Espatrio Vivere all'estero

Da Vicoforte a Singapore… con furore!

Singapore
Written by Guest

Da Vicoforte a Singapore passando per vari altri Paesi. Quando il lavoro e l’amore chiamano, Laura risponde. Ecco il suo racconto dalla quarantena in attesa di riabbracciare il marito.

Avrò avuto si e no 10 anni quando dissi a mio padre che avrei voluto girare il mondo. Lui, che al massimo era andato in viaggio di nozze per 3 giorni nella vicina Svizzera, con fare un pò brusco mi disse: tanto andrai e farai che alla fine tornerai in queste valli, perché questo è il posto più bello del mondo.

Intorno ai miei vent’anni, mi trovavo a lavorare per la Filea di Mondovì, una piccola succursale della grande General Electric. Era finalmente venuto il momento della mia valutazione annuale. Chiusi la porta dietro di me, cominciammo a parlare della mia “performance” e di cosa avrei desiderato fare nella mia vita in termini di carriera, quando dissi al mio capo che mi sarebbe piaciuto poter fare una rotazione all’estero, perché sapevo che la General Electric offriva queste opportunità.

Non ricordo le parole esatte che mi disse, ma il concetto era più o meno: dove vuoi andare, se non hai nemmeno una laurea. In realtà, oltre a lavorare full time, stavo studiando Lettere all’Università di Torino, una decisione calcolata più che passionale: avevo scelto quella che, a mio parere, sembrava una facoltà che poteva lasciare lo spazio per lavorare oltre che studiare.

Eppure al terzo esame, quando mi presentai in tailleur composto di giacca e pantaloni, perché per me l’Università era una cosa seria, avevo notato di stonare tra i pantaloni strappati e i rasta dei più, sentendomi un pò, a dirvi la verità, un pesce fuor d’acqua. Trovai inoltre l’ambiente così politicizzato che decisi di rinunciare agli studi, dopo aver dato 3 esami.

Non sto a tediarvi con le mie vicissitudini amorose, ma in riassunto verso i 22 anni decisi che ne avevo avuto abbastanza dell’altro genere, decisi di smettere di cercare “il principe azzurro” e di godermi un pò di sana zitellaggine. Questo finché mi invitarono a cena al “Lucky Nugget Saloon” a Torino. Pensate che per me andare a cena a Torino era un pò come andare a cena su Marte, però ci andai.

Non conoscevo assolutamente nessuno oltre ai quattro con cui avevo viaggiato in macchina. Proprio per questo quando tutti si sedettero vicino ai loro amici e conoscenti rimase un posto vuoto vicino a me. L’ultimo arrivato, dunque, avrebbe dovuto sedersi lì. L’ultimo ad arrivare fu Pier…

Durante la cena mi chiese quali fossero i tre miei più grandi desideri. Gli dissi: prendermi una laurea, operarmi di miopia e, infine, andare a lavorare all’estero.
Come si dice, in amore quando non cerchi trovi… Pier e io ci siamo sposati meno di un anno dopo (no, non aspettavo un bambino o una bambina, anche se mi sono divertita in quel periodo a scocciare i malpensanti mettendomi maglie larghe per poi sorprenderli col vestito a tubino del matrimonio, hi hi hi…).

Ci sposammo a luglio del 2001 e mi licenziai ad agosto, dopo essermi iscritta ad ingegneria.
A quanto pare persone malpensanti mi ridacchiavano dietro dicendo che non avrei resistito neanche pochi mesi. Mi laureai nel 2004 con 110 e lode, con una tesi sul Life Cycle Assessment su una turbina eolica offshore, scritta in lingua inglese durante un internship in Germania presso la GE Wind Energy.

Come vedete, mi diverto a screditare la gente malpensante!

Dopo la tesi mi offrirono un lavoro come ingegnere in Germania, ma nel frattempo offrirono un lavoro a Pier in Messico. Ci chiesero di fare un viaggio di perlustrazione. Nello stop-over ad Amsterdam comprai una Lonely Planet sul Messico, dove lessi che si trattava di una città di 28 milioni di abitanti e che bisognava fare attenzione a molti aspetti nel tema sicurezza. Penso di aver detto col c… che vado ad abitare in una città di 28 milioni di abitanti. Planando verso Città del Messico, non se ne vedeva l’inizio né la fine… era verso il 20 di dicembre e c’erano decorazioni luminose di ogni sorta ma, soprattutto, 24 gradevoli gradi Celsius. Il secondo giorno, nella jacuzzi di un hotel in centro, ci guardammo con un cocktail in mano e ci dicemmo si  può fare.

