto lasciare i miei amici e la mia classe.

Come fai a superare questi momenti difficili? Hai dei consigli da dare magari a dei bambini che devono affrontare la stessa situazione?
Consigli: pensare ai lati positivi e quelli negativi e comparare.
Poi mi concentro sui lati positivi e quelli negativi poi vanno via.
Si lasciano gli amici ma è bello anche incontrare nuove persone.

Bisogna pensare alle cose buone. Se mi metto a pensare a quelle brutte poi mi … annoio… (ndr arrabbio da annoying :-D) e allora cerco sempre di pensare a quelle belle. E passa.

Cosa ti piace di Dubai?
Mi piace downtown perché è molto moderna. La città più futuristica che ho mai visto e con la torre più alta del mondo. E mi sono detto “dobbiamo andare a vedere queste cose”.
L’unica cosa che non mi piace è il caldo perché è come un inverno, che devi stare in casa. Pero’ ormai mi sto abituando e in inverno qui si va al mare e sono sempre in piscina.
Inoltre ho trovato tanti amici anche qui. Qui sono tutti expat e quindi non è stato così strano arrivare. A scuola non ero l’unico nuovo e ci sono sempre tantissimi nuovi arrivati da tutto il mondo.

Questa vita in giro per il mondo non è una vita che fanno in molti anche se in realtà hai sempre conosciuto persone expat e girovaghe come te. Pensi sia una fortuna o una sfortuna?
Fortuna credo. Un po’ sì e un po’ no. Se rimani in un posto puoi stare sempre con i tuoi amici e hai più tempo per conoscerli e conoscere le famiglie. Che dopo un po’ ti abitui.
Fortuna perché posso vedere posti nuovi e posso conoscere altre culture.
Ogni città mi sembra strana. Per esempio a Las Vegas ho conosciuto molti del Sud America. A San Francisco i nostro amici sono iraniani.

Ti piace girare o vorresti vivere in un posto fisso per sempre?
Beh, per sempre magari no. Fisso per 10 0 15 anni sì, pero’ per sempre, per tutta la mia vita, no. Magari 20 anni va bene. Non so. Decidi tu mamma.

Se un giorno mamma e papà dovessero decidere di fermarsi per tanti anni in una città, dove ti piacerebbe andare a vivere? 
Vorrei andare a vivere in un posto che è una combinazione di San Francisco, Las Vegas e Dubai: caldo, con persone di tutto il mondo. Futuristica ma non troppo che non voglio rovinare la natura.
Qualsiasi parte del mondo, magari in America. Florida, Georgia non so. Voglio un posto con tanti stranieri come me. Con il verde in mezzo al deserto.

Com’è il rapporto con la tua famiglia in Italia?
Durante l’anno mi mancano. Quando arriviamo in Italia un po’ mi devo abituare perché non vivo con loro. Voglio molto bene a tutti e un pochino mi mancano. La nonna ci viene a trovare spesso.
Ci sono delle persone in famiglia che vorrei vedere di più.

Cosa vorresti fare da grande e dove vorresti andare?
Vorrei diventare un giudice in America, giudice della corte suprema a Washington oppure giudice normale magari in Sud Ohio. Vorrei andare a studiare a: Princeton, New Jersey; Stanford, Harvard.

Vorresti andare a vivere in Italia?
Non lo so. Io vorrei studiare in America ma mi vorrei sposare con un’italiana.

Ah! E perché?
Perché abbiamo le stesse abitudini e tradizioni, ed è più facile. E non voglio dimenticare la mia lingua di famiglia.
Io sono italiano e vorrei insegnare l’italiano ai miei figli anche se non ho mai vissuto in Italia.
Anche se magari vivrò in USA o da un’altra parte vorrei vivere come un italiano.
Magari vivere una vita da italiano ma non per forza in Italia.
Questa è la mia vita o la vita che sarà e sono felice.

E con queste parole “filosofiche” di Tommy concludo.
(Che qui la mamma si è pure commossa eh!)

Se avete delle domande da porre a un bimbo expat, scriveteci. Il punto di vista di un bambino e le sue parole sincere potrebbero sorprendemente darvi nuovi e utili consigli!

Elena, Dubai

 

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Author

Elena Dubai

Elena, piemontese di nascita, milanese di origine ed expat da più di 10 anni. Ho vissuto in Germania, Ecuador e poi in USA a New York, Las Vegas e San Francisco e dal dicembre 2014 sono a Dubai negli Emirati Arabi.
Sono mamma di Tommaso e Giulia e moglie di un ingegnere che mi ha trascinato in questa vita in giro per il mondo.
Dal 2012 lavoro come Grafica per Eventi e Feste (www.worldwideparty.it) e dal 2017 come Graphic Designer e Social Media Specialist Freelance a Dubai.

16 Comments

  • Ma e’ un mito! A nove anni e’ gia’ arrivato e mi ha ricordato un po’ di cose che presa dai miei strazi da trentaduenne mi dimentico ogni tanto. comunque senza bisogno di vedere di chi era il post sapevo che eri tu, tuo figlio ti assomiglia tantissimo!

