#expatimbruttito Reinventarsi

Uno su mille ce la fa – Sconforto post dottorato

Written by Amiche di fuso

Dopo tre anni e mezzo di dottorato vedo finalmente la fine del tunnel e non mi sembra vero.
È stato un programma molto impegnativo, soprattutto dal punto di vista mentale. La gestione in solitaria (i miei supervisori è come se non ci fossero per il supporto che mi hanno dato/danno) di un progetto così grande e con moltissima pressione da parte dell’università affinché fosse un progetto di qualità, racchiuso in una tesi da 100.000 parole, più o meno 300 pagine, è stato sicuramente un impegno più grande di quello che avevo preventivato all’inizio.
E non avevo minimamente preso in considerazione quanto solitario e isolante questo progetto sarebbe stato. Quanto il silenzio delle mie giornate vuote sarebbe stato così assordante da farmi esplodere la testa con tutte le parole non dette.

Ora però quasi ci siamo, la consegna della tesi si fa sempre più vicina, ed è giunto quindi il momento di guardare al futuro. E mo’? Da che parte inizio a sbattere la testa ora che devo cominciare a cercarmi un lavoro “da grandi”?
Premetto che ho intrapreso questo ultimo percorso di studi non perché avessi un particolare interesse per il mondo accademico*, ma semplicemente perché all’epoca mi sembrava la migliore strada per arrivare ad una carriera governativa. Il settore pubblico/governativo/diplomatico è infatti sempre stato quello che mi ha interessato maggiormente e, grazie alla mia neo cittadinanza australiana, una carriera in questo ambito è diventata una possibilità concreta.

A patto ovviamente di essere scelta per tal lavoro. Sapevo che per entrare nel settore pubblico ci sarebbe stata molta concorrenza, ma forte della mia carriera universitaria e delle mie esperienze all’estero, credevo di offrire qualcosa di diverso dall’australiano medio. Ho peccato di presunzione. E tanta anche. Perché quelle esperienze e conoscenze che in Italia potrebbero distinguermi dalla massa, qui in Australia (e in generale nel mondo anglosassone) sono quasi alla portata di tutti. E così ho ricevuto una porta in faccia dietro l’altra.

Cara Claudia,
grazie per aver completato il test cognitivo nell’ultimo step della selezione per il ruolo di X. Apprezziamo il tuo interesse e il tempo speso nel fare domanda per il nostro programma. Abbiamo ricevuto più di 2000 domande per il programma da parte di candidati estremamente qualificati e sfortunatamente, in questa occasione, non siamo in grado di far proseguire oltre la tua candidatura. Ti auguriamo tutto il meglio per il tuo futuro, blah blah blah.

Da febbraio ad oggi ho fatto domanda per 7 programmi governativi per neo-laureati, 4 nel governo federale e 3 in governi statali, oltre a candidarmi per ogni lavoro disponibile nella mia area. In totale, tra tutti i programmi c’erano a disposizione 250 posti di lavoro. Tanti, penserete voi. Tanti sì. Ma sapete quante domande sono state fatte (più o meno) per tutti e 7 i programmi? 17.500! 17.500 domande per 250 posti: 1 su 70. Non quasi uno su mille, ma il senso è quello.

La selezione è stata brutale, e non solo per il numero di candidati. Requisiti ben precisi da rispettare, domande mirate a cui rispondere (simili ma mai le stesse), test di personalità, di logica e di scrittura, simulazioni di incarichi lavorativi, colloqui one-way su Skype, colloqui di gruppo e individuali… Il processo è stato davvero estenuante ogni volta, e per cosa poi? Nel mio caso è stata solo una perdita di tempo un modo per migliorarmi e fare pratica.

Perché loro sì e io no? Dove ho sbagliato? Cosa mi manca che gli altri hanno? Non lo so. Può essere che sia perché non ho le conoscenze giuste. Può essere che sia perché non ho fatto l’università in Australia o in un altro paese anglosassone. Può essere che sia perché sono straniera (nonostante la cittadinanza) così come il fatto di essere “troppo qualificata”. Può essere che sia per tutto questo. Peccato che siano tutte cose per cui non possa farci niente.

