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Shopping e spesa in Giappone

Written by Guest

Marilena è tornata sui “nostri schermi”!

E’ in Giappone ormai da qualche tempo e oggi ci da qualche dritta sul fare shopping nel Sol Levante!

Come succede tutte le volte che ci si trasferisce all’estero, anche trasferendomi in Giappone ho dovuto adattare le mie abitudini alla disponibilità dei prodotti in commercio. Spesso ci si ritrova a dover cambiare abitudini, perché semplicemente non c’è un modo per reperire in loco il prodotto di cui avremmo bisogno.
Alcune volte però è davvero difficile, perché di alcune cose abbiamo (o comunque sentiamo) la necessità.
Non mi riferisco al cibo, per il quale tutto sommato non avverto grosse mancanze, se non qualche sporadico attacco di nostalgia che il più delle volte devo farmi passare volente o nolente (la bresaola mi manca molto.. la sogno anche!). Mi riferisco ai prodotti che usiamo tutti i giorni e che sono negli anni entrati a far parte dei rituali di cura personale. Quelli di cui ogni donna italiana difficilmente può o vuole fare a meno e che, sebbene in certi casi soddisfino la mera vanità, ci servono per sentirci a posto ed affrontare il mondo. Non so voi, ma io non credo sia una cosa da poco!

Ecco quindi una lista di prodotti difficilmente reperibili o marcatamente differenti in Giappone, di cui si dovrebbe tener conto trasferendosi qui.

1) Farmaci e analisi del sangue: ovviamente ci sono e sono di altissima qualità, non voglio dire niente
di male sul sistema sanitario giapponese. I medici, per quella che è stata la mia esperienza, sono
particolarmente scrupolosi e cauti. Dovete tenere in considerazione un paio di cose, però: i
parametri di riferimento nelle analisi del sangue possono variare sensibilmente rispetto a quelli
europei. Questo a volte può spingere il medico a riscontrare un problema laddove non ce ne sia
nessuno. Personalmente ho eseguito controlli ripetuti perché pensavano fossi fortemente
disidratata e i miei reni stessero per dare forfait a causa della creatinina che per loro era a valori
stellari. Quando finalmente ho contattato il mio medico in Italia è risultato assolutamente nei valori
normali. Altra cosa da tenere in considerazione è che il dosaggio di diversi farmaci è sensibilmente
più basso rispetto a quello che ci viene normalmente prescritto in Italia. Per quanto riguarda
antinfiammatori e cose del genere al massimo si riscontra una minore efficacia, ma quando si parla
di antibiotici, prendere un dosaggio più basso può risultare non solo inutile ma anche controproducente. Il dosaggio dell’amoxicillina, per esempio, è grossomodo 1/3 di quello
normalmente prescritto per un adulto in Italia. Tenete anche conto che, con la prescrizione, i
farmaci vi verranno consegnati contati in base al dosaggio e alla durata della terapia prescritta,
ovviamente all’interno dei limiti di legge (per esempio non si possono prescrivere più di 600
mg/die di ibuprofene). Per gli amanti dell’Oki, nelle sue varie utilissime forme, non c’è. Il
ketoprofene ha un costo esorbitante, mi hanno detto. Non chiedetemi perché.
Il mio consiglio è quello di parlare con il vostro medico di famiglia prima di partire e farvi consigliare da lui se si dovesse presentare una situazione di questo genere. Potrebbe essere estremamente utile anche segnarvi i dosaggi dei farmaci che vi vengono normalmente prescritti e farlo presente al medico che vi avrà in cura. Procuratevi anche i parametri di riferimento in Italia per le analisi del sangue che dovete eseguire, in questo modo potrete discutere con cognizione di causa i risultati.
Nota finale dolorosa: non so se sia una carinissima abitudine della mia azienda, ma qui non si parla mai di sovrappeso bensì di obesità percentuale. Ad ogni controllo mi ritrovo la dicitura “you are obese,
seek for medical advice” per 4 (e dico 4!) Kg di troppo. Buon dio io aspetterei a prenotare i bypass
gastrico! I valori i BMI di riferimento, ovviamente, sono più bassi; ciononostante ci vedo un attimino
di body shaming.

