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Vita downunder: la farm australiana

farm australiana
Written by Manuela Sydney

Da quando vivo all’estero, la mia personale missione è riabilitare l’Italia e gli italiani, agli occhi degli expat.

Quante volte avete sentito dire che i nostri giovani sono, più di altri, attaccati alla gonna della mamma? Che fanno fatica a lasciare il nido e a crearsi una loro indipendenza? Io tantissime.

Eppure, da quando abito a Sydney, mi è capitato di incontrare moltissimi ragazzi italiani (e non solo), che mi hanno riempita d’orgoglio.
Ripongo grande fiducia nei millennials: credo che siano una generazione di persone responsabili, che sapranno prendersi cura del nostro futuro. Credo davvero che saranno in grado di rendere il mondo un posto migliore dove vivere.

Oggi ho intervistato qualcuno di speciale, care amiche di fuso.
È una ragazza di nome Virginia. Ha appena compiuto vent’anni e vive da sola in Australia da un anno.

Virginia è piena di energia. È dolce, ma molto determinata. Certamente ha alle spalle una famiglia che ha saputo infonderle fiducia in se stessa, che l’ha riempita d’amore e che le ha fatto il dono più prezioso di tutti: l’ha resa libera e la sostiene nelle sue scelte.
L’ho incontrata per caso, in questa enorme città. Ho percepito subito la sua bellezza e la sua freschezza. È bello osservarla crescere e averla, di tanto in tanto, nelle nostre giornate.

Virgi è approdata downunder grazie ad un Working Holiday Visa. Questo visto è valido 12 mesi e può essere richiesto online, fino al compimento del 31esimo anno. Può essere rinnovato di un altro anno, a patto che si sia prestato servizio in una zona rurale, per 88 giorni, durante il primo visto.

Qui vi racconto un pezzo della sua storia e della sua esperienza nella farm australiana.

Raccontami un po’ di te e di come sei arrivata in Australia
A giugno del 2019 ho fatto la maturità e completato una parte del mio piano di studi.
Non ero la più brava della classe, ma quello che mi piaceva fare lo facevo bene.
Nonostante la mia voglia di studiare, prima di finire la scuola mi sono resa conto che mi mancava qualcosa: la scoperta del mondo.

Volevo riuscire ad essere indipendente dai miei genitori. Mi sono accorta che mi serviva tempo per riuscire a capire cosa fare della vita futura.
Così, mi sono ritrovata con la mia valigia e la mia amica Viola, dall’altra parte del mondo. Era l’ottobre del 2019.
Mi sono detta: un anno sabbatico, prima dell’università.

Ti sei fatta aiutare per il visto o hai fatto tutto per conto tuo? Ti è sembrato facile venire?
Prima di partire mi sono appoggiata ad un’agenzia che mi ha aiutata con la parte burocratica: l’applicazione per il visto, il rinnovo del passaporto e l’iscrizione a scuola. È stata una procedura molto facile e veloce.

Come descriveresti la tua esperienza in una farm australiana?
Come la più grande messa alla prova della mia vita. Sono andata incontro ad una realtà di sacrifici e sforzi, ma anche di condivisioni e traguardi.
Era meraviglioso arrivare a fine giornata insieme al team, dopo 10 ore sotto il sole del Queensland.
L’anno prima mi preparavo per la maturità, l’anno dopo mi sono ritrovata in piedi alle 4 del mattino, con tanto di maglietta catarifrangente, cerotti in tasca, mal di schiena, scottatura sul viso e scarponi bucati.

Di cosa ti occupavi in farm?
Posso dire di aver ricoperto un po’ tutte le mansioni: ho piantato, irrigato, potato e raccolto.
Ho trascorso 5 mesi a Bundaberg, un paesino subito dopo la Sunshine Coast, che è rinomato per le coltivazioni di canna da zucchero e macadamia. Appena arrivata non sapevo nulla di tutto questo, adesso invece so fare molte cose e la mia schiena ricorda ogni dettaglio!!

