Li guardo con quelle tute tutte uguali.
Sono così belli.
Si abbracciano stretti. Qualcuno piange. Sono tristi nel salutarsi.
Sono stati cinque giorni fantastici.
Probabilmente per via di questi due anni strani, difficili, quando ci è arrivata la proposta della scuola di partecipare a questa championship di nuoto a Londra ci siamo emozionati per i nostri figli. Non solo per il valore della prestazione sportiva, ma soprattutto perché avrebbero potuto vivere una esperienza di vita “normale” .
E così ci siamo dati un sacco da fare.
Alcuni genitori hanno trovato uno sponsor in modo che i piccoli nuotatori affrontassero la loro trasferta a Londra in versione super professionale.
Hanno avuto tutto personalizzato.
Persino la cuffia da gara con le loro iniziali incise.
Non so se eravamo più entusiasti noi o loro per questa gara internazionale.
Per questa esperienza da ricordare.
Finalmente qualcosa di bello.
Viaggiare, dividere la camera dell’albergo. Esplorare un paese.
Tutte cose che abbiamo dato sempre per scontate ma che improvvisamente non lo sono più state.
Devo dire che anche nelle mie più rosee previsioni, mai avrei immaginato che sarebbe stato così bello per loro, ma anche per noi genitori.
Abbiamo deciso di accompagnarli anche se sapevamo che non li avremmo visti molto.
La loro coach è stata chiara. Potevamo andare ma saremmo stati in un albergo diverso. Anche sull’aereo saremmo stati seduti lontani. Avremmo avuto solo una cena tutti insieme a fine competizione. La possibilità di chiamarli solo alla sera.
Ero un po’ preoccupata di questo stacco così forte perché, da quando siamo a Dubai, io e mia figlia siamo molto più che unite. Poi il primo anno mi sono isolata per evitare rischi. Ho fatto una vita molto ritirata, solitaria. Quest’anno è stato decisamente meglio. Ma sicuramente mi sono molto concentrata su di lei e lei su di me.
Invece questo viaggio ha fatto benissimo a entrambe.
Io ho passato giornate meravigliose con le altre mamme del team.
Spensierate. Leggere. Passeggiare senza una meta. Fermarsi. Un brindisi.
Comprare tanti trucchi.
Tanti rossetti, che quelli non li mette più nessuno.
Chi se la ricordava più questa leggerezza!
Lei invece è stata in giro e in camera con le amiche.
Pranzo e cena con la squadra.
Si è preparata da sola per la gara.
Una prova di indipendenza, ma anche di “sorellanza” per lei che è figlia unica.
Stare vicini vicini.
Chi se lo ricordava più.
Incredibilmente nessuno si è ammalato.
È andato tutto benissimo.
Io, che ormai penso sempre al peggio e sono pronta a vedere tutti i miei piani sconvolti, per una volta in due anni ho visto andare tutto liscio. Meravigliosamente bene. Benissimo.
È stato come ricominciare a vivere.
Siamo tornate a casa leggere.
Quella leggerezza che solo la vita ti può dare.
Dopo due anni di preoccupazione, analisi benefici, piani b, c e d.
Abbiamo solo vissuto.
I bambini si porteranno nel cuore questa esperienza di vita, di sport, di amicizia.
Io mi porterò nel cuore questa leggerezza che tanto mi mancava e questa sensazione di ricominciare a vivere.
Mimma