2) Tinte per i capelli: Onestamente non so se sia vero oppure no, perché non ho voglia di testare su
me stessa, ma in linea di principio è possibile che le tinte giapponesi siano più aggressive, poiché i
capelli asiatici sono naturalmente più grossi e resistenti rispetto a quelli caucasici. C’è chi le ha
provate e si è trovata bene, a me è stato personalmente e calorosamente sconsigliato di usarle. Va anche detto che la varietà di colori disponibili non è assolutamente la stessa: si tratta generalmente di sfumature di castano oppure si vira verso i colori da manga, che non sono propriamente
portabilissimi da tutte.
Per quelle che tingono i capelli per il semplice gusto di cambiare potrebbe non rappresentare una grossa
rinuncia, ma per chi, come me, ha molti capelli bianchi e deve coprirli è un problema da tenere in
considerazione. Io mi organizzo portandomi i prodotti da casa, anche perché le tinte professionali
(e soprattutto la crema ossidante) non vengono spedite. A Tokyo so per certo che esiste e prospera
lo studio di un parrucchiere Italiano, che usa unicamente prodotti formulati per il mercato europeo.
Avevo pensato di andarci ma, visto il prezzo, la taccagna che è in me ha preferito continuare a fare
la tinta da sola e buttare via la stessa cifra in un numero spropositato di cavolate. Priorità.
Per le più temerarie questa potrebbe rappresentare una buona occasione per abbracciare una capigliatura al naturale lontano da occhi indiscreti nella fase di transizione, che per molte è l’ostacolo principale. Avete l’occasione di pensarci su.

3) Shampoo e balsamo: ovviamente non è che non si trovi lo shampoo, se ne trova in effetti una
quantità imbarazzante! Aggiungo che la qualità di per sé è ottima, ma l’effetto spesso non è quello
desiderato sul nostro tipo di capelli. Purtroppo il discorso è sempre lo stesso: quando ci si trova ad
utilizzare prodotti asiatici bisogna tener conto del fatto che le formulazioni rispondono alle esigenze
del consumatore medio, e ci sono delle piccole differenze che risultano sostanziali. In generale i
capelli asiatici sono più grossi e lisci e la cute ha una maggiore produzione di sebo. Gli shampoo
giapponesi hanno una azione detergente più aggressiva (sebbene siano abbastanza delicati, visto
che pensati per lavaggi quotidiani), mentre il balsamo ha generalmente una concentrazione elevata di silicone e di agenti liscianti per ridare corpo e lucentezza. Il risultato su di voi dipende dalle vostre caratteristiche personali: se avete una cute abbastanza grassa e sopportate bene lavaggi frequenti e saponi un po’ più aggressivi, probabilmente troverete questi shampoo meravigliosi. Di contro è possibile che il balsamo renda i vostri capelli un po’ piatti e appesantiti. Se, come me, avete una cute secca e capelli che necessitano nutrimento, allora la vostra esperienza con lo shampoo potrebbe essere piuttosto complicata, mentre il balsamo potrebbe non dare grossi problemi. Io nei primi mesi qui ho sviluppato una irritazione sullo scalpo che mi ha costretto a rivedere completamente la mia routine e ad aprirmi, anche se in modo non totalitario, al cowash e al low
poo (ma non soffermiamoci su questa ulteriore complicazione che ho deciso di infliggermi). Il mio
consiglio è quello di portare con voi una piccola scorta di prodotti “sicuri” mentre vi orientate sui
prodotti a disposizione trovate un canale affidabile per procurarveli (a volte i prodotti stranieri si
trovano una volta e poi scompaiono!). Potete trovare utilissime informazioni in questo link:

