Reinventarsi

ASHTA NO KAI! Per un futuro migliore

Written by Monica Italia

Entro in una stanza buia, poco più di un buco  nel muro. Un vecchietto curvo  si fa subito strada dietro di me facendo segno che vuole pulire prima che inizi la lezione. Con la sua scopetta di saggina alza più polvere di quanta ne possa togliere e poi rapido se ne va.

Al primo piano, non ci sono banchi né sedie in questa scuola, non hanno ancora i fondi necessari per metterli in ogni classe.
La palazzina è ancora in parte in costruzione, ma le lezioni si tengono ugualmente.

L’elettricità è ovviamente un lusso, l’hanno attaccata di recente, ma funziona raramente. Così abbiamo portato una lavagna da appendere al muro per poter scrivere quando non ci sarà la possibilità di utilizzare il computer.

Non ci sono vetri o persiane alle finestre, e così abbiamo messo dei sacchi neri di plastica, per quando riusciamo ad usare il proiettore, ma anche per fermare il vento che spesso soffia troppo forte portando dentro tanta sporcizia.

Tempo di iniziare le lezioni!

Ed ecco che suona la campanella, un vero e proprio gong!  Arrivano le bambine, con le loro trecce lunghe, perfette, raccolte a lato da un grande fiocco, con la loro bella uniforme a quadretti blu. Con i loro indimenticabili sorrisi e gli occhi più profondi che abbia mai incontrato.

Si siedono composte a terra ed iniziamo l’appello.

A sentire il loro nome si alzano salutano e rispondono “presente signora maestra”, con modi da noi scomparsi.

Ci sono poche assenze e questo dato che pare scontato o trascurabile è in realtà l’enorme conquista di quest’area dello Stato del Maharashtra in cui vivo, considerate che il 61% delle donne in India sono analfabete.

Solo nel 1998, pochi anni fa, le bambine di quest’area non potevano andare a scuola, il loro destino era quello di sposarsi intorno ai dodici o tredici anni e avere subito il primo figlio.

La nostra figlia maggiore ha proprio quell’età. Ho avuto un colpo diretto al cuore ed uno allo stomaco quando l’ho scoperto: sono cose che senti nei documentari, ma guardarle negli occhi è un’altra cosa.

Nessun altro destino era immaginabile per loro fino a poco tempo fa.

Ma poi qui è arrivata Armene Modi, la donna straordinaria che ha fondato questa Ngo, “Ashta no Kai”, e tutto è cambiato.

Armene è una donna minuta, dai modi gentili ma fermi, ha occhi che ti guardano dentro, non si perde mai in chiacchiere, ma è sempre molto interessata a conoscere la vita di chi lavorerà con lei. Questo per capire chi sei, perché sei lì e se avrai la forza di restare; ogni sua parola, ogni suo gesto sono mirati ad aiutare queste ragazze e le loro madri.

La sua è davvero una vera e propria missione di vita, una delle più nobili che ci siano.
Armene mi ha raccontato di essere stata insegnante di inglese a Tokyo per tantissimi anni (di qui il nome Giapponese della sua NGO, che significa “Per un futuro migliore”) e di essere stata folgorata un giorno dalla lettura del libro  “May You Be The Mother of A 100 Sons” (correva l’anno 1996).

Mi ha raccontato di come abbia capito di non poter più rimanere lontano dal proprio Paese, di aver sentito forte dentro di sé un richiamo: doveva assolutamente  fare qualcosa.

Decise dunque di tornare a Pune e di cominciare a studiare il territorio per capire come fare per far uscire queste donne da questo limbo di analfabetismo e la conseguente dipendenza da mariti per la maggior parte abusivi, violenti ed afflitti da diverse dipendenze.

Uno dei suoi interventi più tangibili e famosi,  documentato da tanti media internazionali, tra cui la CNN, è stata la banca delle biciclette, che consiste nel dare una bicicletta ad ognuna delle famiglie che hanno una o più bambine di quest’area rurale.

Un mezzo semplice, ma fondamentale per far percorrere i km che separano le case dei villaggi rurali dalla prima scuola media o superiore più vicina. I video della sua Banca delle Biciclette hanno fatto il giro del mondo, perché un’idea cosi semplice, ma al contempo così acuta ha davvero cambiato il corso della vita di migliaia di famiglie.

Ora l’eta’ media delle spose bambine è salita intorno ai diciannove o vent’anni.


