Vivere all'estero

Vivere in un compound

live in a compound
Written by Drusilla Melbourne

E’ la prima volta che mi capita di vivere in un compound, anche se in Libia l’avevo tanto sognato e desiderato perché in quella villa sperduta nel nulla mi sentivo tanto sola e decisamente poco al sicuro.

Ma che cos’è un compound?

Wikipedia definisce il compound come un termine di lingua inglese che, nella scienza militare, indica un edificio o un gruppo di edifici delimitati da una recinzione più o meno alta.
Trovo questa definizione abbastanza forte, anche se precisa.
Io preferisco descriverlo come un piccolo paese, un villaggio, protetto dalle mura dove al suo interno si possono trovare diverse tipologie di abitazioni (appartamenti, villette affiancate e ville singole), più una serie di servizi come il mini market, la lavanderia, la palestra, il centro benessere, il barbiere, una caffetteria e il ristorante, oltre che piscine, campi da tennis, parco giochi per i bambini, giardini e aree comuni attrezzate con tavoli, panchine e seggiole.
La caratteristica principale di un compound è il fatto di essere circondato dalle mura di protezione e, per entrare, occorre superare i controlli; nel nostro caso ci sono tre punti di blocco dove vengono effettuati i controlli di sicurezza.

Vivere in un compound, come in qualsiasi realtà, ha dei pro e dei contro.
Sono arrivata a Riyadh, Arabia Saudita, da poco meno di due mesi e voglio pensare solo agli aspetti positivi, quindi la mia lista dei pro è nettamente più ricca di quella dei contro!

live in a compound

la mia nuova realtà

Perché è bello vivere in un compound?

Perché mi sento protetta, certo vedere quei muri alti, sormontati da filo spinato è rassicurante ma allo stesso tempo inquietante.
Perché prima di entrare le persone devono sottoporsi ad un triplice controllo e questo mi fa ben sperare che non entri mai nessuno di pericoloso.

la hall

l’eleganza della hall

Perché ho la piscina davanti all’ingresso del mio palazzo dove posso portare i miei bambini ogni pomeriggio.
Perché ho la palestra a due passi da casa e non ho scuse per non andare ad allenarmi.

our swimmingpool

alcune delle piscine e la palestra

Perché ogni volta che c’è un problema in casa basta chiamare il call center e vengono gli omini della manutenzione.
Perché quando mi affaccio dal balcone vedo un luogo pulito, curato e decorato da tanto verde.
Perché posso portare i miei figli al corso di tennis facendo solo duecento metri a piedi.
Perché ho un servizio di bus a disposizione che mi permette di non guidare in questa caotica città.
Perché posso portare i miei figli in giro in bicicletta senza rischiare incidenti.
Perché è più facile conoscere gente nuova, avere bambini che possano giocare con i miei figli, creare un network di persone con le quali costruire dei rapporti, farsi degli amici.

il play ground

il playground

Perché la sera posso passeggiare con la mia famiglia al chiaro di luna e portare i bambini in un playground pulito e bello.

Perché non mi piace il compound?

E’ poco che vivo in questa nuova realtà, quindi non mi sento ancora in grado di poterla giudicare negativamente o trovarle dei difetti.
Per ora è solo uno l’aspetto negativo: il senso di reclusione.
Vivere in un compound alla lunga credo possa creare un senso di soffocamento e chiusura verso la realtà che sta la fuori, ma in fondo sta a me decidere di salire su quel bus che mi porta fuori a conoscere la realtà.

 Drusilla, non più in transito

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Author

Drusilla Melbourne

Expat per amore. Mamma di due terribili quanto adorabili maschi.
Nata nell’afosa e nebbiosa pianura padana, cresciuta con la voglia di andarmene a scoprire il mondo. Fidanzata da sempre con un imprevedibile uomo che mi ha portato prima in Libia, poi in Kuwait ed ora in Arabia Saudita. Appassionata della vita expat. Amo scoprire nuove culture, relazionarmi con nuovi mondi, leggere, pasticciare con i miei figli e vivere circondata dalla natura.

