Reinventarsi

Ricominciare

Written by Manuela Sydney

Ricominciare o, forse meglio, darsi il permesso di ricominciare.

Per quasi vent’anni ho fatto lo stesso lavoro e mai mi sarebbe venuto in mente di cambiare. Sono figlia del posto fisso e sono anche una persona che ha bisogno di radicarsi nelle certezze. Per anni e anni ho supportato la mia insicurezza imparando a fare bene alcune cose. Per me hanno molto valore parole come formazione, competenza, esperienza, passione.

Ma tutto è possibile. E questo è il lato più fascinoso (e spaventoso) della vita. E non ci potrei mai rinunciare. Perché mi dà prospettiva, senso di possibilità, speranza, fiducia e voglia di andare avanti con curiosità.

Quando ho deciso di seguire mio marito in un’avventura al di là del mare, l’ho fatto pensando a Sydney come ad una grande metropoli dove avrei continuato a svolgere il mio lavoro di sempre. Mi immaginavo nella squadra organizzativa di un grande festival o di un teatro. Mi vedevo a seguire allestimenti, palinsesti, flussi e deflussi esattamente come facevo a Roma, ma in un’altra lingua.

E invece no… se la vita ci mette davanti una strada nuova, molto spesso, si tratta di un percorso che porterà scenari completamente inaspettati, situazioni diverse da come le avevamo figurate. Sarà necessario fare i conti con quello che non avevamo considerato.

Così è stato per me. Arrivata in Australia ho dovuto interfacciarmi con sentimenti e necessità che non avevo soppesato bene. Mi sono accorta di quanto mi mancasse la comprensione del nuovo Paese, ho capito che avrei avuto bisogno di tempo, che avrei dovuto mettere in campo risorse nuove.

Ho compreso che i miei figli avrebbero chiesto un supporto maggiore di quello che avevo creduto. Così come ho realizzato quanto fosse importante avere esperienza lavorativa in Australia (Do you have any local experience?). Ho capito quanto qui venisse approcciato diversamente il lavoro in generale, e il mio lavoro in particolare. Subito è stato lampante che sarebbe stato abbastanza facile trovare un’occupazione e parecchio più difficile poter lavorare in un campo che mi appassionasse.

Sono andata attraverso il covid e attraverso tentativi mal riusciti di ritrovare il mio posto. Ho perso varie volte la capacità di credere in quello che avrei potuto realizzare. Ho cavalcato onde altissime, mi sono tenuta a galla nel mare piatto e più di una volta sono finita sott’acqua. È stata dura riuscire a non perdermi dentro questa nuova realtà e mantenere alto il focus anche sulla mia personale motivazione d’espatrio.

Quando, piano piano, ho iniziato ad uscire fuori dal mio guscio e ho cominciato a esplorare con occhi curiosi quello che mi circondava, ho compreso che avrei dovuto cambiare lavoro per adattarmi alla nuova realtà, ma è stato molto difficile lasciare andare tutto quello che avevo costruito. Per me non è stata né una discesa, né una strada dritta.

Ma sentivo che Sydney chiamava all’appello un lato diverso della mia personalità. Ho cominciato a interessarmi alle storie, ai temi della mediazione culturale e ho cominciato piano piano a capire che, forse, potevo considerare altre possibilità.

Forse potevo darmi il permesso di ricominciare in un altro campo. Mi sono messa a studiare, ho preso il tesserino da giornalista e ho preso a raccontare. Piano piano, le occasioni sono arrivate e oggi mi trovo in un contesto lavorativo incredibilmente stimolante dove, non sempre è tutto perfetto, ma ho ritrovato una passione. E sì, ho la sensazione di avere davanti a me una lunga, lunga strada da percorrere, per rendere solide le mie competenze. Spesso una vocina interiore mi frena e mi fa sentire inadatta, ma provo lo stesso, ogni giorno, a risponderle con la vocina mia fan.