    • hahaha me lo dicono in molti che mi assomiglia molto!
      (però è più intelligentone di me, ma non lo diciamo che se no faccio brutta figura ahahha)

      Capisco cosa intendi. Anche io da mamma e adulta dopo questa intervista ho avuto un momento di riflessione. Vedere le cose con gli occhi dei bambini ti rifanno un attimo riflettere. Grazie riru!

  • Ho una figlia di 5 anni nata ad Amsterdam e una di 3 mesi nata a Lisbona, e chissà dove andremo dopo. Dopo leggere questa intervista mi sento molto piú tranquilla! Bellissima, e grandíssimo Tommaso!

  • Quando per gioco qualche mese fa chiesi ai miei figli di parlare della scuola in Inghilterra avevo le lacrime alla seconda risposta. Il punto di vista dei nostri figli ci fa commuovere, forse perche’ spesso veniamo assalite dai sensi di colpa di farli soffrire, di toglierli qualcosa tenendoli lontani dalla loro terra d’origine, ma poi leggendo le risposte, sentendo quello che hanno da dirci a cuore aperto ci rendiamo conto che hanno davvero una marcia in piu’, che stanno vivendo una vita “speciale” nonostante il dolore d’avere i nonni lontani o gli affetti piu’ cari a distanza resta. Essere mamma all’estero non e’ sempre facile, ma Tommaso e tutti gli altri bimbi in altri fusi con le loro parole rendono il nostro compito incredibilmente bello! I cambiamenti li aiuteranno ad affrontare meglio la vita e ad avere meno paura! Bravo Tommaso! 😉

    • Hai perfettamente ragione. E’ ancora oggi molto emozionante per me rileggere questo post.
      Oggi l’ho stampato e lo conserverò. E’ servito più a me probabilmente. Spero che mantenga questa visione del mondo, questa curiosità e questa forza.
      Questi bambini sono speciali e noi abbiamo sempre così tanta paura di far chissà quale male a loro. E invece…Eccoli. I figli del mondo!

  • Magnifico ! Mi sono commossa anche io 🙂 Quanta dolcezza, e quanta bellezza che si sentono !
    Ho un bambino di 9 anni (nato a Parigi dove vivo da 25 anni) e mi sono immedesimata molto… quel “decidi tu mamma” e’ magico 🙂

  • Di spunti di riflessione tuo figlio me ne ha dati davvero molti!
    Si può essere italiani anche crescendo e vivendo a lungo in altri Paesi?
    Cosa rimane della cultura italiana, del modo di vivere italiano?
    È’ un caso che in tutte queste interviste a bimbi Expat emerga che nessuno di loro pensa di vivere da adulto in Italia?
    E poi, ma quanto sono forti questi bambini?
    Capisco i vostri dubbi di genitori ma, purtroppo, più che quello che ritenete il meglio per loro non potete scegliere, come tutti i genitori del mondo!
    Un unica osservazione, se me lo permetti? Mischia sempre così tanto le lingue anche a otto anni? E sa scrivere in italiano?

    • Ciao! Sì tante domande e vedremo cosa succederà. In realtà ha mischiato poche parole secondo me. Parla in modo piuttosto corretto l’italiano, sa leggere e scrivere e conosce la storia e la geografia d’Italia in reatlà meglio di un suo coetaneo italiano.
      Ovviamente ci sono parole che mischia ma come capita a me che vivo fuori da più di 10 anni ma in casa nostra vengono sempre corretti e devono ripetere tutto anche in italiano.
      Sono decisamente molto ma molto soddisfatta del suo livello culturale italiano.
      Credo inoltre che il suo attaccamento alla cultura italiana sia addirittura più forte di quello di un bambino in Italia. E’ molto interessato alla storia d’Italia e ci tiene moltissimo. Conosce persino tutto l’inno….come conosce molto bene quello americano e ora anche quelle degli Emirati Arabi. Insomma sotto questo profilo sono molto soddisfatta!
      Poi guarda…. io conosco molti bambini cresciuti in giro per il mondo che poi sono tornati in Italia a vivere. Chissà. Il bello forse è avere però la scelta. GRAZIE mille per il tuo commento e per i tuoi spunti di riflessione!

  • Ciao cara, tuo figlio è fantastico e molto maturo. Io non so se x lavoro sarete costretti a continuare a viaggiare….ma ti dico che questa vita avrà sicuramente lati positivi e negativi. Io Mi sono trasferita tantissime volte con la mia famiglia e devo dire che la cosa bella è che mi adatto subito a nuove situazioni, questo mi ha aiutato tanto anche nel lavoro, ma il contro è che mi sento senza radici…non so di dove sono e non ho amicizie durature. Non posso sedermi ad un bar con una amica e dire….”ricordi quando da piccole facevamo questo è quello…” purtroppo ci si perde di vista, è inevitabile! Cmq in bocca al lupo x tutto e complimenti ancora x vostro figlio! Una mamma!

    • Ciao Alessia!!!
      Guarda io ci tengo da morire a far mantenere a tutti i costi le amicizie di mio figlio in giro per il mondo. Capisco bene il tuo punto di vista e neanche io mi sento con le radici a dire il vero. Non la vedo molto come una cosa negativa però…
      Vedremo guarda. Sono proprio curiosa anche io come mamma di vedere che vita avranno questi miei bambini giramondo! Grazie per il tuo commento!

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