Vivere all'estero

In Qatar piangi due volte, quando arrivi e quando te ne vai

Written by Veronica Marocco

Mi perdoneranno i Partenopei se abuso di una famosa frase solitamente riferita alla loro città: però per me Doha, e il Qatar, sono stati proprio questo. In Qatar piangi due volte, davvero. Tra qualche giorno lasceremo la penisola, lasceremo il Golfo per una nuova avventura. Questa è la nostra vita, questo è (anche) l’espatrio, ed il nostro lavoro.

Io, dal Qatar, partirò piangendo, forse per la prima volta in cosí tanti anni di espatrio. Certo, ogni partenza porta un po’ di dispiacere, ma dall’altra parte ci sono sempre nuovi inizi, nuove vite. Dopo un po’ poi subentra l’abitudine; del resto, viviamo fuori dal 2009. Questa volta la malinconia è un po’ più grande.

“Cosa? Il Qatar?” si potrebbero chiedere in molti. Un paese che divide, di cui spesso si parla senza sapere troppo.

Chi mi legge su Amiche di Fuso saprà che io, inizialmente, non ci volevo proprio venire. La pandemia, la Francia che amo, la stanchezza, i bimbi. Avevamo davvero vissuto tante, tante cose in un breve lasso di tempo. E poi io stessa avevo dei preconcetti: due grattacieli buttati sopra un deserto, ecco il Qatar. Che interesse poteva avere?

Sono stata smentita in tutti i sensi. Ed ora penso che davvero in Qatar piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai, come sta succedendo a me.

Ho amato le persone che ho incontrato, sono state un tesoro che custodisco gelosamente anche ora che sto partendo.

Ho amato le albe, piccolo premio per le levatacce mattutine (i cancelli della scuola aprono alle 7.15), i tramonti, la luce aranciata. Il deserto e il mare. Le gite fuori Doha, perchè questo paese non si esaurisce nella sua capitale, seppur così piccolo.

Ho amato la luce, ho amato il posto in cui vivevo, le mie abitudini.

Il mio lavoro, che spero di continuare a fare in futuro.

Gli ambienti che i miei bambini hanno frequentato, il fatto che fossero accolti superbamente quasi ovunque, che ci fosse sempre qualcosa per loro, un servizio, un’attenzione. La sicurezza, ovunque e sempre, che si trattasse di danni alla persona o alle cose.

La sensazione di essere in mezzo a mille nazionalità diverse. La Qatar National Library, che ti fa commuovere da quanto è bella. I musei, le moschee. I parchi.

Tante cose mi hanno fatto arrabbiare, ovvio. Il Qatar non è un posto perfetto, perchè il posto perfetto non esiste (quante volte lo abbiamo ripetuto?). Certo, ci sono molte cose migliorabili, molte cose che non condivido. Ma è ben lungi dall’essere il mostro che viene dipinto, il paese che tutti credono di conoscere per averne letto qualcosa durante i Mondiali.

Lavorando come guida, mi sono state fatte le domande più disparate, dal chiedere se potessi guidare (sì) a se si potesse andare in giro con i piedi scoperti (ehm, i Qatarini vivono in ciabatte…). Scrivendo su Amiche di Fuso, mi sono sentita chiedere come potessi vivere in un posto del genere. Nessuno mi avrebbe fatto le stesse domande in altri paesi, in altri contesti. Nessuno mi ha mai rivolto le stesse parole quando vivevo in Cina, pensate un po’. Ho capito che alcuni paesi, per una serie di ragioni, sono un po’ più facilmente criticabili di altri.

E no, un sacco di cose che si pensa di sapere su sharia, punizioni varie, leggi e tradizione non sono veri. E con questo, mi ripeto, non voglio dire che il sistema non sia perfettibile, ma che sia molto diverso. Il mio pensiero va alle giovani generazioni che, sono certa, sapranno fare cose bellissime.

Il Qatar che porterò nel cuore è un paese a volte incasinato, che deve fare ancora tanti passi in avanti sotto molti punti di vista. È un paese tradizionalista, certo. Ma è lo stesso paese in cui ho visto donne ricoprire posti manageriali, donne laureate, donne che lavorano. Lo stesso paese che ha accolto me e i miei bambini con un sorriso, sempre. In cui mi sono sentita sempre a mio agio.

Il Qatar che porto nel cuore è quel posto dove non volevo venire e da cui oggi non vorrei partire, perchè per me è stato così, perchè in Qatar piangi due volte.

Veronica, Qatar

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Author

Veronica Marocco

Amante dei viaggi e dei libri, con la mia laurea in Lingue e il mio lavoro in hotel, quando pensavo alla possibilita' di partire dall"Italia la mia immaginazione si fermava a Londra...e invece dopo due anni in Francia, nel 2011 scendo dalla scaletta di un aereo che mi porta dritta a Hong Kong, per quasi quattro anni. Nel 2014 la seconda tappa del tour asiatico: Tokyo, immensa, calma e caotica al tempo stesso. Dopo due anni nella megalopoli giapponese, nuova destinazione è Taipei, capitale dell'isola di Taiwan, che rimarrà nei nostri cuori: qui è nata Beatrice, la nostra bambina. Nel 2019 siamo arrivati a Shanghai, per poi tornare in Europa, in Francia, nell'estate del 2020. Per l'inizio del 2022, quando ormai credevo sarei rimasta europea, e dopo essere diventati quattro, accogliendo Francesco (nato a Nizza), un nuovo biglietto aereo diceva Doha, Qatar. Un bel giro del mondo del quale proverò a raccontare.

1 Comment

  • Mi fermo spesso in Qatar durante i viaggi da e verso l’Australia e mi piace molto passarci almeno due giorni. Trovo Doha più rilassante di Dubai e ci sono in un certo senso affezionata proprio per tutti i piccoli momenti che ci passiamo tra un viaggio e l’altro. L’ultima volta che ci siamo stati però sono stata ripresa in malo modo da una signora francese perché avevo le braccia scoperte e mi ha fatto sorridere perché nel frattempo passavano ragazze in minigonna. Ero in un centro commerciale, non in strada. La sera eravamo lungo mare dove vanno molte persone a passeggiare e a dire la verità ci sentivamo particolarmente osservati ma credo che essendo solo di passaggio noi non capiamo bene dove è meglio andare o cosa fare e non fare. Comunque ci torneremo di nuovo e stavolta metterò una camicia con le maniche lunghe!

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