E così mi ritrovo oggi, quasi trentenne, quasi dottoressa (per la terza volta, ma questa è quella che conta sul serio), con un mutuo da pagare e nessun vero lavoro all’orizzonte. Come mi sento? Uno schifo. Rifiuto dopo rifiuto, ho visto chiudersi tutte le porte che avevo così fiduciosamente aperto negli anni passati. Email dopo email le mie certezze e speranze per il futuro si sono sbriciolate davanti ai miei occhi.

Dicono che uno su mille ce la faccia. Peccato che quell’uno, per il momento, non sia io.

Claudia, Australia

 

*qui in Australia un dottorato è necessario per diventare professore universitario.  

Photo courtesy of www.pixabay.com

Claudia ha collaborato con Amiche di Fuso da dicembre 2014 a novembre 2019.

Potete leggere Claudia qui

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

27 Comments

  • Cara Claudia, mi dispiace molto per la tua brutta esperienza ed è difficile andare avanti nonostante tutto. Però prova a non colpevolizzarti, a prenderti una meritata pausa dopo il dottorato e vedrai che anche questi tre anni di faticoso dottorato un giorno avranno il loro senso nel. Puzzle della tua vita. Pure io a 35 anni sono di nuovo profondamente in crisi, ma nel profondo del cuore ancora ci credo che troverò la mia strada 😉
    Un abbraccio e ci vediamo presto!!!

    • Grazie cara! In effetti non è mai facile vedere i propri sforzi non riconosciuti, sia a inizio carriera che a carriera già avviata. Sicuramente non riuscire neanche a cominciare è avvilente, anche perchè qui gli anni passano…. ma voglio e devo sperare che prima o poi le cose miglioreranno, sia per me che per te! A prestissimo! Un bacio

      • Ciao Claudia, forza e coraggio! Non è vero che non hai ancora cominciato, sei semplicemente sulla strada e non hai ancora trovato l’area giusta dove fermarti. Capisco la frustrazione, ma concediti un po’di fiducia. Forse sei troppo esigente o forse in questo momento le tue aspettative (probabilmente molto alte) si stanno scontrando contro la realtà. Ha ragione Mammarch, prenditi una pausa. Fai un passo alla volta, perchè la smania di arrivare spesso è nemica della buona riuscita.
        Vedrai che i tuoi sforzi saranno sicuramente riconosciuti.
        In bocca al lupo!

        • Ciao Stefano. Sicuramente sono soddisfatta di quello che ho fatto finora, e il PhD per me é stato piú un lavoro che studio! Ma adesso ho davvero bisogno di qualcosa di stabile e permanente, anche perché non sono piú una ragazzina. Ma, come dici tu, probabilmente sto mirando troppo in alto! Proveró a cominciare da poco e salire poco alla volta!

  • Dai Claudia!!! Stai facendo e hai già fatto qualcosa di eccezionale. Non ci credo che tutti gli sforzi fatti siano inutili. Magari non è quella la strada che devi percorrere oppure non è il momento. Non ti abbattere, resta positiva anche se è difficile. Riposati, ricaricati e presto si presenterà una nuova opportunità. Faccio il tifo per te!

    • Grazie mille per l’incoraggiamento, Barbara! Per il momento gli sforzi non hanno portato a niente, ma chiaramente io non mollo qui! Che non sia la strada giusta è possibile, ma al momento sto ancora rincorrendo i miei sogni… se poi proprio nulla dovesse saltare fuori in quella direzione, mi aprirò ad altre strade! Un abbraccio

      • Ciao. Non posso dire di conoscerti bene, ma devo ammettere che questo post mi ha un po stupito. Non ho ritrovato lo spirito della Claudia di quelli precedenti che ho letto. Adesso però nella risposta a Barbara, e’ evidente una apertura che mi piace molto. È solo questione di tempo. Good luck!