Reinventarsi è una parola che uso poco e non mi piace molto, come ho più volte condiviso anche con voi. Mi piace più pensare che, dopo un espatrio, cerchiamo di ritrovare il nostro modo di stare al mondo. Non ho reinventato molto, ho semplicemente messo in campo in modo diverso alcune mie caratteristiche.

Per capire come farlo mi ci sono voluti anni e non so quanto questa mia nuova carriera sia “portatile”. Spesso, sento il peso di essere tornata ad essere una figura assolutamente junior, nonostante lavori da più di vent’anni. Ho chiaro quanto ho da costruire, daccapo, e certi giorni vorrei solo scalare le marce e raccogliere un po’ di frutti. Non è sempre e solo orgoglio di essere uscita dalla mia comfort zone, anzi. Spesso mi manca il vecchio lavoro e mi manca sentirmi brava, competente e sicura di me.

Mi spaventa e mi entusiasma allo stesso tempo la prospettiva di cambiare ancora Paese. Sono una che adora viaggiare, ma che ha bisogno di mettere radici, e mettere radici richiede un’energia molto specifica. Sentirsi solidi richiede tempo e richiede equilibrio. E io sono un diesel.

Negli espatri, ogni decisione è privata e non giudicabile. Ognuno di noi viene da percorsi differenti e si confronta con fragilità diverse, bisogni diversi, situazioni oggettive diverse (i visti per esempio).

C’è chi sceglie di puntare al massimo sul benessere familiare.
Chi intreccia profonde relazioni con comunità expat del mondo.
C’è chi ha bisogno di sentirsi integrato nelle realtà locali.
C’è chi può non lavorare e c’è chi non ne sente il bisogno.

Ricominciare è una parola che evoca una moltitudine di emozioni, sfide e possibilità e ha un significato diverso per ognuno di noi. È un concetto che si intreccia profondamente nella trama dell’esistenza umana, che segna sia la fine che l’inizio di capitoli nella vita di ogni persona.

Per quanto pauroso ci risulti pensarlo, siamo frangibili e forse, a ben guardare, questo è rassicurante. Dove crediamo ci sia solidità, c’è fragilità. Dove vediamo stabilità c’è, invece, continuo cambiamento.

Ci troviamo di fronte all’evidenza che non vi è nulla di certo, nulla di solido, mentre noi siamo abituati a “dare per scontato”, a mettere in conto solo cambiamenti prevedibili.

Dal punto di vista psicologico, ricominciare è un processo complesso. Richiede resilienza, coraggio e una forte dose di ottimismo. Io ho fatto i conti con l’ansia e con la paura dell’ignoto, mi sono avventurata in territori non familiari e mi sono sforzata moltissimo di rimanere adattabile e flessibile sfidando tante delle mie rigidità.

Cambiare carriera non è solo una questione di modificare il proprio ruolo lavorativo, ma anche di reimparare, di comprendere nuove dinamiche e, in molti casi, di riscoprire sé stessi.

Vivere in un ambiente nuovo implica, non solo affrontare le difficoltà logistiche del trasloco, ma anche integrarsi in una nuova comunità, comprendere usanze diverse e, in alcuni casi, imparare una nuova lingua, costruire nuove relazioni. Esplorare e accettare la cultura locale senza perdere la propria identità è un equilibrio delicato che richiede apertura mentale e curiosità.

Accettazione, definizione degli obiettivi, ricerca di supporto, piccoli passi e mantenimento della positività, costituiscono le fondamenta su cui sto costruendo la nuova me fatta di vetro. Un giorno solida e l’altro in frantumi.

Manuela, Sydney

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Author

Manuela Sydney

Sono una persona curiosa. Spesso i dettagli mi attraggono più dell’insieme. Amo viaggiare (e anche tornare). La mia passione più grande è il teatro. Ho due figli, sono calabrese, ma anche romana. Sono laureata in lettere con indirizzo teatrale e a Roma organizzavo eventi culturali. Ho fatto per 2 anni la spola tra Nigeria e Italia e per 4 anni tra Namibia e Italia.
Da qualche tempo vivo a Sydney con tutta la mia famiglia, studio naturopatia e lavoro in una radio!

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