25 Comments

  • Ciao, grazie per la descrizione. Sorge spontanea la domanda: quali sono i pericoli “quotidiani” da cui dovete proteggervi? Io pensavo fosse più una scelta legato alla stile di vita “occidentale” che una questione di sicurezza…

  • Ciao Drusilla, davvero interessante la descrizione della tua vita in un compound. Termine che ho spesso sentito nominare ma che non avevo mai capito bene. Avete anche la scuola nel compound o dovete accompagnare i bambini fuori dalle mura?

  • Io adoro leggere i tuoi racconti, pare di essere li con te. Per un po’ si respira l’aria del luogo nel quale vivi.

    Poi, però, torno alla realtà e provo tristezza nel pensare che ci debba essere un muro altro, con del filo spinato, per preservare la vostra sicurezza…

    So che è un’utopia, ma mi piacerebbe che questo mondo fosse migliore, un po’ più giusto e meno violento.

  • La scuola e’ interna o esterna? Nel compound puoi vestire all’occidentale quando giri per le strade o no? Sono veramente curiosa! hai fatto bene a parlarne, non è così scontato saperlo, anche se si vedono nei film americani.
    Credo che sia davvero rassicurante e comodo, oltre che inevitabile, nel vostro caso, però allo stesso tempo claustrofobico!

    • La scuola è esterna, il compound mette a disposizione un bus per portare i bambini la mattina e andarli a riprendere il pomeriggio. All’interno del compound si vive all’occidentale, un po’ come se fossimo su un’isola felice. Se hai altre domande non esitare a farle.

  • Leggendo il post sono arrivate nuvole nere, ma ho deciso che invece farò come te, le scaccio e non commento negativamente, dimentico il filo spinato e ti metto nel mio villaggio vacanza in Sardegna. Quelle che hai postato sono ovviamente le foto del luogo dove vivi, ma che carino! Un esotico villaggio vacanze dove le persone girano liberamente, diciamo che somiglia al mio villaggio ma anche un pò al villaggio del Truman Show. Vorrà dire che dovrai intensificare le attività all’interno del tuo villaggio ed anche nei villagg adiacenti, in fondo hai tantissimo da costruire: relazioni, occasioni d’incontro, feste, scambio di informazioni, organizzazione di ricorrenze e poi devi raccogliere appunti per raccontare a noi assetati di sapere, tutto quello che accade, tutta la vita che si svolge in quei luoghi lontani. Ne hai da fare Dru! E poi hai da fare nuove amiche, fuse o non fuse, e poi … mamma mia quanti e poi … E poi non sarà per sempre. Un bacio Dru.

  • Il posto è molto bello e sapere che hai tutto a portata di piedi è positivo. Son sicura che quel muro che fa da recinzione con tanto di filo spinato non ti terrà dentro a lungo. Fra qualche settimana o fra qualche mese comincerai ad esplorare i dintorni e raccontarci cosa c’è oltre il muro, le bellezze dei dintorni

  • Gentile signora, una domanda, senza intenti polemici: non sono mai stato in Arabia Saudita, non la conosco direttamente e non mi permetto di dare giudizi, dato che rispetto per principio le diversità. Io sono un occidentale, in ispecie un italiano: se vivessi per qualche ragione in Arabia Saudita e non volessi abitare in un compound, avrei di fatto qualche alternativa? e se sì, di che tipo, e a quali condizioni? per esempio, e sto facendo mere ipotesi al buio, dovrei essere musulmano? o parlare bene la lingua locale? o godere della protezione, di diritto o di fatto, di qualcuno importante? Grazie in anticipo e i migliori saluti.