        • Grazie Renata. E’ vero, di solito non mi faccio prendere dallo sconforto, ma questo é un periodo un po’ difficile! Dopo tanti sforzi per finire questo PhD (ed ancora non é finito), speravo almeno che mi aprisse qualche porta! Ma non perdo la speranza dai! L’opportunitá giusta arriverá, mi auguro!

  • Cara Claudia,

    di tutte le amiche ti fuso seguo te in particolare: dopo aver trascorso due anni in Australia con il Working Holiday Visa sono tornata in Italia…e ora non sai quanto ti invidio per la possibilità che hai di restare lì in quel paese stupendo! In più hai quasi concluso un dottorato! Complimenti!

    Questo per dirti che non devi scoraggiarti, ma essere contenta del tuo traguardo…tutti siamo stati scoraggiati in fase post-laurea…io in primis ho avuto la fase post-laurea, post-Australia, post-Inghilterra…vedrai che ci vorrà del tempo ma prima o poi qualcosa si smuoverà e troverai la tua occasione!

    Immagino non sia semplice affrontare questo momento lontano da casa…ma non demordere..datti del tempo! Noi facciamo il tifo per te!

    • Ciao Gloria.
      Che bello sapere che mi segui!
      Mi ritengo molto fortunate ad avere la possibilitá di vivere in questo paese meraviglioso e di aver potuto fare questo percorso educativo, anche se non sono sempre state tutte rose e fiori!
      Sicuramente la fine di una fase cosí intensa della mia vita porta con sé molti cambiamenti e molti sentimenti contrastanti. Spero solo di riuscire a trovare la mia strada presto!
      Un abbraccio e grazie per il tuo incoraggiamento!

  • Mi spiace tanto leggerti cosi’… ovviamente ti auguro ogni bene e di trovare la tua strada. Avendo fatto il dottorato come te comprendo la frustrazione che pero’ e’ comune a tutti i Paesi del mondo: il fatto di studiare tutti questi anni non corrisponde ad una sicurezza lavorativa ed una compensazione adeguata. Viene da chiedersi se ne valga davvero la pena. Io l’ho fatto perche’ mi piaceva (e sono stata fortunata perche’ ho trovato un supporto meraviglioso da parte delle persone con cui ho lavorato) e perche’ voglio diventare professoressa, quindi non c’erano altre strade possibili. Pero’ sono sicura che in qualche modo la fatica e gli sforzi vengono ripagati, magari non esattamente come immaginavi, ma vedrai che una persona intelligente in un posto dove non vige il nepotismo ce la fa…

    • Ciao cara. Sicuramente se l’obiettivo di un PhD é il mondo accademico, dovrebbe essere un pochino piú facile trovare un impiego dopo. Purtroppo a me proprio non interessa l’insegnamento (ma rimane comunque una possibilitá qualora dovessi cambiare idea). A me l’argomento di cui mi sono occupata e il generale quest’ambito mi interessano molto ma é notoriamente difficile entrarci! Purtroppo mi sono chiesta piú volta se ne sia valsa la pena fare questo PhD! Sigh….

  • Cara Claudia, sono a -16 giorni dalla consegna della tesi di dottorato, in Francia per un Marie Curie vinto nel frattempo per l’ultimo anno di dottorato, con una bimba di 10 mesi, e un marito che ha appena trovato lavoro…in Belgio. E sono capitata sul tuo post, cosí all’improvviso mentre ne cercavo un altro per distrarmi dai pensieri battenti sul prossimo futuro. Anche io come te ho scelto il dottorato per un motivo ma oggi a distanza di quattro anni mi chiedo se quel motivo sia ancora valido. Mi chiedo anche cosa potrei fare in alternativa e mi ritrovo a pensare a mille cose interessanti ma forse poco realizzabili. Ogni giorno cambio idea su un pezzo di me o della mia vita, solo per poi ritornare di sera alla stessa idea che ne avevo il giorno prima. In fondo noi lo sappiamo cosa vogliamo e al di lá delle porte chiuse in faccia e dei portoni che non si sono aperti e che forse non si apriranno, ce la caveremo egregiamente lo stesso. Forse peccherò di autostima ma credo che chi ha il coraggio di fare certe scelte radicali, come hai fatto tu o come ho fatto io o tante altre donne e uomini, un po’ di orgoglio personale ce lo dobbiamo. Come balsamo nei momenti di sconforto. In bocca al lupo.

