Vivere all'estero

ITALIOTA!

Written by Amiche di fuso

Prima di partire non vedevo l’ora di mettere la distanza tra me e l’Italia.
Tra me e gli Italiani.

Io mi sentivo aliena, troppo educata in primis e per questo fuori posto.
Organizzata, calma, onesta, gentile.
Nel mio sangue, mi dicevo, scorreva sangue British.

Mi mancava solo la passione per il tè.

C’è chi dice che dai problemi non si scappa, ma io ringrazio la mia lungimiranza, ringrazio l’aver impacchettato tutto ed essere andata via per ricostruire con i mattoni anziché con le macerie.

Con gli occhi pieni di curiosità mi sono lanciata, sono diventata una di quelle che vivono all’estero.

Dell’Australia ho amato tutto, era il mio primo espatrio, il mio primo estero, il mio senso di critica completamente girato su off.
Del paese, anzi della città scozzese, che mi ospita ora sto amando molto meno.
Ed è ripensando ad alcune cose successe in Australia che il mio credo, la mia esterofilia, crolla, che alcuni episodi acquistano nuovi significati.
Destandomi dal dolce torpore che solo la sicurezza ti dà.

Prima di partire l’Italia era il male e l’estero la mia salvezza.

In Italia non ci tornerei neppure ora, non è cosa mia.
Ma adesso so di non sapere tante cose, dopotutto.
Non ho le idee più così nette.
Senza sfumature e punti di domanda.

Su un forum di italiani ho letto nuovamente una serie di accuse per un ennesimo fatto banale, che poteva essere la richiesta di aiuto per il migliore provider per collegarsi ad internet o un post con un’offerta di lavoro: una cosa da niente.
L’oggetto del post era solo un pretesto per alzare la voce e far uscire quella parola che ho usato e pensato anche io, seppure senza mai sbatterla in faccia al primo tizio incontrato sul web.

Si chiamavano a vicenda Italioti, usando parole imbarazzanti e lanciandosi accuse bieche tra sconosciuti.

ITALIOTI.

Quante volte ho pensato lo stesso.
Quante volte leggo commenti scritti nella mia lingua e mi vergogno di aver condiviso la stessa aria.
Quante volte ho pensato: “Solo noi! Solo noi italiani! Invece gli altri sì che… “.

E no.
Gli altri sono Italioti proprio come noi.

Se possono rubano.
Sì, anche gli affabili British.
Anche i ricchi Australiani.
E rubano ai più poveri, ovviamente.

Se possono cercano una scorciatoia.
E la prendono senza farne un dramma, senza tirare in ballo tutto il proprio popolo, appiccicandosi addosso la nomea di arraffoni.

Se possono ti fregano e lo fanno per il proprio tornaconto, senza vergognarsi di uscire di casa.

Se possono fare un cattivo lavoro, lo fanno eccome.
Anzi, a volte non sono proprio capaci e neanche di questo si vergognano, neanche questo li stimola ad informarsi ed a far meglio la volta dopo.

Li ho visti rubare, appunto, agli indifesi.
Non pagare i danni, malgrado la giustizia li intimasse a fare il contrario, e vivere tranquilli e beati.

Arrivare con due o tre ore di ritardo al lavoro, ogni giorno, e passarla liscia perché, qui non ci si permette di mettere il sistema in dubbio, la fiducia rimane e non chiedono a tutti di timbrare il cartellino solo perché qualcuno ci marcia.
Purtroppo, ho notato, che quel qualcuno neanche lo puniscono però.

Ho visto australiani proporre lavori in nero da 12 dollari l’ora, dove 16 netti erano il minimo per legge, sentirsi così sicuri di farla franca da scriverlo nero su bianco persino sull’annuncio, senza omettere il nome del proprio locale.

Ho visto scozzesi investire una ciclista e scappare, abbandonando una giovane ragazza ferita in mezzo alla strada sperando di farla franca.

E tutte quelle schifezze sul lavoro che pensavo all’estero non accadessero?
Accadono invece.
Ho visto stipendi dimezzati da un giorno all’altro e malgrado il fatturato, persone mandate a casa per antipatie, straordinari non pagati così come maternità e malattie.

Ho partecipato a meeting e workshop meravigliosi e pieni di fuffa, in cui si spiegava la teoria delle cose, la buona pratica e mi sono trovata spaventata di fronte alla pericolosità di aver firmato per quel particolare corso di formazione ed essere però obbligata a comportarmi ben differentemente, a mettere a rischio persino la salute delle persone attorno a me.

Ho quotidianamente dovuto compilare montagne di fogli inutili per preservare non me bensì la mia compagnia, la stessa che per mesi aveva, magari, per errore fatto usare ai suoi dipendenti un prodotto tossico, chiesto di raggirare la legge, di chiudere un occhio, di servire cibo decisamente scaduto, di fingere che tutto andasse bene: a cosa servono altrimenti i corsi di formazione regolari, il pranzo pagato ed i bei sorrisi certi dei formatori?

