Espatrio Vivere all'estero

Vivere a San Francisco: un sogno divenuto realtà

San Francisco
Written by Guest

Io me lo ricordo ancora quando in campagna, seduta su quella scomodissima poltrona della nonna pensavo e fantasticavo di partire o di essere appena arrivata da un lungo viaggio…
In realtà ero solo ad un’ora da casa, traffico permettendo.


Era una poltrona a fiori arancio e marroni, orribile ripensandoci, ma l’adoravo. Profumava di
nonna, di campagna, d’estate, di lavanda. Adoro il profumo di lavanda.
Trascorrevo parte della mia estate con i miei nonni, in un paese dell’entroterra ligure fatto di
quattro case e una strada. Forse c’era anche un bar aperto solo nel fine settimana. Io su quella
poltrona ho fatto, probabilmente, i migliori sogni ad occhi aperti della mia vita.

Me ne stavo quasidimenticando e adesso, non so per quale strano motivo, è riemerso quel ricordo.
Immaginavo di essere in qualche metropoli americana o nella campagna texana, di aver preso
almeno due aerei per arrivarci, di aver viaggiato, anche da sola: indipendente con il mio trolley
fucsia. Anni dopo quel trolley era mio!
Sognavo di parlare l’inglese come una perfetta madrelingua. Quella “fissa” dell’inglese non so
dove mi sia nata. Forse all’Elba quando un’estate avevo conosciuto una bambina inglese e
nonostante il mio inglese da bambina di 7 anni, c’eravamo capite e avevamo giocato lo stesso,
come solo i bambini sanno fare: sfidare lingue e le culture. Io volevo capire, capire tutto. Ero
curiosa. Volevo capire tutti.

Le lingue sono entrate nella mia vita così, per curiosità, istinto o sopravvivenza. La mia insegnante delle elementari era praticamente più inglese che italiana e penso di dovere a lei questa passione.
All’inizio non ero per niente brava e ancora adesso ricordo quella paura di pronunciare male
alcune parole. Passatemi questi bruttissimi accenti su parole inglese… Charctér, chàracter ce la
posso fare! Me la ricordo ancora la recita, in inglese, in quinta elementare: Alice in Wonderland,
che fantasia! Ma mai nome fu più azzeccato! Io tra le nuvole non ci vivo, ci nuoto direttamente. Lì
sullo stage al buio a guardare la mia maestra in un angolino, mentre aspettavo la sua
approvazione… Arrivata, bene! Anni dopo ho capito che non volevo la sua approvazione, ma la
mia. Alice sei brava, permettitelo! Ci sto lavorando ancora.


Ed ora sono qua, in una delle città più strane al mondo, credo. Alice in San Francisco Land. Why
not?
C’è spazio anche per me. In realtà qui c’è spazio un po’ per tutti. Qui non ti accorgi neppure di
essere straniero. C’è la ragazza tailandese che ti fa le unghie e quando ti parla non capisci bene se
sta parlando in inglese o nella sua lingua. C’è la commessa ispanoamericana che non capirò mai.
Ah! E poi c’è il mio parrucchiere, super figo che arriva dallo Utah, che ti parla in slang e adora il
tuo accento italiano, che ti interroga sulla vita in Italia dove lui non è mai stato, ma che è stato a
Londra. Beh, Italia, Londra, sempre Europa è!
L’esperienza parrucchiere meriterebbe un capitolo a parte. Mi limiterò a dire che ha messo
sicuramente a dura prova il mio inglese, ma sono uscita con delle fighissime mèches americane e uno stile super californiano. “Poche”, avevo detto, ma qui il concetto di “poco biondo” è del tutto
relativo. Per lo meno non sono uscita platino, ma sicuramente con un portafoglio più leggero.
Molto più leggero.

Probabilmente in Italia, anche sforzandomi, non spenderei quella cifra neppure in un anno, prodotti per hair styling compresi, ma non ci pensiamo. Chissà quando mi ricapiterà di
essere rimessa a nuovo da Preston dello Utah. Il migliore parrucchiere per bionde a San Francisco.
Sto imparando tante cose, anche a conoscermi di più. Inizia a piacermi questa nuova me, un po’
impulsiva, un po’ così: americana quanto basta da aspettare il cenno della cassiera al
supermercato prima di avvicinarmi per pagare. Mi sembrava strano all’inizio, la cassa è vuota, vai e paga, cosa aspetti? Invece no, si sta in fila finché non ricevi l’okay. Shit! ieri sera l’ho fatto anch’io!
Mi piace San Francisco, a parte il vento, la nebbia, la giacca a vento sempre nella borsa e una
valigia per zaino perché non si sa mai. Se stai a Mission Bay non ti serve, quasi riesci a stare in
mezze maniche, ma se poi decidi di prendere la Muni e spostarti nella City probabilmente vorresti anche il piumino e non importa se è estate, autunno o inverno. Più ti avvicini al mare e più senti freddo. E tu pensavi davvero di prendere il sole a Carmel by the Sea a metà agosto? Povera illusa…

Mi piace un po’ tutto di San Francisco. Mi piace il Golden Gate, ma non al tramonto, a metà
giornata quando i turisti devono ancora arrivare, quando senti il sole sulla pelle e c’è ancora caldo.
Mi piace di più il Bay Brige e le sue lucine che si accendono appena cala il sole. Illuminano
Embarcadero e i suoi pier. Peccato, è sottovalutato!
Mi piacciono le casette di Potrero Hill, una più colorata dell’altra. Basse, alte, lunghe o cicciotte.
Sembra di essere in una fiaba. Non mi stupirei di incontrare il Bianconiglio o il Cappellaio matto.
Forse, anzi, sicuramente, un tipo vestito così l’ho già visto in giro.
Mi piacciono i profumi che si confondono per le strade, gli odori dei food truck, il profumo di
oceano e di smog, i profumi dei fiori fuori dai supermercati mescolati a quello di banana, i profumi della frutta esotica e della nebbia al mattino.
Ma è il profumo della lavanda che qui va per la maggiore. È ovunque. Agli americani piace e anche a me. Sa di pulito. Dal bagnoschiuma, ai sacchetti dell’asciugatrice, al detersivo per i piatti. Va benissimo così. Tutto torna.

Alice, San Francisco

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Guest

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1 Comment

  • Una mia amica che vive a LA mi ha detto che vorrebbe tornare a San Francisco dove ha vissuto qualche anno fa ma che adesso anche SF ha lo stesso problema di tutta la costa est della California e cioè l’invasione delle tendopoli . Io ho visto con i miei occhi questa situazione a LA e Philadelphia quando sono stata nel 2020 prima del covid. A dire il vero anche a Vancouver e sono rimasta davvero scioccata da questa gravissima situazione di cui pochi parlano. Tantissimi giovani in preda a stati di allucinazioni che vagano come zombie per le strade del centro di queste città e tendopoli ovunque. Strano che anche tu non ne faccia parola, io ero sconcertata da questa situazione.

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