Vivere all'estero

Come è cambiata la mia vita in espatrio

vita in espatrio
Written by Manuela Sydney

La vita offre molte traiettorie. Non possiamo percorrerle tutte e le nostre decisioni dipendono da tantissime variabili. Personali e sociali. Più volte ho ragionato sui temi relativi all’espatrio. L’ho fatto tra me e me, l’ho fatto con voi, l’ho fatto con gli amici e con le persone care.

Dico sempre che la differenza, nell’atteggiamento degli expat, la fa la motivazione che sta alla base della partenza, come in quasi tutte le scelte importanti della vita.

Partire da soli è diverso che partire in coppia. Partire in coppia è diverso che partire con una famiglia. Essere costretti a partire dalla mancanza di lavoro, è diverso da voler fare un’esperienza fuori. Scegliere il Paese dove abitare è diverso dal capitare in un Paese. Poter tornare indietro è diverso dal non poterlo fare.
Partire a vent’anni è diverso dal partire a quaranta.

Mi sono accorta che a Roma vivevo in una bolla. Ero riuscita a costruirmi, con tanta fatica, una realtà che assomigliava molto alla vita che avevo sognato di realizzare.
Vivevo in un bel quartiere, facevo un lavoro appagante con colleghi speciali, partecipavo un sacco alla vita culturale non solo romana, ma italiana. Mi spostavo spesso, ero contentissima della scuola di quartiere e contentissima della rete di amici intorno a me e intorno ai miei figli. Mi muovevo in bicicletta o a piedi. Frequentavo un ambiente internazionale. Insomma … vedevo i problemi di Roma, vivevo i disagi della città, ma da una prospettiva ovattata.
Ho deciso di espatriare per ragioni familiari. Felice di farlo, ma non spinta da un senso di sfinimento verso il mio Paese, né spinta dalla voglia di avere di più sul piano professionale.

Qui a Sydney la mia vita è cambiata in molti modi e, pur essendo rimasta me stessa, sono in qualche modo diversa anche io.

Cosa è cambiato nella mia vita in espatrio

La genitorialità
Da un punto di vista puramente pratico, ho centuplicato i dubbi rispetto al mio essere guida e riferimento per i bambini.
Mi muovo all’interno di un modello sociale che conosco poco e spesso lo faccio a tentoni.
La scelta della scuola è stata molto controversa. Spesso non so valutare cosa sia meglio per loro e convivo con la sensazione di privarli di un pezzo importante delle loro radici culturali. So bene che la crescita è un percorso complesso, so che dobbiamo fidarci degli strumenti che gli abbiamo dato e della loro capacità di scelta, so che i bambini sono generativi e so anche che questa esperienza porta in dote un pesante bagaglio di cose positive, ma ci faccio comunque i conti. Quotidianamente. E, non essendomi trasferita stabilmente, mi chiedo anche: a che età (loro) sarà giusto rientrare?

La mia professionalità
Siamo arrivati qui spinti da un’occasione lavorativa di mio marito, dopo aver trascorso sei anni in due continenti diversi. Io a Roma e lui prima in Nigeria e poi in Namibia.
Atterrata a Sydney mi sono dedicata ad approfondire la lingua, conoscere la città, aiutare i bambini e creare dei punti di riferimento. Non è stato semplice, ma è stato anche molto bello e creativo. Anche se sono stata di nuovo sola (mio marito rientra in città solo il fine settimana).
Trascorso il primo anno ho dato vita insieme a Nadja e Vincenzo ad un canale podcast, ho iniziato a scrivere per le Amiche di Fuso e ho pian piano ripreso il mio lavoro negli eventi, ma come freelance. Il mio approccio al lavoro è molto cambiato nella mia vita in espatrio.

Prima era più facile, avevo un lavoro maggiormente strutturato.
Avevo un orario di lavoro lungo, ma ben definito, un ufficio. In qualche modo mi veniva riconosciuto un ruolo sociale.