La cosa più bella e quella più difficile?
Di cose belle e difficili ce ne sono state tante.
Se penso al lavoro in farm, la cosa più bella era arrivare a fine giornata. Mi sentivo soddisfatta del mio lavoro e delle cose imparate. Come quando mi hanno insegnato a maneggiare il trapano (mi sentivo molto potente!!!).
Se penso alla vita comunitaria, nell’ostello dove alloggiavo, trovavo bellissimo essere esposta a molte lingue diverse e potermi confrontare con le varie culture: assaggiare un po’ di sushi dal giapponese o imparare qualche nuova parola dello slang spagnolo.
La cosa più difficile direi che è stata svegliarsi con il buio e selezionare le noccioline di macadamia. Facevo il turno notturno … dormire il pomeriggio in un ostello è quasi impossibile … e trascorrere 10 ore ad osservare noccioline, avendo dormito solo due ore, è veramente qualcosa di terribile!!!

Hai trovato molti amici? Ci sono stati momenti di difficoltà? O fragilità?
Stiamo vivendo un periodo molto delicato, a causa del Covid.
Quando sono arrivata in farm, pian piano, hanno chiuso le frontiere e l’ostello dove alloggiavo non ha più consentito l’accesso a quelli arrivati dopo di me. Eravamo e siamo rimasti in sessanta. Tutti ragazzi del Federal Backpackers. Siamo diventati una grande famiglia. Abbiamo avuto giornate difficili. Abbiamo discusso e abbiamo litigato, ma abbiamo anche condiviso tanto. Ci siamo sostenuti a vicenda nei momenti più difficili, quando ci chiedevamo se rimanere fosse la scelta giusta.
I momenti di maggiore fragilità, sono gli stessi che mi hanno aiutata a farmi le spalle grosse e mi hanno aiutata a capire il senso del mio viaggio.
È stato difficile guardare alcuni partire. Dopo tanta condivisione, non è facile accettare che, forse, non ci si rivedrà più.

Ti è pesato star lontano da casa o è stato esaltante? O entrambe le cose?
È la prima volta che mi viene posta questa domanda e sono anche molto stupita dalla risposta che sto per darti…
Ho un carattere indipendente: è sempre stato esaltante essere lontana da casa. Non c’è mai stato un momento in cui ho pensato: “Vorrei essere a Milano.”
Certo, a volte mi manca, ma mi sto godendo l’esperienza.
Questa è la mia quotidianità.
Motivo per cui, ho deciso di restare qui un altro anno.

Ti piacerebbe tornare in Italia?
Devo tornare in Italia per l’università.
Voglio?
Non lo so.
Mi piacerebbe viaggiare ancora, per continuare a conoscermi e conoscere.

Te lo auguro di tutto cuore Virginia, ed auguro a tutti noi che si possa tornare a viaggiare per il mondo il prima possibile.
Nel frattempo spero che questa intervista vi abbia ispirato per progetti futuri.
Se avete voglia di approfondire l’argomento del Working Holiday Visa, ne abbiamo parlato in radio io e Nadia. Se siete interessati ai visti studenteschi, ricodatevi l’articolo di Nadia, di qualche tempo fa.
Un grazie speciale a Virgi, cosi piena di vita e generosa nel raccontarsi.

Manuela, Sydney

 

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Author

Manuela Sydney

Sono una persona curiosa. Spesso i dettagli mi attraggono più dell’insieme. Amo viaggiare (e anche tornare). La mia passione più grande è il teatro. Ho due figli, sono calabrese, ma anche romana. Sono laureata in lettere con indirizzo teatrale e a Roma organizzavo eventi culturali. Ho fatto per 2 anni la spola tra Nigeria e Italia e per 4 anni tra Namibia e Italia.
Da qualche tempo vivo a Sydney con tutta la mia famiglia, studio naturopatia e lavoro in una radio!

1 Comment

  • Ciao Manuela mi chiamo Daniela Piesco e sono il vice Direttore di Radici giornale on line che si occupa di italiani all’estero. Mi piacerebbe pubblicare le tue storie. Se sei interessa contattami alla mail danielapiesco@libero.it

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