Family&Kids

Francesco, il super eroe che ha sfidato la pandemia e curato una ferita

Written by Veronica Marocco

Questo post mi gira in testa da qualche mese. Non so perché ne voglio scrivere, forse per stemperare questi mesi così malinconici, in una Costa Azzurra mezza chiusa, dopo un anno complicato come é stato il 2020, per tutti noi.

Forse perché mi piace pensare che ci sia qualcun’altra lì fuori, qualcuna che sta vivendo un momento simile, o lo ha vissuto. Perchė voglio credere che rinascere sia sempre possibile, perdonarsi pure, anche in un momento storicamente difficile come questo.

Siamo ridotti in tanti pezzettini, certi giorni il respiro è pesante, le preoccupazioni picchiano piú forte nei nostri cervelli stanchi. Io guardo il mio bimbo, sorrido anche se ho davvero tanto sonno. Anche se vorrei qualche ora di silenzio, per leggere in santa pace, per bere un caffé dalla prima all’ultima goccia senza dovermi alzare almeno tre volte.

Il 2020 ci ha portato un regalo inaspettato, ci ha portato un bambino che è caduto dal cielo. Chi mi conosce, Amiche di Fuso incluse, sa benissimo come mi proclamassi una mamma monogama convinta: io sono stata una figlia unica felice, e anche mia figlia lo sarebbe stata.

Un po’ perché sono convinta ancora oggi che un bimbo richieda un impegno, un carico mentale e un’attenzione tale che sia molto difficile riuscire a concedersi così tanto a più di una persona. Un po’ perchè la mia prima figlia ha portato con sé un uragano di proporzioni tropicali, se mi passate il paragone.

E invece la vita, come si suol dire, a volte decide da sola, spesso decide lei per noi. Francesco ha quasi cinque mesi mentre scrivo, e non posso che non riflettere su quello che questo bambino abbia fatto per me, senza neppure saperlo, immaginarlo.

Francesco è il nostro super eroe, come dice sua sorella Beatrice, perché fin da dentro la pancia dormiva con un braccio alzato e il pugno chiuso. E dei super poteri ne aveva proprio bisogno. Si è nascosto per quasi due mesi ad ogni ecografia, si è fatto trovare a inizio pandemia di Covid a Bali, nel momento più incerto e movimentato della nostra vita di famiglia.

Francesco ha viaggiato due giorni per tornare in Cina, dentro una pancia sempre tesa per il nervosismo, sempre strizzata dalla paura ad ogni controllo fra aeroporti ed uffici Immigrazione. Poi dalla Cina è arrivato in Francia, sempre dopo qualche settimana di rocambolesche avventure.

Una sera di settembre ha rotto le acque ma poi si è riaddormentato subito . Abbiamo dovuto insistere parecchio per svegliarlo e farlo atterrare fra di noi, e certe volte ci guarda ancora perplessi, col suo sguardo da bambino serio.

Francesco è il nostro super eroe perchè con i suoi poteri magici ha fatto guarire le ferite della sua mamma. Un pochino di quel dolore che durava dal mio primo parto è andato via quella domenica pomeriggio, in una sala parto che guardava il mare di Nizza.

La mia prima esperienza era stata traumatica: febbre alta in travaglio, ventose, episiotomia, una bimba che faticava a respirare e che ho tenuto venti secondi, il tempo di una foto di rito per poi correre dentro l’incubatrice. Nulla di grave, ma un peso dentro che era durato tanto tempo.

Non sono capace di partorire, non sono capace di allattare, non sono capace di fare la mamma. E via così, in una spirale negativa, forse totalmente ingiustificata, ma che qualcuna certamente riconoscerà. Sentimenti che mi ero giurata non avrei voluto provare mai più.

E invece, il Cosmo ha avuto ragione. No, non sono diventata una mamma modello, e neppure una brava mamma. Odio ancora cucinare, non faccio i biscotti coi miei pupi, butto di nascosto le centinaia di opere d’arte di mia figlia fatte alla materna. Come un giorno qualcuno mi disse, aspiro ancora e sempre ad essere una good enough mum, una mamma brava abbastanza.

Come tutte, galleggio cercando di fare tutto, e mi rilasso solo la sera, quando riesco ad ascoltare il silenzio. Dentro di me so che qualcosa è cambiato. Mi sono perdonata. Sono riuscita a partorire sola (ovviamente con la santa anestesia epidurale, per chi mi prendete?). Sono riuscita, anche se per poco, ad allattare.

Ma soprattutto, sono riuscita a credere in me. Sono riuscita a pensare che ce la farò. Ho dovuto abbassare inevitabilmente l’asticella delle mie altissime aspettative, ho dovuto lasciar andare tante cose. Ho capito finalmente che i miei bambini ce la faranno con me e nonostante me. Ho capito che si fa quel che si può con ciò che si ha, e me lo ripeto come un mantra. Che un giorno i miei figli, ormai grandi, probabilmente sghignazzeranno fra loro dicendo “Ti ricordi la mamma quanto cucinava da schifo?” e che in fondo, pazienza anche quello.

Che con i bambini piccoli e con le pandemie funziona cosí, che days are long but years are short, e che torneremo a respirare a pieni polmoni.

Che il 2020 ha cambiato la mia vita, ha demolito progetti e scombinato tutti i piani, ma ci ha regalato un piccolo Sole sorridente.

E tra di voi, c’è qualche mamma della pandemia?

Veronica, Francia

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

2 Comments

  • Bellissimo! Ci hai pensato tanto ma l’analisi della situazione che hai fatta rende perfettamente l’idea. La vita e portentosa, il che non esclude difficoltà, problemi che il nostro approccio rende gestibili. Ciao

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