    • Buonasera Francesco, vivere in Arabia Saudita per un occidentale non significa obbligatoriamente andare ad abitare in un compound. L’alternativa a quest’ultimo sono le ville singole oppure semplici appartamenti. Vivere nel compound significa essere maggiormente tutelati a livello di sicurezza, questo è ciò che solitamente preferiscono le grandi aziende.
      La prima lingua è l’arabo, ma tutti parlano inglese.
      Per poter vivere in questo paese occorre avere un contratto di lavoro che permetta di ottenere lo sponsor e quindi un visto di residenza che a sua volta permette di acquistare un’auto, stipulare un contratto di affitto o semplicemente aprire un conto in banca.
      Se ha altre domande, sarò lieta di rispondere.

    • Buonasera Francesco,
      mi permetto anche io di darle la mia opinione, frutto di esperienza personale. Ho vissuto a Riyadh per un anno, con mio marito, dall’estate del 2016 ad agosto 2017.
      Lavoravamo entrambi. Abbiamo vissuto in tre situazioni diverse: un aparthotel (appartamento servito dal costo piuttosto elevato), un appartamento in una specie di compound (solo di nome) ed un appartamento in “centro”. Tutte e tre queste situazioni sono alternative al compound, per cui come vede ci sono diverse possibilità. Per ciascuno di questi tre appartamenti abbiamo contattato il manager dopoessere andati di persona a vedere, anzi nell’ultimo caso siamo subentrati ad un collega di mio marito. Non ci siamo sentiti in nessun caso poco tutelati o poco sicuri. Tutti parlano molto bene l’inglese, spesso meglio, nella media, di noi italiani. Nessuno si aspetta che si parli arabo, tantomeno che si sia musulmani. Non serve la protezione di nessuno; certo se si ha un giro di amicizie, una rete sociale, è meglio, dato che si è lontani dalla famiglia. Per avere il visto serve però la lettera di presentazione del tuo sponsor, che per gli uomini è quasi sempre il datore di lavoro; per le donne (e i figli) è il marito, anche se non mancano casi di donne lavoratrici che hanno agito da sponsor. Chiudo, per onestà, aggiungendo che presto torneremo a Riyadh con le nostre gemelline di 13 mesi (sono venuta via da Riyadh a 5 mesi e mezzo di gestazione); stavolta staremo in un compound perché ci offre più servizi, come l’asilo nido, spazi verdi e piscina. All’epoca erano servizi non necessari, adesso per nostra fortuna sono cambiate le necessità .

  • Buongiorno,

    ho visitato i suoi piacevoli commenti, molto probabilmente fra non molto sarò un suo collega di avventure in Riyadh.
    Dovendo definire alcuni accordi societari vorrei sapere quanto costa la vita in città e particolarmente all’interno dei compound, vitto, alloggio ecc….
    Per il resto preferisco la sorpresa!
    Le auguro un buon proseguimento e complimenti per la scelta di vita….

    Saluti.

  • Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Mi chiedo se vive ancora a Riyadh poichè stiamo valutando l’opzione di trasferirci per qualche anno lì (con due bimbi piccoli) Confesso che a farmi più paura ad oggi é la posizione geografica dell’Arabia Saudita tra Syria e lo Yemen. Dopo l’offensiva di gennaio vi sono stati cambiamenti importanti? Perdoni la domanda strana ma é alquanto difficile trovare informazioni in tempo reale. A distanza di circa due anni, ne consiglierebbe ancora il trasferimento? Grazie mille.

  • Ciao drusilia a breve anche noi ci trasferiremo a riad per lavoro.
    La tua descrizione è molto incoraggiante e il filo spinato per ora lo immagino solo in maniera positiva.
    Mi chiedevo la vita all interno e molto cara?
    Tutte queste attività da te elencate hanno costi esosi ?
    Io ho un bambino di due anni pertanto vorrei farlo inserire in maniera positiva e soprattutto non vorrei farlo vivere lontano da bambini. È abituato a condividere la maggior parte del suo tempo con suoi simili!
    A tal proposito però mi viene da chiederti ci sono vaccini particolari da fare? Le sue cure principali sono con l omeopatia credi che possa trovarla li?
    A livello culinario??? Cosa mi racconti io vengo dall Italia ci sono cose in particolare che nn troverò?

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