Fu cosi che rinunciai all’offerta di lavoro in Germania e ci trasferimmo a Città del Messico all’inizio del 2005. Trovai lavoro di lì a poco in GE Money, con contratto locale, come analista. Nei due anni che seguirono imparai a programmare in SAS e SQL, ma soprattutto nacque Anahí.

A seguito della nascita di Anahí decidemmo, anche se devo dire un po’ a malincuore, di tornare in Europa, per temi di sicurezza. Pier ebbe una offerta in Spagna, nei Paesi Baschi, dove ci trasferimmo all’inizio del 2007. Io rinunciai al mio lavoro e cercai lavoro nel nuovo Paese ospite. Lo trovai prima in GE Multilin sostituendo una maternità e poi in BBKGE poiché avano bisogno di personale che sapesse SAS e SQL.

Dopo 4 anni e una figlia che abbiamo chiamato Ainhoa, in onore di dove è nata, Pier ebbe una offerta a Londra. Ci trasferimmo ad ottobre del 2010, Ainhoa aveva 9 mesi e Anahí 4 anni. Ovviamente mi dovetti nuovamente licenziare e questa volta ebbi offerte da KPMG e da GE Money contemporaneamente. Dato che GE mi offriva una migliore seniority, decisi per GE Money.

Nel 2015 GE annunciò che avrebbe venduto varie parti della parte finanziaria di GE, fu così che cercai e trovai lavoro in GE Healthcare, mentre Pier si spostò in VISA.
Nel 2018, mi contattarono via LinkedIn per un interessante lavoro in Mastercard. Così, dopo 20 anni di lavoro per la stessa azienda, pur se in Paesi diversi, decisi di lasciare GE per Mastercard.

L’anno scorso andammo in vacanza da Londra all’Italia in macchina. Al Frejus la polizia francese ci fermò e ci chiese cosa facevamo nella vita. Pier gli disse che lavorava in VISA e io gli dissi che lavoravo in Mastercard. Penso stiano ridendo ancora adesso…
Nel frattempo Pier aveva iniziato dei colloqui per un lavoro a Singapore. Perché no, gli dissi, in fondo non sarebbe stata la prima volta che mi sarei dovuta licenziare da un lavoro e chissà, magari mi sarei di nuovo adattata. Nomade come sono, non potevo di certo lasciarmi scappare l’opportunità di vedere e di vivere l’Asia!

E così eccomi qui, con ancora 5 giorni di quarantena da fare prima di poter respirare l’aria umida e calda di Singapore, un Paese sull’equatore nel cuore dell’Asia, di poter rivedere Pier dopo oltre 150 giorni (lui si è trasferito qui prima di noi), il gatto che ho spedito da Londra a luglio (e che non ha dovuto fare la quanrantena!) e la casa che abbiamo scelto insieme via WhatsApp video.

Chissà, forse aveva ragione mio padre ed un giorno tornerò nelle nostre valli, ma non prima di aver assaporato un pò del resto del mondo.

Laura, Singapore

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1 Comment

  • grande Laura ..io sono atipica,ho cominciato il mio vagabondaggio consapevole a 65 anni,di cui ho lasciato tracce anche qui sul sito,a 65 anni probabilmente perché i figli a questo punto erano autonomi ed io stufa dei ritmi italiani, ribelle dalla nascita ex 68ttina felice, insofferente di abitudini e strade sempre uguali,ho fatto una ricerca in internet,volevo il mare davanti e viverlo..così ho scelto le Canarie,sola divorziata..nessuna pensione un assegno di mantenimento non da vip e che doveva bastare per cui focus su Paesi economicamente possibili,Canarie al nord perché amo 8l freddo la nebbia e la pioggia..insomma alle Canarie il clima è perfetto..mai caldo Mai esageratamente freddo..ho sbagliato compagna di viaggio per cui un anno e poi Malta ..3 mesi poi Gozo fantastica piccola selvaggia ..poi Dalmazia,pochi mesi poi Gozo di nuovo poi Canarie e Gozo di nuovo e Canarie di nuovo..ai miei amici e familiari girava la testa i miei figli rassegnati e divertiti da una madre rimasta hippy nell’anima beh..ora sto per rientrare in Italia perché sono un po’ troppo vintage o ..datata?? Beh.. voglia di figli amici e la mia pratica buddista intensa in Italia..ok era ora questo è il mio update…alla prossima!!

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