Prima del suo intervento solo ai maschi era dato il privilegio di possedere una bicicletta per poter raggiungere la scuola

In questi venti anni, i progetti di “Ashta no kai” si sono moltiplicati, ma l’obiettivo e’ sempre uno: trasferire alle donne la consapevolezza del loro valore tramite l’istruzione e di conseguenza dare loro il potere economico per poter sostenere la famiglia, potere senza il quale troppo spesso in India le donne sono ostaggio di mariti violenti e ubriachi, in un circolo vizioso che inevitabilmente si ripete poi di madre in figlia.

I progetti, come vi dicevo sono tanti: dalla scuola dove io insieme ad altri volontari andiamo ad insegnare l’inglese, alle classi di autodifesa femminile, alle scholarship per le bambine che non possono permettersi nulla, alla fabbrica del latte, al centro tessile…

Tutti progetti concreti e lungimiranti, mirati a rendere le donne autonome e consapevoli del loro valore ed ancora più importante abili nel trasmettere questo immenso insegnamento alle loro figlie.

Mia figlia maggiore è  venuta con me durante un’intera giornata di volontariato ed è rimasta folgorata da queste ragazze sue coetanee!

Dalla loro gioia di vivere avendo niente, della loro curiosità nei suoi confronti, dalla voglia di comunicare con lei aldilà della barriera linguistica che un po’ le separava, anche se Emma l’ Hindi un po’ ormai lo capisce, ha permesso loro di raccontarsi comunque.

È andata via da quella giornata chiedendomi di vederle ancora, di tornare per poter fare di più,  per poter insegnare loro quello che lei ha imparato a scuola, semplicemente perché molto più  fortunata di loro. E le ho promesso che tornerà!

Io sono immensamente grata di poter far parte di questo progetto, grata di ricevere un sorriso dalle “mie” bambine ogni volta che mi vedono, grata che nel mio piccolissimo forse sto facendo qualcosa di tangibile per un Paese che mi ospita da tanti anni e grata di far qualcosa per noi donne, che a qualsiasi latitudine del mondo non dobbiamo essere più messe in un angolo, depredate della possibilità di scegliere, di capire.

Ad ogni donna del mondo deve essere data la possibilità di brillare di luce propria e di passare questa luce nelle mani dei propri figli, non importa di che genere siano, perché saranno i figli che la porteranno avanti ancora più luminosa e grande di prima e la passeranno fieri alle generazioni che verranno dopo di loro.

Ecco io mi auguro che questa luce non si spenga mai, perché è  cosi’ che si può sperare davvero di cambiare il mondo.

Monica, India
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To awaken people it is the woman who must be awakened. Once she is on the move, the family moves, the village moves, the nation moves.
(Jawaharlal Nehru)

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Se volete contribuire in qualsiasi modo ai progetti di Ashta No Kai scrivetemi un messaggio. Sarò più che felice di darvi tutte le informazioni necessarie per aiutare queste donne e le loro splendide figlie!

http://www.ashtanokai.org/projects/

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Author

Monica Italia

In giro per il mondo da 15 anni.
Mamma di 3 ragazzi, veri cittadini del mondo
Abbiamo vissuto in UK, USA e INDIA.
Mi occupo di consulenza HR, formazione manageriale e insegno in programmi MBA.
Sono un Executive Coach and Mentor certificato con ICF (Federazione Internazionale Coaching) e ho un master in Neuroscience.
Credo nel life long Learning…perchè la vita ci plasma con ció che viviamo e ciò che studiamo

2 Comments

  • “Ecco io mi auguro che questa luce non si spenga mai, perché è cosi’ che si può sperare davvero di cambiare il mondo.”
    Questa frase che conclude il tuo post deve far riflettere tutti noi, e far si che ci si lasci coinvolgere: ognuno nella realtà in cui vive.
    Senza pretendere di capovolgere le cose, ma mutarle poco per volta facendo crescere consapevolezza in ognuno, uno alla volta.

    Auguri per il tuo volontariato.

    • Si e’ proprio cosi!

      Il cambiamento e’ quello a portata di mano, non bisogna andare chissa’ dove, fare chissa’ che cosa, c’e’ qualcosa da cambiare anche sotto casa propria, basta solo farci caso e cominciare da li’!

      Grazie per i tuoi graditissimi auguri! 🙂

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