Top Shampoos For Western Hair You Can Buy In Japan

4) Prodotti per lo styling: dipende… Avete i capelli lisci? No problem: c’è l’imbarazzo della scelta! Dai
prodotti più naturali al silicone praticamente puro, passando per tutte le vie di mezzo. Potrete
certamente trovare quello che fa per voi. Avete i capelli ricci? Problem. Big problem. Ho visto due
marche (precisamente due) di schiuma per capelli ricci e la qualità è risibile. Organizzatevi. E ve lo
dico con cognizione di causa perché io mi sono ritrovata in Giappone, alla tenera età di 38 anni e
dopo una vita passata coi capelli lisci, ad avere i capelli ricci. Non mi sono potuta organizzare io!
Non sapevo neanche come (non) pettinarmi io! E’ stata una situazione complicata, quindi prevedo il
vostro dolore e vi avviso. C’è solo una soluzione in casi come il mio :
www.amazon.com
jp.iherb.com
che poi sono soluzioni universali (non prive di costo) a molti dei problemi trattati in questo post.

5) Deodoranti: difficile spiegare la situazione… Non è che non ce ne siano, perché ce ne sono tanti,
ma a detta della stragrande maggioranza degli stranieri sono tutti poco efficaci. Va sottolineato che
in gran parte sono antitraspiranti e contengono sali di alluminio e inoltre gli spray no gas non si
trovano. Morale della favola: tutti gli occidentali che conosco si portano le scorte da casa. Ho visto
scene di pura commozione davanti al pacco che ha attraversato gli oceani per recapitare l’amato
deodorante, una sensazione che solo un expat può capire. Il deodorante mandato da casa ti fa
sentire veramente amato (ma anche dei fazzolettini per il naso decenti se vivi in Giappone,
credetemi).

6) Creme viso e corpo: ancora una volta le differenze di formulazione alla lunga si fanno sentire.
Anche se ci si rassegna alla routine giapponese in tre step per la cura del viso (lotion, moisturizer e
serum) succede spesso che dopo un po’ di tempo si percepisca una certa secchezza. Il problema è
legato alla diversa distribuzione del grasso sottocutaneo, che nella pelle caucasica è inferiore
comportando una più rapida perdita di idratazione. I prodotti formulati per il mercato asiatico sono
più leggeri e acquosi perché una delle necessità per il loro target principale è quella di idratare
evitando di “ungere”. Per quanto riguarda i prodotti per il viso la qualità è elevatissima, quindi il
problema è facilmente risolvibile, ma bisogna trovare la giusta combinazione di prodotti che fa per
voi. Potrebbe essere utile anche in questo caso avere con voi una piccola scorta del vostro idratante
preferito, mentre trovate una valida alternativa locale. Io ho risolto utilizzando una crema tre-fasi-in-una per il giorno, mentre la sera utilizzo la Moist Charge Lotion II di Minon e il Son Bahyu (olio di cavallo. Lo so che suona strano ma ha del miracoloso credetemi!) di Yakushido. Ci sono inoltre moltissime maschere idratanti di cui vi consiglio di fare uso abbondante: costano poco e sono efficaci.
Per quanto riguarda le creme corpo tenete conto che sono piuttosto liquidine e leggere, oppure
contengono moltissimo silicone, ma questo non è un problema solo del Giappone. Io ho risolto con
la crema corpo Intensive Moisture Care della Curel, una marca pensata per pelli sensibili che ha
prodotti con ottime formulazioni. Vale la pena di esplorarne anche la linea viso.