Ora lavoro a progetti stupendi, ma le giornate mi sembrano invase dal lavoro. Spazio pubblico e privato si mischiano, lavorare da freelance ha fatto sì che la mia vita lavorativa si sia mescolata e fusa con il mio impegno di madre e la mia vita privata ne risulta schiacciata. Sono diventata quella che fa fronte a tutto perché ho un orario flessibile. Questo non mi piace, mi fa sentire svalutata e stanca. Ci sto lavorando per trovare la quadra.

Le persone intorno a me
Vivo in un contesto molto diverso da quello da cui sono partita.
Faccio più fatica ad amalgamare la mia vita con quella degli altri.
Un po’ perché la città è molto grande e dispersiva e un po’ perché Sydney si spegne presto. È raro poter fare qualcosa dopo le sei di sera negli infrasettimanali.
Ve ne parlavo qua. Costruirsi un intorno di persone che ci rispecchiano e con cui iniziare un legame intimo richiede tempo, cura, attenzione. Per la mia esperienza, qui, ci si incentra molto sul nucleo familiare e la socialità è molto diversa da come la intendiamo noi. Per me è stato non semplice dare costanza e profondità alle relazioni.

Il livello di benessere intorno a me
Mi sento circondata dalla ricchezza. E non ci sono abituata. A Sydney tutto è pulito, ordinato, sicuro, grande. Questo cambia molte carte in tavola: cambia la percezione del mondo, cambia la tipologia degli argomenti, cambia la comprensione di alcuni temi, cambia il tipo di impegno richiesto per emergere.
Come vivo questo? A volte rimango a bocca aperta, colpita dal gran numero di opportunità che questo comporta. Altre volte ne sono oppressa, ne avverto, senza generalizzare, la superficialità.

Viaggio meno
Un po’ è stato inevitabile per il Covid, ma è dipeso anche dalla geografia australe.
Da Roma un fine settimana o una domenica fuori significavano: campagna, mare, Napoli, Bologna, Ponza. Una vacanza più strutturata voleva dire le capitali europee a poche ore di volo. Insomma, si cambiava scenario più facilmente. Cambiavano le cucine, le atmosfere, i contesti.
Qui questo avviene meno. Le distanze sono importanti, i paesaggi sono diversi ma anche molto simili. La cultura è simile. A Melbourne non mangio diversamente da Sydney, tanto per fare un esempio. Non è che prima fossi sempre in giro, ma una domenica fuori cambiava molto di più la mia percezione della settimana.

Il cibo
Addio rosticcerie, pasta fresca, mensa scolastica. Così come il macellaio con i preparati che piacciono a me, addio cornetti perfetti in bar affollati. Addio minestrone preparato fresco dal mio fruttivendolo con le verdure che piacciono a me, addio focaccia e pasticcerie.
Benvenuto lunch box, ma anche benvenuti sapori esotici e dalle influenze asiatiche. Benvenuti esperimenti e scoperte di nuovi ingredienti.

Questa lista la potrei continuare all’infinito. Per ognuno di questi punti c’è tanto lavoro su di sé e la possibilità di allargare la limitatezza del nostro sguardo.
L’espatrio ha un sapore sia dolce che amaro, ci fa vivere un tempo sospeso. Ci si affida a radici aeree, diverse da quelle di chi impianta la propria vita in un posto unico. Radici non più aggrappate alla terra, ma sospese nell’aria. Aperte alla vastità e alla contaminazione, ma anche inevitabilmente più esposte.
Ci pone agguati, ma anche conquiste.

Che sapore ha il vostro espatrio? Come è cambiata la vostra vita in espatrio?

Manuela, Sydney

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Author

Manuela Sydney

Sono una persona curiosa. Spesso i dettagli mi attraggono più dell’insieme. Amo viaggiare (e anche tornare). La mia passione più grande è il teatro. Ho due figli, sono calabrese, ma anche romana. Sono laureata in lettere con indirizzo teatrale e a Roma organizzavo eventi culturali. Ho fatto per 2 anni la spola tra Nigeria e Italia e per 4 anni tra Namibia e Italia.
Da qualche tempo vivo a Sydney con tutta la mia famiglia, studio naturopatia e lavoro in una radio!

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