Ho visto il mio ex padrone di casa chiedermi di pagare una tassa sulla casa per poi scoprire di essere stata in nero per tutto il periodo del mio soggiorno.
Io tutto questo non lo sapevo.
Non lo immaginavo neppure.
Ero in Scozia, non in una città italiana piena di studenti facili da raggirare.

Io mi fidavo.
E mi fido ancora, girando con lo zainetto anziché toccandomi ripetutamente la borsa per controllare che nessuno l’abbia aperta mentre camminavo.

Qualcuno, certo non tutti, l’ho sentito pronunciare commenti irripetibili su stranieri, omosessuali e donne.

Sì, in questo caso molto meno che agli Italiani, lo ammetto.
Che il mio popolo ha dei seri problemi quando si tratta di donne, di libertà sessuale e, se gli ignoranti fanno sempre sentire la propria voce, pochi sono quelli che chiedono agli altri di tacere.
Cosa che invece altrove succede, certe idee vengono stigmatizzate ed il commentatore portato alla vergogna da una pressione sociale che ai miei occhi appare positiva.
Perché certe cose non dovresti neanche pensarle, figurati dirle!

Ma di nuovo, non solo dagli italiani ho sentito mal considerare le donne o gli omosessuali o le persone con la pelle di un colore diverso.
Anzi, da conoscenti provenienti da alcune parti dell’Europa, da Paesi che ometto per non cadere nello stesso errore e stigmatizzare, ho visto fare la stessa voce grossa e farla franca e da padrone.

Se pensi: “Solo gli italiani fanno questo”, forse è perché non conosci tanto bene gli altri.

E’ facile, per me, prendermela con il mio Paese, vado a colpo sicuro.
Degli italiani conosco le sfumature, riconosco a colpo d’occhio il razzismo, il sessismo e l’omofobia.
Sono spesso tristemente palesate, come detto.

Qui sono celate, più difficili da individuare.
Specie se non condividi con loro la cultura, se non sei cresciuta e diventata grande con loro.

A tutti quelli che hanno l’Italiota facile, consiglio di farsi un giro nel mondo e di entrare a far parte di qualche gruppo di non Italiani all’estero.
Di leggere come commenta il cittadino medio le stesse notizie che commentano anche i nostri concittadini.
Di leggere come i giornali presentano quelle notizie, con gli stessi titoloni acchiappa click e con articoli non verificati, privi di contenuto alcuno.

Vi basterà niente per vedere che noi esseri umani siamo tutti uguali.
E diversissimi.
Idioti, smart, fessi, ladri, santi, colti, ignoranti, poveri di spirito e con una mente aperta.

Forse noi italiani siamo solo più abituati a darci addosso, a guardare il bicchiere mezzo vuoto.
Dimenticando che sarebbe meglio amarci un po’ di più.
Rispettarci di più tra di noi.

Noi che in mezzo alla burocrazia, alla disoccupazione e a quella qualità della vita che a me sembrava tanto bassa, noi che in mezzo a tutto quel casino siamo sopravvissuti e, a volte, diventati pure forti e pure bravi.

Serena, Scozia

Serena ha collaborato con Amiche di Fuso dal 2014 al 2018 e continua a scrivere per facciocomemipare.com

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Amiche di fuso

Amiche di fuso è un progetto editoriale nato per dare voce alle storie di diverse donne, e non solo, alle prese con la vita all'estero. Vengono messi in luce gli aspetti pratici, reali ed emotivi che questa esperienza comporta e nei quali è facile identificarsi. I comuni denominatori sono la curiosità, l'amicizia e l'appoggio reciproco.

18 Comments

  • Condivido ogni singola parola. Quando hai la possibilità di frequentare persone provenienti da varie parti del mondo, ti rendi conto di questa realtà. Tutti diversissimi, ma uguali nei pregi e nei difetti, perché umani. Cambia il modo di esternare certe qualità o bassezze, ma alla fine realizzi che la disonestà, la furbizia, l’approssimazione che tanto ti facevano imbestialire in patria, te le ritrovi pari pari anche in Paesi considerati molto più civili. Per fortuna anche certe qualità, slanci di generosità ed efficienza che a volte consideriamo patrimonio esclusivo di noi cittadini del Belpaese.

  • era un pensiero che mi ha attraversato la mente più volte. io da non espatriata, ho smesso di dire “solo in Italia”, perché invece “tutto il mondo è paese”. Leggo i quotidiani esteri, e leggo i commenti razzisti, denigratori, maleducati, di persone britanniche. Tutto il mondo è paese. Alcune cose qui funzionano, altre funzionano meglio lì…che ciascuno trovi la propria profonda motivazione per andarsene e la persegua. Ma mai con l’idea che: “solo in Italia”, anche se la voglia di rivalsa è tanta all’inizio e forse è quella che dà maggior spinta ad andarsene. Credo che quella faccia molto, insieme agli ideali di un futuro migliore.

    • Sto provando anche io a mordermi la lingua: “solo in Italia” e’ un assolutismo e come tale significa niente, pura esagerazione.