    • Ciao Grazia! Wow, immagino non sia stato facile concludere il PhD nelle tue condizioni, quindi complimenti! Per me il PhD é stato puramente un mezzo per arrivare all’obiettivo di trovare un lavoro, e mi auguro che sia effettivamente cosí… prima o poi! Perché é stato sicuramente bello studiare (pagata) per 4 anni un argomento che mi interessa molto, ma mi spiacerebbe anche aver “sprecato” questi anni in cui avrei potuto lavorare…. Va bhé, dai, oggi mi lascio contagiare dal tuo entusiasmo! Che la fortuna sia con noi!

  • Ma se non volevi fare carriera academica, chi ti ha consigliato di fare un dottorato? L’errore é li. Avresti potuto perdere meno tempo e risorse facendo un master mirato con inserimento nel mondo del lavoro. I master costano, i dottorati no, ma c’e’ una ragione.

    • Me l’ha consigliato il mercato del lavoro. Un master già ce l’ho, ma in relazioni internazionali. Per fare la carriera che ho sempre voluto qui in Australia è richiesta, quasi sempre, una laurea in giurisprudenza. Per ovviare a questo problema ho scelto di fare un dottorato in giurisprudenza. E comunque anche i dottorati costano, moltissimo: 33.000$ a semestre qui a Sydney… chi ti ha detto che non costano?

        • Io ho scritto di aver studiato (pagata) perche’ ho avuto la fortuna (o la bravura) di ottenere una borsa di studio che mi ha coperto le spese di dottorato oltre a darmi un piccolo stipendio. Ma il dottorato costa e anche profumatamente…

  • Cara Claudia,
    ti sei impegnata tanto in questi anni per fare questo PhD… e voglio credere che non sia stato tutto in vano! Continua a pensare positivo e a essere la testarda te stessa che sei e vedrai che il lavoro giusto arrivera’!
    Un abbraccio

  • Penso che non ti devi perdere d’animo e hai tutta la mia comprensione! Come ho avuto modo di dirti in altra sede, io sono nella tua stessa situazione ma al contrario, aspettando che qualche porta si apra per lui e che finalmente possiamo iniziare a costruire un’altra parte del nostro futuro. Può essere un’attesa lunga, ma sicuramente, nel momento in cui la porta si aprirà, sarà senz’altro ripagata! 🙂
    E se quella porta non si apre, a me piace sempre pensare che possiamo costruircele noi stesse, le porte, con un po’ di fantasia e spirito di iniziativa…quindi, respira e continua ad avere fiducia in te!

    • Grazie per le tue belle parole, Giulia! Hai ragione, siamo in parte noi gli artefici del nostro futuro e sta sicuramente (anche) a noi tracciare la strada giusta e aprire le porte giuste… Incrociamo tutto dai!

  • Sei bravissima! Non hai ancora trent’anni!!! Io ne ho più di te…sono da sei anni in post-dottorato in Francia…ancora nessun posto fisso. Hai l’età giusta e già tanta esperienza. Ce la farai senz’altro! Io, beh, arriverò così fino alla pensione

    • Grazie mille per queste tue parole di conforto… Purtroppo i mesi passano senza nessuna notizia positiva e senza ancora novità riguardo alla mia tesi… E allora che si fa? Si aspetta e si spera! In che ambito stai facendo il post doc?