7) Make up: preparatevi perché c’è da avere il mal di testa! Le giapponesi adorano il make up, ci sono
tantissime marche locali e ottimi prodotti per tutte le tasche. Ma ci sono alcune cose da tenere in
considerazione. Partiamo dalla base, fondotinta e correttore: non discuto sulla formula, perché in
genere sono molto buone, ma ci sono pochi colori. Anche dei prodotti presenti sul mercato
europeo non è disponibile l’intera gamma. Può risultare molto difficile trovare qualcosa che vada
bene per il proprio tipo di pelle, soprattutto se si ha pelle scura, molto chiara o anche media ma con
sottotoni più rosati. Le ciprie sono spesso sbiancanti ( la pelle bianca corrisponde all’ideale di
bellezza giapponese) e non credo di aver mai visto un bronzer, al massimo qualche palette per il
couturing (ma senza molto sentimento). Gli ombretti che ho provato hanno tutti bellissime
formulazioni e buona tenuta. Prevalentemente si trovano varie combinazioni di colori neutri con
qualche accenno di rosso, anche se un paio di marche hanno delle linee più edgy e colorate. Quasi
tutti sono perlati: si trovano pochissimi colori matte (e spesso sono decisamente colori spavaldi,
diciamo così). Non amo molto i mascara e alla fine lo sto portando da casa. L’unico che mi sia
piaciuto è il Kiss Me Heroine Make Volume and Curl della Isehan (sì, quello con Maria Antonietta di
Lady Oscar sulla confezione) che separa, dà volume ed è ultrablack. E’ però anche ultra
waterproof… Talmente waterproof che andava via solo con l’olio di cocco. Alcune volte ho desistito
e credo di averlo stratificato per una settimana. Alla fine hanno prodotto un remover che credo
contenga sputo di unicorno perché per togliere completamente questa roba ci vuole un ingrediente
magico!

8) Ceretta: la disperazione! Quelle che si trovano al drugstore sono da piangere. A volte si trovano le
preziosissime strisce Veet, solo quelle grandi. Quelle per il viso non si trovano perché qui… usano il rasoio!!! Organizzatevi, oppure rassegnatevi al rimedio a tutti i mali indicato al punto 3. Potete
sempre rivolgervi ad un salone professionale, ma una ceretta a Yokohama costa circa 70 euro.
Vedete voi.

9) Fazzolettini per il naso: ovviamente non vi sto dicendo di portarli da casa, però preparatevi perché è uno scandalo! Sono sottilissimi e di una inutilità indescrivibile. Forse, poiché è considerato
maleducato soffiarsi il naso in pubblico, hanno deciso di renderla un’azione inaccettabile dal punto
di vista di qualsiasi società, non solo quella giapponese. Soffiarsi il naso con questi fazzolettini
equivale a soffiarsi il naso sulla mano nuda. Resistenza livello ostia del torrone: zero. Non vi dico di portarli da casa, ma se qualcuno viene a trovarvi dovrebbe avere la decenza di portarvene un
pacco. Per solidarietà. Nel frattempo rassegnatevi ad usarne un pacchetto intero per volta e
cercate di non prendere il raffreddore.

10) Prodotti per l’igiene intima: ci sono buone e cattive notizie. Iniziamo da quella buona: Il detergente intimo si trova. Tutte le nuove arrivate (io inclusa) si disperano perché non è dove si penserebbe: è nel reparto degli assorbenti, non con i saponi. Ce ne sono tre marche in croce, ma ci sono e sono di buona qualità. Sul prezzo però non c’è da rallegrarsi, visto che si sforano puntualmente i 6 euro. Comunque si trova ed è già tanto. Ci sono tantissimi tipi di assorbenti, inclusi quelli lavabili, con annesso sapone specifico, ma un’unica marca di tamponi e neanche tanto buoni. Per le amanti
della menstrual cup il consiglio è di portarne una di scorta perché la scelta è molto limitata: finora
nella vita reale ne ho visto di un unico tipo ed era più kawaii che funzionale. Su amazon.jp non c’è
grossa scelta e, oltre alla spesa aggiuntiva, alcune marche disponibili su Amazon.com non
spediscono in Giappone (altro fatto divertente che si verifica ogni tanto).

11) Abbigliamento: H&M, Gap e Banana Republic mi salvano la vita nelle emergenze. Ma se state
pensando “mi serve un nuovo paio di jeans… Ma no! Lo prendo quando arrivo lì!” incaute creature
tornate sui vostri passi!!!! Oltre al fatto che quasi tutto costa di più , lo spettro dell’asian fit
incombe su di voi e prima di riuscire a capire come trovare cose che non vi stiano stile Fantozzi in
vita e corti sulle gambe ci vuole un pochino. Non rimandate acquisiti di abbigliamento! Le taglie
sono diverse, lo stile è diverso e io ancora dopo un anno non mi trovo, non capisco, non mi adatto.
Sono anziana.

Marilena

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