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Sydney attraverso i sensi

Sydney attraverso i sensi
Written by Manuela Sydney

Ho sempre pensato ai cinque sensi come ai guardiani silenziosi del nostro rapporto con il mondo. Mi affido a loro. So che mi conducono oltre le semplici apparenze, rivelando strati nascosti di significato che altrimenti rimarrebbero celati ai miei occhi.

Oggi voglio condividere con voi la mia esperienza di Sydney attraverso i sensi. Qual è secondo voi il senso più sollecitato in questa parte del mondo? Scopriamolo insieme.

OLFATTO

È incredibile quanto questo senso sia stuzzicato in modo diverso qui. Se faccio il paragone con Roma, ho tutta una gamma di odori nuovi. L’aria qui profuma, quasi in modo artefatto in alcune stagioni. Si sovrappongono odori molto forti e molto diversi tra loro. Sono i fiori. Tanti, tantissimi, dall’aroma intenso.

Quelli del frangipani che si percepiscono forti soprattutto al tramonto, nella luce della prima sera. È un profumo dolce, che ricorda il miele o lo zucchero filato. Dal suo cuore si sprigiona un’essenza pungente, simile al gelsomino, ma con l’aggiunta di un vago odore di cocco e ricordo di vaniglia. Persistente e avvolgente. L’eucalipto: talmente presente da diventare odore di base, sottofondo della vita. Forte, fresco, pulito, erbaceo. Gelsomini, gardenie, jacaranda, acacie e lavanda, a seconda dei quartieri, a seconda dei momenti, ma inaspettatamente lì, quando meno te lo aspetti.

E le piante native? Il Waratah che porta un profumo gentile, un dettaglio di cui ti accorgi solo quando manca. La banksia, che sprigiona un aroma dolciastro nelle ore più calde, e la boronia che ha un’aroma forte e unico, fruttato e boschivo. L’odore della salsedine ovunque, pesce e alghe vicino all’oceano. E poi quello dei barbecue che sale dai prati e dalle spiaggie, mescolando il profumo della carne alla brace con quello del mare.

UDITO

L’udito per me a Sydney è il vento, costante compagnia di sottofondo, che batte sui vetri, fruscia tra le foglie e si infila nei vicoli. E poi il canto dei pappagalli: parrots, galah, rosellas, rainbow lorikeets, cockatoo, kookaburra. Riuscite a sentirli mentre li nomino? Io mi sveglio sempre, sempre, sempre, con un cockatoo sul davanzale.

E ancora il gracchiare dei corvi, lo stridio delle rotaie, il silenzio dopo una certa ora, il picchiettio delle zampe dei tacchini sull’asfalto, la pioggia che picchia sui vetri, la risacca del mare, il miagolio del mio gatto, la filodiffusione negli ascensori, le parole indecifrabili. Suoni e lingue molto diverse dalla mia, dialetti di ogni tipo che creano uno strato diverso di pensieri e percezioni.

Il rumore delle giostre che arriva dal luna park sotto casa e le grida dei ragazzi sulle montagne russe. Le eliche degli elicotteri vedetta, la sirena delle navi e quella dei vigili del fuoco. Gli allarmi antincendio, molto più comuni che in altre parti del mondo, i fuochi d’artificio e la musica dalle barche in festa.

TATTO

Il vento. Di nuovo. Che ti tocca, ti fruga, ti pettina, ti infastidisce, ti piace. Gelido, caldissmo, gentile, indiscreto, intenso, che rimesta le emozioni e certi giorni ti fa uscire le lacrime. Gli spruzzi d’acqua che arrivano improvvisi portati dal vento o dalla pioggia, la sabbia calda e i gusci delle conchiglie mentre passeggio sulla spiaggia. Le foglie nei parchi, l’erba, la corteccia degli alberi e il dorso del microfono a lavoro.

VISTA

A Sydney i colori sono fluorescenti. Tutto ti abbaglia: il cielo è turchese, brillante e basso. Sembra quasi si possa toccare. Quando piove e diventa plumbeo o argenteo, è comunque brillante. I tramonti sono infuocati: arancio, rosso, blu, viola. La luce non è mai dorata. È tutto molto nitido e i colori sono estremamente definiti. Le nuvole sono bianchissime o grigissime. La vegetazione è rigogliosa e verdissima. I fiori sono coloratissimi.

Il superlativo va proprio usato quando parliamo di ciò su cui si posa lo sguardo da queste parti. L’oceano è azzurrissimo, le spiagge vastissime. È così.

GUSTO

E veniamo al gusto, delizia dei cinque sensi. Associo Sydney ai Lychee, al mango e all’avocado. I più buoni che abbia mai mangiato in vita mia. Dolci, polposi, cremosi. Sydney è anche il gusto delle ostriche che ho amato qui per la prima volta, le patate dolci di ogni tipo, la macadamia infinitamente più buona di quella assaggiata altrove e le pannocchie dolcissime.

Che dite allora? Quale vi sembra il senso maggiormente sollecitato qui? E di cosa si compone il vostro panorama sensoriale?

Io vi lascio con delle parole bellissime, non mie, ma di un libro che ho letto da poco (Archivio dei bambini perduti, di Valeria Luiselli). Un libro che non parla esattamente di sensi, ma che dei sensi in qualche modo si occupa:

Suono e spazio sono connessi in termini assai più profondi di quanto tendiamo ad ammettere. Arriviamo a conoscere e comprendere lo spazio attraverso un nesso evidente: i suoni che lo spazio produce; lo viviamo anche attraverso i suoni che lo permeano.

E ancora:

Le conversazioni, in una famiglia, diventano archeologia linguistica. Costruiscono il mondo che condividiamo, lo stratificano in palinsesto, dando senso al presente e al futuro. La domanda è: in futuro, scavando nel nostro archivio privato, riascoltando il nastro della nostra famiglia, quelle conversazioni equivarranno a una storia? A un paesaggio sonoro? O saranno soltanto macerie di suoni, rumori e detriti?

Manuela, Sydney

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Author

Manuela Sydney

Sono una persona curiosa. Spesso i dettagli mi attraggono più dell’insieme. Amo viaggiare (e anche tornare). La mia passione più grande è il teatro. Ho due figli, sono calabrese, ma anche romana. Sono laureata in lettere con indirizzo teatrale e a Roma organizzavo eventi culturali. Ho fatto per 2 anni la spola tra Nigeria e Italia e per 4 anni tra Namibia e Italia.
Da qualche tempo vivo a Sydney con tutta la mia famiglia, studio naturopatia e lavoro in una radio!

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