      • Hai tempo e sicuramente una grande competenza. Io mi occupo di documenti giuridici medievali. La “mia” disciplina si chiama “Diplomatica”, termine nato dalle origini della disciplina che studiava i “diplomi”, ovvero i documenti ufficiali dei sovrani. I “diplomi”, come anche i documenti amministrativi di oggi, erano in duplice copia (due originali, uno per gli archivi del sovrano, l’altro per il “beneficiario”). Il termine viene dal verbo greco “diploo” che vuol dire “raddoppio”. Per questa specializzazione ho una laurea in Lettere, un diploma universitario post-laurea della durata di due anni (non esiste più…), equipollente a una seconda laurea, un Master 2 in “Technologies numériques appliquées aux sources historiques” (nel frattempo, ho deciso di conoscere i “codici” informatici per la messa in rete di questa documentazione e…ho fatto questo Master a Parigi), un dottorato di ricerca (tra Siena e Parigi). Più, come detto, sei anni di post-doc. Voilà voilà. Courage !

        • Wow… che dire, un argomento interessante e particolare a dire poco! C’e’ tanto lavoro in questa area o si limita solamente alla ricerca?

          • Grazie! In effetti, si tratta di una “branca” dell’Archivistica. Dunque, i titoli che portano ad occuparsi di questo ambito “scientifico” permettono altresì di fare concorsi per diventare “Archivisti di Stato” o “Conservateurs du patrimoine” come si chiamano qui in Francia. In Italia, purtroppo, concorsi di questo tipo escono, se tutto va bene, ogni 10 anni. In Francia, purtroppo per me, dato che la “scolarità” è un po’ diversa, non è semplice riuscire a superare il concorso. Enfin, non per me…C’è poi la possibilità di entrare all’Università. Ora sono otto anni che vivo a Parigi, ho fatto l’ultimo anno di dottorato qui, scritto la mia tesi in francese e fatto un Master 2, come dicevo, in informatica applicata alle fonti storiche. Ma per lavorare all’università, per esempio, dovrei vincere un concorso che è, anche qui, molto difficile (anche per un francese, detto da francesi). In Italia, lavorare all’università? Non ne parliamo nemmeno. Altre possibilità con questa specializzazione? Cercare di lavorare nelle biblioteche. Non mi sono specializzata in biblioteconomia, ma ho fatto degli esami che la concernono. Studiando, potrei provare a diventare bibliotecaria. Ma anche qui, la realtà si scontra con la possibilità. Ormai vivo in Francia, ho famiglia qui e non penso minimamente di tornare in Italia. Di contro, sia per il concorso da archivista che per quello di bibliotecaria, per passare il concorso dovrei conoscere e studiare meglio la legislazione relativa agli archivi o alle biblioteche francesi. Avendo studiato la legislazione degli archivi e delle biblioteche in Italia, conosco quella italiana e non quella francese. Per concludere, tutto è possibile, ma certo con il passare del tempo tutto diventa (o sembra diventare) più difficile. Non riesco più a trovare, per esempio, la calma e il tempo per studiare come dovrei per superare i concorsi. Con marito, due bambini piccoli (tre anni e mezzo e 21 mesi), più un lavoro in post-dottorato che dura ormai da sei anni…no, non è semplice. Ma prima o poi dovrò provare, se non voglio andare in pensione da precaria!!! Appena possibile, lo farò, tenterò, altrimenti troverò nuovi orizzonti lavorativi, malgrado i tanti anni di studio. Ecco, finisco il panegirico cercando di apportare una nota positiva. Cara Claudia, hai ancora tempo e sono certa che le energie non ti mancano, visto il tuo percorso brillante. Sei stata coraggiosa a lasciare l’Italia da giovane e a fare nuove esperienze. Non scoraggiarti. Studia bene gli ambiti in cui potresti lavorare, analizza con calma. Al limite, iscriviti a un master di specializzazione (non so se in Australia i master siano cari). Conosci gente del luogo, parlaci, cerca di scoprire come fare per sviluppare le conoscenze e metterle a profitto per gli altri e per te stessa. Incrocio le dita per te 😉

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