  • Concordo su tutto. Se c’è una categoria di espatriati italiani che proprio non mi piace è quella che tira fango sull’Italia in qualsiasi momento e spesso gratuitamente, per poi elogiare quasi forzatamente la nazione che li ospita. Ripetendo i vantaggi, come se loro stessi fossero i primi ad autoconvincersi. Come ha scritto qualcuno prima di me, tutto il mondo è paese 🙂

    • Un briciolo di spirito critico e’ bene averlo, credo piu’ nel grigio che ne bianco o nero.
      Grazie per il commento! 🙂

  • Dove sono io (Irlanda) ho imparato che molti difetti di noi italiani loro non li hanno. In generale ho visto più onestà. Ma in compenso ho trovato altri difetti, incomprensibili per noi, ma normali per loro. Tutto il mondo non è paese per fortuna, ma è bello e vario anche in questo.

    • Io, generalmente, trovo che siano meno incavolati con la vita ma anche in quello ci sono belle eccezioni.

      P.s.
      Ti aspettiamo a raccontarci l’Irlanda! 🙂

  • Che le brutte persone esistono in tutto il mondo è assolutamente vero. Ma ti dico che dal mio punto di vista, ora che vivo a Vancouver sto 100 volte meglio che a Roma. Lascio quindi una cavolo di città piena di inciviltà, arroganza, mancanza di rispetto, anarchia, sempre pronta ad inculare il prossimo, per trovarmi invece in una dimensione totalmente diversa e serena! Poì ovviamente ci sono pure qui i datori che ti pagheranno in nero e ti daranno meno del minimo sindacale imposto per legge, ma almeno sono mosche bianche e ho avuto la possibilità di scegliere.

    • Quanto nero ho visto a Melbourne, una roba incredibile ed inaspettata per me che sognavo un paese giusto.
      Hai ragione comunque, il clima fuori e’ piu’ rilassato, sono la prima ad ammetterlo.
      E lo sai bene se sei di Roma come me. 🙂

  • è un’analisi veramente apprezzabile, di un’onestà intellettuale che fa bene.
    Il mio espatrio per esempio mi ha permesso di apprezzare le doti italiane, pur conoscendo bene i difetti. E infatti, ora come ora, preferisco rimanere in Italia. Domani, chissà.

    • Esatto, molte cose non le possiamo cambiare temo ma abbiamo il diritto di poter decidere dove collocarci noi.
      E si’, inizio ad apprezzare un poco di piu’ quello che ho lasciato.

  • Gentile signora, che le persone disoneste e scorrette esistano ovunque e’ un dato di fatto. Altro e’ fare un paragone fra Paesi e quindi fra sistemi, paragone che per forza di cose si basa su generalizzazioni. E le generalizzazioni sono sempre bugiarde.
    Con questa cautela, e fermo che di vita all’estero non ho esperienza, ho paura che rispetto ad altri Paesi, quelli che per convenzione si dicono Paesi industrializzati, in Italia le cose vadano un poco peggio, per lo meno in termini di prospettive per la persona media. In particolare, per esperienza personale e familiare, mi impensierisce quella che vorrei chiamare la dittatura del medio-basso, ovvero il fenomeno per cui si critica, e anche si denigra apertamente con pretesti vari chiunque voglia migliorarsi con l’impegno, sia a scuola sia sul lavoro, e non si accontenti di una mediocrita’ senza prospettive diverse… dalla pensione.
    I migliori saluti.

    • Caro Francesco, per favore diamoci del tu.
      In Italia la qualita’ della vita e’ ben lontana da quella che voglio per me, ha ragione, ma con questo post voglio ribadire che l’estero non e’ fatto di oro ma anche di tante, tantissime fregature e che la vita e’ dura ovunque.

      Un caro saluto!

  • E’ facile dire che tutto il mondo e’ Paese ma in realta’ non lo e’. In certi Paesi, per esempio, evadere le tasse o fregare il prossimo sembra essere uno sport nazionale…
    Ciao Serena, un abbraccio

    • Hai ragione Laura, ci meritiamo la nostra nomea e lo sappiamo bene.
      Sognavo pero’ un posto piu’ giusto e purtroppo anche andando via di fregature ne ho prese e ne ho viste dare.

      Un abbraccio a te, bella signora del Galles

  • Qui a Vancouver nonostante il bell’aspetto e le cose che all’apparenza funzionano bene, le fregature sono dietro l’angolo e spesso arrivano da chi meno te l’aspetti! Il detto “tutto il mondo è paese” è in parte vero, ma lasciami dire che qui le cose nonostante tutto funzionano nettamente meglio che in Italia, a partire dall’educazione civica e a finire alla politica. Una cosa che però non mi scende è che qui è pieno di “venditori di fumo” che ti fanno pagare delle robe indecenti per oro colato (vedi food, arte ecc…), cose che noi italiani facciamo 1000 volte meglio ma che assolutamente non valorizziamo! E questo onestamente mi fa ancora più rabbia!

    • Hai ragione Alessandro, nella mia fantasia il Canada e’ una bellissima oasi di onesta’ e pace ma OVVIAMENTE un luogo cosi’ non esiste.
      Personaggi di un certo tipo sono ovunque e ad ogni livello (fast food, dipendenti, manager, ceo…) .

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